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Alle nove della sera
centinaia di paesi e borgate ridotte a cumuli di macerie il 6 maggio 1976
Comunicato stampa
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La mostra, promossa dalla Regione Friuli Venezia Giulia, dalla Provincia di Pordenone e dal Comune di Sequals, è curata da Gianfranco Ellero è divisa per sezioni corrispondenti nel catalogo ad altrettanti capitoli.
Le fotografie iniziali di Ilo Battigelli, volutamente non didascalizzate, acquistano un valore simbolico perché rappresentano la disperante fisionomia di centinaia di paesi e borgate ridotte a cumuli di macerie il 6 maggio 1976. La sequenza si conclude con immagini delle tendopoli, primo segnale di resistenza all’avversità e di rinascita.
Si passa poi allo straordinario réportage di Riccardo Viola, inviato dalla Società Filologica Friulana a documentare le ferite, talvolta mortali, inferte dal terremoto al patrimonio artistico e storico. Alcune delle sue fotografie, come la Madonna incolume fra le macerie a Colloredo di Monte Albano e il San Giuseppe che, nel disastro di Osoppo, sembra aver salvato il Frut, sono diventate icone della nostra tragedia.
Segue una sequenza di pagine, di solito prime, fornite dai quotidiani “Il Gazzettino” e “Messaggero Veneto” e dai settimanali diocesani “La Vita Cattolica” di Udine e “Il Popolo” di Pordenone, ma abbiamo voluto riservare un omaggio anche a “Il Giornale” di Indro Montanelli, protagonista di una memorabile sottoscrizione fra i lettori, distribuita poi ai Comuni di Vito d’Asio, Tarcento e Montenars, e al “Corriere del Friuli”, sul quale si legge il Manifesto sulla ricostruzione firmato da un gruppo di intellettuali il 12 maggio 1976.
Si arriva poi alla sezione dedicata ai tre centri abitati del Comune di Sequals, apparentemente poco danneggiati, ma di fatto trasformati in fantasmi di pietre instabili, risorti a nuova vita per effetto di numerosi abbattimenti e ricostruzioni. Le fotografie delle vecchie case abbattute furono eseguite con criterio rigorosamente documentale da De Giorgi; quelle di oggi da Giuliano Borghesan.
Segue una sequenza di immagini colte nel sole del mattino del 7 maggio a Colle d’Arba da Giuliano Borghesan, e più tardi, dallo stesso fotografo, a Spilimbergo, una città miracolata, che potè salvare, grazie ad arditi ponteggi, anche il suo Duomo.
La ricostruzione, infine, è documentata da Gabriele Basilico e Franco Fontana, che con i loro inconfondibili stili dimostrano come fosse inevitabile la perdita dell’aura storica anche là dove si è proceduto ai rifacimenti con rigore filologico. Ma con le loro immagini ci inviano anche un messaggio di speranza e di fiducia nelle possibilità positive della Storia che, in questo caso, grazie al popolo friulano, ha regalato al mondo una ricostruzione esemplare.
Il catalogo si conclude con una breve emerografia intitolata “La scoperta del Friuli”, la piccola antologia poetica “Coròts”, la bibliografia sul terremoto “Libri e fotolibri”, e due brevi note per la Cineteca del Friuli, che partecipa alla mostra con un video, e al Museo d’Arte della Medaglia, che ha concesso una decina di medaglie in esposizione, tratte dalla sua collezione di centoventi opere ispirate dal terremoto del Friuli a quarantacinque artisti di tutta l’Italia.
Alla mostra ha collaborato anche il CRAF che ha anche messo a disposizione parte delle fotografie esposte.
Le fotografie iniziali di Ilo Battigelli, volutamente non didascalizzate, acquistano un valore simbolico perché rappresentano la disperante fisionomia di centinaia di paesi e borgate ridotte a cumuli di macerie il 6 maggio 1976. La sequenza si conclude con immagini delle tendopoli, primo segnale di resistenza all’avversità e di rinascita.
Si passa poi allo straordinario réportage di Riccardo Viola, inviato dalla Società Filologica Friulana a documentare le ferite, talvolta mortali, inferte dal terremoto al patrimonio artistico e storico. Alcune delle sue fotografie, come la Madonna incolume fra le macerie a Colloredo di Monte Albano e il San Giuseppe che, nel disastro di Osoppo, sembra aver salvato il Frut, sono diventate icone della nostra tragedia.
Segue una sequenza di pagine, di solito prime, fornite dai quotidiani “Il Gazzettino” e “Messaggero Veneto” e dai settimanali diocesani “La Vita Cattolica” di Udine e “Il Popolo” di Pordenone, ma abbiamo voluto riservare un omaggio anche a “Il Giornale” di Indro Montanelli, protagonista di una memorabile sottoscrizione fra i lettori, distribuita poi ai Comuni di Vito d’Asio, Tarcento e Montenars, e al “Corriere del Friuli”, sul quale si legge il Manifesto sulla ricostruzione firmato da un gruppo di intellettuali il 12 maggio 1976.
Si arriva poi alla sezione dedicata ai tre centri abitati del Comune di Sequals, apparentemente poco danneggiati, ma di fatto trasformati in fantasmi di pietre instabili, risorti a nuova vita per effetto di numerosi abbattimenti e ricostruzioni. Le fotografie delle vecchie case abbattute furono eseguite con criterio rigorosamente documentale da De Giorgi; quelle di oggi da Giuliano Borghesan.
Segue una sequenza di immagini colte nel sole del mattino del 7 maggio a Colle d’Arba da Giuliano Borghesan, e più tardi, dallo stesso fotografo, a Spilimbergo, una città miracolata, che potè salvare, grazie ad arditi ponteggi, anche il suo Duomo.
La ricostruzione, infine, è documentata da Gabriele Basilico e Franco Fontana, che con i loro inconfondibili stili dimostrano come fosse inevitabile la perdita dell’aura storica anche là dove si è proceduto ai rifacimenti con rigore filologico. Ma con le loro immagini ci inviano anche un messaggio di speranza e di fiducia nelle possibilità positive della Storia che, in questo caso, grazie al popolo friulano, ha regalato al mondo una ricostruzione esemplare.
Il catalogo si conclude con una breve emerografia intitolata “La scoperta del Friuli”, la piccola antologia poetica “Coròts”, la bibliografia sul terremoto “Libri e fotolibri”, e due brevi note per la Cineteca del Friuli, che partecipa alla mostra con un video, e al Museo d’Arte della Medaglia, che ha concesso una decina di medaglie in esposizione, tratte dalla sua collezione di centoventi opere ispirate dal terremoto del Friuli a quarantacinque artisti di tutta l’Italia.
Alla mostra ha collaborato anche il CRAF che ha anche messo a disposizione parte delle fotografie esposte.
07
maggio 2006
Alle nove della sera
Dal 07 maggio al 27 agosto 2006
fotografia
Location
VILLA SAVORGNAN
Sequals, Strada Provinciale Di Lestans, (Pordenone)
Sequals, Strada Provinciale Di Lestans, (Pordenone)
Orario di apertura
venerdì 16.00 - 20.00
sabato e domenica 10.30 - 12.30 / 16.00 – 20.00
Vernissage
7 Maggio 2006, ore 11.30
Autore
Curatore