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Amedeo Sanzone – La fuga della ragione
La fuga della ragione. E’ questo il suggerimento che se ne ricava di fronte alle opere esposte a Castel dell’Ovo, nella magnifica cornice della “ sala delle Prigioni”, per chi conosce la storia artistica del suo autore, Amedeo Sanzone, il quale, per la prima volta, abbandona, e solo in parte, il rigore di una geometria mentale, la chiusura raziocinante dell’idea estetica per affidarsi a opere nate anche dall’attrazione verso forme che contengono un imprevedibile coefficiente di casualità.
Comunicato stampa
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La fuga della ragione. E’ questo il suggerimento che se ne ricava di fronte alle opere esposte a Castel dell’Ovo, nella magnifica cornice della “ sala delle Prigioni”, per chi conosce la storia artistica del suo autore, Amedeo Sanzone, il quale, per la prima volta, abbandona, e solo in parte, il rigore di una geometria mentale, la chiusura raziocinante dell’idea estetica per affidarsi a opere nate anche dall’attrazione verso forme che contengono un imprevedibile coefficiente di casualità. In altri termini è come se tramite l’artista ci venisse questo: lasciamo che la ragione si sottragga per un po’ a se stessa e i pensieri, le pulsioni interiori vadano a rappresentarsi, misteriosamente, nelle suggestioni evocative dell’ accadimento estetico.
Fino ad ora le opere di Sanzone ci suggerivano il senso dell’infinito, armonico ed equilibrato, attraverso superfici lucide e specchianti dove lo spazio era scandito da piccole sovrapposizioni che gli conferivano ritmo e lo rendevano evidente alla nostra percezione, fornendo, peraltro, alla sua lettura , i tempi e i modi dell’esperienza estetica. Ora invece quell’infinito non è più del tutto suggerito, ma in parte è rappresentato attraverso forme che ci riportano al dato concreto e reale della nostra conoscenza: attraverso installazioni che, aggredendo e dominando lo spazio circostante, cercano di imporsi nella loro grandiosità.
Con questa personale, l’artista, in una certa misura, si affranca dalle procedure accademiche del formalismo compositivo, che ha caratterizzato molta parte della produzione precedente, ritenendolo un condizionamento e una limitazione a quella libertà di pensiero e d’azione che personalizza le forme, le intreccia esclusivamente alla sua natura intelletiva, per renderle, un attimo dopo, patrimonio collettivo.
Le vecchie e preziose superfici che si ponevano a noi come finestre sullo spazio diventano, in questo nuovo ciclo, provocazioni sensoriali, passaggi della memoria verso l’astrazione per antonomasia, e vengono ora articolate in opere complesse e grandiose dove la luce, diretta e soffusa, crea un campo sfumato che avvolge l’opera e, nel buio dei secondi piani, fa sfumare anche la nostra percezione segnando l’inizio dello spazio insondabile.
Fino ad ora le opere di Sanzone ci suggerivano il senso dell’infinito, armonico ed equilibrato, attraverso superfici lucide e specchianti dove lo spazio era scandito da piccole sovrapposizioni che gli conferivano ritmo e lo rendevano evidente alla nostra percezione, fornendo, peraltro, alla sua lettura , i tempi e i modi dell’esperienza estetica. Ora invece quell’infinito non è più del tutto suggerito, ma in parte è rappresentato attraverso forme che ci riportano al dato concreto e reale della nostra conoscenza: attraverso installazioni che, aggredendo e dominando lo spazio circostante, cercano di imporsi nella loro grandiosità.
Con questa personale, l’artista, in una certa misura, si affranca dalle procedure accademiche del formalismo compositivo, che ha caratterizzato molta parte della produzione precedente, ritenendolo un condizionamento e una limitazione a quella libertà di pensiero e d’azione che personalizza le forme, le intreccia esclusivamente alla sua natura intelletiva, per renderle, un attimo dopo, patrimonio collettivo.
Le vecchie e preziose superfici che si ponevano a noi come finestre sullo spazio diventano, in questo nuovo ciclo, provocazioni sensoriali, passaggi della memoria verso l’astrazione per antonomasia, e vengono ora articolate in opere complesse e grandiose dove la luce, diretta e soffusa, crea un campo sfumato che avvolge l’opera e, nel buio dei secondi piani, fa sfumare anche la nostra percezione segnando l’inizio dello spazio insondabile.
09
settembre 2010
Amedeo Sanzone – La fuga della ragione
Dal 09 al 18 settembre 2010
arte contemporanea
Location
CASTEL DELL’OVO
Napoli, Via Luculliana, (Napoli)
Napoli, Via Luculliana, (Napoli)
Orario di apertura
dal lunedi al sabato: 10 – 18 domenica 10 - 12
Vernissage
9 Settembre 2010, ore 18
Sito web
www.spazioartenapoli.it
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