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Alighiero Boetti
La mostra espone più di trenta opere, datate dalla fine degli anni Sessanta alla fine degli anni Ottanta, e il film “Niente da vedere, niente da nascondere”, regia di Emidio Greco, che rappresenta un catalogo visivo delle opere del primo Boetti, spiegate dalla voce stessa dell’artista. A completare il ritratto di un artista tra i più importanti dell’arte concettuale del secondo Novecento, le fotografie ed i ritratti a lui dedicati da parte di Paolo Mussat Sartor, un testimone dell’arte italiana che a partire dagli anni Sessanta ha frequentato, fotografato ed esposto con gli artisti dell’Arte Povera.
Comunicato stampa
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S'inaugura domenica 2 agosto 2009 alle ore 21,15 la mostra personale di Alighiero Boetti. Organizzata dall'Ex Chiesa Anglicana di Alassio per conto dell'Assessorato alla Cultura della Città di Alassio, la mostra espone più di trenta opere, datate dalla fine degli anni Sessanta alla fine degli anni Ottanta, e il film “Niente da vedere, niente da nascondere”, regia di Emidio Greco, che rappresenta un catalogo visivo delle opere del primo Boetti, spiegate dalla voce stessa dell'artista. A completare il ritratto di un artista tra i più importanti dell'arte concettuale del secondo Novecento, le fotografie ed i ritratti a lui dedicati da parte di Paolo Mussat Sartor, un testimone dell'arte italiana che a partire dagli anni Sessanta ha frequentato, fotografato ed esposto con gli artisti dell'Arte Povera. Le sue immagini di Boetti sono tra le opere più conosciute. Come quella celebre in cui Alighiero e Boetti (come lo stesso artista si firma a partire dal 1972 per indicare uno sdoppiamento con il quale l'artista e l'uomo, il viaggiatore e il pensatore, si sono misurati per tutta la vita) suona un mandolino con due tastiere.
“Nella sua carriera d'artista – spiega Monica Zioni, Assessore alla Cultura e al Turismo di Alassio – Alighiero Boetti è stato invitato per ben sei volte alla Biennale di Venezia. Già questo potrebbe rendere l'idea della grandezza dell'artista torinese che nella propria carriera, vicina e lontana alle fortune dell'Arte Povera, ha esposto nelle mostre più prestigiose del proprio tempo. Alassio ha voluto dedicargli una mostra personale volta a raccontare alcuni aspetti del lavoro di un artista brillante, ammirato dai colleghi e punto di riferimento delle generazioni di artisti più giovani. Per questo, desidero ringraziare i prestatori delle opere e la Fondazione Alighiero Boetti”.
“Boetti – spiega Nicola Davide Angerame, curatore della mostra e del catalogo - ha lasciato presto il solco dell'Arte Povera torinese a cui apparteneva negli ultimi anni Sessanta, scegliendo Roma come base di partenza verso l'amato Afghanistan. Una scelta dovuta all'attrazione esercitata da una cultura antica, primitiva e raffinata, capace di vedere nell'immagine, qualsiasi immagine, un prodigio. Anche Boetti aveva questa sensibilità. Allontanatosi dalla tridimensionalità dei poveristi, la sua via si raffina negli anni Settanta andando verso un “concettualismo popolare” la cui cifra stilistica è racchiusa nei celebri arazzini: frasi ricamate da donne afgane le cui lettere sono disposte dentro quadrati. In queste frasi, come la mostra vuole sottolineare, c'è buona parte del Boetti concettuale e popolare. Si tratta infatti di detti, più spesso di giochi di parole o accostamenti che sono cari all'artista e che raccolgono un significato quasi sapienziale. Sono parole non da leggere ma da “contemplare” per riconoscere quanto per Boetti diventa essenziale lungo tutto il corso della propria opera e di tutte la sue opere: ordine e disordine, necessità e caso sono i due volti di una stessa medaglia. La vita, la natura e tutto quanto concerne l'uomo è un apparente caos fino a che non se ne conosce il codice di accesso, la chiave di volta capace di rendere tutto comprensibile come se fosse determinato da un regola universale. La linguistica, la matematica, la scienza, la storia o la geografia diventano per Boetti discipline equivalenti, in un momento storico in cui la cultura scientifica e quella umanistica tendono ciascuna ad impartire confini netti per distinguersi al limite dell'antagonismo più esacerbato. Da qui il fascino che su di lui hanno esercitato i numeri e le lettere. In questa mostra, gli arazzi diventano la guida privilegiata per conoscere l'arte concettuale e popolare di Boetti, capace di offrirsi come esoterica ed evocativa, ma allo stesso tempo anche vicina al gusto delle persone, grazie ai colori e al messo popolare del ricamo usato in chiave poetica. Boetti, malgrado la moda del tempo, non è stato un artista performativo, ma ha utilizzato spesso la fotografia, e in particolar modo l'autoritratto, come forma d'arte. La mostra espone alcune immagini storiche in cui l'artista esprime la propria passione intellettuale per il viaggio inteso come scoperta interiore e della conoscenza come viaggio nel mondo e nella storia”.
Biografia di Alighiero Boetti ( 1940-1994)
Alighiero Boetti è stato sei volte presente alla Biennale di Venezia, con sala personale premiata nell’edizione del 1990 e un omaggio postumo nel 2001. Ha esposto nelle mostre più prestigiose e emblematiche della sua generazione, da ‘When attitudes become form’ (1969 ) a ‘Contemporanea’ (Roma, 1973), da ‘Identité italienne’ (Parigi, 1981) a ‘The italian metamorphosis 1943-1968’ (Guggenheim Museum New York, 1994). La sua opera nonché le sue scelte in quanto artista hanno fortemente influenzato la generazione successiva e molti giovani del nuovo millennio, in Italia e nel mondo.
Nasce a Torino dove esordisce nell’ambito dell’Arte Povera a gennaio del 1967. Nel 1972 si trasferisce a Roma. Già l’anno precedente ha scoperto l’Afghanistan e avviato il lavoro artistico che affida alle ricamatrici afghane, tra cui le Mappe, planisferi colorati che egli riproporrà lungo gli anni come registro dei mutamenti politici del mondo.
Artista concettuale, versatile e caleidoscopico, produce una grande varietà di tipologie di opere e per alcune delega l’esecuzione manuale ad altri, ma sempre secondo regole del gioco ben precise da lui dettate.
“Nella sua carriera d'artista – spiega Monica Zioni, Assessore alla Cultura e al Turismo di Alassio – Alighiero Boetti è stato invitato per ben sei volte alla Biennale di Venezia. Già questo potrebbe rendere l'idea della grandezza dell'artista torinese che nella propria carriera, vicina e lontana alle fortune dell'Arte Povera, ha esposto nelle mostre più prestigiose del proprio tempo. Alassio ha voluto dedicargli una mostra personale volta a raccontare alcuni aspetti del lavoro di un artista brillante, ammirato dai colleghi e punto di riferimento delle generazioni di artisti più giovani. Per questo, desidero ringraziare i prestatori delle opere e la Fondazione Alighiero Boetti”.
“Boetti – spiega Nicola Davide Angerame, curatore della mostra e del catalogo - ha lasciato presto il solco dell'Arte Povera torinese a cui apparteneva negli ultimi anni Sessanta, scegliendo Roma come base di partenza verso l'amato Afghanistan. Una scelta dovuta all'attrazione esercitata da una cultura antica, primitiva e raffinata, capace di vedere nell'immagine, qualsiasi immagine, un prodigio. Anche Boetti aveva questa sensibilità. Allontanatosi dalla tridimensionalità dei poveristi, la sua via si raffina negli anni Settanta andando verso un “concettualismo popolare” la cui cifra stilistica è racchiusa nei celebri arazzini: frasi ricamate da donne afgane le cui lettere sono disposte dentro quadrati. In queste frasi, come la mostra vuole sottolineare, c'è buona parte del Boetti concettuale e popolare. Si tratta infatti di detti, più spesso di giochi di parole o accostamenti che sono cari all'artista e che raccolgono un significato quasi sapienziale. Sono parole non da leggere ma da “contemplare” per riconoscere quanto per Boetti diventa essenziale lungo tutto il corso della propria opera e di tutte la sue opere: ordine e disordine, necessità e caso sono i due volti di una stessa medaglia. La vita, la natura e tutto quanto concerne l'uomo è un apparente caos fino a che non se ne conosce il codice di accesso, la chiave di volta capace di rendere tutto comprensibile come se fosse determinato da un regola universale. La linguistica, la matematica, la scienza, la storia o la geografia diventano per Boetti discipline equivalenti, in un momento storico in cui la cultura scientifica e quella umanistica tendono ciascuna ad impartire confini netti per distinguersi al limite dell'antagonismo più esacerbato. Da qui il fascino che su di lui hanno esercitato i numeri e le lettere. In questa mostra, gli arazzi diventano la guida privilegiata per conoscere l'arte concettuale e popolare di Boetti, capace di offrirsi come esoterica ed evocativa, ma allo stesso tempo anche vicina al gusto delle persone, grazie ai colori e al messo popolare del ricamo usato in chiave poetica. Boetti, malgrado la moda del tempo, non è stato un artista performativo, ma ha utilizzato spesso la fotografia, e in particolar modo l'autoritratto, come forma d'arte. La mostra espone alcune immagini storiche in cui l'artista esprime la propria passione intellettuale per il viaggio inteso come scoperta interiore e della conoscenza come viaggio nel mondo e nella storia”.
Biografia di Alighiero Boetti ( 1940-1994)
Alighiero Boetti è stato sei volte presente alla Biennale di Venezia, con sala personale premiata nell’edizione del 1990 e un omaggio postumo nel 2001. Ha esposto nelle mostre più prestigiose e emblematiche della sua generazione, da ‘When attitudes become form’ (1969 ) a ‘Contemporanea’ (Roma, 1973), da ‘Identité italienne’ (Parigi, 1981) a ‘The italian metamorphosis 1943-1968’ (Guggenheim Museum New York, 1994). La sua opera nonché le sue scelte in quanto artista hanno fortemente influenzato la generazione successiva e molti giovani del nuovo millennio, in Italia e nel mondo.
Nasce a Torino dove esordisce nell’ambito dell’Arte Povera a gennaio del 1967. Nel 1972 si trasferisce a Roma. Già l’anno precedente ha scoperto l’Afghanistan e avviato il lavoro artistico che affida alle ricamatrici afghane, tra cui le Mappe, planisferi colorati che egli riproporrà lungo gli anni come registro dei mutamenti politici del mondo.
Artista concettuale, versatile e caleidoscopico, produce una grande varietà di tipologie di opere e per alcune delega l’esecuzione manuale ad altri, ma sempre secondo regole del gioco ben precise da lui dettate.
02
agosto 2009
Alighiero Boetti
Dal 02 al 30 agosto 2009
arte contemporanea
Location
EX CHIESA ANGLICANA
Alassio, Via Adelasia, 10, (Savona)
Alassio, Via Adelasia, 10, (Savona)
Orario di apertura
da giovedì a domenica ore 15 - 19
Vernissage
2 Agosto 2009, ore 21,15
Autore
Curatore