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Aliki – Zafferano o spezie
L’installazione di Aliki si colloca su strade di ricerca percorse dall’arte contemporanea, basandosi su elementi specifici della sua sensibilità e cifra stilistica: Aliki inventa la qualità avvolgente dell’installazione attraverso il buio, la luce, l’odore, il sapore e il colore
Comunicato stampa
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"Giallo zafferano" implica già in sé una percezione sinestetica: alle spezie di solito si associa un odore, o un sapore, prima che un colore, ma Aliki procede, come le è consueto, evitando l’approccio più scontato, mescolando le carte, ritornando al tempo in cui i colori erano legati a elementi vegetali o minerali. La cultura da cui proviene è un mélange ormai indistinguibile di elementi, dove oriente e occidente si intrecciano fittamente. Padre greco, madre russa, cresciuta in Iran, educata alle scuole francesi e inglesi, trasferitasi a Londra, Parigi, New York e infine approdata a Verona, Aliki respira i colori e tocca i sapori, gioca con le energie degli elementi naturali e della percezione, visiva, tattile, sonora, in un approccio solare all’invenzione artistica e alla creatività. La sua via passa attraverso la pittura, ma il dipinto sembra andarle stretto. I colori con cui sceglie di lavorare guidano le sue composizioni, ma già da tempo Aliki sentiva la necessità di far "respirare" le sue tele con leggere estensioni di carta giapponese. Come simboliche ali o petali delicati questi inserti stavano già a suggerire l’idea di un fiore che si sta dischiudendo offrendo la sua carica cromatica alla vita.
Il passo sembra, a posteriori, quasi obbligato: le spezie aggiungono l’elemento olfattivo mancante. In questa serie di dipinti anzi le spezie sono diventate il punto di partenza della pittura luminosa ed espansiva di Aliki, ognuna scelta per il potenziale emotivo che la tradizione orientale le attribuisce, dal pepe, nella varietà nera, verde, rossa e bianca, allo zafferano, al cardamomo, al cumino. Ma dove la creatività di Aliki raggiunge il suo compimento è negli oggetti che sono nati lungo questa via. Il fiore potenzialmente contenuto nei dipinti si è fatto oggetto tridimensionale, invenzione in resine colorate in cui la luce entra come elemento funzionale, ma anche simbolico, mentre i profumi e i colori delle spezie ne sono componenti primarie. Questi oggetti possono entrare nelle case come elemento d’arredo, ma anche puramente come opera in sé, come semplice e "inutile" ventata di creatività e di emozione. In questa occasione i fiori-luci-profumi di Aliki sono stati sistemati in un’installazione che ne esalta la qualità sinestetica. Una qualità che ha radici antiche e che nel corso nel XX secolo ha cercato punti di contatto soprattutto tra il suono e il colore, creando ponti invisibili tra tatto, vista e udito, da Laszlo Moholy Nagy a Luigi Veronesi, da Vassilij Kandinskij a Arnold Schönberg, da Marcel Duchamp a Bruno Munari. Non a caso una delle installazioni di Aliki è stata acquisita dalla Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Forti di Verona per essere inserita all’interno di un percorso didattico sull’arte contemporanea.
Più recentemente la tendenza degli artisti a cercare una via di coinvolgimento dei sensi in maniera avvolgente si è fatta sempre più insistente. Risale al 1987 l’installazione di James Turrell, riproposta nel 2001 al palazzo della Gran Guardia di Verona (La percezione dello spazio. Arte Minimal dalla collezione Panza di New York, a cura di G. Cortenova e G. Panza di Biumo), dove lo spettatore è costretto a perdersi nel buio per ritrovare poi a stento la qualità della percezione, dalla vista fino al tatto, destinata a sorprenderlo mentre si trova a essere ingannato sulla misura dello spazio e sull’entità della materia che lo avvolge. Più in sintonia con l’idea di Aliki era la stanza alle Corderie dell’Arsenale riempita da Ernesto Neto, in occasione della Biennale di Venezia del 2001, con quelle inquietanti sacche trasparenti pendenti dal soffitto, riempite fin quasi a scoppiare di spezie che colpivano con l’intensità del loro odore fisicamente percepibile in quelle specie di funghi rovesciati a testa in giù. Un’installazione che per la sua forza evocativa è stata scelta anche dalla compagnia di danza di Merce Cunningham come scenografia destinata a esaltare il linguaggio del corpo e dei suoni.
L’installazione di Aliki si colloca dunque su strade di ricerca percorse dall’arte contemporanea, basandosi su elementi specifici della sua sensibilità e cifra stilistica: Aliki inventa la qualità avvolgente dell’installazione attraverso il buio, la luce, l’odore, il sapore e il colore, con leggerezza, con spirito ludico ed allusivo. Quella camera oscura è di segno chiaramente femminile, anche pensando ad una lettura simbolica a cui non si può sfuggire. Chi varca la soglia si trova immerso in un piccolo paradiso dei sensi dove è possibile straniarsi e poi lasciarsi stupire dalle cose più semplici.
Camilla Bertoni, maggio 2005
Il passo sembra, a posteriori, quasi obbligato: le spezie aggiungono l’elemento olfattivo mancante. In questa serie di dipinti anzi le spezie sono diventate il punto di partenza della pittura luminosa ed espansiva di Aliki, ognuna scelta per il potenziale emotivo che la tradizione orientale le attribuisce, dal pepe, nella varietà nera, verde, rossa e bianca, allo zafferano, al cardamomo, al cumino. Ma dove la creatività di Aliki raggiunge il suo compimento è negli oggetti che sono nati lungo questa via. Il fiore potenzialmente contenuto nei dipinti si è fatto oggetto tridimensionale, invenzione in resine colorate in cui la luce entra come elemento funzionale, ma anche simbolico, mentre i profumi e i colori delle spezie ne sono componenti primarie. Questi oggetti possono entrare nelle case come elemento d’arredo, ma anche puramente come opera in sé, come semplice e "inutile" ventata di creatività e di emozione. In questa occasione i fiori-luci-profumi di Aliki sono stati sistemati in un’installazione che ne esalta la qualità sinestetica. Una qualità che ha radici antiche e che nel corso nel XX secolo ha cercato punti di contatto soprattutto tra il suono e il colore, creando ponti invisibili tra tatto, vista e udito, da Laszlo Moholy Nagy a Luigi Veronesi, da Vassilij Kandinskij a Arnold Schönberg, da Marcel Duchamp a Bruno Munari. Non a caso una delle installazioni di Aliki è stata acquisita dalla Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Forti di Verona per essere inserita all’interno di un percorso didattico sull’arte contemporanea.
Più recentemente la tendenza degli artisti a cercare una via di coinvolgimento dei sensi in maniera avvolgente si è fatta sempre più insistente. Risale al 1987 l’installazione di James Turrell, riproposta nel 2001 al palazzo della Gran Guardia di Verona (La percezione dello spazio. Arte Minimal dalla collezione Panza di New York, a cura di G. Cortenova e G. Panza di Biumo), dove lo spettatore è costretto a perdersi nel buio per ritrovare poi a stento la qualità della percezione, dalla vista fino al tatto, destinata a sorprenderlo mentre si trova a essere ingannato sulla misura dello spazio e sull’entità della materia che lo avvolge. Più in sintonia con l’idea di Aliki era la stanza alle Corderie dell’Arsenale riempita da Ernesto Neto, in occasione della Biennale di Venezia del 2001, con quelle inquietanti sacche trasparenti pendenti dal soffitto, riempite fin quasi a scoppiare di spezie che colpivano con l’intensità del loro odore fisicamente percepibile in quelle specie di funghi rovesciati a testa in giù. Un’installazione che per la sua forza evocativa è stata scelta anche dalla compagnia di danza di Merce Cunningham come scenografia destinata a esaltare il linguaggio del corpo e dei suoni.
L’installazione di Aliki si colloca dunque su strade di ricerca percorse dall’arte contemporanea, basandosi su elementi specifici della sua sensibilità e cifra stilistica: Aliki inventa la qualità avvolgente dell’installazione attraverso il buio, la luce, l’odore, il sapore e il colore, con leggerezza, con spirito ludico ed allusivo. Quella camera oscura è di segno chiaramente femminile, anche pensando ad una lettura simbolica a cui non si può sfuggire. Chi varca la soglia si trova immerso in un piccolo paradiso dei sensi dove è possibile straniarsi e poi lasciarsi stupire dalle cose più semplici.
Camilla Bertoni, maggio 2005
28
maggio 2005
Aliki – Zafferano o spezie
Dal 28 maggio al 31 luglio 2005
arte contemporanea
Location
GALLERIA MYCOLLECTION
Verona, Via Sottoriva, 12, (Verona)
Verona, Via Sottoriva, 12, (Verona)
Orario di apertura
da martedì a sabato 10-13 e 16-20
Vernissage
28 Maggio 2005, ore 18,30
Autore