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ALT. Ilcorpoèmio
Testimonianze delle artiste nell’anno delle Signore 2008. Prima esposizione di una raccolta di circa 100 opere realizzate da altrettante artiste sul tema del corpo delle donne. La mostra sarà itinerante e in progress. La raccolta di ulteriori adesioni proseguirà fino a maggio
Comunicato stampa
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ALT - ilcorpoèmio
Testimonianze delle artiste nell’anno delle Signore 2008
Prima esposizione di una raccolta di circa 100 opere realizzate da altrettante artiste sul tema del corpo delle donne
Nello sconcerto e nell’indignazione che accomuna le donne in questo momento storico che vede diffusi ed evidenti tentativi da parte di molti di riportare la condizione delle donne verso una inaudita regressione, Quintocortile con la collaborazione di alcune artiste ha dato il via a una serie di iniziative visive-visibili per riaffermare dei principi che si ritenevano non più discutibili e per dire basta alle violenze di genere.
La mostra sarà itinerante e in progress. La raccolta di ulteriori adesioni proseguirà fino a maggio.
a cura di:
Donatella Airoldi e Mavi Ferrando con la collaborazione di Silvia Cibaldi, Gretel Fehr, Nadia Magnabosco, Marilde Magni, Antonella Prota Giurleo
presentazione di:
Donatella Airoldi
Donatella Airoldi
Alt il corpo è mio
Buonismi sanvincenziali aleggiano oggigiorno sugli attuali novelli inquisitori che coi fucili spianati e le parole si aggirano per ospedali e cliniche alla ricerca di donne colpevoli di infanticidio, d’embrione. Tutto ciò in un momento storico, questo, dove esiste una mattanza quotidiana di donne, mogli, amanti, compagne, devastate e uccise sovente dai loro stessi uomini di casa. Donne vittime per eccellenza quale rito di sangue da fornire, per identificazione traslata, alle masse maschie orfane di circenses, guerre e roghi di streghe.
Nelle prime pagine dei giornali, titoli cubitali, descrizioni degli efferati crimini senza risposta alcuna, neanche sottesa, si leggono e si guardano le immagini così, semplicemente e puramente, e in ogni telefilm, anche il più banale, c’è la rincorsa alla vittima squarciata e, lo si vede dalle inquadrature, già dalla prima scena si sa come sarà la fine. Sempre donne, adolescenti e femmine, che senza scampo si vedono nel vicolo buio, cinepresa ravvicinata, il muro dello scantinato, il corpo esangue e il rosso che gronda nelle scale.
Bisogna dire basta.
E devono essere soprattutto le donne a dirlo con tutti i mezzi che hanno a disposizione.
In un mondo tecnologico senza respiro dove vi è qualcosa che va avanti e molte cose che tornano subdolamente indietro, in tempi di stringatissimi sms lo storico slogan ‘Il corpo è mio e me lo gestisco io’, quanti secoli sono passati?, è stato rivisitato anteponendogli una brevissima parola che vuole essere un’aurea inviolabile, che ognuna possa gestire da sé, decida quanto tenerla vicina o lontana, ma che in caso di necessità possa essere utile.
Alt: il corpo è mio. Punto.
Un’affermazione certa, precisa, inequivocabile.
Perché le artiste?
Le artiste possono rendere visibile, comprensibile, comunicabile quello che con le parole a volte è impossibile dire, le immagini, le fotografie sono percorsi carichi che illuminano il buio e non incatenano nessuno. Le parole spesso viaggiano con il vento, le opere si fermano, sono visibili, comunicabili e finché non si bruciano, certe.
Dopo l’appello che abbiamo lanciato alle artiste siamo state sorprese dalle tante risposte pervenute, moltissime da giovani, che senza indugio hanno risposto e creato, come se ad una convocazione di donne per temi così importanti non si potesse tacere, non si potesse debordare nel qualunquismo anonimo e rassicurante di chi non si vuole esporre. E’ l’affermazione forte e dichiarata dell’essere e dell’esserci.
Tutto inizia da qui. Il corpo come possibile messa a nudo, estremo tentativo e medesimo rovescio, mettere allo scoperto l’organizzazione mostruosa del reale e tutte le sue incongruenze. Il corpo come mezzo per sbloccare le forze psichiche dell’inconscio, lasciando ampio respiro, scatenando conflitti tra desideri e difesa, pulsioni e tensione psichica. Accade nella realtà, d’un tratto la discesa negli inferi oscuri, l’incavo, la capacità di sopportare demolizioni e conflitti, l’annientamento di modelli e immagini, la capacità di ricostruire o l’impossibilità di poterlo fare.
Le opere di queste artiste vivono di un’intensità espressiva contagiosa, a volte trasgredendo dal linguaggio artistico consueto di chi le ha realizzate in quanto il fulcro di evidenza è qui il corpo, dipinto, fotografato, scheggiato, assente. Sono cromaticità forti, molti rossi, gialli ocra. Sono opere in cui scopri una sensibilità in fase reattiva a vortice acceso, una sottile membrana fragile e fortissima ad un tempo. Sono corpi quasi inafferrabili, possenti, grintosi che sfidano gli eccessi e i dolori.
Fotografie di luoghi angusti con corpi impercettibilmente vessati, con il senso di una violenza invisibile che assorbe il colore nero. E sono piccole fanciulle con il vestito bianco e gocce di sangue che si svuotano sui candidi vestiti ricamati. Sono curve-forza di simultaneità, compenetrazione dei piani e solidificazioni di ritmi dinamici dove il dolore è penetrante e non trova finestre chiuse. Collage di immagini e parole, rigenerazione di matrici e modelli su codici infilati furiosi.
Centoventi opere pungenti, graffianti, astratte, sature di una luminosità umida, un insieme trasparente e cromatico, percettibile di solide avvertenze con varietà espressiva, in tocchi rapidi, silenziosi ed urlanti, con costruzioni tridimensionali di senso, fatica ed etica che misurano 21x15 centimetri con la profondità di quattro millimetri ciascuna.
Lucida visione, non contemplativa di ritratti, nudi, spaccati di donne con una gravità precisa che vogliono denunciare.
E’ l’Alt urgente sprigionato e tramandato dalle opere di tante artiste che non vogliono tacere.
“Viene l’ora che non si implora più, le labbra che hanno a lungo domandato s’accorgono che è vana la preghiera. ‘Non devi’ è una spada più pietosa che non l’invito di un Dio deludente. Ripassa discepolo.” (Emily Dickinson)
tutte le opere sono pubblicate sul sito: http://www.women.it/oltreluna
Testimonianze delle artiste nell’anno delle Signore 2008
Prima esposizione di una raccolta di circa 100 opere realizzate da altrettante artiste sul tema del corpo delle donne
Nello sconcerto e nell’indignazione che accomuna le donne in questo momento storico che vede diffusi ed evidenti tentativi da parte di molti di riportare la condizione delle donne verso una inaudita regressione, Quintocortile con la collaborazione di alcune artiste ha dato il via a una serie di iniziative visive-visibili per riaffermare dei principi che si ritenevano non più discutibili e per dire basta alle violenze di genere.
La mostra sarà itinerante e in progress. La raccolta di ulteriori adesioni proseguirà fino a maggio.
a cura di:
Donatella Airoldi e Mavi Ferrando con la collaborazione di Silvia Cibaldi, Gretel Fehr, Nadia Magnabosco, Marilde Magni, Antonella Prota Giurleo
presentazione di:
Donatella Airoldi
Donatella Airoldi
Alt il corpo è mio
Buonismi sanvincenziali aleggiano oggigiorno sugli attuali novelli inquisitori che coi fucili spianati e le parole si aggirano per ospedali e cliniche alla ricerca di donne colpevoli di infanticidio, d’embrione. Tutto ciò in un momento storico, questo, dove esiste una mattanza quotidiana di donne, mogli, amanti, compagne, devastate e uccise sovente dai loro stessi uomini di casa. Donne vittime per eccellenza quale rito di sangue da fornire, per identificazione traslata, alle masse maschie orfane di circenses, guerre e roghi di streghe.
Nelle prime pagine dei giornali, titoli cubitali, descrizioni degli efferati crimini senza risposta alcuna, neanche sottesa, si leggono e si guardano le immagini così, semplicemente e puramente, e in ogni telefilm, anche il più banale, c’è la rincorsa alla vittima squarciata e, lo si vede dalle inquadrature, già dalla prima scena si sa come sarà la fine. Sempre donne, adolescenti e femmine, che senza scampo si vedono nel vicolo buio, cinepresa ravvicinata, il muro dello scantinato, il corpo esangue e il rosso che gronda nelle scale.
Bisogna dire basta.
E devono essere soprattutto le donne a dirlo con tutti i mezzi che hanno a disposizione.
In un mondo tecnologico senza respiro dove vi è qualcosa che va avanti e molte cose che tornano subdolamente indietro, in tempi di stringatissimi sms lo storico slogan ‘Il corpo è mio e me lo gestisco io’, quanti secoli sono passati?, è stato rivisitato anteponendogli una brevissima parola che vuole essere un’aurea inviolabile, che ognuna possa gestire da sé, decida quanto tenerla vicina o lontana, ma che in caso di necessità possa essere utile.
Alt: il corpo è mio. Punto.
Un’affermazione certa, precisa, inequivocabile.
Perché le artiste?
Le artiste possono rendere visibile, comprensibile, comunicabile quello che con le parole a volte è impossibile dire, le immagini, le fotografie sono percorsi carichi che illuminano il buio e non incatenano nessuno. Le parole spesso viaggiano con il vento, le opere si fermano, sono visibili, comunicabili e finché non si bruciano, certe.
Dopo l’appello che abbiamo lanciato alle artiste siamo state sorprese dalle tante risposte pervenute, moltissime da giovani, che senza indugio hanno risposto e creato, come se ad una convocazione di donne per temi così importanti non si potesse tacere, non si potesse debordare nel qualunquismo anonimo e rassicurante di chi non si vuole esporre. E’ l’affermazione forte e dichiarata dell’essere e dell’esserci.
Tutto inizia da qui. Il corpo come possibile messa a nudo, estremo tentativo e medesimo rovescio, mettere allo scoperto l’organizzazione mostruosa del reale e tutte le sue incongruenze. Il corpo come mezzo per sbloccare le forze psichiche dell’inconscio, lasciando ampio respiro, scatenando conflitti tra desideri e difesa, pulsioni e tensione psichica. Accade nella realtà, d’un tratto la discesa negli inferi oscuri, l’incavo, la capacità di sopportare demolizioni e conflitti, l’annientamento di modelli e immagini, la capacità di ricostruire o l’impossibilità di poterlo fare.
Le opere di queste artiste vivono di un’intensità espressiva contagiosa, a volte trasgredendo dal linguaggio artistico consueto di chi le ha realizzate in quanto il fulcro di evidenza è qui il corpo, dipinto, fotografato, scheggiato, assente. Sono cromaticità forti, molti rossi, gialli ocra. Sono opere in cui scopri una sensibilità in fase reattiva a vortice acceso, una sottile membrana fragile e fortissima ad un tempo. Sono corpi quasi inafferrabili, possenti, grintosi che sfidano gli eccessi e i dolori.
Fotografie di luoghi angusti con corpi impercettibilmente vessati, con il senso di una violenza invisibile che assorbe il colore nero. E sono piccole fanciulle con il vestito bianco e gocce di sangue che si svuotano sui candidi vestiti ricamati. Sono curve-forza di simultaneità, compenetrazione dei piani e solidificazioni di ritmi dinamici dove il dolore è penetrante e non trova finestre chiuse. Collage di immagini e parole, rigenerazione di matrici e modelli su codici infilati furiosi.
Centoventi opere pungenti, graffianti, astratte, sature di una luminosità umida, un insieme trasparente e cromatico, percettibile di solide avvertenze con varietà espressiva, in tocchi rapidi, silenziosi ed urlanti, con costruzioni tridimensionali di senso, fatica ed etica che misurano 21x15 centimetri con la profondità di quattro millimetri ciascuna.
Lucida visione, non contemplativa di ritratti, nudi, spaccati di donne con una gravità precisa che vogliono denunciare.
E’ l’Alt urgente sprigionato e tramandato dalle opere di tante artiste che non vogliono tacere.
“Viene l’ora che non si implora più, le labbra che hanno a lungo domandato s’accorgono che è vana la preghiera. ‘Non devi’ è una spada più pietosa che non l’invito di un Dio deludente. Ripassa discepolo.” (Emily Dickinson)
tutte le opere sono pubblicate sul sito: http://www.women.it/oltreluna
09
aprile 2008
ALT. Ilcorpoèmio
Dal 09 al 22 aprile 2008
arte contemporanea
Location
QUINTOCORTILE
Milano, Viale Bligny, 42, (Milano)
Milano, Viale Bligny, 42, (Milano)
Orario di apertura
da martedì a venerdì dalle 17,30 alle 19,30
Vernissage
9 Aprile 2008, ore 18
Autore
Curatore