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Ambiente/trasformazioni. Nuovo Naturalismo Globale
Nella complessità dell’arte contemporanea non è facile individuare un filone che riesca a riunire sotto la stessa spinta emozionale una eterogeneità di gruppo dato che la rivalsa individualistica è, oggi, una matrice poietica la cui forza assurge di gran lunga la necessità di una espressione collettiva.
Comunicato stampa
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Nella complessità dell’arte contemporanea non è facile individuare un filone che riesca a riunire sotto la stessa spinta emozionale una eterogeneità di gruppo dato che la rivalsa individualistica è, oggi, una matrice poietica la cui forza assurge di gran lunga la necessità di una espressione collettiva.
Difficile ma non impossibile.
Ad un’acuta ed attenta osservazione non può sfuggire il nesso profondo che lega opere d’arte apparentemente disomogenee: con “AMBIENTE/TRASFORMAZIONI”, collettiva in mostra presso il Complesso di San Paolo a Monselice (Pd), nove giovani artisti interpretano le sfaccettature del presente accomunati da una attenzione, quasi materna nella sua essenza arcana, alla natura e all’ambiente che si rivelano essere, dunque, i segni di una grammatica condivisa sebbene poi ogni artista manifesti il sentimento con un proprio linguaggio (pittura, scultura, fotografia, video).
Non è dunque il mezzo, in questo caso, ad essere il messaggio (citando il celeberrimo slogan di McLuhan) ma l’evoluzione (spazio-temporale-mentale) di un presente che inquieta perché assolutamente anomalo e artificioso rispetto a quelle priorità ancestrali che ogni individuo si porta dentro nella relazione con il mondo.
Espongono: Simone del Pizzol, Mara Gallo, Monia Marchionni, Paolo Ferro, Sandro Freddo, Daniela Girotto, Concetta Mascaro, Davide Sameraro, Stefano Turelli.
PROGRAMMA:
8 agosto: vernice ore 18.00, presenta Alice Zannoni
18.30 proiezione video di Davide Semeraro e Stefano Turelli
19.00 concerto dei Jazzdrop Quartet
9 agosto: 21.15 “Ritorno al naturalismo” intervento storico-critico a cura di Alice Zannoni.
16 agosto: ore 18.00 concerto di “Palco Mobile”
17 agosto: ore 18.00 interpretazione teatrale performativa a cura di Raffaella Brancaglion.
24 agosto: ore 21.15 letture teatrali a cura di Raffaella Brancaglion
***
NUOVO NATURALISMO GLOBALE
“La natura non fa niente di inutile”
(Aristotele)
Sebbene un intervento critico dovrebbe lasciare al lettore un ipotesi ermeneutica, vorrei iniziare la presentazione della mostra fornendo allo spettatore solamente gli strumenti necessari perché egli possa intraprendere autonomamente e senza forzature concettuali il percorso espositivo.
Innanzitutto il titolo: “Nuovo Naturalismo Globale”. Prima di specificare il sentimento naturalistico che lega poeticamente tutte le opere presenti, mi vorrei soffermare sulla designazione da me scelta che caratterizza in primis il naturalismo qui presente: l’aggettivo “nuovo”. Le necessità di nominare “un sentore” con una qualificazione temporale, ovvero “nuovo”, matura dalle ceneri di un passato critico di tutto rispetto che vede al centro la figura di Francesco Arcangeli e la sua riflessione “Gli ultimi naturalisti”1 apparsa sulla rivista “Paragone” nel 1954 che, accendendo controversie, ha avviato la militanza critica ad un nuovo metodo di osservazione di cui siamo ancor oggi debitori.
Assumendomi tutte le responsabilità intellettuali mi avvio, da giovane osservatrice d’arte contemporanea, a promuovere con molta ambizione l’ipotesi di un ritorno del naturalismo, dopo quello avvertito come “ultimo” da Arcangeli; un ritorno che rientra perfettamente nella ciclicità degli eventi e che si presenta alla soglia del contemporaneo con delle coordinate e delle motivazioni completamente diverse da quelle che hanno segnato gli esiti artistici della metà degli anni cinquanta del secolo scorso. Dunque, ribadisco, il significato della qualificazione “nuovo” è da interpretare come disposizione attuale rispetto ad un atteggiamento estetico del passato che non si intende assolutamente confutare e che è anzi è stata lo stimolo alla riflessione e di cui la mostra è testimonianza.
Con la designazione “globale”, seconda caratteristica enunciata dal titolo dell’esposizione, invece, si intende marcare il senso della diversità rispetto al precedente esame: se per Arcangeli la parola chiave è “tradizione locale” il naturalismo qui presente non sorge da un regionalismo che ha impresso la propria essenza nel dna dell’artista, ma emerge da una, mi sia concesso, “imprimitura genetica” segnata della cultura immateriale dell’era internet. L “hic et nunc”, per le generazioni attive ora, è solo un frammento temporale della possibilità di essere “fast” in qualsiasi luogo trasformando il “qui e ora” in “ora e ovunque”; le categorie “macro-micro” rappresentano una dicotomia più a parole che nei fatti dato che la rifrazione percettiva delle dimensioni si presenta nelle generazione di giovani artisti come una ineludibile caratteristica di sopravvivenza che premia l’elasticità mentale a scapito di una pesante conoscenza monodirezionale. Si opera nel territorio individuale con la piena consapevolezza della universalità del linguaggio artistico: un’officina, citando Longhi, che ha ampliato la portata d’azione divenendo appunto globale sia nell’operatività, sia nell’uso di mezzi, sia nella percezione.
Ancora cito Arcangeli per marcare non solo simbolicamente, ma sopratutto razionalmente il percorso filologico che riprende la matrice storica del naturalismo dopo la letargia in cui ha sedimentato durante l’auge della pop, del consumismo, del concettuale, della Body art: un riposo necessario, con i suoi sobbalzi e singoli risvegli improvvisi di cui non si intende certo negare il valore, ma presenze forse troppo latenti per chiamare in causa una primavera naturalistica; un sonno lungo che esalta la genesi del riavvio con la consapevolezza che qualcosa è cambiato.
Senza fare moralismi ad essere cambiato è il mondo stesso, senza dare giudizi sul cambiamento domando: “Qual è il sentimento con cui si osserva il presente?”
Se nel 1954 Arcangeli definisce natura “La cosa immensa che non dà tregua perché la sentite vivere tremando fuori, entro voi: stato profondo di passione e di sensi, felicità e tormento” oggi credo che il sentimento romantico sia sostituito dal senso della perdita, dalla paura dell’irreversibilità dell’agire umano sul territorio, dalla catastrofe di un esistenza che ha annullato il proprio “habitat verde” a favore di una partita rischiosa in cui è il futuro stesso ad essere messo in gioco.
Più che mai sento in questo “Nuovo Naturalismo Globale” la materializzazione delle parole di Achille Bonito Oliva secondo cui “L’arte è per principio contro ogni perdita”: non solo l’eternità del manufatto (o del concetto) conservata in teche di memoria, ma la semiosi stessa di ogni opera può essere interpretata come il monito ad un cambiamento di rotta per preservare con coscienza il presente che rimane: un attenzione al dato naturalistico per porre attenzione alla natura stessa in tutte le sue dimensioni (temporali, spaziali, macro-micro, individuali-collettive…), un aspra critica alle mutilazioni irreparabili e alle alterazioni sulla natura attraverso i segni della natura stessa.
Con sguardo per nulla ingenuo gli artisti presenti in mostra elaborano la ricerca laica e coscienziosa del destino umano liberando la rappresentazione della natura dai connotati lirici d’ascendenza ottocentesca e, caricando l’espressione di una esperienza emozionale lontana dal mito, si avviano, ognuno con la propria cifra stilistica, non solo a provare a far parte di quell’ “enorme vicenda”2 ma anche di coinvolgere sollecitando un’etica individuale “purificata”.
Credo sia anche corretto chiarire fin da subito che la mia proposta critica non ambisce a designare la nascita di un nuovo gruppo, di un movimento o di una categoria estetica ma intende presentarsi come un’ipotesi, un suggerimento di lettura del panorama artistico contemporaneo in cui, tra le infinite brame oggettuali e concettuali, mi pare di poter cogliere la presenza insistente del referente naturalistico, sia esso la più diretta immagine di un ramo, la meticolosità di preparazione del colore oppure la ripresa-video della distruzione di un edificio industriale.
Omaggiando nuovamente la figura di Arcangeli e la sua acuta intuizione concludo il mio intervento proprio con le parole dello stesso con l’intenzione di raccogliere l’eredità del maestro lasciando comunque aperta l’esegesi; dice il critico negli anni ’70: “Sarà il compito, se a loro liberamente parrà, dei nostri allievi; o di chi, comunque, verrà dopo di noi; di chi si prepara a vivere in un mondo diverso”3. Consapevoli che il mondo è diverso, oggi desidereremo invertire la tendenza autodistruttiva iniziando da una maggior cura della natura che conserva fin dalla sua etimologia (dal latino natus participio del verbo nascere) la forza che genera e rigenera.
Alice Zannoni
Difficile ma non impossibile.
Ad un’acuta ed attenta osservazione non può sfuggire il nesso profondo che lega opere d’arte apparentemente disomogenee: con “AMBIENTE/TRASFORMAZIONI”, collettiva in mostra presso il Complesso di San Paolo a Monselice (Pd), nove giovani artisti interpretano le sfaccettature del presente accomunati da una attenzione, quasi materna nella sua essenza arcana, alla natura e all’ambiente che si rivelano essere, dunque, i segni di una grammatica condivisa sebbene poi ogni artista manifesti il sentimento con un proprio linguaggio (pittura, scultura, fotografia, video).
Non è dunque il mezzo, in questo caso, ad essere il messaggio (citando il celeberrimo slogan di McLuhan) ma l’evoluzione (spazio-temporale-mentale) di un presente che inquieta perché assolutamente anomalo e artificioso rispetto a quelle priorità ancestrali che ogni individuo si porta dentro nella relazione con il mondo.
Espongono: Simone del Pizzol, Mara Gallo, Monia Marchionni, Paolo Ferro, Sandro Freddo, Daniela Girotto, Concetta Mascaro, Davide Sameraro, Stefano Turelli.
PROGRAMMA:
8 agosto: vernice ore 18.00, presenta Alice Zannoni
18.30 proiezione video di Davide Semeraro e Stefano Turelli
19.00 concerto dei Jazzdrop Quartet
9 agosto: 21.15 “Ritorno al naturalismo” intervento storico-critico a cura di Alice Zannoni.
16 agosto: ore 18.00 concerto di “Palco Mobile”
17 agosto: ore 18.00 interpretazione teatrale performativa a cura di Raffaella Brancaglion.
24 agosto: ore 21.15 letture teatrali a cura di Raffaella Brancaglion
***
NUOVO NATURALISMO GLOBALE
“La natura non fa niente di inutile”
(Aristotele)
Sebbene un intervento critico dovrebbe lasciare al lettore un ipotesi ermeneutica, vorrei iniziare la presentazione della mostra fornendo allo spettatore solamente gli strumenti necessari perché egli possa intraprendere autonomamente e senza forzature concettuali il percorso espositivo.
Innanzitutto il titolo: “Nuovo Naturalismo Globale”. Prima di specificare il sentimento naturalistico che lega poeticamente tutte le opere presenti, mi vorrei soffermare sulla designazione da me scelta che caratterizza in primis il naturalismo qui presente: l’aggettivo “nuovo”. Le necessità di nominare “un sentore” con una qualificazione temporale, ovvero “nuovo”, matura dalle ceneri di un passato critico di tutto rispetto che vede al centro la figura di Francesco Arcangeli e la sua riflessione “Gli ultimi naturalisti”1 apparsa sulla rivista “Paragone” nel 1954 che, accendendo controversie, ha avviato la militanza critica ad un nuovo metodo di osservazione di cui siamo ancor oggi debitori.
Assumendomi tutte le responsabilità intellettuali mi avvio, da giovane osservatrice d’arte contemporanea, a promuovere con molta ambizione l’ipotesi di un ritorno del naturalismo, dopo quello avvertito come “ultimo” da Arcangeli; un ritorno che rientra perfettamente nella ciclicità degli eventi e che si presenta alla soglia del contemporaneo con delle coordinate e delle motivazioni completamente diverse da quelle che hanno segnato gli esiti artistici della metà degli anni cinquanta del secolo scorso. Dunque, ribadisco, il significato della qualificazione “nuovo” è da interpretare come disposizione attuale rispetto ad un atteggiamento estetico del passato che non si intende assolutamente confutare e che è anzi è stata lo stimolo alla riflessione e di cui la mostra è testimonianza.
Con la designazione “globale”, seconda caratteristica enunciata dal titolo dell’esposizione, invece, si intende marcare il senso della diversità rispetto al precedente esame: se per Arcangeli la parola chiave è “tradizione locale” il naturalismo qui presente non sorge da un regionalismo che ha impresso la propria essenza nel dna dell’artista, ma emerge da una, mi sia concesso, “imprimitura genetica” segnata della cultura immateriale dell’era internet. L “hic et nunc”, per le generazioni attive ora, è solo un frammento temporale della possibilità di essere “fast” in qualsiasi luogo trasformando il “qui e ora” in “ora e ovunque”; le categorie “macro-micro” rappresentano una dicotomia più a parole che nei fatti dato che la rifrazione percettiva delle dimensioni si presenta nelle generazione di giovani artisti come una ineludibile caratteristica di sopravvivenza che premia l’elasticità mentale a scapito di una pesante conoscenza monodirezionale. Si opera nel territorio individuale con la piena consapevolezza della universalità del linguaggio artistico: un’officina, citando Longhi, che ha ampliato la portata d’azione divenendo appunto globale sia nell’operatività, sia nell’uso di mezzi, sia nella percezione.
Ancora cito Arcangeli per marcare non solo simbolicamente, ma sopratutto razionalmente il percorso filologico che riprende la matrice storica del naturalismo dopo la letargia in cui ha sedimentato durante l’auge della pop, del consumismo, del concettuale, della Body art: un riposo necessario, con i suoi sobbalzi e singoli risvegli improvvisi di cui non si intende certo negare il valore, ma presenze forse troppo latenti per chiamare in causa una primavera naturalistica; un sonno lungo che esalta la genesi del riavvio con la consapevolezza che qualcosa è cambiato.
Senza fare moralismi ad essere cambiato è il mondo stesso, senza dare giudizi sul cambiamento domando: “Qual è il sentimento con cui si osserva il presente?”
Se nel 1954 Arcangeli definisce natura “La cosa immensa che non dà tregua perché la sentite vivere tremando fuori, entro voi: stato profondo di passione e di sensi, felicità e tormento” oggi credo che il sentimento romantico sia sostituito dal senso della perdita, dalla paura dell’irreversibilità dell’agire umano sul territorio, dalla catastrofe di un esistenza che ha annullato il proprio “habitat verde” a favore di una partita rischiosa in cui è il futuro stesso ad essere messo in gioco.
Più che mai sento in questo “Nuovo Naturalismo Globale” la materializzazione delle parole di Achille Bonito Oliva secondo cui “L’arte è per principio contro ogni perdita”: non solo l’eternità del manufatto (o del concetto) conservata in teche di memoria, ma la semiosi stessa di ogni opera può essere interpretata come il monito ad un cambiamento di rotta per preservare con coscienza il presente che rimane: un attenzione al dato naturalistico per porre attenzione alla natura stessa in tutte le sue dimensioni (temporali, spaziali, macro-micro, individuali-collettive…), un aspra critica alle mutilazioni irreparabili e alle alterazioni sulla natura attraverso i segni della natura stessa.
Con sguardo per nulla ingenuo gli artisti presenti in mostra elaborano la ricerca laica e coscienziosa del destino umano liberando la rappresentazione della natura dai connotati lirici d’ascendenza ottocentesca e, caricando l’espressione di una esperienza emozionale lontana dal mito, si avviano, ognuno con la propria cifra stilistica, non solo a provare a far parte di quell’ “enorme vicenda”2 ma anche di coinvolgere sollecitando un’etica individuale “purificata”.
Credo sia anche corretto chiarire fin da subito che la mia proposta critica non ambisce a designare la nascita di un nuovo gruppo, di un movimento o di una categoria estetica ma intende presentarsi come un’ipotesi, un suggerimento di lettura del panorama artistico contemporaneo in cui, tra le infinite brame oggettuali e concettuali, mi pare di poter cogliere la presenza insistente del referente naturalistico, sia esso la più diretta immagine di un ramo, la meticolosità di preparazione del colore oppure la ripresa-video della distruzione di un edificio industriale.
Omaggiando nuovamente la figura di Arcangeli e la sua acuta intuizione concludo il mio intervento proprio con le parole dello stesso con l’intenzione di raccogliere l’eredità del maestro lasciando comunque aperta l’esegesi; dice il critico negli anni ’70: “Sarà il compito, se a loro liberamente parrà, dei nostri allievi; o di chi, comunque, verrà dopo di noi; di chi si prepara a vivere in un mondo diverso”3. Consapevoli che il mondo è diverso, oggi desidereremo invertire la tendenza autodistruttiva iniziando da una maggior cura della natura che conserva fin dalla sua etimologia (dal latino natus participio del verbo nascere) la forza che genera e rigenera.
Alice Zannoni
08
agosto 2008
Ambiente/trasformazioni. Nuovo Naturalismo Globale
Dall'otto al 31 agosto 2008
arte contemporanea
Location
COMPLESSO MONUMENTALE SAN PAOLO
Monselice, Via Xxviii Aprile, (Padova)
Monselice, Via Xxviii Aprile, (Padova)
Orario di apertura
Ore 9.30-12.30 / 15.00-19.00
Chiuso il lunedì
Vernissage
8 Agosto 2008, ore 18.00
Autore
Curatore