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André Derain – Sperimentatore controcorrente
Il Museo d’arte di Mendrisio inaugura la stagione autunnale con una importante retrospettiva dedicata al grande maestro francese André Derain, una delle grandi figure della rivoluzione artistica dell’inizio del XX secolo, una icona dell’arte del Novecento, amico di Picasso, Matisse, Braque, Giacometti.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
André Derain è una delle grandi figure della rivoluzione artistica dell’inizio del XX
secolo, sia pittorica sia scultorea, un’icona dell’arte del Novecento, amico di Picasso,
Matisse, Braque, Giacometti.
Derain ha formato con Henri Matisse e Pablo Picasso la triade di artisti che ha
completamente cambiato a livello mondiale l’arte del Novecento. Derain è stato a capo
e ispiratore di molte delle maggiori correnti della pittura moderna e contemporanea. È stato
l’erede dell’Impressionismo, l’iniziatore della pittura Fauve e uno dei padri del Cubismo,
nonché il precursore del Ritorno al Classicismo.
Nei primissimi anni del Novecento, una manciata di artisti cambiò completamente il modo di
vedere l’arte. Tra i massimi innovatori ci furono Derain e Matisse, che trascorsero vari anni a
dipingere insieme i paesaggi di mare a Collioure, nel Sud della Francia. I due diedero vita
tra il 1905 e il 1910 a un movimento per il quale si coniò il termine Fauve, cioè il gruppo dei
“Selvaggi”, a causa dei vivacissimi, infuocati colori che caratterizzavano le loro opere.
Anche Picasso nutrì grande ammirazione e stima per Derain, soprattutto all’inizio del secolo
scorso. A partire dal 1910, per diversi anni, Derain e Picasso collaborarono tra di loro e si
studiarono reciprocamente. Si frequentarono molto e la loro amicizia durò fino agli anni
Trenta. Fu Derain a introdurre Picasso nel mondo dell’arte africana e con Derain Picasso
fece i primi passi verso il Cubismo. Entrambi furono amanti della mondanità, uomini di
grande successo, celebrità delle arti del XX secolo. Ma se la fortuna di Picasso crebbe per
tutto il secolo, quella di Derain ebbe un brusco, momentaneo declino dopo la seconda guerra
mondiale, complice il mondo delle gallerie d’arte e del mercato.
Il Cubismo, grande tendenza di cambiamento all’inizio del ‘900, ebbe origine da Georges
Braque, oltre che da Derain e Picasso. Braque e Derain strinsero amicizia proprio verso il
1909 e per vari anni vissero l’uno vicino all’altro. Nel periodo in cui dipinsero insieme nel
quartiere parigino della Ruche, Braque apprezzò molto il Primitivismo di Derain e
quest’ultimo guardò molto al moderno classicismo di Braque. Dei suoi vecchi amici, Braque
fu l’unico ad aiutare Derain nei momenti di difficoltà, subito dopo la seconda Guerra
Mondiale.
Chi amò particolarmente l’opera di Derain fu Alberto Giacometti. Al grande artista svizzero
piaceva in particolar modo la capacità di Derain di cambiare stile rifacendosi alla tradizione
dell’arte antica. Derain rimase sempre legato alla pittura figurativa – il ritratto, il
paesaggio, le nature morte – e trovò ispirazione dall’arte greca e romana, su su fino ai
grandi maestri dell’Ottocento. Giacometti dedicò un lungo articolo alla sua straordinaria
capacità di raccogliere idee da tutta la storia dell’arte, trasformandola in qualcosa di
personale. Alla morte del maestro, fu Giacometti ad aiutare i famigliari a salvare decine di
sculture di Derain.
Grazie alla collaborazione degli Archivi André Derain e ai prestiti di alcuni prestigiosi
musei francesi, il Museo d’arte Mendrisio organizza una retrospettiva di ampio respiro
sull’opera di Derain: 70 dipinti, 30 opere su carta, 20 sculture, 25 progetti per costumi e
scene teatrali, illustrazioni di libri e alcune ceramiche ripercorrono la creatività
vulcanica e l’attività poliedrica di questo massimo protagonista dell’arte moderna.
Già a partire dalla metà degli anni Dieci, perseguendo una sua personale attitudine teorica e
culturale, Derain sceglie una direzione di ricerca decisamente in controtendenza
rispetto allo spirito avanguardistico che aveva caratterizzato la sua prima fase.
Paysage du Lot, 1912, olio su tela
Negli anni Venti e Trenta raggiunge un grande successo internazionale, ma a causa di
questo cambiamento di rotta, pur mantenendo una posizione di primissimo piano
sulla scena artistica parigina, viene criticato dall’ambiente dell’avanguardia. André
Breton, che era suo grande ammiratore, lo accusa (al pari di Giorgio de Chirico) di aver
esaurito la sua autentica vena creativa e di essersi rifugiato in una dimensione nostalgica
della tradizione, inaridendo il suo incontestabile talento.
Table garnie, 1931-35, olio su tela
Anche se nel 1925 dichiara «Che ingenuità o che debolezza parlare di inquietudine della
pittura moderna», Derain non può sfuggire alla sua condizione di artista moderno e la
direzione “inattuale” della sua impronta stilistica non annulla affatto la dimensione
esistenziale ed estetica di quell’inquietudine (e neanche la sua originalità) ma la trasferisce
su un piano operativo differente, in modo affascinante e paradossale.
Nu assis, 1919-21, olio su cartone
La sua ricerca è caratterizzata dalla singolare raffinatezza intellettuale dei suoi
continui scarti stilistici e da un’ossessiva volontà di spingere la pratica pittorica
sull’orlo dell’abisso del nulla, nell’ostinata e impossibile intenzione di arrivare a cogliere «il
segreto delle cose» attraverso quella che lui definisce «archipeinture». Chi ha forse
compreso meglio di tutti il senso autentico della sua arte è Alberto Giacometti, che diventa
suo grande amico, dal 1936 in poi.
Nell’ultima fase della sua vita Derain si isola sempre di più, e non basta una mostra postuma
al Musée National d’Art Moderne di Parigi nel 1954 (anno della sua scomparsa) per riportare
l’attenzione della critica dominante sulla sua opera, di cui è apprezzato solo il primo periodo
avanguardista.
L’Estaque, 1906, olio su tela
Per l’avvio di una vera rivalutazione dell’artista in chiave più attuale bisogna aspettare fino a
quando la sua complessa e apparentemente contraddittoria avventura artistica viene riletta
da una prospettiva critica postmoderna e non più soltanto all’interno di una visione evolutiva
dell’arte scandita dal succedersi delle tendenze moderniste. Importante in questo senso è
stata, in particolare, la grande retrospettiva al Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris
(1994-95) intitolata significativamente Le peintre du trouble moderne.
Da allora, fortunatamente, il ritorno d’interesse per quest’affascinante e controversa figura
maggiore dell’arte del Novecento va progressivamente crescendo.
La mostra organizzata dal Museo d’arte Mendrisio, nell’ambito della sua attività espositiva
dedicata ai grandi maestri moderni, intende esplorare tutti i principali aspetti della
ricerca di Derain, e in particolare contribuire a rimettere a fuoco e rivalorizzare le
peculiari qualità della sua complessa e articolata produzione fra le due guerre e fino
alla sua morte.
Per ciò che concerne la pittura viene analizzata in particolare l’evoluzione e le
sperimentazioni stilistiche e tematiche, oltre ai numerosi riferimenti impliciti o espliciti dei più
diversi territori dell’arte di tutte le epoche. E questo nei vari generi: il paesaggio, la natura
morta, il ritratto, il nudo femminile, le composizioni più articolate.
Altrettanto significativa, anche se più ridotta è la produzione scultorea, che viene
documentata con un gruppo molto interessante di lavori.
Femme au long cou, 1940 ca., bronzo
Appassionato di teatro, l’artista collabora a molte importanti messe in scene di
spettacoli e balletti. Una sezione mette in luce questo aspetto meno noto ma molto
rilevante dell’attività dell’artista attraverso una selezione di disegni, bozzetti e documenti
fotografici.
Un catalogo di circa 230 pagine, edito dal Museo d’arte Mendrisio, documenta con
fotografie storiche e schede tutte le opere in mostra, introdotte dai contributi di studiosi e
curatori e seguite dai consueti apparati riportanti una bibliografia scelta e una selezione delle
esposizioni. Vengono inoltre pubblicati alcuni testi teorici esemplari dell’artista, tradotti per la
prima volta in italiano.
secolo, sia pittorica sia scultorea, un’icona dell’arte del Novecento, amico di Picasso,
Matisse, Braque, Giacometti.
Derain ha formato con Henri Matisse e Pablo Picasso la triade di artisti che ha
completamente cambiato a livello mondiale l’arte del Novecento. Derain è stato a capo
e ispiratore di molte delle maggiori correnti della pittura moderna e contemporanea. È stato
l’erede dell’Impressionismo, l’iniziatore della pittura Fauve e uno dei padri del Cubismo,
nonché il precursore del Ritorno al Classicismo.
Nei primissimi anni del Novecento, una manciata di artisti cambiò completamente il modo di
vedere l’arte. Tra i massimi innovatori ci furono Derain e Matisse, che trascorsero vari anni a
dipingere insieme i paesaggi di mare a Collioure, nel Sud della Francia. I due diedero vita
tra il 1905 e il 1910 a un movimento per il quale si coniò il termine Fauve, cioè il gruppo dei
“Selvaggi”, a causa dei vivacissimi, infuocati colori che caratterizzavano le loro opere.
Anche Picasso nutrì grande ammirazione e stima per Derain, soprattutto all’inizio del secolo
scorso. A partire dal 1910, per diversi anni, Derain e Picasso collaborarono tra di loro e si
studiarono reciprocamente. Si frequentarono molto e la loro amicizia durò fino agli anni
Trenta. Fu Derain a introdurre Picasso nel mondo dell’arte africana e con Derain Picasso
fece i primi passi verso il Cubismo. Entrambi furono amanti della mondanità, uomini di
grande successo, celebrità delle arti del XX secolo. Ma se la fortuna di Picasso crebbe per
tutto il secolo, quella di Derain ebbe un brusco, momentaneo declino dopo la seconda guerra
mondiale, complice il mondo delle gallerie d’arte e del mercato.
Il Cubismo, grande tendenza di cambiamento all’inizio del ‘900, ebbe origine da Georges
Braque, oltre che da Derain e Picasso. Braque e Derain strinsero amicizia proprio verso il
1909 e per vari anni vissero l’uno vicino all’altro. Nel periodo in cui dipinsero insieme nel
quartiere parigino della Ruche, Braque apprezzò molto il Primitivismo di Derain e
quest’ultimo guardò molto al moderno classicismo di Braque. Dei suoi vecchi amici, Braque
fu l’unico ad aiutare Derain nei momenti di difficoltà, subito dopo la seconda Guerra
Mondiale.
Chi amò particolarmente l’opera di Derain fu Alberto Giacometti. Al grande artista svizzero
piaceva in particolar modo la capacità di Derain di cambiare stile rifacendosi alla tradizione
dell’arte antica. Derain rimase sempre legato alla pittura figurativa – il ritratto, il
paesaggio, le nature morte – e trovò ispirazione dall’arte greca e romana, su su fino ai
grandi maestri dell’Ottocento. Giacometti dedicò un lungo articolo alla sua straordinaria
capacità di raccogliere idee da tutta la storia dell’arte, trasformandola in qualcosa di
personale. Alla morte del maestro, fu Giacometti ad aiutare i famigliari a salvare decine di
sculture di Derain.
Grazie alla collaborazione degli Archivi André Derain e ai prestiti di alcuni prestigiosi
musei francesi, il Museo d’arte Mendrisio organizza una retrospettiva di ampio respiro
sull’opera di Derain: 70 dipinti, 30 opere su carta, 20 sculture, 25 progetti per costumi e
scene teatrali, illustrazioni di libri e alcune ceramiche ripercorrono la creatività
vulcanica e l’attività poliedrica di questo massimo protagonista dell’arte moderna.
Già a partire dalla metà degli anni Dieci, perseguendo una sua personale attitudine teorica e
culturale, Derain sceglie una direzione di ricerca decisamente in controtendenza
rispetto allo spirito avanguardistico che aveva caratterizzato la sua prima fase.
Paysage du Lot, 1912, olio su tela
Negli anni Venti e Trenta raggiunge un grande successo internazionale, ma a causa di
questo cambiamento di rotta, pur mantenendo una posizione di primissimo piano
sulla scena artistica parigina, viene criticato dall’ambiente dell’avanguardia. André
Breton, che era suo grande ammiratore, lo accusa (al pari di Giorgio de Chirico) di aver
esaurito la sua autentica vena creativa e di essersi rifugiato in una dimensione nostalgica
della tradizione, inaridendo il suo incontestabile talento.
Table garnie, 1931-35, olio su tela
Anche se nel 1925 dichiara «Che ingenuità o che debolezza parlare di inquietudine della
pittura moderna», Derain non può sfuggire alla sua condizione di artista moderno e la
direzione “inattuale” della sua impronta stilistica non annulla affatto la dimensione
esistenziale ed estetica di quell’inquietudine (e neanche la sua originalità) ma la trasferisce
su un piano operativo differente, in modo affascinante e paradossale.
Nu assis, 1919-21, olio su cartone
La sua ricerca è caratterizzata dalla singolare raffinatezza intellettuale dei suoi
continui scarti stilistici e da un’ossessiva volontà di spingere la pratica pittorica
sull’orlo dell’abisso del nulla, nell’ostinata e impossibile intenzione di arrivare a cogliere «il
segreto delle cose» attraverso quella che lui definisce «archipeinture». Chi ha forse
compreso meglio di tutti il senso autentico della sua arte è Alberto Giacometti, che diventa
suo grande amico, dal 1936 in poi.
Nell’ultima fase della sua vita Derain si isola sempre di più, e non basta una mostra postuma
al Musée National d’Art Moderne di Parigi nel 1954 (anno della sua scomparsa) per riportare
l’attenzione della critica dominante sulla sua opera, di cui è apprezzato solo il primo periodo
avanguardista.
L’Estaque, 1906, olio su tela
Per l’avvio di una vera rivalutazione dell’artista in chiave più attuale bisogna aspettare fino a
quando la sua complessa e apparentemente contraddittoria avventura artistica viene riletta
da una prospettiva critica postmoderna e non più soltanto all’interno di una visione evolutiva
dell’arte scandita dal succedersi delle tendenze moderniste. Importante in questo senso è
stata, in particolare, la grande retrospettiva al Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris
(1994-95) intitolata significativamente Le peintre du trouble moderne.
Da allora, fortunatamente, il ritorno d’interesse per quest’affascinante e controversa figura
maggiore dell’arte del Novecento va progressivamente crescendo.
La mostra organizzata dal Museo d’arte Mendrisio, nell’ambito della sua attività espositiva
dedicata ai grandi maestri moderni, intende esplorare tutti i principali aspetti della
ricerca di Derain, e in particolare contribuire a rimettere a fuoco e rivalorizzare le
peculiari qualità della sua complessa e articolata produzione fra le due guerre e fino
alla sua morte.
Per ciò che concerne la pittura viene analizzata in particolare l’evoluzione e le
sperimentazioni stilistiche e tematiche, oltre ai numerosi riferimenti impliciti o espliciti dei più
diversi territori dell’arte di tutte le epoche. E questo nei vari generi: il paesaggio, la natura
morta, il ritratto, il nudo femminile, le composizioni più articolate.
Altrettanto significativa, anche se più ridotta è la produzione scultorea, che viene
documentata con un gruppo molto interessante di lavori.
Femme au long cou, 1940 ca., bronzo
Appassionato di teatro, l’artista collabora a molte importanti messe in scene di
spettacoli e balletti. Una sezione mette in luce questo aspetto meno noto ma molto
rilevante dell’attività dell’artista attraverso una selezione di disegni, bozzetti e documenti
fotografici.
Un catalogo di circa 230 pagine, edito dal Museo d’arte Mendrisio, documenta con
fotografie storiche e schede tutte le opere in mostra, introdotte dai contributi di studiosi e
curatori e seguite dai consueti apparati riportanti una bibliografia scelta e una selezione delle
esposizioni. Vengono inoltre pubblicati alcuni testi teorici esemplari dell’artista, tradotti per la
prima volta in italiano.
27
settembre 2020
André Derain – Sperimentatore controcorrente
Dal 27 settembre 2020 al 31 gennaio 2021
arte moderna
Location
MUSEO D’ARTE
Mendrisio, Piazzetta dei Serviti, 1, (Mendrisio)
Mendrisio, Piazzetta dei Serviti, 1, (Mendrisio)
Ufficio stampa
LUCIA CRESPI
Autore
Curatore