Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Alfredo Santella – Arte M.A.I.A. manipolazioni artistiche d’immondizia astratta
“Suono con gli occhi e dipingo con le orecchie…viaggio così.”, questa la sua poetica, autentica e integra anche nella sua persona
Comunicato stampa
Segnala l'evento
te Fenua - galleria d’arte, musica e cultura ai confini della metropoli, ancora sconosciuta ai più
è lieta di ospitare con entusiasmo questo felice incontro con l'Arte. Alfredo Santella, un artista dai molti talenti e dall’alto potenziale creativo.
“Suono con gli occhi e dipingo con le orecchie…viaggio così.”, questa la sua poetica, autentica e integra anche nella sua persona.
Il suo essere viaggiatore amabile e curioso in attenta e piacevole relazione con gli altri ci ha dato il coraggio di superare noi stessi e di lasciarci coinvolgere in questa bellissima dolceamara avventura dell’anima.
Alfredo Santella, con la sua opera, sollecita il nostro sospeso quesito interiore e ci aiuta a recuperare e reintegrare taumaturgiche concretezze, celate ai sensi dei più, “come finestra da cui affacciarci alla ricerca di ciò che dobbiamo incontrare….”
teura cenci & valeria lena, 2008 Ostia Antica (Roma)
...e' sottile, ma rosso e tenace il filo che lega arlecchino principe delle maschere all’idea del riciclo. Brandelli di stoffe colorano il suo carnevale che altrimenti non esisterebbe. Il rifiuto, elemento dimenticato o destituito dalla sua propria funzione diventa gioia di rivivere per fini diversi.
Gli scienziati vi cercano dentro nuove materie ed energie, il business man muove denaro intorno ad esso, il politico ne fa la propria propaganda morale: ognuno secondo le proprie inclinazioni e le proprie possibilità.
Vita Nova di un elemento decontestualizzato, trasformando e trasformante. E l'Artista come si comporta?
Gli uomini primitivi hanno dipinto le pareti delle caverne col carbone, avanzo di una combustione, un concetto quindi vecchio come il mondo quello del riutilizzo di una materia proveniente da un'altra, sia essa una eterna trasformazione organica o stretta figlia dei tempi.
Nè primi nè ultimi. Ognuno dietro alla propria bellezza….quello interessa gli artisti: il bello, qualunque esso sia, preso la dove si nasconde. Tutto ciò che si costruisce intorno a questo è sovrastruttura.
Checcos'è questo manipolio dunque...?
In mille modi potremmo chiamare questa transgenetica del rifiuto, riempire queste chiacchiere di ismi ed inutili delizie, un intero vocabolario, in realtà per noi è semplicemente MAIA, Arte della manipolazione artistica d'immondezza astratta.
Circa 25 anni fa, nello studio di Francesco Cascioli allora grafico illustratore di diverse importanti testate, inventammo insieme l'acronimo che ci rappresenta ed estendemmo l'idea artistica a tutto ciò che non era materia tradizionale per pittori o scultori, escludendo però nessuna convivenza.
Immondezza e tradizione. Perfetto!
Scrive claudio evangelista:
“Come i cani cerco odori nelle strade
spesso sui muri trovo schizzi di serena pazzia
piccole ombre disegnano vie azzurrate
cinte da strisce di cotone bianco.
Un bisonte inseguito da un pesce di carta
cavalca verso l’edificazione della sicurezza.
Un mare di plastica ci minaccia
di una nuova genesi.”
Questa piccola lirica si riferisce ai lavori di Alfredo Santella.
Koan, cosi si chiamava la grossa discoteca abbandonata che usavamo da laboratorio. Fu un viaggio parallelo, nascosti dentro al tempo. Io trasversalmente ad esso dipingevo mari di plastica e tormentavo col fuoco birilli e bottigliette. Il mio collega ed amico segava, inchiodava, incordava, avvitava ed incollava nel polistirolo e nelle immagini strappate dai giornali trent'anni della nostra storia. Una telecamera da un miliardo la filmava dall'interno per la TV di stato.
L'ARTE MAIA nacque lì dentro, tra avanzi di tutto, e ci siamo divertiti come matti.
L'ultimo giorno di vita del KOAN ci veniva da piangere, volevamo occuparlo, farne un centro di smistamento artistico del rifiuto, ma il fato non volle ed il sogno svanì, ma non la legge a cui, con amore, ci votammo per l'avvenire.
Scrive giancarlo pacella:
”...mi sol la zzo
non come voi
negli insani narcisi gesti
ma mi sol la zzo
nel letame...”
A quante immagini si collega il concetto di rifiuto...avanzo di galera, di cibo, foss'anche la frittata fatta con gli spaghetti di ieri sera. Le idee rifiutate. Il corpo stesso rifiuta offrendo piccoli segreti che rivelandosi cadono ed ingrassano la vita.
Scrive panfilo cansanelli:
“Andando di corpo
viscere si vuotano.
Cade il rifiuto;
la terra disposta
accoglie la cacca:
abile arte del corpo.”
La morte stessa, oggi, permette a chi vuole, di cambiare il contesto ad un organo, ed è subito vita, nuova, che continua.
Le cattive società, si sa, sfornano rei.
Perchè non consideriamo il desiderio delirante di ricominciare daccapo?
Portiamo l'amore nelle umanità ammalate e nelle prigioni, sottoforma di arte, di bellezza, di sesso, come premio per chi lo merita. Sono sicuro che il reo rifiutato dall'umanità e messo sottochiave può così ambire alla possibilità di sentirsi ed essere diverso. Solo l'educazione ad una nuova sensibilità permetterà ad una società di progredire.
MAIA è anche questo.
Ma torniamo agli artisti ed alla bellezza...
Come dice il buon Maurizio Cattelan, il mercato sta crollando e torneremo a scrivere manifesti. Dunque le idee esplodono ancora dietro le quinte di questo dissacrato mercato mentale? Al di la di questo indegno spettacolo tirato su da taluni? Il teatro, epilettico, sta per scoppiare! L'infezione rilascerà materia, pus, ARTE MAIA antelitteram, microbio dell'eccesso! Ricominceremo da lì.
Sarà l'Arte stessa a ricondursi agli artisti ed alla vita di essi. I tempi sono maturi e noi ci saremo.
30 anni fa scrivemmo un manifesto, ora lo stiamo raccontando, tra chiacchiere teatrate, quadri e sculture. Se avete la bontà di seguirmi cercherò di sorprendervi e divertirvi. Intanto giriamo i quadri, e lasciamoci cullare dal suono, immondezza sovrana che viaggia nell'aere. Il silicio ce ne permette il recupero ed il riuso...e fu la musica!
“Il rifiuto modifica, la mia anatomia modifica il rifiuto...”
Quando quasi trent'anni fa, da pittore, cominciai ad interessarmi di immondezza, fu il colore rosso pompei di una pozza di vomito sulla strada a catturare il mio sguardo e fulminato da quella rivelazione seguii quel canto, come il viaggio di un ruscello per arrivare al mare, attraverso la rivoltante bellezza di ciambelle di escremento, carcasse di animali, scarpe ammuffite, vecchi misirizzi, vestiti o utensili ormai inservibili abbandonati lungo le strade o nei cimiteri del consumo, in quei tempi non ancora traboccanti del disastro che oggi mostrano in tutta la loro tragica e violenta evidenza. Mi aggiravo, con Francesco Cascioli, fra i cassonetti di Roma, per commuoverci alla triste poesia di oggetti sfiniti da una morte annunciata, al quale era nostra intenzione dare nuova vita, la dignità di una nuova destinazione d'uso. Fu così che la teoria delle nostre idee si materializzò nel progetto MAIA (Manipolazione Artistica dell'Immondezza Astratta). Da Artisti, il nostro slancio era tutto per quella lirica bellezza, non per l'ecologia, anche se in minima parte contribuivamo direttamente a ridurre la quantità di rifiuti dagli scarichi. Poi, per un periodo, esercitai il mestiere di netturbino e fu lì che il mio godimento toccò l'apoteosi poichè fui nominato responsabile dello spazio adibito ad immondezzaio, praticamente la chiave della cassaforte dov'era conservato tutto quel bendiddio. Cominciò cosi la fortuna della mia discarica privata e la fase creativa di ciò che oggi, in parte, mi definisce al meglio come pittore.
Tuttora il mio interesse è puramente iconografico e prescinde assolutamente da ogni coinvolgimento in cause ambientalistiche tant'è vero che anni fa mi dissociai da un articolo su di un quotidiano, che mi riguardava, dove il redattore definendomi pittore ecologista sottometteva a questa cagione la mia esperienza narrativa. Non mi infastidiva essere qualificato un cittadino attento ai problemi della società, anzi, ma restringere l'avvenimento solo ed unicamente a quell'obiettivo, di fatto, designificava il mio lavoro che partiva da tutt'altre considerazioni.
Io mi occupo di bellezza, di poesia cercata o trovata dove non appare e se l'attuale, incresciosa condizione ambientale mi sensibilizza, oltre misura, a ridurre sprechi e indifferenziazioni di rifiuti, da Artista non posso che essere pago soltanto del sublime delirio che questa emergenza ci rimanda. Adoro errare fra le immondizie, curiosarvi dentro, raccogliere ciò che più mi provoca moti dell'anima, regalarmi un giocattolo che non ho potuto possedere da bambino o pascermi dell'odore di una bistecca rifiutata da chi può mangiarne troppe. E' come redigere un diario da vecchio hobo che salta sui treni, da clochard iniziato, poi mancato, ma sempre sensibile al fascino della strada e delle storie che essa ci narra.
La qualità del rifiuto è l'esatta misura del tipo di società che lo produce, un paese ricco e poco popolato offre resti in ottimo stato, con i quali, volendo, si può arredare casa, rimpinguare una biblioteca, vestirsi da cima a fondo o aprire uno chicchissimo negozio di rigattiere. Un paese povero e sovrappopolato, invece, regala solo ciò che e' ormai inservibile poichè la necessità di sopravvivere dei meno abbienti determina preventivamente l'attività di riciclaggio per cui accanto alla indicibile, estrema bellezza dei rifiuti pressati e stoccati nelle discariche in forma di piccoli grattacieli non restano che il rischio di epidemie e l'immagine del malessere.
La Transgenetica del rifiuto è il gioco preferito degli oggetti abbandonati, morti o presunti tali, trovati e amorevolmente cullati fin quando il loro canto muto diventa urlo e il rapporto che nel tempo si stabilisce tra essi e l'Artista è ciò a cui quest'ultimo unicamente si appoggia...ed è allora che il pittore sorride.
L'irreale, magico balletto di siringhe colorate su un brandello di pavimento color cenere o un topo, morto tra un foglio di polistirolo ed una camicia strappata, abbandonato alla poesia di una riga gialla stradale che occhieggia tra una mummia di gatto e uno spazzolino lavabottiglie è...MAIA, nient'altro che Manipolazione Artistica d'Immondezza Astratta.
.
alfredo santella
Ringrazio coloro che mi hanno sostenuto ed anche chi non l'ha fatto. Un grazie particolare a Emidio Di Benedetto, maestro d'arte fabbrile, panfilo cansanelli, poeta...
Cenni biografici dell'artista:
Alfredo Santella nasce a Sulmona (AQ) patria del grande poeta latino Ovidio. Nipote di un orafo, suo omonimo, anche egli lavora per dieci anni nell’azienda di famiglia come ultimo scalpitante sigillo di una lunga stirpe. Si dedica alla pittura interrompendo gli studi di medicina. Dopo vita e studi irregolari in Roma, L'Aquila e Parigi, numerosi viaggi lo portano attraverso Europa, Balcani, Nordafrica, Turchia, India, Sudamerica, Svizzera, U.S.A.
Su consiglio del Prof. Giulio Carlo Argan, nel ‘91 si iscrive all’Accademia di S. Giacomo a Roma e frequenta il corso di pittura del Prof. Luigi Massimo Bruno. In seguito, si stabilisce a Calcata (VT), roccaforte medievale in terra etrusca nei dintorni di Roma, dove risiede una notevole comunità d'artisti e viaggiatori di tutto il mondo. Dal ‘96 al 2001 risiede in Oaxaca, Sud del Messico, vibrante ed importante incrocio tra antichi mondi e moderne prospettive. A tutt’oggi continua ad esprimere il suo linguaggio spaziando dalle tecniche pittoriche, al riciclo artistico di rifiuti, ed alla grafica tradizionale e virtuale. In questi ultimi anni il suo interesse viaggia anche attraverso il mondo dei suoni e della loro interazione con le immagini, e le musiche per circostanze da lui composte nell’ ambito del Flarry Meta Project sono in costante relazione con il suo essere pittore.
Il video “Oltre il colore: appunti di un viaggiatore”, girato nel suo atelier fra i monti d’Abruzzo nel 2004 dal regista RAI Claudio Del Signore, testimonia i momenti più caratteristici del lavoro creativo e del suo essere artista anche attraverso gli interventi sonori tratti da “Looking Music” del 2003, sempre a cura dell’artista.
E’ del 2007 il romanzo‚”La meta comune”‚ di prossima pubblicazione, che segna il suo esordio nella narrativa.
Attualmente vive e lavora tra Roma e Torre dei Nolfi (AQ).
è lieta di ospitare con entusiasmo questo felice incontro con l'Arte. Alfredo Santella, un artista dai molti talenti e dall’alto potenziale creativo.
“Suono con gli occhi e dipingo con le orecchie…viaggio così.”, questa la sua poetica, autentica e integra anche nella sua persona.
Il suo essere viaggiatore amabile e curioso in attenta e piacevole relazione con gli altri ci ha dato il coraggio di superare noi stessi e di lasciarci coinvolgere in questa bellissima dolceamara avventura dell’anima.
Alfredo Santella, con la sua opera, sollecita il nostro sospeso quesito interiore e ci aiuta a recuperare e reintegrare taumaturgiche concretezze, celate ai sensi dei più, “come finestra da cui affacciarci alla ricerca di ciò che dobbiamo incontrare….”
teura cenci & valeria lena, 2008 Ostia Antica (Roma)
...e' sottile, ma rosso e tenace il filo che lega arlecchino principe delle maschere all’idea del riciclo. Brandelli di stoffe colorano il suo carnevale che altrimenti non esisterebbe. Il rifiuto, elemento dimenticato o destituito dalla sua propria funzione diventa gioia di rivivere per fini diversi.
Gli scienziati vi cercano dentro nuove materie ed energie, il business man muove denaro intorno ad esso, il politico ne fa la propria propaganda morale: ognuno secondo le proprie inclinazioni e le proprie possibilità.
Vita Nova di un elemento decontestualizzato, trasformando e trasformante. E l'Artista come si comporta?
Gli uomini primitivi hanno dipinto le pareti delle caverne col carbone, avanzo di una combustione, un concetto quindi vecchio come il mondo quello del riutilizzo di una materia proveniente da un'altra, sia essa una eterna trasformazione organica o stretta figlia dei tempi.
Nè primi nè ultimi. Ognuno dietro alla propria bellezza….quello interessa gli artisti: il bello, qualunque esso sia, preso la dove si nasconde. Tutto ciò che si costruisce intorno a questo è sovrastruttura.
Checcos'è questo manipolio dunque...?
In mille modi potremmo chiamare questa transgenetica del rifiuto, riempire queste chiacchiere di ismi ed inutili delizie, un intero vocabolario, in realtà per noi è semplicemente MAIA, Arte della manipolazione artistica d'immondezza astratta.
Circa 25 anni fa, nello studio di Francesco Cascioli allora grafico illustratore di diverse importanti testate, inventammo insieme l'acronimo che ci rappresenta ed estendemmo l'idea artistica a tutto ciò che non era materia tradizionale per pittori o scultori, escludendo però nessuna convivenza.
Immondezza e tradizione. Perfetto!
Scrive claudio evangelista:
“Come i cani cerco odori nelle strade
spesso sui muri trovo schizzi di serena pazzia
piccole ombre disegnano vie azzurrate
cinte da strisce di cotone bianco.
Un bisonte inseguito da un pesce di carta
cavalca verso l’edificazione della sicurezza.
Un mare di plastica ci minaccia
di una nuova genesi.”
Questa piccola lirica si riferisce ai lavori di Alfredo Santella.
Koan, cosi si chiamava la grossa discoteca abbandonata che usavamo da laboratorio. Fu un viaggio parallelo, nascosti dentro al tempo. Io trasversalmente ad esso dipingevo mari di plastica e tormentavo col fuoco birilli e bottigliette. Il mio collega ed amico segava, inchiodava, incordava, avvitava ed incollava nel polistirolo e nelle immagini strappate dai giornali trent'anni della nostra storia. Una telecamera da un miliardo la filmava dall'interno per la TV di stato.
L'ARTE MAIA nacque lì dentro, tra avanzi di tutto, e ci siamo divertiti come matti.
L'ultimo giorno di vita del KOAN ci veniva da piangere, volevamo occuparlo, farne un centro di smistamento artistico del rifiuto, ma il fato non volle ed il sogno svanì, ma non la legge a cui, con amore, ci votammo per l'avvenire.
Scrive giancarlo pacella:
”...mi sol la zzo
non come voi
negli insani narcisi gesti
ma mi sol la zzo
nel letame...”
A quante immagini si collega il concetto di rifiuto...avanzo di galera, di cibo, foss'anche la frittata fatta con gli spaghetti di ieri sera. Le idee rifiutate. Il corpo stesso rifiuta offrendo piccoli segreti che rivelandosi cadono ed ingrassano la vita.
Scrive panfilo cansanelli:
“Andando di corpo
viscere si vuotano.
Cade il rifiuto;
la terra disposta
accoglie la cacca:
abile arte del corpo.”
La morte stessa, oggi, permette a chi vuole, di cambiare il contesto ad un organo, ed è subito vita, nuova, che continua.
Le cattive società, si sa, sfornano rei.
Perchè non consideriamo il desiderio delirante di ricominciare daccapo?
Portiamo l'amore nelle umanità ammalate e nelle prigioni, sottoforma di arte, di bellezza, di sesso, come premio per chi lo merita. Sono sicuro che il reo rifiutato dall'umanità e messo sottochiave può così ambire alla possibilità di sentirsi ed essere diverso. Solo l'educazione ad una nuova sensibilità permetterà ad una società di progredire.
MAIA è anche questo.
Ma torniamo agli artisti ed alla bellezza...
Come dice il buon Maurizio Cattelan, il mercato sta crollando e torneremo a scrivere manifesti. Dunque le idee esplodono ancora dietro le quinte di questo dissacrato mercato mentale? Al di la di questo indegno spettacolo tirato su da taluni? Il teatro, epilettico, sta per scoppiare! L'infezione rilascerà materia, pus, ARTE MAIA antelitteram, microbio dell'eccesso! Ricominceremo da lì.
Sarà l'Arte stessa a ricondursi agli artisti ed alla vita di essi. I tempi sono maturi e noi ci saremo.
30 anni fa scrivemmo un manifesto, ora lo stiamo raccontando, tra chiacchiere teatrate, quadri e sculture. Se avete la bontà di seguirmi cercherò di sorprendervi e divertirvi. Intanto giriamo i quadri, e lasciamoci cullare dal suono, immondezza sovrana che viaggia nell'aere. Il silicio ce ne permette il recupero ed il riuso...e fu la musica!
“Il rifiuto modifica, la mia anatomia modifica il rifiuto...”
Quando quasi trent'anni fa, da pittore, cominciai ad interessarmi di immondezza, fu il colore rosso pompei di una pozza di vomito sulla strada a catturare il mio sguardo e fulminato da quella rivelazione seguii quel canto, come il viaggio di un ruscello per arrivare al mare, attraverso la rivoltante bellezza di ciambelle di escremento, carcasse di animali, scarpe ammuffite, vecchi misirizzi, vestiti o utensili ormai inservibili abbandonati lungo le strade o nei cimiteri del consumo, in quei tempi non ancora traboccanti del disastro che oggi mostrano in tutta la loro tragica e violenta evidenza. Mi aggiravo, con Francesco Cascioli, fra i cassonetti di Roma, per commuoverci alla triste poesia di oggetti sfiniti da una morte annunciata, al quale era nostra intenzione dare nuova vita, la dignità di una nuova destinazione d'uso. Fu così che la teoria delle nostre idee si materializzò nel progetto MAIA (Manipolazione Artistica dell'Immondezza Astratta). Da Artisti, il nostro slancio era tutto per quella lirica bellezza, non per l'ecologia, anche se in minima parte contribuivamo direttamente a ridurre la quantità di rifiuti dagli scarichi. Poi, per un periodo, esercitai il mestiere di netturbino e fu lì che il mio godimento toccò l'apoteosi poichè fui nominato responsabile dello spazio adibito ad immondezzaio, praticamente la chiave della cassaforte dov'era conservato tutto quel bendiddio. Cominciò cosi la fortuna della mia discarica privata e la fase creativa di ciò che oggi, in parte, mi definisce al meglio come pittore.
Tuttora il mio interesse è puramente iconografico e prescinde assolutamente da ogni coinvolgimento in cause ambientalistiche tant'è vero che anni fa mi dissociai da un articolo su di un quotidiano, che mi riguardava, dove il redattore definendomi pittore ecologista sottometteva a questa cagione la mia esperienza narrativa. Non mi infastidiva essere qualificato un cittadino attento ai problemi della società, anzi, ma restringere l'avvenimento solo ed unicamente a quell'obiettivo, di fatto, designificava il mio lavoro che partiva da tutt'altre considerazioni.
Io mi occupo di bellezza, di poesia cercata o trovata dove non appare e se l'attuale, incresciosa condizione ambientale mi sensibilizza, oltre misura, a ridurre sprechi e indifferenziazioni di rifiuti, da Artista non posso che essere pago soltanto del sublime delirio che questa emergenza ci rimanda. Adoro errare fra le immondizie, curiosarvi dentro, raccogliere ciò che più mi provoca moti dell'anima, regalarmi un giocattolo che non ho potuto possedere da bambino o pascermi dell'odore di una bistecca rifiutata da chi può mangiarne troppe. E' come redigere un diario da vecchio hobo che salta sui treni, da clochard iniziato, poi mancato, ma sempre sensibile al fascino della strada e delle storie che essa ci narra.
La qualità del rifiuto è l'esatta misura del tipo di società che lo produce, un paese ricco e poco popolato offre resti in ottimo stato, con i quali, volendo, si può arredare casa, rimpinguare una biblioteca, vestirsi da cima a fondo o aprire uno chicchissimo negozio di rigattiere. Un paese povero e sovrappopolato, invece, regala solo ciò che e' ormai inservibile poichè la necessità di sopravvivere dei meno abbienti determina preventivamente l'attività di riciclaggio per cui accanto alla indicibile, estrema bellezza dei rifiuti pressati e stoccati nelle discariche in forma di piccoli grattacieli non restano che il rischio di epidemie e l'immagine del malessere.
La Transgenetica del rifiuto è il gioco preferito degli oggetti abbandonati, morti o presunti tali, trovati e amorevolmente cullati fin quando il loro canto muto diventa urlo e il rapporto che nel tempo si stabilisce tra essi e l'Artista è ciò a cui quest'ultimo unicamente si appoggia...ed è allora che il pittore sorride.
L'irreale, magico balletto di siringhe colorate su un brandello di pavimento color cenere o un topo, morto tra un foglio di polistirolo ed una camicia strappata, abbandonato alla poesia di una riga gialla stradale che occhieggia tra una mummia di gatto e uno spazzolino lavabottiglie è...MAIA, nient'altro che Manipolazione Artistica d'Immondezza Astratta.
.
alfredo santella
Ringrazio coloro che mi hanno sostenuto ed anche chi non l'ha fatto. Un grazie particolare a Emidio Di Benedetto, maestro d'arte fabbrile, panfilo cansanelli, poeta...
Cenni biografici dell'artista:
Alfredo Santella nasce a Sulmona (AQ) patria del grande poeta latino Ovidio. Nipote di un orafo, suo omonimo, anche egli lavora per dieci anni nell’azienda di famiglia come ultimo scalpitante sigillo di una lunga stirpe. Si dedica alla pittura interrompendo gli studi di medicina. Dopo vita e studi irregolari in Roma, L'Aquila e Parigi, numerosi viaggi lo portano attraverso Europa, Balcani, Nordafrica, Turchia, India, Sudamerica, Svizzera, U.S.A.
Su consiglio del Prof. Giulio Carlo Argan, nel ‘91 si iscrive all’Accademia di S. Giacomo a Roma e frequenta il corso di pittura del Prof. Luigi Massimo Bruno. In seguito, si stabilisce a Calcata (VT), roccaforte medievale in terra etrusca nei dintorni di Roma, dove risiede una notevole comunità d'artisti e viaggiatori di tutto il mondo. Dal ‘96 al 2001 risiede in Oaxaca, Sud del Messico, vibrante ed importante incrocio tra antichi mondi e moderne prospettive. A tutt’oggi continua ad esprimere il suo linguaggio spaziando dalle tecniche pittoriche, al riciclo artistico di rifiuti, ed alla grafica tradizionale e virtuale. In questi ultimi anni il suo interesse viaggia anche attraverso il mondo dei suoni e della loro interazione con le immagini, e le musiche per circostanze da lui composte nell’ ambito del Flarry Meta Project sono in costante relazione con il suo essere pittore.
Il video “Oltre il colore: appunti di un viaggiatore”, girato nel suo atelier fra i monti d’Abruzzo nel 2004 dal regista RAI Claudio Del Signore, testimonia i momenti più caratteristici del lavoro creativo e del suo essere artista anche attraverso gli interventi sonori tratti da “Looking Music” del 2003, sempre a cura dell’artista.
E’ del 2007 il romanzo‚”La meta comune”‚ di prossima pubblicazione, che segna il suo esordio nella narrativa.
Attualmente vive e lavora tra Roma e Torre dei Nolfi (AQ).
22
febbraio 2009
Alfredo Santella – Arte M.A.I.A. manipolazioni artistiche d’immondizia astratta
Dal 22 febbraio al 14 marzo 2009
arte contemporanea
performance - happening
performance - happening
Location
GALLERIA TE FENUA
Roma, Piazza Umberto I, 4, (Roma)
Roma, Piazza Umberto I, 4, (Roma)
Orario di apertura
mart. merc. giov. ore: 10-13 / 16-19
ven. sab. dom. ore: 16-19
lunedì chiuso
Vernissage
22 Febbraio 2009, dalle ore 17:00 alle ore 20:00
Autore