Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Altre figurazioni
attraverso un percorso espositivo di 40 opere, un aspetto insolito della figurazione vista da 13 artisti italiani
Comunicato stampa
Segnala l'evento
La collettiva allestita alla Galleria Agorárte documenta, attraverso un percorso espositivo di 40 opere, un aspetto insolito della figurazione vista da 13 artisti italiani.
Dal 19 maggio al 2 luglio la Galleria Agorárte di Milano proporrà un suggestivo progetto espositivo dedicato al tema della “figurazione”, vista attraverso i lavori di 13 artisti italiani.
ALTRE FIGURAZIONI è, infatti, il titolo della mostra, curata da Alberto Agazzani, che raccoglie dipinti di Agostino Arrivabene, Claudia Bianchi, Maurizio Bottoni, Massimo Catellani, Renzo Dall'Asta, Nicola Nannini, Matteo Nannini, Paolo Quaresima, Fabio Rota e sculture di Silvia Perotti, Ugo Riva, Livio Scarpella e Giuseppe Tirelli.
Organizzata da Agorárte srl in collaborazione con il gruppo Camuzzi International spa, “la mostra ha come scopo - secondo le parole del curatore – quello di cercare di dimostrare, attraverso un numero ridotto di testimonianze spesso molto diverse fra loro, l’esistenza di queste “altre figurazioni”, evoluzione del generico termine figurazione”.
Il percorso concettuale della mostra parte dal milanese Maurizio Bottoni. I suoi celebri “Interno di bosco”, le sue nature morte o i suoi animali dipinti conquistano una valenza senza tempo, misteriosa ed affascinante. Agostino Arrivabene, cremasco, inventore di visioni al limite della realtà, unisce il sapere artigianale di un antico maestro (Rembrandt è, oggi, il suo dichiarato modello) all’inquietudine del nostro tempo: un mondo fatto di disagio e solitudine, di sofferenza e alienazione, come esemplificato nel grande dipinto in mostra, I lagrimanti, che riprende e sviluppa queste tematiche a lui molto care, che portano i suoi ‘anti-eroi’ a un pianto senza requie, che alimenta i fiumi, i laghi e i mari di una terra ostile e sconfinata: metafora di quell’inquieto disagio che domina i nostri giorni.
Nicola Nannini (ferrarese, classe 1972) ci porta in un altro capitolo della figurazione, lontano da certe vertigini visionarie dei suoi compagni di viaggio. I tre dipinti esposti in questa occasione rappresentano un sunto efficace della sua pittura: dai ritratti alle atmosfere sospese dei paesaggi, siano essi vedute urbane o notturni; in ogni caso uno spaccato efficace della ricerca di un giovane tra i più promettenti della scena italiana odierna.
I lombardi Ugo Riva e Livio Scarpella dimostrano, benché su due versanti diametralmente opposti per poetica e stile, quanto viva sia la scultura italiana contemporanea. L’infinita poesia di Ugo Riva nasconde sotto l’apparenza di una bellezza e di un’armonia quanto mai “classiche”, i tormenti e lo struggimento tipico della realtà odierna. Tensioni e sentimenti che l’artista affronta con la determinazione di una fede nell’uomo, nella sua arte e nelle sue potenzialità. La stessa fede che nelle terrecotte di Livio Scarpella si fa portatrice di altri valori e di altre forme, quasi a voler raccontare lo stesso struggimento attraverso una ricercatezza estetica volutamente giocata sul baratro dell’eccesso, eppure così misurata e poetica a uno sguardo più attento.
“Il rigoroso ordine dei “maestri” si trasforma in ordinato “caos” emotivo-iconografico - prosegue Agazzani - non appena si varca la soglia della modernità più estrema. La scelta di giovani artisti emergenti così diversi fra loro è la chiave di volta nel tentativo di dimostrare la varietà della figurazione, che qui, non a caso, viene indicata al plurale”.
L’altoatesino Paolo Quaresima e il venticinquenne ferrarese Matteo Nannini concentrano la loro ricerca soprattutto sulla figura umana. Ma mentre Quaresima l’affronta con una razionalità al limite dell’ossessivo, Nannini si abbandona a un vorticoso turbine emozionale, accentuando a dismisura le caratteristiche simbolico-psicologiche dei personaggi. Le scelte cromatiche stesse (accese quelle di Quaresima, cupe quelle del Nannini) segnano in modo deciso le ricerca dei due artisti: verso un “realismo” minimale, il primo, verso un viaggio nell’invisibile, il secondo.
Pittura di mistero è anche quella del reggiano Fabio Rota, che distrugge l’armonia dell’immagine attraverso una figurazione violenta, sgradevole nel rivelare un disagio abissale, una solitudine interiore senza speranza e dalla quale i sensi non possono che fornire solo una momentanea distrazione. Completamente all’opposto si pongono le ricerche di Claudia Bianchi e Massimo Catellani, entrambi di Reggio Emilia. La Bianchi, infatti, si concentra su un’idea di bello ‘patinato’, totalmente in linea coi dettami della moda. Ambientalista ideale, pieno dello stupore romantico dell’uomo davanti alla potenza della natura, è invece Massimo Catellani. I suoi rari paesaggi (ne dipinge pochissimi l’anno) sono la prova di un sentire che associa un antico timore, alla serena consapevolezza di una natura meravigliosa e tutt’altro che ostile.
Visionario, ironico fino allo sberleffo è il parmigiano Renzo Dall’Asta. I suoi dipinti paiono fotogrammi di uno stesso racconto. Colori accesi, atmosfere mai tranquille rappresentano la cifra espressiva del suo lavoro che rivelano la contrastante inquietudine che lo anima.
Concludono questo breve viaggio attraverso “altre figurazioni” d’oggi, due scultori piacentini. Giuseppe Tirelli incarna e interpreta a modo suo quel sentimento incarnato dalla “Scuola di Piacenza” di Gustavo Foppiani. I suoi ‘Pinocchi’ e ‘Peter Pan’, le sue fate tornite o i suoi supereroi bronzei sono alimentati da frammenti di una cultura varia che spazia dai fumetti, fino al ‘Signore degli Anelli’ e al fantasy più magico, sempre tenendo presente il rigore di un linguaggio artistico e del materiale utilizzato che è, in questo caso, il bronzo.
Surreale e sognante è la scultura di Silvia Perotti. Figlia di Paolo, il principale artista plastico piacentino del secondo dopoguerra, la Perotti crea terrecotte nelle quali la fantasia inventiva di una ‘surrealista padana’ si fonde a quell’idea di ‘giocattoli per adulti’ promossa da Arturo Martini, autore da lei prediletto. Ecco allora inseguimenti fra boschi lillipuziani, madri e figli, amanti e sposi svolazzanti che si inseguono fra le fronde di alberi.
Dal 19 maggio al 2 luglio la Galleria Agorárte di Milano proporrà un suggestivo progetto espositivo dedicato al tema della “figurazione”, vista attraverso i lavori di 13 artisti italiani.
ALTRE FIGURAZIONI è, infatti, il titolo della mostra, curata da Alberto Agazzani, che raccoglie dipinti di Agostino Arrivabene, Claudia Bianchi, Maurizio Bottoni, Massimo Catellani, Renzo Dall'Asta, Nicola Nannini, Matteo Nannini, Paolo Quaresima, Fabio Rota e sculture di Silvia Perotti, Ugo Riva, Livio Scarpella e Giuseppe Tirelli.
Organizzata da Agorárte srl in collaborazione con il gruppo Camuzzi International spa, “la mostra ha come scopo - secondo le parole del curatore – quello di cercare di dimostrare, attraverso un numero ridotto di testimonianze spesso molto diverse fra loro, l’esistenza di queste “altre figurazioni”, evoluzione del generico termine figurazione”.
Il percorso concettuale della mostra parte dal milanese Maurizio Bottoni. I suoi celebri “Interno di bosco”, le sue nature morte o i suoi animali dipinti conquistano una valenza senza tempo, misteriosa ed affascinante. Agostino Arrivabene, cremasco, inventore di visioni al limite della realtà, unisce il sapere artigianale di un antico maestro (Rembrandt è, oggi, il suo dichiarato modello) all’inquietudine del nostro tempo: un mondo fatto di disagio e solitudine, di sofferenza e alienazione, come esemplificato nel grande dipinto in mostra, I lagrimanti, che riprende e sviluppa queste tematiche a lui molto care, che portano i suoi ‘anti-eroi’ a un pianto senza requie, che alimenta i fiumi, i laghi e i mari di una terra ostile e sconfinata: metafora di quell’inquieto disagio che domina i nostri giorni.
Nicola Nannini (ferrarese, classe 1972) ci porta in un altro capitolo della figurazione, lontano da certe vertigini visionarie dei suoi compagni di viaggio. I tre dipinti esposti in questa occasione rappresentano un sunto efficace della sua pittura: dai ritratti alle atmosfere sospese dei paesaggi, siano essi vedute urbane o notturni; in ogni caso uno spaccato efficace della ricerca di un giovane tra i più promettenti della scena italiana odierna.
I lombardi Ugo Riva e Livio Scarpella dimostrano, benché su due versanti diametralmente opposti per poetica e stile, quanto viva sia la scultura italiana contemporanea. L’infinita poesia di Ugo Riva nasconde sotto l’apparenza di una bellezza e di un’armonia quanto mai “classiche”, i tormenti e lo struggimento tipico della realtà odierna. Tensioni e sentimenti che l’artista affronta con la determinazione di una fede nell’uomo, nella sua arte e nelle sue potenzialità. La stessa fede che nelle terrecotte di Livio Scarpella si fa portatrice di altri valori e di altre forme, quasi a voler raccontare lo stesso struggimento attraverso una ricercatezza estetica volutamente giocata sul baratro dell’eccesso, eppure così misurata e poetica a uno sguardo più attento.
“Il rigoroso ordine dei “maestri” si trasforma in ordinato “caos” emotivo-iconografico - prosegue Agazzani - non appena si varca la soglia della modernità più estrema. La scelta di giovani artisti emergenti così diversi fra loro è la chiave di volta nel tentativo di dimostrare la varietà della figurazione, che qui, non a caso, viene indicata al plurale”.
L’altoatesino Paolo Quaresima e il venticinquenne ferrarese Matteo Nannini concentrano la loro ricerca soprattutto sulla figura umana. Ma mentre Quaresima l’affronta con una razionalità al limite dell’ossessivo, Nannini si abbandona a un vorticoso turbine emozionale, accentuando a dismisura le caratteristiche simbolico-psicologiche dei personaggi. Le scelte cromatiche stesse (accese quelle di Quaresima, cupe quelle del Nannini) segnano in modo deciso le ricerca dei due artisti: verso un “realismo” minimale, il primo, verso un viaggio nell’invisibile, il secondo.
Pittura di mistero è anche quella del reggiano Fabio Rota, che distrugge l’armonia dell’immagine attraverso una figurazione violenta, sgradevole nel rivelare un disagio abissale, una solitudine interiore senza speranza e dalla quale i sensi non possono che fornire solo una momentanea distrazione. Completamente all’opposto si pongono le ricerche di Claudia Bianchi e Massimo Catellani, entrambi di Reggio Emilia. La Bianchi, infatti, si concentra su un’idea di bello ‘patinato’, totalmente in linea coi dettami della moda. Ambientalista ideale, pieno dello stupore romantico dell’uomo davanti alla potenza della natura, è invece Massimo Catellani. I suoi rari paesaggi (ne dipinge pochissimi l’anno) sono la prova di un sentire che associa un antico timore, alla serena consapevolezza di una natura meravigliosa e tutt’altro che ostile.
Visionario, ironico fino allo sberleffo è il parmigiano Renzo Dall’Asta. I suoi dipinti paiono fotogrammi di uno stesso racconto. Colori accesi, atmosfere mai tranquille rappresentano la cifra espressiva del suo lavoro che rivelano la contrastante inquietudine che lo anima.
Concludono questo breve viaggio attraverso “altre figurazioni” d’oggi, due scultori piacentini. Giuseppe Tirelli incarna e interpreta a modo suo quel sentimento incarnato dalla “Scuola di Piacenza” di Gustavo Foppiani. I suoi ‘Pinocchi’ e ‘Peter Pan’, le sue fate tornite o i suoi supereroi bronzei sono alimentati da frammenti di una cultura varia che spazia dai fumetti, fino al ‘Signore degli Anelli’ e al fantasy più magico, sempre tenendo presente il rigore di un linguaggio artistico e del materiale utilizzato che è, in questo caso, il bronzo.
Surreale e sognante è la scultura di Silvia Perotti. Figlia di Paolo, il principale artista plastico piacentino del secondo dopoguerra, la Perotti crea terrecotte nelle quali la fantasia inventiva di una ‘surrealista padana’ si fonde a quell’idea di ‘giocattoli per adulti’ promossa da Arturo Martini, autore da lei prediletto. Ecco allora inseguimenti fra boschi lillipuziani, madri e figli, amanti e sposi svolazzanti che si inseguono fra le fronde di alberi.
19
maggio 2005
Altre figurazioni
Dal 19 maggio al 02 luglio 2005
arte contemporanea
Location
GALLERIA AGORARTE
Milano, Viale Angelo Filippetti, 41, (Milano)
Milano, Viale Angelo Filippetti, 41, (Milano)
Orario di apertura
dal martedì al sabato 15-19
Vernissage
19 Maggio 2005, ore 18
Ufficio stampa
CLP
Autore
Curatore