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Andrea Boyer / Novello Finotti
Tra i soggetti prescelti da Andrea Boyer (Milano, 1956) in questo nuovo ciclo di opere spiccano le mani. Anche per Novello Finotti (Verona, 1939) le mani rappresentano un soggetto ricorrente sin dal 1967.
Comunicato stampa
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Noi sentimmo, così, che ne la frale / palma chiuder potevano esse un mondo /immenso, e tutto il Bene e tutto il Male. (D’ANNUNZIO, Le mani)
Tra i soggetti prescelti da Andrea Boyer (Milano, 1956) in questo nuovo ciclo di opere spiccano le mani, ritratte in una stretta poderosa o abbandonate in un grembo, mani vellutate o consumate dal lavoro… Disegnate descrivendone i più piccoli dettagli, all’interno di una rigorosa composizione pittorica, sono in grado di esprimere un’ampia gamma di sensazioni, dalla forza alla tenerezza, dalla decisone al più completo abbandono. Particolari che rivelano l’essenza del personaggio ritratto in modo forse più chiaro ed eloquente della sua stessa intera figura, pressoché assente nelle opere di Boyer. Fin dai suoi primi lavori l’artista decide di omettere, cancellare o sfuocare il volto della persona ritratta, concentrando l’attenzione su una parte del corpo o del vestito. Anche nei paesaggi e nelle vedute di interni lo sguardo è guidato all’interno della composizione da linee di ombre e luci che nascondono o evidenziano ciò che l’autore ha prescelto, rendendo una veduta d’insieme un accostamento di più particolari. Il tutto viene reso senza l’ausilio del colore, in bianco e nero utilizzando per lo più la sola matita, mezzo prediletto da Boyer.
Anche per Novello Finotti (Verona, 1939) le mani rappresentano un soggetto ricorrente sin dal 1967 quando realizza il bronzo Mani uccelli, dove le dita di una mano si tramutano in corpi di uccelli. Il tema della metamorfosi, caro agli antichi e amato dai surrealisti è alla base del lavoro di questo autore, che con la sua arte immerge l’osservatore in un’atmosfera di sogni e fantasie. L’ispirazione, però, come egli stesso afferma, “è il reale: un ricordo, un fatto di cronaca, il dilagare degli esperimenti di genetica”. Così prendono vita donne tartaruga, uomini sciacallo, mani piumate…. creature sovrumane nate dalla fusione di corpi di esseri differenti, scolpiti e rifiniti nel marmo con grande perizia tecnica. I marmi prescelti, dal nero del Belgio al rosa del Portogallo, al bianco statuario di Carrara devono essere primi di venature, “assoluti”. Il colore deve essere preciso e definito. Il marmo bianco di Carrara è amato per le trasparenze, che rendono l’immagine rarefatta, quasi incorporea, e consente forme luminose che sembrano vivere di luce propria. Come egli stesso suggerisce le sue sculture andrebbero guardate con la luce radente, o addirittura a lume di candela, per fare “vibrare” l’immagine.
Tra i soggetti prescelti da Andrea Boyer (Milano, 1956) in questo nuovo ciclo di opere spiccano le mani, ritratte in una stretta poderosa o abbandonate in un grembo, mani vellutate o consumate dal lavoro… Disegnate descrivendone i più piccoli dettagli, all’interno di una rigorosa composizione pittorica, sono in grado di esprimere un’ampia gamma di sensazioni, dalla forza alla tenerezza, dalla decisone al più completo abbandono. Particolari che rivelano l’essenza del personaggio ritratto in modo forse più chiaro ed eloquente della sua stessa intera figura, pressoché assente nelle opere di Boyer. Fin dai suoi primi lavori l’artista decide di omettere, cancellare o sfuocare il volto della persona ritratta, concentrando l’attenzione su una parte del corpo o del vestito. Anche nei paesaggi e nelle vedute di interni lo sguardo è guidato all’interno della composizione da linee di ombre e luci che nascondono o evidenziano ciò che l’autore ha prescelto, rendendo una veduta d’insieme un accostamento di più particolari. Il tutto viene reso senza l’ausilio del colore, in bianco e nero utilizzando per lo più la sola matita, mezzo prediletto da Boyer.
Anche per Novello Finotti (Verona, 1939) le mani rappresentano un soggetto ricorrente sin dal 1967 quando realizza il bronzo Mani uccelli, dove le dita di una mano si tramutano in corpi di uccelli. Il tema della metamorfosi, caro agli antichi e amato dai surrealisti è alla base del lavoro di questo autore, che con la sua arte immerge l’osservatore in un’atmosfera di sogni e fantasie. L’ispirazione, però, come egli stesso afferma, “è il reale: un ricordo, un fatto di cronaca, il dilagare degli esperimenti di genetica”. Così prendono vita donne tartaruga, uomini sciacallo, mani piumate…. creature sovrumane nate dalla fusione di corpi di esseri differenti, scolpiti e rifiniti nel marmo con grande perizia tecnica. I marmi prescelti, dal nero del Belgio al rosa del Portogallo, al bianco statuario di Carrara devono essere primi di venature, “assoluti”. Il colore deve essere preciso e definito. Il marmo bianco di Carrara è amato per le trasparenze, che rendono l’immagine rarefatta, quasi incorporea, e consente forme luminose che sembrano vivere di luce propria. Come egli stesso suggerisce le sue sculture andrebbero guardate con la luce radente, o addirittura a lume di candela, per fare “vibrare” l’immagine.
13
gennaio 2005
Andrea Boyer / Novello Finotti
Dal 13 gennaio al 12 marzo 2005
arte contemporanea
Location
STUDIO FORNI
Milano, Via Fatebenefratelli, 13, (Milano)
Milano, Via Fatebenefratelli, 13, (Milano)
Orario di apertura
martedì-sabato 10-13 e 16-19,30
Vernissage
13 Gennaio 2005, ore 18
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