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Alfio Caucci
In mostra una ventina di opere, prevalentemente paesaggi, realizzate su carta dal 2000 a oggi secondo l’antica tecnica della tempera all’uovo
Comunicato stampa
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La creatività di Alfio Caucci – scrive Accerboni - s’inserisce all’interno di una griglia poetica e al tempo stesso razionale, nell’ambito della quale l’artista ci propone la sua personale visione del mondo: uno sguardo a trecentosessanta gradi che fotografa la scena e il particolare, prediligendo, nel ripartire il paesaggio, la valenza cromatica che, in un contrappunto di assonanze e dissonanze, diventa protagonista del dipinto assieme al segno e alla luce.
Va inoltre sottolineato che si tratta di lavori che il pittore realizza con amore paziente alla maniera degli antichi, secondo la tecnica della tempera all’uovo, raggiungendo un risultato rappresentato da una serie di efficaci e personali interpretazioni, armoniche e puntuali, del reale, delle sue luci e delle sue ombre. In tale contesto la narrazione si dipana come un gradevole racconto coloristico e di sintesi, che va silenziosamente diretto al cuore, grazie anche alla particolare sensibilità dell’autore nel descrivere i molteplici aspetti del paesaggio con ricorrente attenzione a momenti atmosferici diversi.
Nel disegnare il mare, il lago, il colle o il raggio di sole e inquadrare le vedute, Caucci – conclude il critico - riscopre anche la sua innata passione per la grafica pubblicitaria, che gli consente di esprimere attraverso uno scorcio l’atmosfera e il significato di un luogo e, nel caso della presenza di alcuni personaggi, d’ interpretarne con arguta e umanissima sensibilità, attraverso il gesto, il temperamento.
Nato a Trieste, Alfio Caucci segue durante gli anni giovanili le lezioni di disegno tenute dai professori Mario Cossar Ranieri, Luigi Zorzut e Alice Zeriali. Apprende però i canoni veri e propri della pittura, intesa come espressione d’arte, dal padre Riccardo, allievo di Eugenio Scomparini in quella fucina di arti e mestieri legata al lessico della Secessione viennese, che fu la Gewerbeschule di Trieste, identificabile oggi con l’Istituto Tecnico Industriale A. Volta. Successivamente al secondo conflitto mondiale, che lo vede per due anni prigioniero in Germania, si occupa di pubblicità, arredamento e disegno caricaturale.
Nel 1992 allestisce la sua prima personale alla Galleria Bernini di Trieste, alla quale faranno poi seguito altre sette personali allestite nel capoluogo giuliano alla Sala Fenice del Circolo Fincantieri-Wärtsilä e all’Azienda Autonoma di Soggiorno e Turismo. Nel ’55 è presente alla X Mostra Nazionale della caricatura di Trieste.
Dal 1994 al ‘97 partecipa a Torino al Concorso di pittura intitolato Il Centenario, ottenendo una menzione d’onore, un secondo premio e due encomi.
Intrattiene un intenso scambio culturale con Vittoria Corti, eminente insegnante dell’Accademia di Belle Arti di Firenze, che lo arricchisce influenzandone il percorso artistico.
Va inoltre sottolineato che si tratta di lavori che il pittore realizza con amore paziente alla maniera degli antichi, secondo la tecnica della tempera all’uovo, raggiungendo un risultato rappresentato da una serie di efficaci e personali interpretazioni, armoniche e puntuali, del reale, delle sue luci e delle sue ombre. In tale contesto la narrazione si dipana come un gradevole racconto coloristico e di sintesi, che va silenziosamente diretto al cuore, grazie anche alla particolare sensibilità dell’autore nel descrivere i molteplici aspetti del paesaggio con ricorrente attenzione a momenti atmosferici diversi.
Nel disegnare il mare, il lago, il colle o il raggio di sole e inquadrare le vedute, Caucci – conclude il critico - riscopre anche la sua innata passione per la grafica pubblicitaria, che gli consente di esprimere attraverso uno scorcio l’atmosfera e il significato di un luogo e, nel caso della presenza di alcuni personaggi, d’ interpretarne con arguta e umanissima sensibilità, attraverso il gesto, il temperamento.
Nato a Trieste, Alfio Caucci segue durante gli anni giovanili le lezioni di disegno tenute dai professori Mario Cossar Ranieri, Luigi Zorzut e Alice Zeriali. Apprende però i canoni veri e propri della pittura, intesa come espressione d’arte, dal padre Riccardo, allievo di Eugenio Scomparini in quella fucina di arti e mestieri legata al lessico della Secessione viennese, che fu la Gewerbeschule di Trieste, identificabile oggi con l’Istituto Tecnico Industriale A. Volta. Successivamente al secondo conflitto mondiale, che lo vede per due anni prigioniero in Germania, si occupa di pubblicità, arredamento e disegno caricaturale.
Nel 1992 allestisce la sua prima personale alla Galleria Bernini di Trieste, alla quale faranno poi seguito altre sette personali allestite nel capoluogo giuliano alla Sala Fenice del Circolo Fincantieri-Wärtsilä e all’Azienda Autonoma di Soggiorno e Turismo. Nel ’55 è presente alla X Mostra Nazionale della caricatura di Trieste.
Dal 1994 al ‘97 partecipa a Torino al Concorso di pittura intitolato Il Centenario, ottenendo una menzione d’onore, un secondo premio e due encomi.
Intrattiene un intenso scambio culturale con Vittoria Corti, eminente insegnante dell’Accademia di Belle Arti di Firenze, che lo arricchisce influenzandone il percorso artistico.
15
dicembre 2007
Alfio Caucci
Dal 15 al 29 dicembre 2007
arte contemporanea
Location
LIBERA ACCADEMIA DI BELLE ARTI – SCUOLA DEL VEDERE
Trieste, Via Giacomo Ciamician, 9, (Trieste)
Trieste, Via Giacomo Ciamician, 9, (Trieste)
Orario di apertura
da martedì a sabato 16.30-20
Vernissage
15 Dicembre 2007, ore 18.30
Autore
Curatore