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Amato Patriarca – Il viaggio
Questa mostra di Amato Patriarca (nato a Roma nel 1945, milanese di adozione) vuole far conoscere al grande pubblico una serie di opere d’arte che inanellano il percorso dell’artista, mostrando la sua continua evoluzione e il suo rapporto con il mondo che lo circonda e il tempo che passa. Pittore, scultore, incisore, scenografo, costumista, grafico pubblicitario, progettista per la moda, Patriarca ha cominciato sin da ragazzino a operare con pennelli e colori.
La sua pittura, priva di chiaroscuro formale, è composta di tasselli vivacemente colorati come spesso nella pop art americana, ripresa anche nei soggetti: folle metropolitane, cartelli pubblicitari, paesaggi urbani e scritte
Comunicato stampa
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Questa mostra di Amato Patriarca (nato a Roma nel 1945, milanese di adozione) vuole far conoscere al grande pubblico una serie di opere d’arte che inanellano il percorso dell’artista, mostrando la sua continua evoluzione e il suo rapporto con il mondo che lo circonda e il tempo che passa. Pittore, scultore, incisore, scenografo, costumista, grafico pubblicitario, progettista per la moda, Patriarca ha cominciato sin da ragazzino a operare con pennelli e colori.
La sua pittura, priva di chiaroscuro formale, è composta di tasselli vivacemente colorati come spesso nella pop art americana, ripresa anche nei soggetti: folle metropolitane, cartelli pubblicitari, paesaggi urbani e scritte.
Oltre 150 le mostre collettive sia in Italia che all’estero a partire dagli Anni Novanta, e circa 60 mostre personali, con importanti riconoscimenti istituzionali.
Il “viaggio” che Amato Patriarca ci spinge ad intraprendere non è una metafora, bensì un concreto trasferimento corporeo attraverso gli alterni momenti che caratterizzano la nostra quotidiana esperienza cittadina.
Nelle sale di Spazio Oberdan, il percorso anticipa sulle tele un meticoloso affresco di ritmi e modulazioni metropolitani, dove ciò che distrattamente scivola al di sotto della nostra consapevolezza viene catturato e come ingigantito dalla peculiare sensibilità cromatica del pittore, a partire dai momenti ludici per eccellenza: sport e competizione, gioco e svago, temi in qualche modo privilegiati e fonte di reiterata ispirazione.
Addentrandosi nel regno dell’eros, si confronta con uno dei temi classici dell’arte figurativa. Nel suo inconfondibile tratto cromatico e stilistico, ci restituisce immagini di eroticità fluttuanti e inafferrabili.
Per contrasto, ecco giganteggiare il sogno consumistico, le moto possenti e il mito dei motori, biciclette e automobili, strade, semafori e tram, oggetti e frammenti di un immaginario metropolitano che, insieme agli efficacissimi ritratti, ripropongono schegge di realtà, elevata al rango di opera pittorica.
Nel dipingere, Patriarca lascia esprimere totalmente la sua creatività nel succedersi di immagini, in semplici “cronache” di vita vera, con la capacità evocativa del racconto: il racconto del dettaglio.
Nelle opere in mostra, alcune grandi e altre di più piccola dimensione, non c’è nessun rimando al solido paesaggio fotografico o naturalistico che comunemente molti conoscono o riconoscono in altri artisti. In Patriarca c’è lo specchio della storia e della cronaca recente, una sorta di immagine a colori, fatta di sintesi, compenetrazioni, simultaneità e gioco fotografico che si fa luce e ombra, mediante una serie di toni freddi e toni caldi.
Patriarca ha messo in luce tutte le metropoli del mondo, ma questa mostra milanese porta a maturazione non solo uno stile tutto suo, uno straniamento, ma anche la capacità di accedere con i colori acrilici l’habitat e i personaggi. Milano era ed è la sua città ideale, la città nella quale ha ufficialmente iniziato il suo percorso artistico, il suo porto sicuro, la città dove ha deciso di mettere radici. Nelle opere di Patriarca, il ritmo ossessivo delle metropoli delle avanguardie viene sostituito con la ricerca nelle vie e nei quartieri di luoghi e forme in cui ritrovare una nuova qualità di vita, una Milano svelata dalla mitologia urbana.
Talvolta studiata per vivere in spazi pubblici e in luoghi di aggregazione sociale, l’opera di Patriarca attinge da un inesauribile repertorio umano. L’arte applicata non è che un preludio alla sorprendente sala delle sculture.
L’eterogenea esperienza dell’artista ripropone intarsi in legni ondulati e metalli, riecheggiando stili e suggestioni all’apparenza esotici e invece ben radicati nella nostra cultura.
Con le sue opere scultoree Patriarca ha contribuito a mantenere viva una ricerca sia artistica che di sviluppo di nuove tecnologie e materiali, ma soprattutto ha sviluppato in loro un suggestivo potere di comunicazione. L’acciaio perde la sua rigidità e freddezza ed il rivestimento metallico diventa luce ed ombra trasformando il ruolo spesso statico di questi elementi in un altro dinamico che meglio rappresenta la società contemporanea.
Informazioni al pubblico:
Spazio Oberdan, tel. 02 7740.6302/6381; www.provincia.milano.it/cultura
La sua pittura, priva di chiaroscuro formale, è composta di tasselli vivacemente colorati come spesso nella pop art americana, ripresa anche nei soggetti: folle metropolitane, cartelli pubblicitari, paesaggi urbani e scritte.
Oltre 150 le mostre collettive sia in Italia che all’estero a partire dagli Anni Novanta, e circa 60 mostre personali, con importanti riconoscimenti istituzionali.
Il “viaggio” che Amato Patriarca ci spinge ad intraprendere non è una metafora, bensì un concreto trasferimento corporeo attraverso gli alterni momenti che caratterizzano la nostra quotidiana esperienza cittadina.
Nelle sale di Spazio Oberdan, il percorso anticipa sulle tele un meticoloso affresco di ritmi e modulazioni metropolitani, dove ciò che distrattamente scivola al di sotto della nostra consapevolezza viene catturato e come ingigantito dalla peculiare sensibilità cromatica del pittore, a partire dai momenti ludici per eccellenza: sport e competizione, gioco e svago, temi in qualche modo privilegiati e fonte di reiterata ispirazione.
Addentrandosi nel regno dell’eros, si confronta con uno dei temi classici dell’arte figurativa. Nel suo inconfondibile tratto cromatico e stilistico, ci restituisce immagini di eroticità fluttuanti e inafferrabili.
Per contrasto, ecco giganteggiare il sogno consumistico, le moto possenti e il mito dei motori, biciclette e automobili, strade, semafori e tram, oggetti e frammenti di un immaginario metropolitano che, insieme agli efficacissimi ritratti, ripropongono schegge di realtà, elevata al rango di opera pittorica.
Nel dipingere, Patriarca lascia esprimere totalmente la sua creatività nel succedersi di immagini, in semplici “cronache” di vita vera, con la capacità evocativa del racconto: il racconto del dettaglio.
Nelle opere in mostra, alcune grandi e altre di più piccola dimensione, non c’è nessun rimando al solido paesaggio fotografico o naturalistico che comunemente molti conoscono o riconoscono in altri artisti. In Patriarca c’è lo specchio della storia e della cronaca recente, una sorta di immagine a colori, fatta di sintesi, compenetrazioni, simultaneità e gioco fotografico che si fa luce e ombra, mediante una serie di toni freddi e toni caldi.
Patriarca ha messo in luce tutte le metropoli del mondo, ma questa mostra milanese porta a maturazione non solo uno stile tutto suo, uno straniamento, ma anche la capacità di accedere con i colori acrilici l’habitat e i personaggi. Milano era ed è la sua città ideale, la città nella quale ha ufficialmente iniziato il suo percorso artistico, il suo porto sicuro, la città dove ha deciso di mettere radici. Nelle opere di Patriarca, il ritmo ossessivo delle metropoli delle avanguardie viene sostituito con la ricerca nelle vie e nei quartieri di luoghi e forme in cui ritrovare una nuova qualità di vita, una Milano svelata dalla mitologia urbana.
Talvolta studiata per vivere in spazi pubblici e in luoghi di aggregazione sociale, l’opera di Patriarca attinge da un inesauribile repertorio umano. L’arte applicata non è che un preludio alla sorprendente sala delle sculture.
L’eterogenea esperienza dell’artista ripropone intarsi in legni ondulati e metalli, riecheggiando stili e suggestioni all’apparenza esotici e invece ben radicati nella nostra cultura.
Con le sue opere scultoree Patriarca ha contribuito a mantenere viva una ricerca sia artistica che di sviluppo di nuove tecnologie e materiali, ma soprattutto ha sviluppato in loro un suggestivo potere di comunicazione. L’acciaio perde la sua rigidità e freddezza ed il rivestimento metallico diventa luce ed ombra trasformando il ruolo spesso statico di questi elementi in un altro dinamico che meglio rappresenta la società contemporanea.
Informazioni al pubblico:
Spazio Oberdan, tel. 02 7740.6302/6381; www.provincia.milano.it/cultura
16
gennaio 2013
Amato Patriarca – Il viaggio
Dal 16 gennaio al 10 febbraio 2013
arte contemporanea
Location
SPAZIO OBERDAN – CINETECA
Milano, Viale Vittorio Veneto, 2, (Milano)
Milano, Viale Vittorio Veneto, 2, (Milano)
Orario di apertura
10-19.30 (martedì e giovedì fino alle 22)
chiuso il lunedì
Vernissage
16 Gennaio 2013, h 18
Autore
Curatore