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Amici Miei
Un maestro è infatti questo: colui che offre a una platea di allievi il proprio sapere, perché essi possano diffondere, a loro volta, la conoscenza, maturandola in autonomia e compiendo auspicabili passi avanti.
Comunicato stampa
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Compendio alla “fucina Massei”
Rompendo lo schema consueto di una dialettica critica portata avanti in terza persona, al fine evitare eccessivi coinvolgimenti tra lo scrivente e il soggetto descritto, mi sia consentito, stavolta, testimoniare direttamente il mio pensiero sulla mostra ideata da Paolo Massei e accolta, con il consueto spirito di apertura, dallo Spazio 121 di Pippo Cosenza.
Trovo il tutto stimolante e posso dire che in tanti anni di lavoro assisto per la prima volta a un fatto simile. Autocelebrazione dell’artista? Non direi. Coraggio, piuttosto, di affermare un proprio cammino e soddisfazione, per aver consegnato ad altri le proprie conoscenze. Un maestro è infatti questo: colui che offre a una platea di allievi il proprio sapere, perché essi possano diffondere, a loro volta, la conoscenza, maturandola in autonomia e compiendo auspicabili passi avanti.
Allora questa mostra potremmo anche intitolarla “fucina Massei”, per descrivere un ambiente incline alla formazione di personalità artistiche autonome, perché questo ha fatto Paolo, e continua a fare con spirito propulsivo, controverso a volte, come è giusto che sia per chi continuamente è alla ricerca di qualcosa da raccontare: perché per estrarre la forma dal blocco bisogna colpire la pietra e frantumarla. E devo dire che avendo assistito, nel corso del tempo, al suo modus operandi, ho visto questo artista percuotere tante volte, e spesso bruscamente, l’inerzia, dando origine a qualcosa di nuovo. Dico ciò perché io per primo, dopo di lui, ho conosciuto i suoi “compagni di fucina”: Giorgio, Momo, Manuela, Doru e adesso Massimo, incontrato per la prima volta grazie a questa iniziativa. Artisti che operano in autonomia, con il propri linguaggi e le proprie idee, ma che da Paolo hanno tratto molto e così anch’io, dopo aver “detto e scritto” qualcosa su Paolo, ho “detto e scritto” qualcosa su ognuno di loro.
Dunque la mostra di oggi tributa un principio di trasmissione artistica, lo stimolo operato da Massei verso artisti nuovi e mai uguali, anche in virtù della sua di esperienza, cioè di uno scultore cresciuto negli ambienti del lavoro, a sua volta beneficiando di maestri dai quali ha recepito la tecnica. Già, la tecnica, ecco il vero punto di snodo, perché un limite a questa storia dovevamo pur trovarlo e questo limite è proprio la tecnica, l’unica cosa realmente trasmissibile, perché poi l’arte, la scintilla che alimenta la creatività, è innata.
Nessuno insegna ad essere artisti, non lo insegnò Perugino a Raffaello, né Ghirlandaio a Michelangelo, tantomeno lo ha insegnato Paolo a questo eterogeneo cenacolo. L’artista trasmette conoscenza, tecnica, materiali e la responsabilità che ognuno si assume del proprio lavoro, ma sulla strada si è poi da soli, tanto liberi di raggiungere traguardi, quanto di perdersi e smarrire il sentiero.
Dunque mi compiaccio di questa scelta, anche da parte di Cosenza, il cui Spazio 121 si è nel tempo parimenti caratterizzato come cenacolo artistico, propulsivo e propositivo, e perché tutto questo ci fa riflettere su qualcosa che in passato era all’ordine del giorno, ma che oggi abbiamo smarrito. L’arte è “materia umana”, credo di averlo detto e scritto altre volte, ma non mi pento di ripeterlo e in questa occasione lo ribadisco. Materia di chi sogna nuovi orizzonti, consapevole che affrontare il nuovo significa predisporsi all’errore, ma in arte non c’è spazio per chi ha paura di sbagliare e allora mi sento di applaudire gli amici qui presenti e tutti coloro che ne sapranno cogliere l’essenza al di là dei limiti imposti dalla propria personalità.
Andrea Baffoni
Rompendo lo schema consueto di una dialettica critica portata avanti in terza persona, al fine evitare eccessivi coinvolgimenti tra lo scrivente e il soggetto descritto, mi sia consentito, stavolta, testimoniare direttamente il mio pensiero sulla mostra ideata da Paolo Massei e accolta, con il consueto spirito di apertura, dallo Spazio 121 di Pippo Cosenza.
Trovo il tutto stimolante e posso dire che in tanti anni di lavoro assisto per la prima volta a un fatto simile. Autocelebrazione dell’artista? Non direi. Coraggio, piuttosto, di affermare un proprio cammino e soddisfazione, per aver consegnato ad altri le proprie conoscenze. Un maestro è infatti questo: colui che offre a una platea di allievi il proprio sapere, perché essi possano diffondere, a loro volta, la conoscenza, maturandola in autonomia e compiendo auspicabili passi avanti.
Allora questa mostra potremmo anche intitolarla “fucina Massei”, per descrivere un ambiente incline alla formazione di personalità artistiche autonome, perché questo ha fatto Paolo, e continua a fare con spirito propulsivo, controverso a volte, come è giusto che sia per chi continuamente è alla ricerca di qualcosa da raccontare: perché per estrarre la forma dal blocco bisogna colpire la pietra e frantumarla. E devo dire che avendo assistito, nel corso del tempo, al suo modus operandi, ho visto questo artista percuotere tante volte, e spesso bruscamente, l’inerzia, dando origine a qualcosa di nuovo. Dico ciò perché io per primo, dopo di lui, ho conosciuto i suoi “compagni di fucina”: Giorgio, Momo, Manuela, Doru e adesso Massimo, incontrato per la prima volta grazie a questa iniziativa. Artisti che operano in autonomia, con il propri linguaggi e le proprie idee, ma che da Paolo hanno tratto molto e così anch’io, dopo aver “detto e scritto” qualcosa su Paolo, ho “detto e scritto” qualcosa su ognuno di loro.
Dunque la mostra di oggi tributa un principio di trasmissione artistica, lo stimolo operato da Massei verso artisti nuovi e mai uguali, anche in virtù della sua di esperienza, cioè di uno scultore cresciuto negli ambienti del lavoro, a sua volta beneficiando di maestri dai quali ha recepito la tecnica. Già, la tecnica, ecco il vero punto di snodo, perché un limite a questa storia dovevamo pur trovarlo e questo limite è proprio la tecnica, l’unica cosa realmente trasmissibile, perché poi l’arte, la scintilla che alimenta la creatività, è innata.
Nessuno insegna ad essere artisti, non lo insegnò Perugino a Raffaello, né Ghirlandaio a Michelangelo, tantomeno lo ha insegnato Paolo a questo eterogeneo cenacolo. L’artista trasmette conoscenza, tecnica, materiali e la responsabilità che ognuno si assume del proprio lavoro, ma sulla strada si è poi da soli, tanto liberi di raggiungere traguardi, quanto di perdersi e smarrire il sentiero.
Dunque mi compiaccio di questa scelta, anche da parte di Cosenza, il cui Spazio 121 si è nel tempo parimenti caratterizzato come cenacolo artistico, propulsivo e propositivo, e perché tutto questo ci fa riflettere su qualcosa che in passato era all’ordine del giorno, ma che oggi abbiamo smarrito. L’arte è “materia umana”, credo di averlo detto e scritto altre volte, ma non mi pento di ripeterlo e in questa occasione lo ribadisco. Materia di chi sogna nuovi orizzonti, consapevole che affrontare il nuovo significa predisporsi all’errore, ma in arte non c’è spazio per chi ha paura di sbagliare e allora mi sento di applaudire gli amici qui presenti e tutti coloro che ne sapranno cogliere l’essenza al di là dei limiti imposti dalla propria personalità.
Andrea Baffoni
21
ottobre 2018
Amici Miei
Dal 21 ottobre all'undici novembre 2018
arte contemporanea
Location
SPAZIO 121
Perugia, Via Armando Fedeli, 121, (Perugia)
Perugia, Via Armando Fedeli, 121, (Perugia)
Orario di apertura
martedì ore 15,30 - 18,30
Giovedì ore 15,30 - 18,30
e per appuntamento al cell. 3891380883
Vernissage
21 Ottobre 2018, ore 17,30
Autore
Curatore