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Also on view: Toti Scialoja
T293 presenta in concomitanza con le mostre in corso in galleria e in collaborazione con la Fondazione Toti Scialoja, una selezione di lavori di Toti Scialoja, all’interno del nuovo progetto curatoriale ‘Also on view’.
Comunicato stampa
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‘Also on view’ è un progetto ideato da T293 pensato come un nuovo approccio alla sperimentazione, volto a creare un confronto tra differenti linguaggi artistici, come il design, la musica, l’architettura.
Nasce come proposta curatoriale e si sviluppa attraverso la presentazione di figure attive in differenti discipline in dialogo con gli artisti rappresentati dalla galleria, in una fluidità intellettuale e generazionale capace di sovvertire il solito modo di fruire l’arte.
Trasversalità, approfondimento e ricerca diventano così le parole chiave del progetto, ed esprimono la continua volontà di T293 di creare contenuti originali e di trasformarsi a sua volta in motore generatore di cultura.
Inserendosi nel corso delle mostre della galleria, questi progetti sono pensati anche per riattivare lo spazio, inteso come organismo vivente in trasformazione.
‘Also on view’ prende il nome dal titolo di una mostra personale di David Maljković organizzata quest’anno presso l’istituzione museale The Renaissance Society, con sede all’università di Chicago.
Il primo progetto, presentato in parallelo alle mostre di Jana Schröder ed Edoardo Caimi, prende spunto da una figura trasversale per eccellenza nella storia dell’arte: Toti Scialoja, ed è realizzato da T293 in collaborazione con la Fondazione Toti Scialoja.
Pittore, poeta, illustratore e professore, Toti Scialoja (1914 – 1998) è stato un artista poliedrico che ha lasciato un segno importante nella storia dell’arte romana e internazionale tra gli anni 60-70.
Il suo percorso artistico varia e si sviluppa nel corso degli anni, a seguito degli incontri con gli artisti del tempo e dei vari viaggi intrapresi, soprattutto quello a New York del ’56, quando incontra artisti come De Kooning, Rothko, Guston, Motherwell, e studia Kline, Pollock, Gorky.
Le opere presentate sono delle carte oleate incollate su tela, tutte del 1958, e descrivono il periodo dalla seconda metà degli anni ’50, in cui Scialoja si avvicina all’astrazione lasciando gradualmente la figurazione che lo aveva interessato negli anni precedenti. Predilige ora l’utilizzo di panni intrisi di colore come strumento di lavoro, abbandonando il pennello e il cavalletto, per cercare una comunicazione più diretta. Le tele vengono fissate a terra, orizzontalmente. I lavori qui esposti sono stati intelaiati dallo stesso Scialoja.
“Preparava la tela a terra – non voleva altro orizzonte. Prendeva un foglio di carta leggera, oleata, su cui la materia cromatica avrebbe aderito, senza lasciarsi assorbire. Questo foglio duttile, sottile quanto una pelle, se lo accartocciava stretto, in fretta, come un fazzoletto, fra le mani. Steso di nuovo, a terra, e lisciato dalle rughe più grossolane, lo riempiva di pennellate rapide, eloquenti. Poi lo rovesciava sulla tela, premendo, battendo, gridando, una due tre cinque volte: fino all’esaurirsi del colore, fino al cedimento del supporto fragile”.
Le parole della critica d’arte Gabriella Drudi descrivono la tecnica dello ‘stampaggio’, ossia il processo di creazione delle prime Impronte del ‘57, un procedimento che si avvicina alla poetica dell’automatismo surrealista, portando con sé casualità e arbitrio. È una fase di entusiasmo e di maggior creatività che contraddistingue le opere da serialità e libertà del gesto pittorico. Le Impronte rappresentano una delle cifre più importanti dell’intera produzione di Toti Scialoja.
Biografia
Toti Scialoja nacque in una famiglia originaria di Procida, di professori universitari e giuristi, fondatori e proprietari della rivista «Foro italiano». Il bisnonno Antonio Scialoja fu il primo ministro della Pubblica Istruzione del governo italiano insediatosi, dopo la breccia di Porta Pia del 20 settembre 1870, in Roma capitale. Il padre Gustavo fu ingegnere chimico, ispettore capo del Ministero delle Corporazioni. Interrotti gli studî giuridici, dal 1937 si dedicò alla pittura: nel 1939 un suo disegno viene segnalato dalla giuria della Quadriennale di Roma e nel 1940 realizza la sua prima personale a Genova. Durante la guerra, e prima di partecipare alla Resistenza, espone a Roma con Giulio Turcato ed Emilio Vedova. Dopo una prima esperienza espressionista, legata alla scuola romana, giunse dal 1955 all’astrattismo e sperimentò tecniche diverse, dal dripping all’uso di stracci impregnati di colore, dallo stampaggio agli inserti materici. Le sue opere, strutturate negli anni Settanta in elementi geometrici ritmicamente scanditi, dopo il 1982 riproposero un linguaggio di matrice gestuale. Direttore (1982) dell’Accademia di Belle arti di Roma, dal 1988 realizzò anche sculture. Parte integrante della sua ricerca fu il lavoro per il teatro, al quale si dedicò collaborando con scrittori, musicisti, registi e coreografi d’avanguardia (V. Pandolfi, A. Miloss, R. Vlad). Tra i suoi allestimenti si ricordano: L’opera dello straccione di J. Gay (1943, proibita dalle autorità fasciste); i balletti Marsia di L. Dallapiccola (1948) e Il principe di legno di B. Bartók (1950); Traumdeutung di E. Sanguineti (1964), Il Ratto di Proserpina di Rosso di San Secondo (1986). Oltre che in prose liriche (I segni della corda, 1952), la sua raffinata vocazione poetica si espresse in numerose raccolte di versi (alcune da lui stesso illustrate), ricche di umorismo, giochi verbali e nonsense (Amato topino caro, 1971; Scarse serpi, 1983; Le sillabe della Sibilla, 1988; I violini del diluvio, 1991; ecc.).
Nasce come proposta curatoriale e si sviluppa attraverso la presentazione di figure attive in differenti discipline in dialogo con gli artisti rappresentati dalla galleria, in una fluidità intellettuale e generazionale capace di sovvertire il solito modo di fruire l’arte.
Trasversalità, approfondimento e ricerca diventano così le parole chiave del progetto, ed esprimono la continua volontà di T293 di creare contenuti originali e di trasformarsi a sua volta in motore generatore di cultura.
Inserendosi nel corso delle mostre della galleria, questi progetti sono pensati anche per riattivare lo spazio, inteso come organismo vivente in trasformazione.
‘Also on view’ prende il nome dal titolo di una mostra personale di David Maljković organizzata quest’anno presso l’istituzione museale The Renaissance Society, con sede all’università di Chicago.
Il primo progetto, presentato in parallelo alle mostre di Jana Schröder ed Edoardo Caimi, prende spunto da una figura trasversale per eccellenza nella storia dell’arte: Toti Scialoja, ed è realizzato da T293 in collaborazione con la Fondazione Toti Scialoja.
Pittore, poeta, illustratore e professore, Toti Scialoja (1914 – 1998) è stato un artista poliedrico che ha lasciato un segno importante nella storia dell’arte romana e internazionale tra gli anni 60-70.
Il suo percorso artistico varia e si sviluppa nel corso degli anni, a seguito degli incontri con gli artisti del tempo e dei vari viaggi intrapresi, soprattutto quello a New York del ’56, quando incontra artisti come De Kooning, Rothko, Guston, Motherwell, e studia Kline, Pollock, Gorky.
Le opere presentate sono delle carte oleate incollate su tela, tutte del 1958, e descrivono il periodo dalla seconda metà degli anni ’50, in cui Scialoja si avvicina all’astrazione lasciando gradualmente la figurazione che lo aveva interessato negli anni precedenti. Predilige ora l’utilizzo di panni intrisi di colore come strumento di lavoro, abbandonando il pennello e il cavalletto, per cercare una comunicazione più diretta. Le tele vengono fissate a terra, orizzontalmente. I lavori qui esposti sono stati intelaiati dallo stesso Scialoja.
“Preparava la tela a terra – non voleva altro orizzonte. Prendeva un foglio di carta leggera, oleata, su cui la materia cromatica avrebbe aderito, senza lasciarsi assorbire. Questo foglio duttile, sottile quanto una pelle, se lo accartocciava stretto, in fretta, come un fazzoletto, fra le mani. Steso di nuovo, a terra, e lisciato dalle rughe più grossolane, lo riempiva di pennellate rapide, eloquenti. Poi lo rovesciava sulla tela, premendo, battendo, gridando, una due tre cinque volte: fino all’esaurirsi del colore, fino al cedimento del supporto fragile”.
Le parole della critica d’arte Gabriella Drudi descrivono la tecnica dello ‘stampaggio’, ossia il processo di creazione delle prime Impronte del ‘57, un procedimento che si avvicina alla poetica dell’automatismo surrealista, portando con sé casualità e arbitrio. È una fase di entusiasmo e di maggior creatività che contraddistingue le opere da serialità e libertà del gesto pittorico. Le Impronte rappresentano una delle cifre più importanti dell’intera produzione di Toti Scialoja.
Biografia
Toti Scialoja nacque in una famiglia originaria di Procida, di professori universitari e giuristi, fondatori e proprietari della rivista «Foro italiano». Il bisnonno Antonio Scialoja fu il primo ministro della Pubblica Istruzione del governo italiano insediatosi, dopo la breccia di Porta Pia del 20 settembre 1870, in Roma capitale. Il padre Gustavo fu ingegnere chimico, ispettore capo del Ministero delle Corporazioni. Interrotti gli studî giuridici, dal 1937 si dedicò alla pittura: nel 1939 un suo disegno viene segnalato dalla giuria della Quadriennale di Roma e nel 1940 realizza la sua prima personale a Genova. Durante la guerra, e prima di partecipare alla Resistenza, espone a Roma con Giulio Turcato ed Emilio Vedova. Dopo una prima esperienza espressionista, legata alla scuola romana, giunse dal 1955 all’astrattismo e sperimentò tecniche diverse, dal dripping all’uso di stracci impregnati di colore, dallo stampaggio agli inserti materici. Le sue opere, strutturate negli anni Settanta in elementi geometrici ritmicamente scanditi, dopo il 1982 riproposero un linguaggio di matrice gestuale. Direttore (1982) dell’Accademia di Belle arti di Roma, dal 1988 realizzò anche sculture. Parte integrante della sua ricerca fu il lavoro per il teatro, al quale si dedicò collaborando con scrittori, musicisti, registi e coreografi d’avanguardia (V. Pandolfi, A. Miloss, R. Vlad). Tra i suoi allestimenti si ricordano: L’opera dello straccione di J. Gay (1943, proibita dalle autorità fasciste); i balletti Marsia di L. Dallapiccola (1948) e Il principe di legno di B. Bartók (1950); Traumdeutung di E. Sanguineti (1964), Il Ratto di Proserpina di Rosso di San Secondo (1986). Oltre che in prose liriche (I segni della corda, 1952), la sua raffinata vocazione poetica si espresse in numerose raccolte di versi (alcune da lui stesso illustrate), ricche di umorismo, giochi verbali e nonsense (Amato topino caro, 1971; Scarse serpi, 1983; Le sillabe della Sibilla, 1988; I violini del diluvio, 1991; ecc.).
26
giugno 2019
Also on view: Toti Scialoja
Dal 26 giugno al 24 luglio 2019
arte moderna e contemporanea
Location
T293
Roma, Via Ripense, 6, (Roma)
Roma, Via Ripense, 6, (Roma)
Orario di apertura
Martedì/Venerdì ore 12 – 19
Sabato ore 15 – 19
Vernissage
26 Giugno 2019, h 18
Autore