Ambaradan è alla sua seconda edizione, stessa la formula, più ricca la partecipazione. L’idea è quella di un gioco con l’arte, al quale prendono parte artisti e non artisti, artisti maggiori e artisti minori, opere d’alto collezionismo e opere in promozione di collezionismo, perché la scena dev’essere completa, intanto è una festa, nella quale è inserito anche il pubblico, che pensa e parla, essendo il destinatario dell’arte e insieme il committente ideale. Il sottotitolo della mostra - Ambaradan è anche una mostra - recita il concetto di un evento che avviene “tra arte e non-arte”, volendo rappresentare in questo modo la grande utopia dell’arte moderna e contemporanea di mescolare arte e vita, realtà e operatività artistica come interfaccia della realtà.

Ambaradan non sceglie, in questo giorno di buon umore concettuale convoca tutti senza distinzione e senza l’isteria delle distinzioni, così vive e rivive il gioco dell’artisticità nella trasparenza del nulla a cui fa da schermo e su cui sospende l’estasi del gioco e le vertigini delle osservate trasfigurazioni. La scena è leonardesca, una gola di montagna, per pavimento un prato, per soffitto il cielo, di sfondo e intorno la cornice delle rocce.