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American Dream
Dal 29 ottobre 2012 alla Galleria Agnellini Arte Moderna di Brescia si terrà la mostra AMERICAN DREAM. Esposte opere di Jim Dine, Sam Francis, Robert Indiana, Franz Kline, Robert Rauschenberg, Mark Tobey, Andy Warhol e Larry Rivers. Nel percorso espositivo alle opere si alternano esemplari d’epoca di moto Harley Davidson e Indian.
Comunicato stampa
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Dal 29 ottobre 2012 al 13 marzo 2013 alla Galleria Agnellini Arte Moderna di Brescia si terrà la mostra AMERICAN DREAM. Esposte opere di Jim Dine, Sam Francis, Robert Indiana, Franz Kline, Robert Rauschenberg, Mark Tobey, Andy Warhol e Larry Rivers. Nel percorso espositivo alle opere si alternano esemplari d’epoca di moto Harley Davidson e Indian.
L'esposizione, attraverso opere significative di artisti espressionisti e pop che animarono la scena americana degli anni '60, vuole illustrare lo spirito di entusiasmo e di libertà che s'impose nel paese in quegli anni in cui l'arte, l'industria e l'economia parteciparono a uno slancio creativo che sconvolse le abitudini di vita. La meccanizzazione produceva già da lungo tempo oggetti di desiderio che l'arte, grazie alla Pop art, trasformò in icone moderne, rappresentazioni spesso moltiplicate di simboli di una civiltà potente e dominatrice. Gli Stati Uniti, in uno stesso slancio, seppero altrettanto bene esportare il loro modello di società e imporre un'arte che ne era il principale sostegno. L'esposizione ci mostra, in un parallelo tra le mitiche moto Harley Davidson e Indian, e le opere di artisti come Warhol, Rauschenberg, Sam Francis, Robert Indiana il rapporto sottile che esiste tra l'industria e l'arte in quegli anni di totale euforia.
Il mito americano si è costruito sulla produzione di oggetti che hanno cambiato la quotidianità degli individui apportando profonde modificazioni nella vita di ognuno. La meccanizzazione trasforma le realtà più comuni e trasforma l'animo umano. La velocità d'esecuzione dei compiti diventa uno standard illustrato dallo sviluppo dell'elettrodomestico, dell'automobile e molto altro. Questi oggetti tanto ambiti raggiungono il Pantheon di una mitologia contemporanea al pari delle opere d'arte. Moto, automobili, aerei sono le «sculture» dei tempi moderni, ideali di perfezione, oggetti di desiderio, magnifici nella loro struttura e nella loro concezione.
Insieme alle automobili nascono le prime moto. Le Indian s'imposero per prime, nel 1899. In mostra alcuni modelli del 1922, 1928, 1935 illustrano l’innovazione di moto diventate leggende e che restano tra gli oggetti mitici di quest’epoca in cui l'invenzione impone i propri sogni. L'aspetto trionfante dell'America che vince è illustrato dall'epopea Harley Davidson. La mostra propone moto del 1922, 1928, 1935, 1941 fino al 1970. La storia delle Harley appartiene alla leggenda americana che raggiunge il suo apogeo negli anni '60 con un film come Easy Rider, realizzato da Dennis Hopper nel 1969. Simbolo della gioventù e del rifiuto dei pregiudizi, Hopper incarna un cinema libertario, al limite della rottura. Con Easy Rider, road movie nichilista e metafisico dalla colonna sonora esplosiva, si crea un nuovo ordine del mondo nel quale gli artisti riconquistano il reale.
Questo spirito definisce perfettamente la generazione americana del dopoguerra il cui atteggiamento disinvolto, sperimentale e conquistatore trova la sua rappresentazione nel mondo dell'arte che si apre a tutte le possibilità. La ridefinizione dell'arte, integrando la provocazione come mezzo d'azione, così come l'ironia e
la libertà, elementi che appartengono anche al comportamento dada al quale si riferiscono artisti come Rauschenberg, s'impone in un mondo che si reinventa. L'espressionismo astratto - rappresentato nell'esposizione da Franz Kline, Mark Tobey, Sam Francis, il cui lavoro oscilla tra astrazione e figurazione - rivendica questa libertà e inventa nuove tecniche, mescolando influenze diverse come il surrealismo (subconscio, scrittura automatica, dripping), l'astrazione di Wassily Kandinsky e di Arshile Gorky e l'insegnamento di Hans Hofmann. In mostra opere di questi artisti dell’astrazione americana del dopoguerra.
La pop art rimette fondamentalmente in questione i criteri che fino ad allora avevano caratterizzato “l'opera d'arte”, desacralizzando l'immagine dipinta o la scultura, e conferendo così all’oggetto artistico la dimensione di oggetto comunicante (allo stesso titolo della pubblicità), o proiettandolo nella sfera dell'oggetto industriale multiplo, proprio del consumo di massa. In mostra opere di Andy Wharol, Jim Dine e Robert Indiana, che moltiplica i messaggi d'amore e di pace ovunque nel mondo.
L'esposizione, attraverso opere significative di artisti espressionisti e pop che animarono la scena americana degli anni '60, vuole illustrare lo spirito di entusiasmo e di libertà che s'impose nel paese in quegli anni in cui l'arte, l'industria e l'economia parteciparono a uno slancio creativo che sconvolse le abitudini di vita. La meccanizzazione produceva già da lungo tempo oggetti di desiderio che l'arte, grazie alla Pop art, trasformò in icone moderne, rappresentazioni spesso moltiplicate di simboli di una civiltà potente e dominatrice. Gli Stati Uniti, in uno stesso slancio, seppero altrettanto bene esportare il loro modello di società e imporre un'arte che ne era il principale sostegno. L'esposizione ci mostra, in un parallelo tra le mitiche moto Harley Davidson e Indian, e le opere di artisti come Warhol, Rauschenberg, Sam Francis, Robert Indiana il rapporto sottile che esiste tra l'industria e l'arte in quegli anni di totale euforia.
Il mito americano si è costruito sulla produzione di oggetti che hanno cambiato la quotidianità degli individui apportando profonde modificazioni nella vita di ognuno. La meccanizzazione trasforma le realtà più comuni e trasforma l'animo umano. La velocità d'esecuzione dei compiti diventa uno standard illustrato dallo sviluppo dell'elettrodomestico, dell'automobile e molto altro. Questi oggetti tanto ambiti raggiungono il Pantheon di una mitologia contemporanea al pari delle opere d'arte. Moto, automobili, aerei sono le «sculture» dei tempi moderni, ideali di perfezione, oggetti di desiderio, magnifici nella loro struttura e nella loro concezione.
Insieme alle automobili nascono le prime moto. Le Indian s'imposero per prime, nel 1899. In mostra alcuni modelli del 1922, 1928, 1935 illustrano l’innovazione di moto diventate leggende e che restano tra gli oggetti mitici di quest’epoca in cui l'invenzione impone i propri sogni. L'aspetto trionfante dell'America che vince è illustrato dall'epopea Harley Davidson. La mostra propone moto del 1922, 1928, 1935, 1941 fino al 1970. La storia delle Harley appartiene alla leggenda americana che raggiunge il suo apogeo negli anni '60 con un film come Easy Rider, realizzato da Dennis Hopper nel 1969. Simbolo della gioventù e del rifiuto dei pregiudizi, Hopper incarna un cinema libertario, al limite della rottura. Con Easy Rider, road movie nichilista e metafisico dalla colonna sonora esplosiva, si crea un nuovo ordine del mondo nel quale gli artisti riconquistano il reale.
Questo spirito definisce perfettamente la generazione americana del dopoguerra il cui atteggiamento disinvolto, sperimentale e conquistatore trova la sua rappresentazione nel mondo dell'arte che si apre a tutte le possibilità. La ridefinizione dell'arte, integrando la provocazione come mezzo d'azione, così come l'ironia e
la libertà, elementi che appartengono anche al comportamento dada al quale si riferiscono artisti come Rauschenberg, s'impone in un mondo che si reinventa. L'espressionismo astratto - rappresentato nell'esposizione da Franz Kline, Mark Tobey, Sam Francis, il cui lavoro oscilla tra astrazione e figurazione - rivendica questa libertà e inventa nuove tecniche, mescolando influenze diverse come il surrealismo (subconscio, scrittura automatica, dripping), l'astrazione di Wassily Kandinsky e di Arshile Gorky e l'insegnamento di Hans Hofmann. In mostra opere di questi artisti dell’astrazione americana del dopoguerra.
La pop art rimette fondamentalmente in questione i criteri che fino ad allora avevano caratterizzato “l'opera d'arte”, desacralizzando l'immagine dipinta o la scultura, e conferendo così all’oggetto artistico la dimensione di oggetto comunicante (allo stesso titolo della pubblicità), o proiettandolo nella sfera dell'oggetto industriale multiplo, proprio del consumo di massa. In mostra opere di Andy Wharol, Jim Dine e Robert Indiana, che moltiplica i messaggi d'amore e di pace ovunque nel mondo.
27
ottobre 2012
American Dream
Dal 27 ottobre 2012 al 16 marzo 2013
arte contemporanea
Location
AGNELLINI ARTE MODERNA
Brescia, Via Arnaldo Soldini, 6/A , (Brescia)
Brescia, Via Arnaldo Soldini, 6/A , (Brescia)
Orario di apertura
Da martedì a sabato 10.00/12.30 ; 15.30/19.30
Chiuso domenica e lunedì.
Vernissage
27 Ottobre 2012, ore 18.30
Ufficio stampa
SPAINI & PARTNERS
Autore
Curatore