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Alfredo Crocco / Franco Crocco – Variazioni Cromatiche. Tra naturalismo e astrattismo
Padre e figlio in un confronto generazionale tra stili opposti eppure convergenti
Comunicato stampa
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Si inaugura sabato 18 ottobre 2008 alle ore 18.00 presso la Sala Manzù di Aprilia (Latina) la mostra Variazioni Cromatiche. Tra naturalismo e astrattismo, una rassegna che vedrà accanto le produzioni più recenti di Alfredo e Franco Crocco.
Alfredo Crocco da oltre 50 anni, incurante del passare delle mode e dei gusti del pubblico, porta avanti con tenacia e coerenza una pittura di stampo paesaggistico tradizionale che mette unicamente in risalto la bellezza e la realtà delle cose concrete e vissute quotidianamente. Schivo di clamori pubblicitari e di qualsiasi forma di esibizionismo, ama starsene solo a dipingere per giorni interi il suo mondo ancora puro ed incontaminato, dove la natura diventa protagonista assoluta dei suoi quadri, con una tavolozza equilibrata, tutta protesa a comporre ed evidenziare quel rapporto forma-colore, natura–soggetto tipico del suo stato contemplativo.
Un percorso ed una ricerca opposta a quella del figlio Franco, allievo di Enzo Brunori all’Accademia di Belle Arti di Roma, che da anni ha incentrato la sua ricerca nella scomposizione formale, rivisitando in chiave estremamente personale il percorso storico che fu di Afro, Burri e di quella irripetibile generazione. L’utilizzo di materiali poveri, assemblati a quelli di tipo tradizionale, evocano suggestioni visive che superano i confini della figurazione. La superficie si arricchisce così di una fascinazione tattile che attraverso la rugosità della materia affiora trionfante di forza propria. I grumi e gli agglomerati materici sembrano dilatarsi nella calma del diluirsi acquitrinoso della pennellata, che volutamente incespica, trasecola, si impiglia nei materiali impiegati.
La recente produzione di entrambi ha portato i due artisti a confrontarsi su temi spiccatamente naturalistici, in particolare sulle “stagioni.” La mostra mette in evidenza, in un percorso visivo volutamente contrapposto, affinità compositive e cromatiche pur nell’estrema, diversa modalità di rappresentazione della realtà circostante. Infatti, se nelle opere di Alfredo Crocco si ritrova la personalità prorompente dell’uomo che si fa interprete di un messaggio di armonia universale, oggi venuto a mancare, le stagioni di Franco Crocco sono paesaggi dell’anima, dove la forma ed il colore acquistano connotati spiccatamente simbolici, creando forme ora rassicuranti e fiduciose, ora tragiche ed inquiete.
Come scrive Manlio Della Serra nel saggio di presentazione, “(…) La lettura dei percorsi artistici di Alfredo e Franco Crocco, fin troppo divergenti ad una prima analisi, merita necessari approfondimenti. Nei lavori di Alfredo Crocco, la componente simbolista va ben oltre la vocazione realista, trascendendo ciò che rientra nella sola sfera riproduttiva. Un vero punto di forza in ciò che lo stesso Kandinsky, nella Über das Geistige in der Kunst (B,V), definisce ‘principio della necessità interiore’ (Prinzip der inneren Notwendigkeit). Il tentativo di Alfredo Crocco indaga la giustizia invisibile che regola i rapporti tra le cose, appunto giustapposte, nonostante l’occhio possa rimandarle ad una posa tanto estemporanea da privarle di una propria normatività.
Si è detto, tuttavia, che un destino comune asseconda le produzioni di Alfredo e Franco Crocco. Quando vissuta con coerenza espressiva, la fedeltà alla forma figurativa non compare come atto compromissorio, né sigla una precisa capacità d’intervento in termini di abilità esecutiva. È così che gli artisti fronteggiano le cose, « con i loro mezzi specifici » (Über, cit., A, IV). In un pellegrinaggio che attraversa i lavori di Burri, Afro, Vedova, Scanavino, Celiberti e riconduce indubbiamente all’immobilismo di vivente di W. Peterhans (Stilleben mit Gaze und Blüten, 1928-1932), valido per oggetti che ‘si trovano’ a convivere negli stessi spazi, il disgregamento materico di realtà in tutto autonome darà avvio al superamento degli spunti approssimati in un’opera come Weberlistilleben (1930) di W.D. Feist, recuperando l’aspetto organico e inqualificabilmente autonomo della iuta e delle stoffe intrecciate, il movimento imprevedibile della fiamma che arde ed, infine, l’arrostimento ordinato e disciplinato che ognuno vede aldilà di un movimento padroneggiabile.
Questi sono i paradigmi dell’esplorazione di Franco Crocco. Il disturbo visivo dei materiali poveri o di scarto – e, in fondo, replica esegetica di essi – diventa in Alba sul lago (2007) riscoperta del vivente che li abita da sempre, persino da molto prima che ci si accorga del loro scarto funzionale. È piuttosto il vivente ineludibile che sorregge i tralicci del ponte nel Rheinbrücke (1914) di Kirchner a comandare la riuscita del dosaggio nelle cromie di Ricordi infiniti (2008), certamente prossime agli spunti aggreganti de L’arlecchino povero (2000), opera in cui Franco Crocco già avvistava, soprattutto nella sovraesposizione dell’equilibrio coloristico, una chiave di volta rispetto al parametro rigidamente materico.
Nel suo impiego moderato ed educato al raggiungimento di vari traguardi cromatici, nella delicatezza degli accostamenti e delle consonanze visive fino alla musicalità di tonalità di più ostile decifrazione, tutto sembra rinviare tanto alla preparazione coloristica di Alfredo Crocco, quanto alla personale formalizzazione fissata in lunghi anni di studio. Mi sembra, dunque, corretto riconoscere come, aldilà di personali strategie comunicative che identificano con esattezza eventuali Variazioni cromatiche, il parere di J.M. Schaeffer sull’intenzionalità dell’arte (« l’arte è (diviene) ciò che ne fanno gli uomini – e gli uomini ne fanno le cose più diverse) sia il comune denominatore delle variabili espressive reperibili dai lavori di Alfredo e Franco. Ancora una massima di G. Benn per insistere su quegli aspetti invisibili che uniscono le rispettive intenzionalità creative, prerogative di una riconoscenza costantemente ricambiata nonostante esigenze spesso difficili da conciliare, poi risolta in estraneità alla logica del compromesso, in inviolabilità di spazi creativi quotidianamente occupati e vissuti, in emozioni private che li vedono primi interpreti e ascoltatori di opere ancora incompiute, ed infine in purezza conoscitiva che, in tutto solidali, continuano reciprocamente a trasmettersi, come padre e figlio, come maestro ed allievo: « Sbagliare e tuttavia dover continuare a prestar fede alla propria interiorità, questo è l’uomo, aldilà di vittoria e sconfitta comincia la sua gloria »”.
La mostra è stata realizzata con il Patrocinio del Comune di Aprilia – Assessorato alla Cultura e P.I. e con il coordinamento organizzativo dell’Associazione Scuola d’Arte Mediterranea di Aprilia.
Alfredo Crocco da oltre 50 anni, incurante del passare delle mode e dei gusti del pubblico, porta avanti con tenacia e coerenza una pittura di stampo paesaggistico tradizionale che mette unicamente in risalto la bellezza e la realtà delle cose concrete e vissute quotidianamente. Schivo di clamori pubblicitari e di qualsiasi forma di esibizionismo, ama starsene solo a dipingere per giorni interi il suo mondo ancora puro ed incontaminato, dove la natura diventa protagonista assoluta dei suoi quadri, con una tavolozza equilibrata, tutta protesa a comporre ed evidenziare quel rapporto forma-colore, natura–soggetto tipico del suo stato contemplativo.
Un percorso ed una ricerca opposta a quella del figlio Franco, allievo di Enzo Brunori all’Accademia di Belle Arti di Roma, che da anni ha incentrato la sua ricerca nella scomposizione formale, rivisitando in chiave estremamente personale il percorso storico che fu di Afro, Burri e di quella irripetibile generazione. L’utilizzo di materiali poveri, assemblati a quelli di tipo tradizionale, evocano suggestioni visive che superano i confini della figurazione. La superficie si arricchisce così di una fascinazione tattile che attraverso la rugosità della materia affiora trionfante di forza propria. I grumi e gli agglomerati materici sembrano dilatarsi nella calma del diluirsi acquitrinoso della pennellata, che volutamente incespica, trasecola, si impiglia nei materiali impiegati.
La recente produzione di entrambi ha portato i due artisti a confrontarsi su temi spiccatamente naturalistici, in particolare sulle “stagioni.” La mostra mette in evidenza, in un percorso visivo volutamente contrapposto, affinità compositive e cromatiche pur nell’estrema, diversa modalità di rappresentazione della realtà circostante. Infatti, se nelle opere di Alfredo Crocco si ritrova la personalità prorompente dell’uomo che si fa interprete di un messaggio di armonia universale, oggi venuto a mancare, le stagioni di Franco Crocco sono paesaggi dell’anima, dove la forma ed il colore acquistano connotati spiccatamente simbolici, creando forme ora rassicuranti e fiduciose, ora tragiche ed inquiete.
Come scrive Manlio Della Serra nel saggio di presentazione, “(…) La lettura dei percorsi artistici di Alfredo e Franco Crocco, fin troppo divergenti ad una prima analisi, merita necessari approfondimenti. Nei lavori di Alfredo Crocco, la componente simbolista va ben oltre la vocazione realista, trascendendo ciò che rientra nella sola sfera riproduttiva. Un vero punto di forza in ciò che lo stesso Kandinsky, nella Über das Geistige in der Kunst (B,V), definisce ‘principio della necessità interiore’ (Prinzip der inneren Notwendigkeit). Il tentativo di Alfredo Crocco indaga la giustizia invisibile che regola i rapporti tra le cose, appunto giustapposte, nonostante l’occhio possa rimandarle ad una posa tanto estemporanea da privarle di una propria normatività.
Si è detto, tuttavia, che un destino comune asseconda le produzioni di Alfredo e Franco Crocco. Quando vissuta con coerenza espressiva, la fedeltà alla forma figurativa non compare come atto compromissorio, né sigla una precisa capacità d’intervento in termini di abilità esecutiva. È così che gli artisti fronteggiano le cose, « con i loro mezzi specifici » (Über, cit., A, IV). In un pellegrinaggio che attraversa i lavori di Burri, Afro, Vedova, Scanavino, Celiberti e riconduce indubbiamente all’immobilismo di vivente di W. Peterhans (Stilleben mit Gaze und Blüten, 1928-1932), valido per oggetti che ‘si trovano’ a convivere negli stessi spazi, il disgregamento materico di realtà in tutto autonome darà avvio al superamento degli spunti approssimati in un’opera come Weberlistilleben (1930) di W.D. Feist, recuperando l’aspetto organico e inqualificabilmente autonomo della iuta e delle stoffe intrecciate, il movimento imprevedibile della fiamma che arde ed, infine, l’arrostimento ordinato e disciplinato che ognuno vede aldilà di un movimento padroneggiabile.
Questi sono i paradigmi dell’esplorazione di Franco Crocco. Il disturbo visivo dei materiali poveri o di scarto – e, in fondo, replica esegetica di essi – diventa in Alba sul lago (2007) riscoperta del vivente che li abita da sempre, persino da molto prima che ci si accorga del loro scarto funzionale. È piuttosto il vivente ineludibile che sorregge i tralicci del ponte nel Rheinbrücke (1914) di Kirchner a comandare la riuscita del dosaggio nelle cromie di Ricordi infiniti (2008), certamente prossime agli spunti aggreganti de L’arlecchino povero (2000), opera in cui Franco Crocco già avvistava, soprattutto nella sovraesposizione dell’equilibrio coloristico, una chiave di volta rispetto al parametro rigidamente materico.
Nel suo impiego moderato ed educato al raggiungimento di vari traguardi cromatici, nella delicatezza degli accostamenti e delle consonanze visive fino alla musicalità di tonalità di più ostile decifrazione, tutto sembra rinviare tanto alla preparazione coloristica di Alfredo Crocco, quanto alla personale formalizzazione fissata in lunghi anni di studio. Mi sembra, dunque, corretto riconoscere come, aldilà di personali strategie comunicative che identificano con esattezza eventuali Variazioni cromatiche, il parere di J.M. Schaeffer sull’intenzionalità dell’arte (« l’arte è (diviene) ciò che ne fanno gli uomini – e gli uomini ne fanno le cose più diverse) sia il comune denominatore delle variabili espressive reperibili dai lavori di Alfredo e Franco. Ancora una massima di G. Benn per insistere su quegli aspetti invisibili che uniscono le rispettive intenzionalità creative, prerogative di una riconoscenza costantemente ricambiata nonostante esigenze spesso difficili da conciliare, poi risolta in estraneità alla logica del compromesso, in inviolabilità di spazi creativi quotidianamente occupati e vissuti, in emozioni private che li vedono primi interpreti e ascoltatori di opere ancora incompiute, ed infine in purezza conoscitiva che, in tutto solidali, continuano reciprocamente a trasmettersi, come padre e figlio, come maestro ed allievo: « Sbagliare e tuttavia dover continuare a prestar fede alla propria interiorità, questo è l’uomo, aldilà di vittoria e sconfitta comincia la sua gloria »”.
La mostra è stata realizzata con il Patrocinio del Comune di Aprilia – Assessorato alla Cultura e P.I. e con il coordinamento organizzativo dell’Associazione Scuola d’Arte Mediterranea di Aprilia.
18
ottobre 2008
Alfredo Crocco / Franco Crocco – Variazioni Cromatiche. Tra naturalismo e astrattismo
Dal 18 al 26 ottobre 2008
arte contemporanea
Location
SALA PIO MANZU’
Aprilia, Largo Guglielmo Marconi, (Latina)
Aprilia, Largo Guglielmo Marconi, (Latina)
Orario di apertura
feriali 9–13 e 16–19, festivi 10–13 e 16–20
Vernissage
18 Ottobre 2008, ore 18
Autore