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Alfredo FAbbri – Lessico familiare
Mostra di ritratti ad opera di Alfredo Fabbri
Comunicato stampa
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Presentazione
Innanzi tutto ringrazio Mary Fabbri che ha accolto con grande entusiasmo la mia proposta di dedicare una mostra a Alfredo Fabbri nella saletta espositiva del Museo Marini e che grazie al lavoro svolto insieme selezionando le molte opere dell’artista con gli ’storici’ amici di Alfredo, Maurizio Tuci e Siliano Simoncini, ho potuto conoscere ed apprezzare.
Come già mi è successo per Marino Marini, che mi è diventato ‘amico intimo’ grazie alla testimonianza di sua moglie Marina, ho imparato a familiarizzare con Alfredo Fabbri attraverso gli occhi e le parole di Mary, donna generosa e umanamente ricca, piena di amore per il marito e per la vita.
Alfredo Fabbri è un pittore pistoiese molto noto nel panorama artistico del ‘900 che conoscevo attraverso le mostre realizzate ed i cataloghi a lui dedicati, ma lavorando per questa esposizione, non senza emozione, ho potuto curiosare nel suo studio, aprendo cassetti, sfogliando disegni che giacevano ammucchiati sui tavoli di lavoro ed ho avuto l’impressione di ripercorrere i sentieri di una vita, le memorie di una famiglia.
Mary con la sua dolcezza ha accompagnato la ricerca delle opere con racconti di aneddoti e momenti di vita quotidiana condivisa con Alfredo e questo ha regalato al nostro lavoro una magia particolare.
Fra i disegni e i dipinti visti, mi è piaciuto scegliere i ritratti realizzati in varie tecniche, perché a mio parere sono fra le opere più intense e maggiormente rappresentative di uno spirito acuto, indagatore, sempre curioso della vita in tutti i suoi molteplici aspetti.
All’interno della vasta produzione di Alfredo Fabbri infatti, il ritratto ha avuto un’importanza fondamentale: sono volti dei familiari, dei figli, della moglie, degli amici, ma anche volti di lavoratori, di contadini colti nel momento della fatica. Sono ritratti che esprimono una forza interiore profonda, una unicità che contraddistingue ciascuno di noi: alcuni molto realistici, altri quasi immaginari, alcuni densi di colori, altri rapidi schizzi.
Tengo particolarmente a questa esposizione poiché oltre ad avermi regalato una bella amicizia con Mary, segna la fine della mia carriera lavorativa e chiudo ‘in bellezza’ un lungo percorso espositivo che mi ha permesso di conoscere personaggi eccezionali che mi hanno arricchito sia umanamente che professionalmente.
Maria Teresa Tosi
Alfredo Fabbri è un affabulatore della pittura e come sappiamo, il termine contiene la parola latina fabula/favola; se ne desume quindi che egli sia uno straordinario narratore di storie, il personaggio capace d’immaginare tutto quanto esula dalla realtà pur descrivendola. Alfredo però non fa ricorso alla parola, anche se in vita era un piacevole conversatore, dalla sua ha il talento per descrivere tramite le “figure” ed è attraverso di esse che riesce a farci vivere episodi comuni e memorabili al contempo, come pochi altri artisti riescono. Chi narra, lo fa senza soluzione di continuità perché il suo destino è trasformare una connotazione, grafica nel nostro caso, in polline “visivo” che, trasportato dal “vento immaginifico” dell’interlocutore, può replicarsi nel tempo presente e futuro con riverberazioni sempre diverse, seppure legate al germoglio originale. Questo è l’enigma e l’incanto dell’arte!
In ragione di ciò Alfredo ha disegnato e dipinto tantissimo; una quantità esorbitante di opere che nella varietà dei soggetti ha costituito le “mille e una notte” della sua vicenda artistica. Se è vero che chi ha lasciato una copiosa testimonianza di sé, non tutta la sua produzione è dello stesso livello - il lavoro di Picasso fa testo - però, quanto rimane di qualitativamente significativo, s’imprime nella memoria e non l’abbandona tanto facilmente.
La mostra, nelle sale espositive del Museo Marino Marini, voluta dalla Direttrice Maria Teresa Tosi per rendere omaggio ad Alfredo a tre anni dalla scomparsa, presenta una rassegna di ventotto opere: cinque oli su tela, tre su carta, diciotto pastelli e due con tecnica mista, tutti dedicati al tema del ritratto.
La selezione, effettuata da Maria Teresa Tosi, Maurizio Tuci, dal sottoscritto e da Mary Fabbri, non pretende presentare l’eccellenza dell’opera di Alfredo ma, quantomeno, offrire delle esperienze artistiche di qualità, che coprendo un periodo di circa venti anni di lavoro:1947/1966, possono consentire di inquadrare la testimonianza, versatile e singolare, del nostro artista. Singolare, proprio perché dedicata al soggetto del ritratto. Infatti, a essere rappresentati sono mamma Idelia, la compagna Mary, i figli Marcello, Maurizio e Caterina, nonché il vecchio Bruce, ragazze, bambini, un contadino, amici, e non poteva mancare l’autoritratto. Anche noi curatori della mostra, metaforicamente abbiamo desiderato che Alfredo, tramite queste rapide incursioni nell’indagine fisiognomica, continuasse a narrarci di sé e del suo mondo, consentendo ai visitatori di “interloquire” con i volti per carpirne il loro umore, il loro attonito osservarci, il loro “sussurrare” nel silenzio indefinibile del tempo. Singolare però è anche la varietà della tecnica grafica e pittorica usata da Alfredo per fissare “l’attimo fuggente”; infatti, è grazie a tale diversità che la tipizzazione dei personaggi ritratti può essere più “fedele” al loro stato d’animo, al loro volerci essere, nel racconto destinato a replicarsi in futuro.
Qualche esempio: Mary pensierosa, un efficace disegno a pastello color sanguigna che, proprio in virtù di questo medium storico, proietta il volto di Mary in quella fissità dell’assoluto che la cultura artistica del Novecento - muovendo dalla tradizione del Grande disegno italiano - aveva riportato in auge in maniera mirabile.
Ebbene, Alfredo perpetua le sorti di quell’eredità e nobilita lo stato d’animo della compagna colta in un momento di struggente e intima “assenza”. Complementare, al disegno descritto è l’altro: Lo sguardo di Mary, una tecnica mista su carta da pacchi di colore bruno, il cui profilo dell’immagine è definito da un rosso a penna con feltro (simile ai futuri pennarelli) sul quale Alfredo, usando un luminoso pastello azzurro cobalto, ha reso i volumi dell’immagine accennando il chiaroscuro e tratteggiando freneticamente la capigliatura; così come ha ripercorso, in maniera efficacemente difforme, i contorni fatti a penna.
Il risultato è davvero sorprendente perché il tono della carta, il filo di rosso, la dinamica dell’azzurro, “elettrizza” la resa grafica con un’energia apparentemente incompatibile con la posa rilassata della figura; ma a ben riflettere Mary, colta presumibilmente prima di assopirsi, con la rotondità delle pupille, che fa pendant con quella del vicino orecchino, ci fissa in maniera indefinita e sembra voler comunicare ad Alfredo, e conseguentemente a noi, un’affettuosa energia avanti di smarrirsi nella nebulosa del sonno.
I pastelli a più colori con i ritratti di Marcello malato, Maurizio, Caterina, dimostrano come Alfredo abbia fissato rapidamente, quasi in un lampo, la fisionomia dei tre figli cogliendone rispettivamente lo smarrimento, la perplessità del fissare altrove e l’immobilità controllata; fornendo la prova di come l’attimo possa concedere momenti d’immedesimazione che persistono nel tempo.
Alfredo Fabbri, artista in grado di tradurre in immagini lo scorrere della vita attraverso la ritrattistica, ci consente di carpire il frutto dei sentimenti tradotti con il semplice gesto della mano che lascia “andare”, sulla carta e sulla tela, i personaggi che egli sta raccontando.
Siliano Simoncini
Innanzi tutto ringrazio Mary Fabbri che ha accolto con grande entusiasmo la mia proposta di dedicare una mostra a Alfredo Fabbri nella saletta espositiva del Museo Marini e che grazie al lavoro svolto insieme selezionando le molte opere dell’artista con gli ’storici’ amici di Alfredo, Maurizio Tuci e Siliano Simoncini, ho potuto conoscere ed apprezzare.
Come già mi è successo per Marino Marini, che mi è diventato ‘amico intimo’ grazie alla testimonianza di sua moglie Marina, ho imparato a familiarizzare con Alfredo Fabbri attraverso gli occhi e le parole di Mary, donna generosa e umanamente ricca, piena di amore per il marito e per la vita.
Alfredo Fabbri è un pittore pistoiese molto noto nel panorama artistico del ‘900 che conoscevo attraverso le mostre realizzate ed i cataloghi a lui dedicati, ma lavorando per questa esposizione, non senza emozione, ho potuto curiosare nel suo studio, aprendo cassetti, sfogliando disegni che giacevano ammucchiati sui tavoli di lavoro ed ho avuto l’impressione di ripercorrere i sentieri di una vita, le memorie di una famiglia.
Mary con la sua dolcezza ha accompagnato la ricerca delle opere con racconti di aneddoti e momenti di vita quotidiana condivisa con Alfredo e questo ha regalato al nostro lavoro una magia particolare.
Fra i disegni e i dipinti visti, mi è piaciuto scegliere i ritratti realizzati in varie tecniche, perché a mio parere sono fra le opere più intense e maggiormente rappresentative di uno spirito acuto, indagatore, sempre curioso della vita in tutti i suoi molteplici aspetti.
All’interno della vasta produzione di Alfredo Fabbri infatti, il ritratto ha avuto un’importanza fondamentale: sono volti dei familiari, dei figli, della moglie, degli amici, ma anche volti di lavoratori, di contadini colti nel momento della fatica. Sono ritratti che esprimono una forza interiore profonda, una unicità che contraddistingue ciascuno di noi: alcuni molto realistici, altri quasi immaginari, alcuni densi di colori, altri rapidi schizzi.
Tengo particolarmente a questa esposizione poiché oltre ad avermi regalato una bella amicizia con Mary, segna la fine della mia carriera lavorativa e chiudo ‘in bellezza’ un lungo percorso espositivo che mi ha permesso di conoscere personaggi eccezionali che mi hanno arricchito sia umanamente che professionalmente.
Maria Teresa Tosi
Alfredo Fabbri è un affabulatore della pittura e come sappiamo, il termine contiene la parola latina fabula/favola; se ne desume quindi che egli sia uno straordinario narratore di storie, il personaggio capace d’immaginare tutto quanto esula dalla realtà pur descrivendola. Alfredo però non fa ricorso alla parola, anche se in vita era un piacevole conversatore, dalla sua ha il talento per descrivere tramite le “figure” ed è attraverso di esse che riesce a farci vivere episodi comuni e memorabili al contempo, come pochi altri artisti riescono. Chi narra, lo fa senza soluzione di continuità perché il suo destino è trasformare una connotazione, grafica nel nostro caso, in polline “visivo” che, trasportato dal “vento immaginifico” dell’interlocutore, può replicarsi nel tempo presente e futuro con riverberazioni sempre diverse, seppure legate al germoglio originale. Questo è l’enigma e l’incanto dell’arte!
In ragione di ciò Alfredo ha disegnato e dipinto tantissimo; una quantità esorbitante di opere che nella varietà dei soggetti ha costituito le “mille e una notte” della sua vicenda artistica. Se è vero che chi ha lasciato una copiosa testimonianza di sé, non tutta la sua produzione è dello stesso livello - il lavoro di Picasso fa testo - però, quanto rimane di qualitativamente significativo, s’imprime nella memoria e non l’abbandona tanto facilmente.
La mostra, nelle sale espositive del Museo Marino Marini, voluta dalla Direttrice Maria Teresa Tosi per rendere omaggio ad Alfredo a tre anni dalla scomparsa, presenta una rassegna di ventotto opere: cinque oli su tela, tre su carta, diciotto pastelli e due con tecnica mista, tutti dedicati al tema del ritratto.
La selezione, effettuata da Maria Teresa Tosi, Maurizio Tuci, dal sottoscritto e da Mary Fabbri, non pretende presentare l’eccellenza dell’opera di Alfredo ma, quantomeno, offrire delle esperienze artistiche di qualità, che coprendo un periodo di circa venti anni di lavoro:1947/1966, possono consentire di inquadrare la testimonianza, versatile e singolare, del nostro artista. Singolare, proprio perché dedicata al soggetto del ritratto. Infatti, a essere rappresentati sono mamma Idelia, la compagna Mary, i figli Marcello, Maurizio e Caterina, nonché il vecchio Bruce, ragazze, bambini, un contadino, amici, e non poteva mancare l’autoritratto. Anche noi curatori della mostra, metaforicamente abbiamo desiderato che Alfredo, tramite queste rapide incursioni nell’indagine fisiognomica, continuasse a narrarci di sé e del suo mondo, consentendo ai visitatori di “interloquire” con i volti per carpirne il loro umore, il loro attonito osservarci, il loro “sussurrare” nel silenzio indefinibile del tempo. Singolare però è anche la varietà della tecnica grafica e pittorica usata da Alfredo per fissare “l’attimo fuggente”; infatti, è grazie a tale diversità che la tipizzazione dei personaggi ritratti può essere più “fedele” al loro stato d’animo, al loro volerci essere, nel racconto destinato a replicarsi in futuro.
Qualche esempio: Mary pensierosa, un efficace disegno a pastello color sanguigna che, proprio in virtù di questo medium storico, proietta il volto di Mary in quella fissità dell’assoluto che la cultura artistica del Novecento - muovendo dalla tradizione del Grande disegno italiano - aveva riportato in auge in maniera mirabile.
Ebbene, Alfredo perpetua le sorti di quell’eredità e nobilita lo stato d’animo della compagna colta in un momento di struggente e intima “assenza”. Complementare, al disegno descritto è l’altro: Lo sguardo di Mary, una tecnica mista su carta da pacchi di colore bruno, il cui profilo dell’immagine è definito da un rosso a penna con feltro (simile ai futuri pennarelli) sul quale Alfredo, usando un luminoso pastello azzurro cobalto, ha reso i volumi dell’immagine accennando il chiaroscuro e tratteggiando freneticamente la capigliatura; così come ha ripercorso, in maniera efficacemente difforme, i contorni fatti a penna.
Il risultato è davvero sorprendente perché il tono della carta, il filo di rosso, la dinamica dell’azzurro, “elettrizza” la resa grafica con un’energia apparentemente incompatibile con la posa rilassata della figura; ma a ben riflettere Mary, colta presumibilmente prima di assopirsi, con la rotondità delle pupille, che fa pendant con quella del vicino orecchino, ci fissa in maniera indefinita e sembra voler comunicare ad Alfredo, e conseguentemente a noi, un’affettuosa energia avanti di smarrirsi nella nebulosa del sonno.
I pastelli a più colori con i ritratti di Marcello malato, Maurizio, Caterina, dimostrano come Alfredo abbia fissato rapidamente, quasi in un lampo, la fisionomia dei tre figli cogliendone rispettivamente lo smarrimento, la perplessità del fissare altrove e l’immobilità controllata; fornendo la prova di come l’attimo possa concedere momenti d’immedesimazione che persistono nel tempo.
Alfredo Fabbri, artista in grado di tradurre in immagini lo scorrere della vita attraverso la ritrattistica, ci consente di carpire il frutto dei sentimenti tradotti con il semplice gesto della mano che lascia “andare”, sulla carta e sulla tela, i personaggi che egli sta raccontando.
Siliano Simoncini
31
marzo 2012
Alfredo FAbbri – Lessico familiare
Dal 31 marzo al 27 maggio 2012
arte moderna e contemporanea
Location
FONDAZIONE MARINO MARINI
Pistoia, Corso Silvano Fedi, 30, (Pistoia)
Pistoia, Corso Silvano Fedi, 30, (Pistoia)
Orario di apertura
dal lunedì al sabato 10-18
chiuso la domenica
Vernissage
31 Marzo 2012, ore 17.30
Autore
Curatore