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Alfonso Cannavacciuolo / Filippo Ciavoli / Pete Keller
Mimmo Scognamiglio Artecontemporanea presenta la collettiva di Filippo Ciavoli, Alfonso Cannavacciuolo e Pete Keller.
Comunicato stampa
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Mimmo Scognamiglio Artecontemporanea presenta la collettiva di Filippo Ciavoli, Alfonso Cannavacciuolo e Pete Keller. L’esposizione conferma la tendenza del gallerista a incentivare la sperimentazione artistica di giovani pittori, prendendo in considerazione esperienze provenienti da contesti e personalità eterogenee.
L’audace accostamento dei tre protagonisti segna anche un netto ritorno alla pittura figurativa: “Nell’aria c’è desiderio di identificarsi in qualcosa, di instaurare un dialogo, una sorta di comunicazione anche tra artista e spettatore, come tra gallerista e collezionista” (M. Scognamiglio). Ed è proprio alla ricerca di un contatto con il reale che si rivolgono le riflessioni dei tre giovani protagonisti della rassegna. Riflessioni che, partendo dal tema figurativo, giungono a risultati profondamente radicati nell’individualità degli artisti, i quali utilizzano materiali, stili, tecniche e ispirazioni completamente differenti tra loro.
Alfonso Cannavacciuolo attrae la nostra attenzione su una nuova serie di composizioni: volti rarefatti, pennellate dense e riflessi luminosi. Personaggi come “silhouettes” dalle tinte scure e pastose come pece, in un universo rarefatto e privo di luce. L’artista intende guidarci in una riflessione su forme a noi familiari, con un accento tecnico per l’impiego di impasti pittorici.
Filippo Ciavoli, sulla scia delle avanguardie storiche, opta per l’utilizzo della tecnologia, volta a dare vita ad immagini sezionate, sminuzzate e ricomposte, nelle quali difficilmente troviamo relazioni con le consuete modalità percettive della realtà. I soggetti trattati appartengono a qualsiasi situazione del nostro vivere quotidiano: una foto vista o scattata, un fermo immagine di un film od opere d'arte del passato. L’uso della tecnologia non intende sostituire una tecnica nobile come la pittura, ma a esaltare un rapporto di collaborazione tra l'essere umano e la macchina. Dalle tele traspare il tentativo di relazionarsi con l’esterno e il necessario e sentito bisogno di ricomporre i vetri infranti e di ristabilire un ordine. Del resto, le tele di Ciavoli non garantiscono riferimenti certi per lo spettatore, non vi si trovano significati imposti e, quando presenti, siamo chiamati a essere testimoni del loro disfacimento e di una realtà eternamente sfuggente.
Pete Keller sceglie ironicamente di creare un contatto con il visitatore, mettendolo di fronte a situazioni irrisolte che hanno il sapore di quiz o di “gamebooks” (libri interattivi che conducono a soluzoni differenti a seconda del persorso scelto): “Con i miei dipinti voglio creare un rapporto interattivo tra l'osservatore e i dipinti stessi, voglio un contatto con lui. Ecco perché i miei quadri hanno un tema e spesso una domanda”. L'arte diventa interazione, una sorta di gioco tra il fruitore e l'artista”. Lo spettatore viene consapevolmete trascinato in una sorta di gioco d’immaginazione e comunicazione; si trova immerso in un quesito che richiede una risposta, per quanto banale possa sembrare. Così Keller riesce a tenere alta l’attenzione del pubblico e a riflettere su consuetudini e situazioni quotidiane che spesso sfuggono alla nostra attenzione.
Il denominatore comune è quindi la capacità dell’artista di prenderci sotto braccio e di guidarci nell’esercizio di un giudizio estetico e in una riflessione su volti, immagini e situazioni quotidiane che il tempo, le abitudini e la società rendono consuete e non degne di nota.
L’audace accostamento dei tre protagonisti segna anche un netto ritorno alla pittura figurativa: “Nell’aria c’è desiderio di identificarsi in qualcosa, di instaurare un dialogo, una sorta di comunicazione anche tra artista e spettatore, come tra gallerista e collezionista” (M. Scognamiglio). Ed è proprio alla ricerca di un contatto con il reale che si rivolgono le riflessioni dei tre giovani protagonisti della rassegna. Riflessioni che, partendo dal tema figurativo, giungono a risultati profondamente radicati nell’individualità degli artisti, i quali utilizzano materiali, stili, tecniche e ispirazioni completamente differenti tra loro.
Alfonso Cannavacciuolo attrae la nostra attenzione su una nuova serie di composizioni: volti rarefatti, pennellate dense e riflessi luminosi. Personaggi come “silhouettes” dalle tinte scure e pastose come pece, in un universo rarefatto e privo di luce. L’artista intende guidarci in una riflessione su forme a noi familiari, con un accento tecnico per l’impiego di impasti pittorici.
Filippo Ciavoli, sulla scia delle avanguardie storiche, opta per l’utilizzo della tecnologia, volta a dare vita ad immagini sezionate, sminuzzate e ricomposte, nelle quali difficilmente troviamo relazioni con le consuete modalità percettive della realtà. I soggetti trattati appartengono a qualsiasi situazione del nostro vivere quotidiano: una foto vista o scattata, un fermo immagine di un film od opere d'arte del passato. L’uso della tecnologia non intende sostituire una tecnica nobile come la pittura, ma a esaltare un rapporto di collaborazione tra l'essere umano e la macchina. Dalle tele traspare il tentativo di relazionarsi con l’esterno e il necessario e sentito bisogno di ricomporre i vetri infranti e di ristabilire un ordine. Del resto, le tele di Ciavoli non garantiscono riferimenti certi per lo spettatore, non vi si trovano significati imposti e, quando presenti, siamo chiamati a essere testimoni del loro disfacimento e di una realtà eternamente sfuggente.
Pete Keller sceglie ironicamente di creare un contatto con il visitatore, mettendolo di fronte a situazioni irrisolte che hanno il sapore di quiz o di “gamebooks” (libri interattivi che conducono a soluzoni differenti a seconda del persorso scelto): “Con i miei dipinti voglio creare un rapporto interattivo tra l'osservatore e i dipinti stessi, voglio un contatto con lui. Ecco perché i miei quadri hanno un tema e spesso una domanda”. L'arte diventa interazione, una sorta di gioco tra il fruitore e l'artista”. Lo spettatore viene consapevolmete trascinato in una sorta di gioco d’immaginazione e comunicazione; si trova immerso in un quesito che richiede una risposta, per quanto banale possa sembrare. Così Keller riesce a tenere alta l’attenzione del pubblico e a riflettere su consuetudini e situazioni quotidiane che spesso sfuggono alla nostra attenzione.
Il denominatore comune è quindi la capacità dell’artista di prenderci sotto braccio e di guidarci nell’esercizio di un giudizio estetico e in una riflessione su volti, immagini e situazioni quotidiane che il tempo, le abitudini e la società rendono consuete e non degne di nota.
10
maggio 2012
Alfonso Cannavacciuolo / Filippo Ciavoli / Pete Keller
Dal 10 maggio al 31 luglio 2012
arte contemporanea
Location
MIMMO SCOGNAMIGLIO ARTE CONTEMPORANEA
Milano, Via Goito, 7, (Milano)
Milano, Via Goito, 7, (Milano)
Orario di apertura
da martedì a sabato ore 15 - 19
Vernissage
10 Maggio 2012, h 18.30
Autore
Curatore