Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Amalia Del Ponte – La porta senza porta
Il titolo della mostra, La porta senza porta, è un kōan, uno strumento di pratica meditativa zen. Nella prima sala è esposto Potnia, litofono realizzato nel 1989. La seconda sala ospita l’istallazione Ars Memoriae (2014), libera interpretazione dei vari scritti di Giordano Bruno sull’argomento.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
La Galleria Milano è lieta di presentare La porta senza porta, mostra personale di Amalia Del Ponte.
Amalia Del Ponte frequenta il corso di scultura di Marino Marini all’Accademia di Brera, tra il 1956 e il 1961. Sin dall’inizio la sua ricerca si rivolge alle geometrie, ai materiali e alle infinite possibilità che essi mettono in campo: sceglie il plexiglas per le sue prime sculture, chiamate Tropi da Vittorio Fagone in occasione della personale alla Galleria Vismara del 1967. Intanto lavora come interior designer, presentando «una peculiare spazialità e un costruttivismo originale nell’intenzione destabilizzante e straniante» (E. Fiorani), come per gli interni del primo negozio di Elio Fiorucci, a Milano (1967). Nel 1973 avviene il riconoscimento internazionale, quando vince il Primo Premio per la Scultura alla Biennale di San Paolo (invitata da Umbro Apollonio e Bruno Munari) per l’opera Area Percettiva, un ‘ambiente’ per sperimentare un’esperienza di vuoto. Nel 1995 le viene dedicata un’intera sala nel Padiglione Italia della XLVI Biennale di Venezia (invitata da Gillo Dorfles), dove espone le sue pietre sonore, i Litofoni. Nel 2010 realizza per l’Isola della Certosa nella Laguna di Venezia Regno dei possibili, invisibili, una video-istallazione dove «negli oblò appare la laguna sottostante l’isola della Certosa, quattro “tuffi” nell’acqua nascosta sotto i nostri piedi… Le creature stravaganti che così affiorano e si succedono non solo vibrano e si spostano, ma emettono sospiri, grida e fruscii» (A.M. Souzeau Boetti).
Il titolo della mostra, La porta senza porta, è un kōan, uno strumento di pratica meditativa zen e consiste in una frase paradossale, atta a risvegliare la consapevolezza profonda. Nella prima sala è esposto Potnia, litofono realizzato nel 1989. Potnia è una parola di origine indoeuropea che significa signora, ed è usata da Omero nell’Iliade come attributo di Artemide, per le sue capacità di dominare le fiere selvatiche. Si tratta di un litofono, pietra che diventa sonora se sollecitata da appositi percussori e con cui l’arpa, collocata al suo fianco, entra in risonanza.
Il nano illuminante (2014) consiste in un piccolissimo punti di luce racchiuso in una cornice smisuratamente grande, che apre una riflessione sulla rivoluzione nanotecnologica.
La seconda sala ospita l’istallazione Ars Memoriae (2014), libera interpretazione dei vari scritti di Giordano Bruno sull’argomento. L’ars memoriae è una tecnica usata nel mondo dell’antichità classica per evocare un discorso secondo una successione ordinata; Bruno va oltre, non la considera soltanto uno strumento per la retorica, ma uno strumento di conoscenza: alle immagini associa lettere alfabetiche e figure mitologiche. Attraverso le diverse combinazioni di immagini mentali e figure mitologiche, è possibile risvegliare l’attività fantastica e riappropriarsi «delle ombre e dei sigilli che le idee hanno lasciato nel mondo» (G. Bruno). L’opera permette al fruitore di sperimentare tale meccanismo.
Nella sala con boiserie Il pasto nudo (2014), mai esposto prima, si ispira all’omonimo libro di William S. Borroughs di cui ricrea simboli e suggestioni.
Le suggestioni letterarie, scientifiche e tecnologiche che di volta in volta hanno arricchito l’immaginario di Amalia Del Ponte non possono essere ricondotte a uno stile formale univoco. L’innata e inesauribile curiosità l’ha spinta a una pratica sperimentale costante, raffinata e lirica.
Proprio questo lirismo riesce a innescare una sottile e mai sfacciata provocazione nello spettatore, anzi l’eterogeneità dei materiali e delle tecniche utilizzate sono ben riconducibili a un modo di lavorare coerente e organico, come è possibile cogliere nell’ambito di questa mostra. Si tratta di un racconto letterario che inizia dai tentativi di conoscere, spiegare e quindi dominare la natura - tipici della cultura indoeuropea arcaica, per attraversare i territori ancora più insondabili della mente umana con le tecniche di memorizzazione di Giordano Bruno, arrivando agli esperimenti psicofisici di Burroughs ed infine al mondo infinitamente piccolo - o infinitamente grande - della nanotecnologia.
Saranno disponibili una selezione di opere video e alcuni filmati delle performance sonore.
In occasione della mostra verrà presentato il catalogo dell’artista.
Amalia Del Ponte frequenta il corso di scultura di Marino Marini all’Accademia di Brera, tra il 1956 e il 1961. Sin dall’inizio la sua ricerca si rivolge alle geometrie, ai materiali e alle infinite possibilità che essi mettono in campo: sceglie il plexiglas per le sue prime sculture, chiamate Tropi da Vittorio Fagone in occasione della personale alla Galleria Vismara del 1967. Intanto lavora come interior designer, presentando «una peculiare spazialità e un costruttivismo originale nell’intenzione destabilizzante e straniante» (E. Fiorani), come per gli interni del primo negozio di Elio Fiorucci, a Milano (1967). Nel 1973 avviene il riconoscimento internazionale, quando vince il Primo Premio per la Scultura alla Biennale di San Paolo (invitata da Umbro Apollonio e Bruno Munari) per l’opera Area Percettiva, un ‘ambiente’ per sperimentare un’esperienza di vuoto. Nel 1995 le viene dedicata un’intera sala nel Padiglione Italia della XLVI Biennale di Venezia (invitata da Gillo Dorfles), dove espone le sue pietre sonore, i Litofoni. Nel 2010 realizza per l’Isola della Certosa nella Laguna di Venezia Regno dei possibili, invisibili, una video-istallazione dove «negli oblò appare la laguna sottostante l’isola della Certosa, quattro “tuffi” nell’acqua nascosta sotto i nostri piedi… Le creature stravaganti che così affiorano e si succedono non solo vibrano e si spostano, ma emettono sospiri, grida e fruscii» (A.M. Souzeau Boetti).
Il titolo della mostra, La porta senza porta, è un kōan, uno strumento di pratica meditativa zen e consiste in una frase paradossale, atta a risvegliare la consapevolezza profonda. Nella prima sala è esposto Potnia, litofono realizzato nel 1989. Potnia è una parola di origine indoeuropea che significa signora, ed è usata da Omero nell’Iliade come attributo di Artemide, per le sue capacità di dominare le fiere selvatiche. Si tratta di un litofono, pietra che diventa sonora se sollecitata da appositi percussori e con cui l’arpa, collocata al suo fianco, entra in risonanza.
Il nano illuminante (2014) consiste in un piccolissimo punti di luce racchiuso in una cornice smisuratamente grande, che apre una riflessione sulla rivoluzione nanotecnologica.
La seconda sala ospita l’istallazione Ars Memoriae (2014), libera interpretazione dei vari scritti di Giordano Bruno sull’argomento. L’ars memoriae è una tecnica usata nel mondo dell’antichità classica per evocare un discorso secondo una successione ordinata; Bruno va oltre, non la considera soltanto uno strumento per la retorica, ma uno strumento di conoscenza: alle immagini associa lettere alfabetiche e figure mitologiche. Attraverso le diverse combinazioni di immagini mentali e figure mitologiche, è possibile risvegliare l’attività fantastica e riappropriarsi «delle ombre e dei sigilli che le idee hanno lasciato nel mondo» (G. Bruno). L’opera permette al fruitore di sperimentare tale meccanismo.
Nella sala con boiserie Il pasto nudo (2014), mai esposto prima, si ispira all’omonimo libro di William S. Borroughs di cui ricrea simboli e suggestioni.
Le suggestioni letterarie, scientifiche e tecnologiche che di volta in volta hanno arricchito l’immaginario di Amalia Del Ponte non possono essere ricondotte a uno stile formale univoco. L’innata e inesauribile curiosità l’ha spinta a una pratica sperimentale costante, raffinata e lirica.
Proprio questo lirismo riesce a innescare una sottile e mai sfacciata provocazione nello spettatore, anzi l’eterogeneità dei materiali e delle tecniche utilizzate sono ben riconducibili a un modo di lavorare coerente e organico, come è possibile cogliere nell’ambito di questa mostra. Si tratta di un racconto letterario che inizia dai tentativi di conoscere, spiegare e quindi dominare la natura - tipici della cultura indoeuropea arcaica, per attraversare i territori ancora più insondabili della mente umana con le tecniche di memorizzazione di Giordano Bruno, arrivando agli esperimenti psicofisici di Burroughs ed infine al mondo infinitamente piccolo - o infinitamente grande - della nanotecnologia.
Saranno disponibili una selezione di opere video e alcuni filmati delle performance sonore.
In occasione della mostra verrà presentato il catalogo dell’artista.
05
marzo 2015
Amalia Del Ponte – La porta senza porta
Dal 05 marzo al 09 maggio 2015
arte contemporanea
Location
GALLERIA MILANO
Milano, Via Daniele Manin, 13, (Milano)
Milano, Via Daniele Manin, 13, (Milano)
Orario di apertura
da martedì a sabato, ore 10-13 e 16-20
Vernissage
5 Marzo 2015, h 18.30
Autore