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Alfredo Colombo – Onde d’urto
Mostra personale
Comunicato stampa
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“Onde d’urto” episodi delle origini
Dei lavori che presenta in questa occasione, Alfredo Colombo non è il solo artefice : l’altro suo collaboratore si veste di un tessuto che si chiama Tempo e si fa chiamare Evento Integrativo di Natura....la Natura delle cose.
La tecnica la scelgono insieme: lui – Alfredo – si mette in ascolto di tutto quel che l’antico compare
di avventure gli prepara. Si tiene pronto a tutto, soprattutto risponde colpo su colpo, con i propri mezzi.
Ben sapendo che Evento non è mai avaro di sorprese, di fronte allo spettacolo scaturito dalla “necessità del caso” Colombo deve intervenire: ora a placare, ora a rivelare... registrando a volte anche “in cassetta” gli episodi di questi botta e risposta con l’amico co-autore.
Registra, su lastre di dura densità, le istantanee di quegli urti e scuotimenti appassionati. Matrici e pianali spaziotemporali, che nemmeno sono stati in grado di trattenere il corpo che vi compariva, tanto rapido nel suo transito da non potervisi mai fermare, lasciarsi afferrare o vedere.
Come nelle Cosmicomiche di Italo Calvino, dal testimone oculare degli eventi degli inizi del Cosmo - il vecchio patriarca Qfwfq - Alfredo Colombo eredita le antiche domande, quelle depositate in ciascun umano come un ronzio: “ma come è cominciato?; da dove?”
Il suo lavoro inizia con l’attingere all’antico archivio del caos primordiale: ci salta dentro, cerca di abitarlo, respira quell’atmosfera rugginosa mentre tutto si solidifica. Vede passare colpi di energia e li annota; inscatola porzioni di scuotimenti intrappolati nella primeva materia minerale, metallica, legnosa, fibrosa, vegetale: coaguli che raccontano di una passata o futura liquidità.
Non doveva essere facile trovarsi in pieno in Genesi: freddo, buio, ...e la temperatura che sale a migliaia di gradi cominciando ad emettere radiazioni. Solidificarsi, condensarsi...sembra di ascoltarne ancora il suono di sottofondo.
Sfrigolio di opposizioni, frinire di particelle, crepitar di polveri sottili che si autocombustono, baluginio disordinato...e poi sbattere, agitarsi, scavare, imprimersi: inizio dello stato minerale (qui citando Italo Calvino).
Ormai l’artefice si è calato in quegli albori, e conduce anche noi, viaggiatori al seguito. Le forze in gioco impastano il suono di una materia esigente, pretendono di più; l’energia si produce in acrobazie ricombinatorie ed ora il Cosmo, come la manica di un maglione si rovescia...e i viventi appena formati se lo trovano dentro.
Così è ancora in noi, che attraverso le consuetudini operative di Alfredo Colombo lo riconosciamo nell’intimo, come un rispecchiamento sempre mobile; all’inizio appena percepibile... una calda cialda di cera rimodellabile per le api di passioni e sentimenti... con gli spazi emotivi che ospitano lo scenario delle nostre origini e i colpi della “forgia desiderante” del cosmo privato, dalle forti tracce. Ed è spesso in ferro duro la lastra che accoglie le esperienze: orme di un doloroso passaggio della vita, graffi di un amore che fugge, che muore, che non risponde al richiamo, che corrode. Un telaio che conserva un istante, tra i tanti andati perduti in chissà quale trasloco o cataclisma.
Nulla dicono le lastre, solo indicano in che punto c’è stato il trauma. Nulla, ma un Nulla carico di Potenza. Questi schermi trattengono a lungo la proiezione di memoria, ma non per sempre. Tragitti e ortografie del cielo che muta e noi, che con Alfredo Colombo, cerchiamo con strumenti intinti in ossido verdazzurro, scuotendo cristalli di sale per trapuntare una sempre sfuggente mappa delle Sue insondabili intenzioni.
Giuseppina Osio
Dei lavori che presenta in questa occasione, Alfredo Colombo non è il solo artefice : l’altro suo collaboratore si veste di un tessuto che si chiama Tempo e si fa chiamare Evento Integrativo di Natura....la Natura delle cose.
La tecnica la scelgono insieme: lui – Alfredo – si mette in ascolto di tutto quel che l’antico compare
di avventure gli prepara. Si tiene pronto a tutto, soprattutto risponde colpo su colpo, con i propri mezzi.
Ben sapendo che Evento non è mai avaro di sorprese, di fronte allo spettacolo scaturito dalla “necessità del caso” Colombo deve intervenire: ora a placare, ora a rivelare... registrando a volte anche “in cassetta” gli episodi di questi botta e risposta con l’amico co-autore.
Registra, su lastre di dura densità, le istantanee di quegli urti e scuotimenti appassionati. Matrici e pianali spaziotemporali, che nemmeno sono stati in grado di trattenere il corpo che vi compariva, tanto rapido nel suo transito da non potervisi mai fermare, lasciarsi afferrare o vedere.
Come nelle Cosmicomiche di Italo Calvino, dal testimone oculare degli eventi degli inizi del Cosmo - il vecchio patriarca Qfwfq - Alfredo Colombo eredita le antiche domande, quelle depositate in ciascun umano come un ronzio: “ma come è cominciato?; da dove?”
Il suo lavoro inizia con l’attingere all’antico archivio del caos primordiale: ci salta dentro, cerca di abitarlo, respira quell’atmosfera rugginosa mentre tutto si solidifica. Vede passare colpi di energia e li annota; inscatola porzioni di scuotimenti intrappolati nella primeva materia minerale, metallica, legnosa, fibrosa, vegetale: coaguli che raccontano di una passata o futura liquidità.
Non doveva essere facile trovarsi in pieno in Genesi: freddo, buio, ...e la temperatura che sale a migliaia di gradi cominciando ad emettere radiazioni. Solidificarsi, condensarsi...sembra di ascoltarne ancora il suono di sottofondo.
Sfrigolio di opposizioni, frinire di particelle, crepitar di polveri sottili che si autocombustono, baluginio disordinato...e poi sbattere, agitarsi, scavare, imprimersi: inizio dello stato minerale (qui citando Italo Calvino).
Ormai l’artefice si è calato in quegli albori, e conduce anche noi, viaggiatori al seguito. Le forze in gioco impastano il suono di una materia esigente, pretendono di più; l’energia si produce in acrobazie ricombinatorie ed ora il Cosmo, come la manica di un maglione si rovescia...e i viventi appena formati se lo trovano dentro.
Così è ancora in noi, che attraverso le consuetudini operative di Alfredo Colombo lo riconosciamo nell’intimo, come un rispecchiamento sempre mobile; all’inizio appena percepibile... una calda cialda di cera rimodellabile per le api di passioni e sentimenti... con gli spazi emotivi che ospitano lo scenario delle nostre origini e i colpi della “forgia desiderante” del cosmo privato, dalle forti tracce. Ed è spesso in ferro duro la lastra che accoglie le esperienze: orme di un doloroso passaggio della vita, graffi di un amore che fugge, che muore, che non risponde al richiamo, che corrode. Un telaio che conserva un istante, tra i tanti andati perduti in chissà quale trasloco o cataclisma.
Nulla dicono le lastre, solo indicano in che punto c’è stato il trauma. Nulla, ma un Nulla carico di Potenza. Questi schermi trattengono a lungo la proiezione di memoria, ma non per sempre. Tragitti e ortografie del cielo che muta e noi, che con Alfredo Colombo, cerchiamo con strumenti intinti in ossido verdazzurro, scuotendo cristalli di sale per trapuntare una sempre sfuggente mappa delle Sue insondabili intenzioni.
Giuseppina Osio
06
ottobre 2015
Alfredo Colombo – Onde d’urto
Dal 06 al 25 ottobre 2015
arte contemporanea
Location
CALISTO CAFE’
Vailate, Via Alessandro Manzoni, 2, (Cremona)
Vailate, Via Alessandro Manzoni, 2, (Cremona)
Orario di apertura
martedì-mercoledì-giovedì 7:30 - 1:00 / venerdì-sabato-domenica 7:30 - 2:00
Vernissage
6 Ottobre 2015, ore 21:00
Autore