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Alice Pedroletti – A mia figlia
Senza un vero motivo ho conservato il mio primo reggiseno.
Come un libretto di istruzioni.
Ciò che sono o dovrei essere.
Che dovremmo essere.
Poi ho chiamato mia mamma e le ho detto: “mi fotografi?”
Comunicato stampa
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Attraverso quest’opera, ancora una volta pensata e prodotta per e da la 2.18 Gallery, Alice “apre” la sua ricerca ad un tema artisticamente inesplorato, la femminilità.
Attraverso una fotografia in bianco e nero, che l’artista ha chiesto a sua madre di realizzare, Alice si interroga sulla possibilità (non necessariamente auto riferita) di una donna mai nata o mai divenuta tale. Alice si allarga ad un universo più ampio mettendo in relazione se stessa al mondo esterno, attraverso piccole imperfezioni, o costrizioni, di un corpo in contrasto al modello femminile contemporaneo. Una delicata e decisa critica, ma anche e soprattutto, una delicata e decisa affermazione della normalità di un corpo. Normalità che assume un significato ancora più forte proprio grazie alla posizione della galleria stessa.
Ho scelto mia madre come fotografa perché è la prima donna che ho conosciuto, perché è da lei che ho imparato a fotografare e perché è da lei che ho involontariamente assorbito un modello di femminilità nel quale sto cercando il mio. A lei mi mostro attraverso un oggetto che ha segnato la mia indipendenza da figlia a donna, senza finzione, con imperfezione. Mia madre è una madre, io sono una figlia, entrambe siamo donne. Questo è il punto di partenza, visto che molti dei miei lavori sono caratterizzati dallo studio di un vissuto privato o dagli archivi della mia famiglia. “A mia figlia” svela la parte più oggettiva del pensiero: senza un’identità precisa, senza il gioco di ruolo (ritrovabile solo nel titolo), senza costrizioni lascio la libertà di interpretare (e soprattutto di accettare) quello che una persona vedrà. Esattamente quello che farò io.
Chi è Alice Pedroletti
Sono nata e cresciuta a Milano dove tuttora vivo e lavoro come fotografa e artista.
Nel corso degli ultimi anni la mia ricerca artistica si è concentrata principalmente sul rapporto tra l'Uomo e l'Ambiente circostante.
Utilizzo fotografia, installazioni “mixed media”, video, scrittura e archiviazione.
Altri temi della mia ricerca artistica sono la Memoria, sia dei luoghi che collettiva (di piccole comunità), lo Spazio come Luogo, come estensione dei pensieri, ma anche come rappresentazione di un vuoto, di un non-significato, e il Tempo, che diventa un collante per tutti questi temi.
2.18 Gallery è un’idea di Tommaso Mei e di Andrea Belacchi. Nasce dalla necessità di esprimersi, confrontarsi, produrre e ospitare arte. Nasce dall’esigenza di rispondere alla domanda: quanto spazio serve per le idee?
2.18 è una galleria di arte contemporanea di 114x64 cm, che gioca sul concetto della trasformazione, inizia con il cambiamento dello spazio di una bacheca commerciale in uno spazio d’arte, fino a mutare l’utilizzo stesso del termine galleria, che, in questo caso, indica uno spazio insolito che impone la riduzione spaziale come campo d'azione su cui intervenire.
Attraverso una fotografia in bianco e nero, che l’artista ha chiesto a sua madre di realizzare, Alice si interroga sulla possibilità (non necessariamente auto riferita) di una donna mai nata o mai divenuta tale. Alice si allarga ad un universo più ampio mettendo in relazione se stessa al mondo esterno, attraverso piccole imperfezioni, o costrizioni, di un corpo in contrasto al modello femminile contemporaneo. Una delicata e decisa critica, ma anche e soprattutto, una delicata e decisa affermazione della normalità di un corpo. Normalità che assume un significato ancora più forte proprio grazie alla posizione della galleria stessa.
Ho scelto mia madre come fotografa perché è la prima donna che ho conosciuto, perché è da lei che ho imparato a fotografare e perché è da lei che ho involontariamente assorbito un modello di femminilità nel quale sto cercando il mio. A lei mi mostro attraverso un oggetto che ha segnato la mia indipendenza da figlia a donna, senza finzione, con imperfezione. Mia madre è una madre, io sono una figlia, entrambe siamo donne. Questo è il punto di partenza, visto che molti dei miei lavori sono caratterizzati dallo studio di un vissuto privato o dagli archivi della mia famiglia. “A mia figlia” svela la parte più oggettiva del pensiero: senza un’identità precisa, senza il gioco di ruolo (ritrovabile solo nel titolo), senza costrizioni lascio la libertà di interpretare (e soprattutto di accettare) quello che una persona vedrà. Esattamente quello che farò io.
Chi è Alice Pedroletti
Sono nata e cresciuta a Milano dove tuttora vivo e lavoro come fotografa e artista.
Nel corso degli ultimi anni la mia ricerca artistica si è concentrata principalmente sul rapporto tra l'Uomo e l'Ambiente circostante.
Utilizzo fotografia, installazioni “mixed media”, video, scrittura e archiviazione.
Altri temi della mia ricerca artistica sono la Memoria, sia dei luoghi che collettiva (di piccole comunità), lo Spazio come Luogo, come estensione dei pensieri, ma anche come rappresentazione di un vuoto, di un non-significato, e il Tempo, che diventa un collante per tutti questi temi.
2.18 Gallery è un’idea di Tommaso Mei e di Andrea Belacchi. Nasce dalla necessità di esprimersi, confrontarsi, produrre e ospitare arte. Nasce dall’esigenza di rispondere alla domanda: quanto spazio serve per le idee?
2.18 è una galleria di arte contemporanea di 114x64 cm, che gioca sul concetto della trasformazione, inizia con il cambiamento dello spazio di una bacheca commerciale in uno spazio d’arte, fino a mutare l’utilizzo stesso del termine galleria, che, in questo caso, indica uno spazio insolito che impone la riduzione spaziale come campo d'azione su cui intervenire.
13
giugno 2013
Alice Pedroletti – A mia figlia
Dal 13 giugno al 31 luglio 2013
fotografia
Location
2.18 GALLERY
Fano, Corso Giacomo Matteotti, 170, (Pesaro E Urbino)
Fano, Corso Giacomo Matteotti, 170, (Pesaro E Urbino)
Orario di apertura
24/7
Vernissage
13 Giugno 2013, ore 19.00
Autore
Curatore