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André Butzer
Influenzato dalla pittura non-figurativa di Albert Oehlen, dal cromatismo di Edvard Munch e dalle composizioni dense e luminose di Asger Jorn, André Butzer supera l’esperienza del Die Bruke creando un suo personale linguaggio chiamato “Espressionismo fantascientifico”.
Comunicato stampa
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Lo Studio Giangaleazzo Visconti è lieto di ospitare una personale di André Butzer, talento della nuova scuola tedesca e fondatore del cosiddetto “Espressionismo fantascientifico”.
Influenzato dalla pittura non-figurativa di Albert Oehlen, dal cromatismo di Edvard Munch e dalle composizioni dense e luminose di Asger Jorn, André Butzer supera l’esperienza del Die Bruke creando uno stile dai colori intensi, che produce una realtà artificiale popolata da creature immaginarie, apparentemente grottesche, tratte dai cartoons.
L’anarchia strutturale che si pone di fronte allo spettatore al suo primo contatto con i lavori di Butzer, in cui i cartoons e i motivi geometrici sembrano stipati in una varietà di colori brillanti, si ricompone concettualmente in un vocabolario personale: emergono volti fluttuanti senza corpo e figure astratte che soggiacciono a regole morfologiche precise. Sono gli abitanti di uno stesso pianeta immaginario, denominato Nasaheim (fusione tra la parola Nasa e la città di Anaheim, in California, sede di Disneyland). Membri di una stessa tribù che condividono l’utopia di una forma “altra”, insieme aleatoria e audace. A suo modo perfetta. Dalla matericità della sua pittura ad olio appaiono uomini con guance e buchi neri al posto degli occhi, donne bionde dal sorriso inquietante, gatti neri.
Nei dipinti di Butzer convergono innumerevoli riferimenti alla storia tedesca e americana, alla politica, all’economia, all'industria del divertimento, alla tecnologia e alla fantascienza. Elementi di una grammatica tragica, dove i protagonisti dell’immaginario infantile si spengono negli orrori della nostra epoca contemporanea.
Nelle opere più recenti le figure evaporano, cedendo la scena allo sfondo che ora si tinge di scuro. Dalle quinte appaiono solo alcune linee e forme geometriche, come in un definitivo, ma solo apparente, passaggio dal figurativo all’astratto. Le tele sono solcate da linee luminose, puntini, spirali e forme geometriche. Sono opere in cui Butzer si concede al suo espressionismo più rivoluzionario. Un nuovo linguaggio in cui la forma pura diviene traccia del reale. In un continuo discorso che sembra fatto di soli vocaboli astratti. Un gioco paradossale che, come ci suggerisce André Butzer, solo l’Arte (e forse solo la sua arte) è capace di raccontare.
Influenzato dalla pittura non-figurativa di Albert Oehlen, dal cromatismo di Edvard Munch e dalle composizioni dense e luminose di Asger Jorn, André Butzer supera l’esperienza del Die Bruke creando uno stile dai colori intensi, che produce una realtà artificiale popolata da creature immaginarie, apparentemente grottesche, tratte dai cartoons.
L’anarchia strutturale che si pone di fronte allo spettatore al suo primo contatto con i lavori di Butzer, in cui i cartoons e i motivi geometrici sembrano stipati in una varietà di colori brillanti, si ricompone concettualmente in un vocabolario personale: emergono volti fluttuanti senza corpo e figure astratte che soggiacciono a regole morfologiche precise. Sono gli abitanti di uno stesso pianeta immaginario, denominato Nasaheim (fusione tra la parola Nasa e la città di Anaheim, in California, sede di Disneyland). Membri di una stessa tribù che condividono l’utopia di una forma “altra”, insieme aleatoria e audace. A suo modo perfetta. Dalla matericità della sua pittura ad olio appaiono uomini con guance e buchi neri al posto degli occhi, donne bionde dal sorriso inquietante, gatti neri.
Nei dipinti di Butzer convergono innumerevoli riferimenti alla storia tedesca e americana, alla politica, all’economia, all'industria del divertimento, alla tecnologia e alla fantascienza. Elementi di una grammatica tragica, dove i protagonisti dell’immaginario infantile si spengono negli orrori della nostra epoca contemporanea.
Nelle opere più recenti le figure evaporano, cedendo la scena allo sfondo che ora si tinge di scuro. Dalle quinte appaiono solo alcune linee e forme geometriche, come in un definitivo, ma solo apparente, passaggio dal figurativo all’astratto. Le tele sono solcate da linee luminose, puntini, spirali e forme geometriche. Sono opere in cui Butzer si concede al suo espressionismo più rivoluzionario. Un nuovo linguaggio in cui la forma pura diviene traccia del reale. In un continuo discorso che sembra fatto di soli vocaboli astratti. Un gioco paradossale che, come ci suggerisce André Butzer, solo l’Arte (e forse solo la sua arte) è capace di raccontare.
18
settembre 2009
André Butzer
Dal 18 settembre 2009 al 20 gennaio 2010
arte contemporanea
Location
STUDIO GIANGALEAZZO VISCONTI
Milano, Corso Monforte, 23, (Milano)
Milano, Corso Monforte, 23, (Milano)
Orario di apertura
da lunedì a venerdì ore 10-19
Vernissage
18 Settembre 2009, dalle 11.00
Autore