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Alessandro Verdi – Dire ombra
Alessandro Verdi presenta una serie di opere a carboncino e tecnica mista ed un grande inchiostro verde dalle dimensioni monumentali. L’ombra creata dalla tecnica a carboncino invece di rabbuiare la superficie delle opere, la squarcia in folgoranti apparizioni di luce.
Comunicato stampa
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Alessandro Verdi presenta una serie di opere a carboncino e tecnica mista ed un grande inchiostro verde dalle dimensioni monumentali. L’ombra creata dalla tecnica a carboncino invece di rabbuiare la superficie delle opere, la squarcia in folgoranti apparizioni di luce, che giocano sul filo tra apertura e chiusura, chiarore e oscurità. Perché “Dire Ombra” è per l’artista mettere in scena una soglia tra connessione e separazione, trasparente ma allo stesso tempo insondabile. C’è animazione in questo lavoro, uno slancio vitale che mantiene una relazione privilegiata col flusso della vita, anima in mezzo al mondo e alla natura. In queste opere le figure vivono nel mezzo, perennemente in transito, mai afferrabili fino in fondo, tra il non più e il non ancora.
Così Alessandro Verdi mette in scena un dialogo tra i confini, tra la luce che svela e l’ombra che avvolge, tanto che si direbbe che ogni opera colga uno stato di transizione, l’aria mobile che sta tra la luce e il buio, quella che in parte è ancora del giorno che ci lasciamo alle spalle e quella che in parte è già della notte che attende, aria che è passaggio, transizione, mutamento, compresenza degli opposti.
La grande carta verde, un poco totem e un poco tabu, che accoglie i visitatori di questa mostra, potrebbe ugualmente avere per soggetto una creatura ibrida e metamorfica, rivelare uno spazio che è umbratile e fuso con il non umano, con l’animale, con il minerale, con la Terra.
Le opere di Alessandro Verdi quindi sfidano la rigidità di ogni posizione secondo cui il corpo è immutabile, chiuso all’interno dei propri confini di specie, di genere, di classe biologica. Viceversa nella mutazione, così come nella frequentazione degli opposti, c’è la riscoperta di un’estraneità rivelatrice, che viaggia tra schegge di buio e di luce e si muove nell’idea dell’ombra per cogliere il senso profondo dell’agire umano in relazione alla natura.
Alessandro Verdi (Bergamo, 1960), portato all’attenzione del grande pubblico da Giovanni Testori verso la fine degli anni Ottanta, ha esposto in diverse istituzioni pubbliche e gallerie in Italia e all’estero, tra cui la Fondazione Mudima nel 2001, 2012 e 2017, la Halle Am Wasser di Berlino, il Museo MACRO Testaccio di Roma nel 2017 e l’Evento Collaterale dell’Esposizione Internazionale d’ Arte – La Biennale di Venezia nel 2009 a cura di Achille Bonito Oliva. Di lui hanno scritto e si sono occupati critici d’ arte e curatori internazionali come, tra gli altri, Giovanni Testori, Achille Bonito Oliva, Maurizio Calvesi, Lorand Hegyi, Philippe Daverio, Marco Goldin, Stefano Crespi, Frederik Foert.
Così Alessandro Verdi mette in scena un dialogo tra i confini, tra la luce che svela e l’ombra che avvolge, tanto che si direbbe che ogni opera colga uno stato di transizione, l’aria mobile che sta tra la luce e il buio, quella che in parte è ancora del giorno che ci lasciamo alle spalle e quella che in parte è già della notte che attende, aria che è passaggio, transizione, mutamento, compresenza degli opposti.
La grande carta verde, un poco totem e un poco tabu, che accoglie i visitatori di questa mostra, potrebbe ugualmente avere per soggetto una creatura ibrida e metamorfica, rivelare uno spazio che è umbratile e fuso con il non umano, con l’animale, con il minerale, con la Terra.
Le opere di Alessandro Verdi quindi sfidano la rigidità di ogni posizione secondo cui il corpo è immutabile, chiuso all’interno dei propri confini di specie, di genere, di classe biologica. Viceversa nella mutazione, così come nella frequentazione degli opposti, c’è la riscoperta di un’estraneità rivelatrice, che viaggia tra schegge di buio e di luce e si muove nell’idea dell’ombra per cogliere il senso profondo dell’agire umano in relazione alla natura.
Alessandro Verdi (Bergamo, 1960), portato all’attenzione del grande pubblico da Giovanni Testori verso la fine degli anni Ottanta, ha esposto in diverse istituzioni pubbliche e gallerie in Italia e all’estero, tra cui la Fondazione Mudima nel 2001, 2012 e 2017, la Halle Am Wasser di Berlino, il Museo MACRO Testaccio di Roma nel 2017 e l’Evento Collaterale dell’Esposizione Internazionale d’ Arte – La Biennale di Venezia nel 2009 a cura di Achille Bonito Oliva. Di lui hanno scritto e si sono occupati critici d’ arte e curatori internazionali come, tra gli altri, Giovanni Testori, Achille Bonito Oliva, Maurizio Calvesi, Lorand Hegyi, Philippe Daverio, Marco Goldin, Stefano Crespi, Frederik Foert.
18
maggio 2024
Alessandro Verdi – Dire ombra
Dal 18 maggio al 15 giugno 2024
arte contemporanea
Location
ArteA Gallery
Milano, Corso XXII Marzo, 39, (MI)
Milano, Corso XXII Marzo, 39, (MI)
Orario di apertura
da lunedì a sabato
su appuntamento
Vernissage
18 Maggio 2024, 17/19,30
Autore
Curatore
Autore testo critico