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American Nightmare
Il titolo della mostra potrebbe risultare all’apparenza esaustivo. Sennonché è possibile crearne un’estensione, in forma di proporzione, a scopo chiarificatorio: American: dreams = Nigntmare : visions
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Il titolo della mostra potrebbe risultare all’apparenza esaustivo.
Sennonché è possibile crearne un’estensione, in forma di proporzione, a scopo chiarificatorio:
American: dreams = Nigntmare : visions *
Posta questa delucidazione, la mostra non vuole calcare la mano su più o meno recenti fatti di cronaca e si pone ben lungi dall’essere etichettata come l’ennesimo luogo comune di semplicistica campagna politica.
Al contrario, checché alcuni tratti fondamentali possano far dubitare, si concentra sul trionfo della più allargata creatività e su di un copartecipativo, coattivo spirito di aggregazione.
I protagonisti di questa esposizione, infatti, provengono dalle più svariate realtà espressive (fumetto, disegno, pittura, writing, sperimentazione sonora, moda, scenografia, net-art) ed hanno in comune tra loro, a prima vista, soltanto un supporto da manipolare e un, pur breve, “passaggio” nella città di Bologna. Chi l’ha fatto frequentando i sentieri del cosiddetto mondo dell’arte e chi ha lavorato per lo più in situazioni underground, uscendo allo scoperto attraverso lo sporco e difficile ambiente della street art.
« […] La produzione artistica underground nasce dall’incontro di molteplici esigenze legate all’atteggiamento totalitario della “controcultura”, in cui l’atto culturale vede nel gioco, direttamente prelevato dagli esperimenti dadaisti-surrealisti, una nuova realtà provocatoria.
La rabbia si unisce alla creatività, personale e collettiva, nella quale svelare un rinnovato modo di parlare, comunicare e unirsi al no future di altri contesti. Non c’è futuro, non c’è molto di cui andare fieri, e parte della comunità civile si mobilita per fermare la dissoluzione in corso. […]»
(dal testo critico di Fabiola Naldi)
Questo è tutto ciò che li unisce, questo tutto ciò che li divide, si potrebbe dire.
Uniti intorno ad un unico “blocco” di gesso, che uno di loro ha plasmato e riprodotto in serie, divisi nelle individualità d’interpretazione.
Divisi, nella maggior parte dei casi, dalla loro provenienza (geografica quanto artistica), uniti nell’affermare l’estremo concetto di libertà d’azione, serpeggiante in ognuna delle loro specifiche.
Uniti, infine, in questa operazione collettiva di “terrorismo” dell’immagine.
* i termini sono deliberatamente presi a prestito dal sottotitolo di un volume dedicato all’opera cinematografica di David Lynch
Sennonché è possibile crearne un’estensione, in forma di proporzione, a scopo chiarificatorio:
American: dreams = Nigntmare : visions *
Posta questa delucidazione, la mostra non vuole calcare la mano su più o meno recenti fatti di cronaca e si pone ben lungi dall’essere etichettata come l’ennesimo luogo comune di semplicistica campagna politica.
Al contrario, checché alcuni tratti fondamentali possano far dubitare, si concentra sul trionfo della più allargata creatività e su di un copartecipativo, coattivo spirito di aggregazione.
I protagonisti di questa esposizione, infatti, provengono dalle più svariate realtà espressive (fumetto, disegno, pittura, writing, sperimentazione sonora, moda, scenografia, net-art) ed hanno in comune tra loro, a prima vista, soltanto un supporto da manipolare e un, pur breve, “passaggio” nella città di Bologna. Chi l’ha fatto frequentando i sentieri del cosiddetto mondo dell’arte e chi ha lavorato per lo più in situazioni underground, uscendo allo scoperto attraverso lo sporco e difficile ambiente della street art.
« […] La produzione artistica underground nasce dall’incontro di molteplici esigenze legate all’atteggiamento totalitario della “controcultura”, in cui l’atto culturale vede nel gioco, direttamente prelevato dagli esperimenti dadaisti-surrealisti, una nuova realtà provocatoria.
La rabbia si unisce alla creatività, personale e collettiva, nella quale svelare un rinnovato modo di parlare, comunicare e unirsi al no future di altri contesti. Non c’è futuro, non c’è molto di cui andare fieri, e parte della comunità civile si mobilita per fermare la dissoluzione in corso. […]»
(dal testo critico di Fabiola Naldi)
Questo è tutto ciò che li unisce, questo tutto ciò che li divide, si potrebbe dire.
Uniti intorno ad un unico “blocco” di gesso, che uno di loro ha plasmato e riprodotto in serie, divisi nelle individualità d’interpretazione.
Divisi, nella maggior parte dei casi, dalla loro provenienza (geografica quanto artistica), uniti nell’affermare l’estremo concetto di libertà d’azione, serpeggiante in ognuna delle loro specifiche.
Uniti, infine, in questa operazione collettiva di “terrorismo” dell’immagine.
* i termini sono deliberatamente presi a prestito dal sottotitolo di un volume dedicato all’opera cinematografica di David Lynch
26
gennaio 2007
American Nightmare
Dal 26 gennaio al 24 febbraio 2007
arte contemporanea
Location
FUCKTORY
Bologna, Via San Carlo, 25, (Bologna)
Bologna, Via San Carlo, 25, (Bologna)
Orario di apertura
martedì facoltativo - mercoledì_giovedì 10-19 - venerdì_sabato 10-20
Vernissage
26 Gennaio 2007, ore 18
Autore
Curatore