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Alexander Rodchenko – The Museum Series Portfolios
Due mostre per Rodchenko. La Galleria Photology di Milano in collaborazione con lo Shenker Culture Club di Bologna rende omaggio al grande costruttivista russo Alexander Rodchenko con una doppia mostra a Milano e a Bologna: un’ottantina di foto – scattate tra il 1924 e il 1947 – per riportare in primo piano la figura di uno dei fondatori del Costruttivismo e della grafica russa
Comunicato stampa
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Due mostre per Rodchenko. La Galleria Photology di Milano in collaborazione con lo Shenker Culture Club di Bologna rende omaggio al grande costruttivista russo Alexander Rodchenko con una doppia mostra a Milano e a Bologna: un’ottantina di foto - scattate tra il 1924 e il 1947 - per riportare in primo piano la figura di uno dei fondatori del Costruttivismo e della grafica russa.
Alexander Rodchenko, ovvero uno dei più celebri artisti costruttivisti e produttivisti ad emergere dopo la Rivoluzione Russa, nonché fra i più apprezzati nomi “dell’intellighenzia” del periodo bolscevico.
Prima di indirizzarsi verso la fotografia e il fotomontaggio lavorò come pittore; poi, preso dall’entusiasmo futurista e dalla sperimentazione, passò alla grafica, al fotocollage e infine alla fotografia, riunendo talvolta le tre espressioni in un unico concetto artistico.
Sostenitore dell’idea dell’arte come espressione della vita quotidiana, avverso all’arte ‘borghese’, nel “Programma del gruppo Produttivista” che aveva firmato insieme alla moglie Varvara Stepanova nel 1920, scrisse: “Abbasso il mantenimento delle tradizioni artistiche, viva il tecnico costruttivista”.
Le fotografie in mostra alla galleria Photology sono state stampate dal nipote Alexander Larientiew nello studio di Rodchenko a Mosca dalla lastra originale e stampate in un’edizione limitata di 50 copie. Ciascuna stampa è stata numerata e titolata a matita e timbrata Rodchenko Atelier.
A Bologna, sono in mostra le 30 fotografie del Portfolio Classic Images, pubblicato nel 1994 e parte della serie Portraits, Rodchenko and his Circle, pubblicato nel 1998.
Ogni fotografia dei due portfolio è prodotta dal negativo originale, stampata dal nipote di Rodchenko nella camera oscura originale dell’atelier Rodchenko a Mosca. Le fotografie sono stampate su lightfast paper, identica all’apparenza alla carta usata da Rodchenko negli anni Venti.
Le fotografie di Rodchenko sono contraddistinte da un’estetica assolutamente moderna e dalla sperimentazione. Sono visioni metafisiche che vogliono stupire lo spettatore: i tagli dei ritratti sono inconsueti e le angolature - spesso dal basso verso l’altissimo o dall’alto fino a schiacciare al suolo la figura - volutamente fuori fuoco o oblique.
Ritratti in studio di personaggi del mondo culturale che frequentava, quali il poeta Vladimir Majakovksj al fianco del quale lavorò in diversi progetti; dei parenti - famoso quello della madre - e degli amici costruttivisti; immagini–documentario dell’architettura di Mosca del primo ventennio del Novecento, nonché il fotogiornalismo volto a supportare la politica sociale staliniana, sono le tematiche più ricorrenti nei suoi lavori. Accusato tuttavia di avvicinarsi troppo al fotografo occidentale Man Ray e di tralasciare la funzione sociale della fotografia in nome di una ricerca puramente estetica, fu lentamente messo da parte dal regime e boicottato nel suo lavoro. I suoi ultimi lavori segnano un ritorno alla fotografia di Stato: parate militari ed eventi sportivi illuminano la grande madre URSS.
Nato nel 1891 a San Pietroburgo da una famiglia della classe operaia Alexander Rodchenko iniziò molto presto a dedicarsi all’arte studiando all’Istituto d’Arte di Kazan, con Nikolai Feshin e Georgii Medvedev, e poi all’Istituto d’Arte Stroganov a Mosca. Nel 1915 fece i suoi primi disegni astratti, influenzati dal Suprematismo di Kazimir Malevich e dopo soli cinque anni fu nominato Direttore del Museum Bureau and Purchasing Fund dal governo bolscevico. Un anno dopo divenne membro del gruppo Produttivista, sostenitore del concetto di arte come espressione della vita quotidiana. Abbandonò la pittura per concentrarsi sulla grafica di manifesti, libri e film. Nel 1924 cominciò a praticare la fotografia, scattando ritratti di amici e parenti.
Le sue fotografie furono esposte per la prima volta nel 1927: fu l’inizio di una lunga serie di esposizioni, sia in Unione Sovietica che all’estero, tra cui da ricordare c’è la mostra “Dieci Anni di Fotografia Sovietica” a Mosca, nel 1928.
Dal 1923 al 1928 Rodchenko collaborò da vicino con Majakovksj. Rodchenko si unì al gruppo d'Ottobre, Oktiabr, come titolare della sezione fotografica ma venne espulso dopo tre anni con l'accusa di eccessivo formalismo. Nel 1933, gli venne imposto dalle autorità l’obbligo di ritrarre esclusivamente eventi di Stato. Tornò alla pittura nei tardi anni Trenta, smettendo di fotografare nel 1942, e producendo lavori astratti espressionisti negli anni Quaranta. In questi anni continuò ad organizzare esposizioni fotografiche per il governo.
Morì a Mosca nel 1956.
Alexander Rodchenko, ovvero uno dei più celebri artisti costruttivisti e produttivisti ad emergere dopo la Rivoluzione Russa, nonché fra i più apprezzati nomi “dell’intellighenzia” del periodo bolscevico.
Prima di indirizzarsi verso la fotografia e il fotomontaggio lavorò come pittore; poi, preso dall’entusiasmo futurista e dalla sperimentazione, passò alla grafica, al fotocollage e infine alla fotografia, riunendo talvolta le tre espressioni in un unico concetto artistico.
Sostenitore dell’idea dell’arte come espressione della vita quotidiana, avverso all’arte ‘borghese’, nel “Programma del gruppo Produttivista” che aveva firmato insieme alla moglie Varvara Stepanova nel 1920, scrisse: “Abbasso il mantenimento delle tradizioni artistiche, viva il tecnico costruttivista”.
Le fotografie in mostra alla galleria Photology sono state stampate dal nipote Alexander Larientiew nello studio di Rodchenko a Mosca dalla lastra originale e stampate in un’edizione limitata di 50 copie. Ciascuna stampa è stata numerata e titolata a matita e timbrata Rodchenko Atelier.
A Bologna, sono in mostra le 30 fotografie del Portfolio Classic Images, pubblicato nel 1994 e parte della serie Portraits, Rodchenko and his Circle, pubblicato nel 1998.
Ogni fotografia dei due portfolio è prodotta dal negativo originale, stampata dal nipote di Rodchenko nella camera oscura originale dell’atelier Rodchenko a Mosca. Le fotografie sono stampate su lightfast paper, identica all’apparenza alla carta usata da Rodchenko negli anni Venti.
Le fotografie di Rodchenko sono contraddistinte da un’estetica assolutamente moderna e dalla sperimentazione. Sono visioni metafisiche che vogliono stupire lo spettatore: i tagli dei ritratti sono inconsueti e le angolature - spesso dal basso verso l’altissimo o dall’alto fino a schiacciare al suolo la figura - volutamente fuori fuoco o oblique.
Ritratti in studio di personaggi del mondo culturale che frequentava, quali il poeta Vladimir Majakovksj al fianco del quale lavorò in diversi progetti; dei parenti - famoso quello della madre - e degli amici costruttivisti; immagini–documentario dell’architettura di Mosca del primo ventennio del Novecento, nonché il fotogiornalismo volto a supportare la politica sociale staliniana, sono le tematiche più ricorrenti nei suoi lavori. Accusato tuttavia di avvicinarsi troppo al fotografo occidentale Man Ray e di tralasciare la funzione sociale della fotografia in nome di una ricerca puramente estetica, fu lentamente messo da parte dal regime e boicottato nel suo lavoro. I suoi ultimi lavori segnano un ritorno alla fotografia di Stato: parate militari ed eventi sportivi illuminano la grande madre URSS.
Nato nel 1891 a San Pietroburgo da una famiglia della classe operaia Alexander Rodchenko iniziò molto presto a dedicarsi all’arte studiando all’Istituto d’Arte di Kazan, con Nikolai Feshin e Georgii Medvedev, e poi all’Istituto d’Arte Stroganov a Mosca. Nel 1915 fece i suoi primi disegni astratti, influenzati dal Suprematismo di Kazimir Malevich e dopo soli cinque anni fu nominato Direttore del Museum Bureau and Purchasing Fund dal governo bolscevico. Un anno dopo divenne membro del gruppo Produttivista, sostenitore del concetto di arte come espressione della vita quotidiana. Abbandonò la pittura per concentrarsi sulla grafica di manifesti, libri e film. Nel 1924 cominciò a praticare la fotografia, scattando ritratti di amici e parenti.
Le sue fotografie furono esposte per la prima volta nel 1927: fu l’inizio di una lunga serie di esposizioni, sia in Unione Sovietica che all’estero, tra cui da ricordare c’è la mostra “Dieci Anni di Fotografia Sovietica” a Mosca, nel 1928.
Dal 1923 al 1928 Rodchenko collaborò da vicino con Majakovksj. Rodchenko si unì al gruppo d'Ottobre, Oktiabr, come titolare della sezione fotografica ma venne espulso dopo tre anni con l'accusa di eccessivo formalismo. Nel 1933, gli venne imposto dalle autorità l’obbligo di ritrarre esclusivamente eventi di Stato. Tornò alla pittura nei tardi anni Trenta, smettendo di fotografare nel 1942, e producendo lavori astratti espressionisti negli anni Quaranta. In questi anni continuò ad organizzare esposizioni fotografiche per il governo.
Morì a Mosca nel 1956.
27
gennaio 2007
Alexander Rodchenko – The Museum Series Portfolios
Dal 27 gennaio al 17 marzo 2007
fotografia
Location
SHENKER CULTURE CLUB
Bologna, Via Dell'indipendenza, 67/2, (Bologna)
Bologna, Via Dell'indipendenza, 67/2, (Bologna)
Orario di apertura
da lunedì a venerdì 11.00 - 19.00 | sabato 10.00 – 12.00 | Chiuso domenica
Vernissage
27 Gennaio 2007, ore 19
Ufficio stampa
STUDIO DE ANGELIS
Autore