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Alice Channer – Worms
Quartz Studio è lieto di presentare Worms, la prima personale italiana dell’artista inglese Alice Channer (Oxford, GB, 1977) con un testo critico di Eva Brioschi. Il titolo della mostra “Worms” – dichiara l’artista – è quello di una delle sculture in mostra.
Comunicato stampa
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Quartz Studio è lieto di presentare Worms, la prima personale italiana dell’artista inglese Alice Channer (Oxford, GB, 1977) con un testo critico di Eva Brioschi. Il titolo della mostra “Worms” – dichiara l’artista – è quello di una delle sculture. L’ho intitolata come gli importantissimi animaletti che vivono sottoterra, il cui lavoro di rado viene riconosciuto dalle catene produttive dei vertebrati. Molti dei materiali e delle forme provengono dal suolo (sassi, sabbia, fossili, metallo) e sono stati estratti in occasione della mostra. Le forze trainanti sono la gravità e l’antigravità, le dimensioni sono svariate, dall’enorme al minuscolo.
Non v’accorgete voi che noi siam vermi nati a formar l’angelica farfalla, che vola a la giustizia sanza schermi?» (Dante Alighieri, Purgatorio, X, 124-126)
Dante ci ammoniva sull’incertezza e transitorietà della vita umana terrena, usando i vermi come metafora di una condizione di metamorfosi, mentre quel che interessa Alice Channer, rispetto ai vermi che danno il titolo alla sua mostra, è la conformazione biologica di queste creature primordiali e la loro funzionalità. Essi incarnano la rappresentazione di un costruire, modificare, plasmare, processare continuo di un biosistema, proprio come l’artista fa nel suo studio e l’uomo nel suo ambiente. Singole unità di un sistema complesso, dove ogni elemento è concatenato e interdipendente. Insieme al concetto di unità e determinatezza Channer mette in questione anche quello di autorialità. Chi produce cosa? Tutto si muove in una costante e continua trasformazione, volontaria e involontaria, predeterminata e accidentale. Ogni oggetto, ogni forma è il prodotto di un lavoro a cui partecipano processi organici e industriali, mutazioni genetiche e stratificazioni temporali e spaziali. La superficie degli oggetti prodotti, dei tessuti lavorati, dei fossili riportati a nuova vita, è scabrosa - letteralmente - porta su di sé tracce di fratture, scalfitture, concrezioni, sedimenti, pieghe e graffi, proprio come l’epidermide umana.
Alice Channer definisce la propria un’arte processuale del XXI secolo, e in effetti il processo di creazione delle opere è parte sostanziale della sua pratica. Per questo motivo e per l’uso dei materiali l’artista sente di avere una connessione particolare con l’Arte Povera italiana, che dal mio punto di vista si palesa in un certo gusto alchemico e in un approccio aperto alla partecipazione del caso, unito alle forze fisiche che abitano la materia. Dalla roccia primordiale alle stampe digitali, attraverso tessuti industriali e fossili animali, il suo universo creativo si espande dalla dimensione ctonia a quella iperurania. Nelle email intercorse nella fase ideativa della mostra l’artista ha scritto a Francesca Referza, direttore di Quartz Studio: “After Brexit, it's more important than ever for me to get 'my' work out of this island and make it part of an international dialogue.” A discapito di quanto le recenti scelte politiche divisioniste, separatiste, neo-identitarie, neo-razziali, protezioniste, sovraniste, stanno affermando…no man is an island entire of itself; e questo è un fatto, una delle poche nostre certezze. Ci siamo accorti di quanto ogni singolo essere vivente sia parte di un equilibrio sempre precario, che ci rende tutti interdipendenti.
Dopo l’effetto farfalla, la teorizzazione dell’Antropocene, i Fridays for future, le politiche ambientali e le agende governative improntate a una revisione dell’impatto umano sul Pianeta, possiamo dire che quello di cui abbiamo davvero bisogno sia un cambio di visione. Una nuova visione del sistema mondo, in cui vermi e esseri umani dovrebbero avere lo stesso peso “politico” e la stessa dignità esistenziale. Gli ultimi anni ci hanno mostrato come le dimensioni non rispecchino l’importanza o l’efficacia di un organismo vivente nel fare il suo lavoro; nel bene e nel male. Un microscopico virus è riuscito a fermare il mondo; l’intero mondo civilizzato sconfitto da un soffio d’aria.
Abbiamo bisogno di cambiare i nostri parametri, aggiornare le nostre priorità, capire cosa vogliamo, assumere rischi nuovi. “Il 21esimo secolo necessita di oggetti che siano vulnerabili, incerti, altri, alieni.” Questa dichiarazione di Channer può essere uno dei punti di partenza.
Alice Channer (Oxford, UK, 1977) vive e lavora alla periferia di Londra. Immagina il suo lavoro come una sorta di Process Art del XXI secolo. Si serve della scultura per tendere, rallentare e accelerare i processi produttivi industriali e postindustriali. Le sue opere rendono infatti tali processi più visibili a lei e agli altri e rendono noi consapevoli della presenza di numerose incarnazioni e disincarnazioni. Usando materiali che vanno dai gusci di granchio e dall’acciaio inossidabile alla plastica ridotta in pellet e riciclata fino alla seta plissettata, Channer segue la scomparsa, la trasformazione e la possibile evoluzione di svariati corpi negli ambienti postindustriali. Negli ultimi vent’anni ha esposto i suoi lavori a livello nazionale e internazionale nelle seguenti istituzioni: Tate Britain, Londra, Regno Unito; Towner Gallery, Eastbourne, Regno Unito (2019); Museum Morsbroich, Germania; Whitechapel Gallery, Londra, Regno Unito; Kettles Yard, Cambridge, Regno Unito; La Panacée MoCo, Montpellier, Francia (2018); Aspen Art Museum, Colorado, USA e Kunsthaus Hamburg, Germania (2017); Museum Kurhaus Kleve, Germania; Whitworth Art Gallery, Manchester, Regno Unito (2016); Aïshti Foundation, Beirut, Libano; Public Art Fund, New York; Aspen Art Museum, Colorado, USA (2015); Fridericianum, Kassel; Kestnergesellschaft, Hannover, Germania, e Künstlerhaus Graz, Austria (2014); The Hepworth Wakefield, Yorkshire, Regno Unito; la 55esima Biennale di Venezia, Italia, e Kunstverein Freiburg, Germania (2013) e South London Gallery; Tate Britain, Regno Unito (2012).
Quartz Studio ringrazia l’artista, Alex Gray, le curatrici Eva Brioschi e Noam Segal. Un ringraziamento speciale alla Fonderia Artistica Campagner. La mostra resterà aperta dal 3 novembre 2021 al 7 gennaio 2022, su appuntamento.
Non v’accorgete voi che noi siam vermi nati a formar l’angelica farfalla, che vola a la giustizia sanza schermi?» (Dante Alighieri, Purgatorio, X, 124-126)
Dante ci ammoniva sull’incertezza e transitorietà della vita umana terrena, usando i vermi come metafora di una condizione di metamorfosi, mentre quel che interessa Alice Channer, rispetto ai vermi che danno il titolo alla sua mostra, è la conformazione biologica di queste creature primordiali e la loro funzionalità. Essi incarnano la rappresentazione di un costruire, modificare, plasmare, processare continuo di un biosistema, proprio come l’artista fa nel suo studio e l’uomo nel suo ambiente. Singole unità di un sistema complesso, dove ogni elemento è concatenato e interdipendente. Insieme al concetto di unità e determinatezza Channer mette in questione anche quello di autorialità. Chi produce cosa? Tutto si muove in una costante e continua trasformazione, volontaria e involontaria, predeterminata e accidentale. Ogni oggetto, ogni forma è il prodotto di un lavoro a cui partecipano processi organici e industriali, mutazioni genetiche e stratificazioni temporali e spaziali. La superficie degli oggetti prodotti, dei tessuti lavorati, dei fossili riportati a nuova vita, è scabrosa - letteralmente - porta su di sé tracce di fratture, scalfitture, concrezioni, sedimenti, pieghe e graffi, proprio come l’epidermide umana.
Alice Channer definisce la propria un’arte processuale del XXI secolo, e in effetti il processo di creazione delle opere è parte sostanziale della sua pratica. Per questo motivo e per l’uso dei materiali l’artista sente di avere una connessione particolare con l’Arte Povera italiana, che dal mio punto di vista si palesa in un certo gusto alchemico e in un approccio aperto alla partecipazione del caso, unito alle forze fisiche che abitano la materia. Dalla roccia primordiale alle stampe digitali, attraverso tessuti industriali e fossili animali, il suo universo creativo si espande dalla dimensione ctonia a quella iperurania. Nelle email intercorse nella fase ideativa della mostra l’artista ha scritto a Francesca Referza, direttore di Quartz Studio: “After Brexit, it's more important than ever for me to get 'my' work out of this island and make it part of an international dialogue.” A discapito di quanto le recenti scelte politiche divisioniste, separatiste, neo-identitarie, neo-razziali, protezioniste, sovraniste, stanno affermando…no man is an island entire of itself; e questo è un fatto, una delle poche nostre certezze. Ci siamo accorti di quanto ogni singolo essere vivente sia parte di un equilibrio sempre precario, che ci rende tutti interdipendenti.
Dopo l’effetto farfalla, la teorizzazione dell’Antropocene, i Fridays for future, le politiche ambientali e le agende governative improntate a una revisione dell’impatto umano sul Pianeta, possiamo dire che quello di cui abbiamo davvero bisogno sia un cambio di visione. Una nuova visione del sistema mondo, in cui vermi e esseri umani dovrebbero avere lo stesso peso “politico” e la stessa dignità esistenziale. Gli ultimi anni ci hanno mostrato come le dimensioni non rispecchino l’importanza o l’efficacia di un organismo vivente nel fare il suo lavoro; nel bene e nel male. Un microscopico virus è riuscito a fermare il mondo; l’intero mondo civilizzato sconfitto da un soffio d’aria.
Abbiamo bisogno di cambiare i nostri parametri, aggiornare le nostre priorità, capire cosa vogliamo, assumere rischi nuovi. “Il 21esimo secolo necessita di oggetti che siano vulnerabili, incerti, altri, alieni.” Questa dichiarazione di Channer può essere uno dei punti di partenza.
Alice Channer (Oxford, UK, 1977) vive e lavora alla periferia di Londra. Immagina il suo lavoro come una sorta di Process Art del XXI secolo. Si serve della scultura per tendere, rallentare e accelerare i processi produttivi industriali e postindustriali. Le sue opere rendono infatti tali processi più visibili a lei e agli altri e rendono noi consapevoli della presenza di numerose incarnazioni e disincarnazioni. Usando materiali che vanno dai gusci di granchio e dall’acciaio inossidabile alla plastica ridotta in pellet e riciclata fino alla seta plissettata, Channer segue la scomparsa, la trasformazione e la possibile evoluzione di svariati corpi negli ambienti postindustriali. Negli ultimi vent’anni ha esposto i suoi lavori a livello nazionale e internazionale nelle seguenti istituzioni: Tate Britain, Londra, Regno Unito; Towner Gallery, Eastbourne, Regno Unito (2019); Museum Morsbroich, Germania; Whitechapel Gallery, Londra, Regno Unito; Kettles Yard, Cambridge, Regno Unito; La Panacée MoCo, Montpellier, Francia (2018); Aspen Art Museum, Colorado, USA e Kunsthaus Hamburg, Germania (2017); Museum Kurhaus Kleve, Germania; Whitworth Art Gallery, Manchester, Regno Unito (2016); Aïshti Foundation, Beirut, Libano; Public Art Fund, New York; Aspen Art Museum, Colorado, USA (2015); Fridericianum, Kassel; Kestnergesellschaft, Hannover, Germania, e Künstlerhaus Graz, Austria (2014); The Hepworth Wakefield, Yorkshire, Regno Unito; la 55esima Biennale di Venezia, Italia, e Kunstverein Freiburg, Germania (2013) e South London Gallery; Tate Britain, Regno Unito (2012).
Quartz Studio ringrazia l’artista, Alex Gray, le curatrici Eva Brioschi e Noam Segal. Un ringraziamento speciale alla Fonderia Artistica Campagner. La mostra resterà aperta dal 3 novembre 2021 al 7 gennaio 2022, su appuntamento.
03
novembre 2021
Alice Channer – Worms
Dal 03 novembre 2021 al 07 gennaio 2022
arte contemporanea
Location
QUARTZ STUDIO
Torino, Via Giulia Di Barolo, 18d, (Torino)
Torino, Via Giulia Di Barolo, 18d, (Torino)
Orario di apertura
su appuntamento
Vernissage
3 Novembre 2021, h 15 - 21
Sito web
Autore
Curatore
Autore testo critico