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Andrea Ambrogetti – Per non sprecare. Intersezioni e sequenze di trame affettive
Ambrogetti presenta quattro sequenze fotografiche di soggetto maschile allusive all’amore diverso, come personale riflessione sulle difficoltà odierne di gestione del sentimento
Comunicato stampa
Segnala l'evento
L’idea alla base del progetto che dal 2003 il Laboratorio di arti applicate D.M. STUDIO conduce sul tema di Non sprecare, è il motivo della scelta di questo spazio, solitamente non usato come luogo espositivo, per la mostra fotografica di Andrea Ambrogetti che si muove su analoga territorialità, da cui il titolo dell’evento Per non sprecare. Intersezioni e sequenze di trame affettive.
Ambrogetti presenta quattro sequenze fotografiche di soggetto maschile allusive all’amore diverso, come personale riflessione sulle difficoltà odierne di gestione del sentimento – inteso come fenomeno totalizzante che va oltre le convenzioni di norma e alterità – causate da una ormai diffusa propensione di origine consumistica a considerare l’affetto come attrazione momentanea costantemente riconvertibile su nuovi soggetti, nella logica del rifiuto giovanilistico dell’impegno.
In ogni sequenza fotografica è espresso un possibile aspetto di attrattiva maschile borderline: alla consapevole bellezza del machismo solo apparente di Rosso di Calabria del ’97, esibita tuttavia senza spudoratezza attraverso le modalità conosciute delle camicie aperte e dei jeans appena sbottonati, corrisponde la sottile ambiguità di Androginia del 2001, il cui valore seduttivo risiede nell’equivocità tra maschile e femminile, reso ancor più intrigante da un travestimento raffinato.
Sono personaggi questi, che seppure si mostrino secondo modalità differenti relative alla personalità, rimangono chiuse nell’autocontemplazione di un esibizionismo appagato di sé stesso. Amori negati o semplicemente mimati, come in Villa Plinio del ’99, nella cui sequenza fotografica, il giovane bellissimo bacia narcisisticamente la propria immagine nell’ombra proiettata sul mosaico romano.
Così facendo le immagini di Villa Plinio si riducono ad apparenza, ad un decoro, che per questo può essere stampato e reso funzionale, per esempio, come copripoltrone – cosa che abbiamo fatto in questa mostra -, ma anche come veli pietosi da stendere sulla solitudine di voragini affettive sempre più dilaganti, sempre più sotto gli occhi di noi tutti.
Ecco perché nella sequenza di Danza immobile del ’98, il messaggio di speranza è affidato alle tessere del puzzle con cui è risolta l’ultima foto. Evitata la dispersione ricompattandosi nell’autoabbraccio che chiude la serie, il puzzle nella ricostiuita unità ipotizza possibile il raggiungimento della consapevolezza che non spreca banalizzandoli gli affetti.
Ambrogetti presenta quattro sequenze fotografiche di soggetto maschile allusive all’amore diverso, come personale riflessione sulle difficoltà odierne di gestione del sentimento – inteso come fenomeno totalizzante che va oltre le convenzioni di norma e alterità – causate da una ormai diffusa propensione di origine consumistica a considerare l’affetto come attrazione momentanea costantemente riconvertibile su nuovi soggetti, nella logica del rifiuto giovanilistico dell’impegno.
In ogni sequenza fotografica è espresso un possibile aspetto di attrattiva maschile borderline: alla consapevole bellezza del machismo solo apparente di Rosso di Calabria del ’97, esibita tuttavia senza spudoratezza attraverso le modalità conosciute delle camicie aperte e dei jeans appena sbottonati, corrisponde la sottile ambiguità di Androginia del 2001, il cui valore seduttivo risiede nell’equivocità tra maschile e femminile, reso ancor più intrigante da un travestimento raffinato.
Sono personaggi questi, che seppure si mostrino secondo modalità differenti relative alla personalità, rimangono chiuse nell’autocontemplazione di un esibizionismo appagato di sé stesso. Amori negati o semplicemente mimati, come in Villa Plinio del ’99, nella cui sequenza fotografica, il giovane bellissimo bacia narcisisticamente la propria immagine nell’ombra proiettata sul mosaico romano.
Così facendo le immagini di Villa Plinio si riducono ad apparenza, ad un decoro, che per questo può essere stampato e reso funzionale, per esempio, come copripoltrone – cosa che abbiamo fatto in questa mostra -, ma anche come veli pietosi da stendere sulla solitudine di voragini affettive sempre più dilaganti, sempre più sotto gli occhi di noi tutti.
Ecco perché nella sequenza di Danza immobile del ’98, il messaggio di speranza è affidato alle tessere del puzzle con cui è risolta l’ultima foto. Evitata la dispersione ricompattandosi nell’autoabbraccio che chiude la serie, il puzzle nella ricostiuita unità ipotizza possibile il raggiungimento della consapevolezza che non spreca banalizzandoli gli affetti.
18
marzo 2005
Andrea Ambrogetti – Per non sprecare. Intersezioni e sequenze di trame affettive
Dal 18 marzo al 02 aprile 2005
fotografia
Location
D.M. STUDIO
Roma, Via Di Monte Giordano, 37, (Roma)
Roma, Via Di Monte Giordano, 37, (Roma)
Orario di apertura
lun_sab 10-13 e 16-19
Vernissage
18 Marzo 2005, ore 18
Autore
Curatore