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Andrea Benetti – Piccolo Vocabolario Delle Definizioni Sospese
una quindicina di opere su tela e paragonabile, come esprime il titolo, a un piccolo dizionario
Comunicato stampa
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Andrea Benetti, artista bolognese, si presenta nei mesi di Marzo e Aprile alla Galleria St’Art con la sua prima personale. Questa è formata da una quindicina di opere su tela e paragonabile, come esprime il titolo, a un piccolo dizionario. Ogni opera che Benetti crea è, infatti, una sua personale spiegazione e definizione di un concetto, di una parola, di un tema. Dal ciclo della vita alla televisione, dall’equilibrio ecologico alla donna, fino ancora all’informazione mediatica e via dicendo, ogni lavoro si presenta come una spiegazione imprevedibile e, in fin dei conti, impossibile. Perché impossibile? Perché si tratta di concetti vasti, usati, sfruttati, a volte persino svenduti. E che proprio per questo acquistano interesse in una logica di sfida personale che il preciso, a volte pignolo, Andrea Benetti, vuole racchiudere in una immagine. Una e una sola, non una serie, non annosi studi, non infinite ricerche stilistiche su uno stesso messaggio. Una e una sola opera che dev’essere puntuale e il più possibile esauriente su temi inesauribili.
Per comprimere le infinite parole, sensazioni, informazioni e contraddizioni su questi soggetti, Benetti opera in due momenti diversi. Un primo teorico/filosofico, dove trascrive le sue stesse opinioni, che volendo sono parte integrante del lavoro finale. E un secondo, naturalmente pratico, in cui crea l’opera. Questa, una volta finita, si presenta come un insieme di elementi geometrici, piani o tridimensionali, creati con mezzi non sempre canonici, come fili per tagliaerba, molle e specchi. Tutti sono collegati tra loro da delle corde e molle sollevate sull’opera per mezzo di gancetti e dalle ombre che quindi proiettano. Il risultato complessivo, creato dagli elementi e dalle loro correlazioni è una figura vagamente riconoscibile in una stilizzazione il più delle volte decisamente minimale. Ricco di sfumature, accostamenti più che felici e riuscite sperimentazioni, è invece l’uso del colore, artefice nella maggior parte dei casi della grande validità estetica delle “definizioni benettiane”. E forse proprio per fermare il fascino di questo mezzo e fare in modo che non prevalga sul significato concettuale, lo usa con parsimonia, e lo piega alla funzione pratica di rafforzare i legami tra le varie parti della composizione tramite un gioco di rimandi e di richiami, di equilibri creati con una precisione perfetta.
Le strutture così complicate, a volte addirittura smontabili, in un equilibrio fintamente fragile, caratterizzano dunque tutto il suo lavoro, tutte le sue definizioni, che invece di ridurre – come si potrebbe pensare - i temi universali considerati, li spiegano sotto un’ottica estremamente ampia. Non esiste una sola dimensione, sembra dirci Andrea Benetti, ma vari punti di vista e varie situazioni. Solo se riusciamo a metterle in correlazione tra loro, a trovare un punto di equilibrio che le medi tutte senza escluderne alcuna, avremo una visione larga, completa, finalmente veritiera di quello che cerchiamo di spiegarci. (Carolina Lio)
Per comprimere le infinite parole, sensazioni, informazioni e contraddizioni su questi soggetti, Benetti opera in due momenti diversi. Un primo teorico/filosofico, dove trascrive le sue stesse opinioni, che volendo sono parte integrante del lavoro finale. E un secondo, naturalmente pratico, in cui crea l’opera. Questa, una volta finita, si presenta come un insieme di elementi geometrici, piani o tridimensionali, creati con mezzi non sempre canonici, come fili per tagliaerba, molle e specchi. Tutti sono collegati tra loro da delle corde e molle sollevate sull’opera per mezzo di gancetti e dalle ombre che quindi proiettano. Il risultato complessivo, creato dagli elementi e dalle loro correlazioni è una figura vagamente riconoscibile in una stilizzazione il più delle volte decisamente minimale. Ricco di sfumature, accostamenti più che felici e riuscite sperimentazioni, è invece l’uso del colore, artefice nella maggior parte dei casi della grande validità estetica delle “definizioni benettiane”. E forse proprio per fermare il fascino di questo mezzo e fare in modo che non prevalga sul significato concettuale, lo usa con parsimonia, e lo piega alla funzione pratica di rafforzare i legami tra le varie parti della composizione tramite un gioco di rimandi e di richiami, di equilibri creati con una precisione perfetta.
Le strutture così complicate, a volte addirittura smontabili, in un equilibrio fintamente fragile, caratterizzano dunque tutto il suo lavoro, tutte le sue definizioni, che invece di ridurre – come si potrebbe pensare - i temi universali considerati, li spiegano sotto un’ottica estremamente ampia. Non esiste una sola dimensione, sembra dirci Andrea Benetti, ma vari punti di vista e varie situazioni. Solo se riusciamo a metterle in correlazione tra loro, a trovare un punto di equilibrio che le medi tutte senza escluderne alcuna, avremo una visione larga, completa, finalmente veritiera di quello che cerchiamo di spiegarci. (Carolina Lio)
25
marzo 2006
Andrea Benetti – Piccolo Vocabolario Delle Definizioni Sospese
Dal 25 marzo al 29 aprile 2006
giovane arte
Location
GALLERIA ST’ART
Bologna, Via Castiglione, 18, (Bologna)
Bologna, Via Castiglione, 18, (Bologna)
Orario di apertura
merc–sab 16:00/20.00
Vernissage
25 Marzo 2006, ore 19.30
Autore
Curatore