Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Andrea Buglisi – Principio Attivo
Buglisi lavora da qualche anno su, e con, le stoffe: stoffe stracariche di segni e di colori, ricamate, damascate, rigate o fiorellate, a seconda dei casi e la bisogna, stoffe optical e panoptical.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
IL PRINCIPIO ATTIVO DEL MAESTRO ARREDATORE BUGLISI ANDREA, PALERMITANO
Dimenticatevi le scatole di Brillo del buon vecchio Andy, che dio l’abbia in gloria. E dimenticatevi anche le suppellettili di Memphis o dei tanti altri goliardi e giocolieri postmoderni, ormai lontani ricordi di qualche infanzia fa. Già che ci siete, dimenticatevi pure, se ne siete capaci, le pubblicità delle saponette o dei telefonini o di chissà che altra seducente diavoleria che ci propinano sera dopo sera quei gran pezzi d’arredo che passano sotto il nome di modelle. Dimenticatevi di tutto questo: e piazzatevi belli comodi sui cubotti pitturati di giornata da quel folle arredatore del pensiero diagonale che è il palermitano Andrea Buglisi, a godervi lo spettacolo della fine del design tradizionale, e dell’inizio della nuova era dell’arredo cosmico e mentale. Arredatore, il Buglisi, sia chiaro, lo è al cento per cento, in quanto consapevole del valore simbolico, estetico e politico dell’arredare: intendendo con l’arredare, oltre che il salottino buono con tanto di puff, tappezzeria aggiornata alla bisogna e tavolini à la page, anche il mostrarsi all’esterno, ovvero l’arredare, sì, la propria tana, ma anche il proprio volto, il proprio corpo, infine la propria povera anima.
Buglisi lavora da qualche anno su, e con, le stoffe: stoffe stracariche di segni e di colori, ricamate, damascate, rigate o fiorellate, a seconda dei casi e la bisogna, stoffe optical e panoptical: stoffe con le quali arreda la propria casa, i propri quadri, la propria vita interiore ed esteriore. La stoffa è, per Buglisi, la materia prima ed elementare dell’operare artistico, così come la terra lo è per lo scultore: perché è dalla superficie della stoffa, dagli incroci dei materiali e dei colori, che nasce la texture del suo lavoro. Ma è anche e soprattutto, se mi si concede il termine, il valore concettuale nascosto tra le pieghe della stoffa a sedurre Andrea Buglisi, immaginario arredatore di un mondo folle e stralunato, paradossale enfatizzatore delle debolezze e delle vanità della moderna infima borghesia da tinello trash televisivo, nonché artista dalla vena insieme comica e grottesca, intima e pubblicitaria, fantastica e realista, giocosa e sottilmente tragica: giacché la stoffa è, innanzitutto, la seconda pelle con cui l’uomo (e la donna) si travestono, si mascherano, con cui celano ciò che vorrebbero non si vedesse e con cui imbellettano, al contrario, ciò che invece tengono a mettere in risalto. Ecco allora non più solo gli sfondi, i vestiti, le poltrone e i mobili costituiti da seducenti e coloratissime stoffe ricamate, ma anche le bocche, gli occhi, le mani, le natiche, insomma i corpi e i volti di donne e uomini qualsiasi trasformati dalla folle foga arredatrice del Buglisi in nuovi, tribalissimi protagonisti di un grottesco e mai sopito reality-show televisivo che pare coniugare ipermodernità da piccola provincia disperata e antichi riti tribali, scarnificazioni rituali e moderna vanità televisiva, dove il tentativo disperato di mascherare la propria tragica desolazione umana si coniuga all’ormai completa perdita di ogni possibile privacy, di ogni reale individualità, di ogni vano tentativo di umanizzare gesti e comportamenti umani, sociali e finanche sessuali.
Il principio attivo di Buglisi, quel misterioso oggetto del desiderio che ci viene spacciato nei più disparati prodotti commerciali come tra i fiori della cannabis senza che si sappia mai realmente cosa sia e dove si trovi, né che diavolo contenga, è la sua fatale capacità di trasmetterci un leggero ma inesorabile stato d’ansia nascosto tra le pieghe di una sempre più dozzinale ed inquietante normalità domestica: quello stato di agitazione permanente che si cela, sotterraneo, tra le pieghe spiegazzate di un vestito, tra i fili intrecciati di una stoffa colorata, o tra i gemiti e i vagiti di una normale e comunissima fellatio rintracciabile, con un semplice gesto della mano, tra i mille anfratti della rete.
Alessandro Riva
Dimenticatevi le scatole di Brillo del buon vecchio Andy, che dio l’abbia in gloria. E dimenticatevi anche le suppellettili di Memphis o dei tanti altri goliardi e giocolieri postmoderni, ormai lontani ricordi di qualche infanzia fa. Già che ci siete, dimenticatevi pure, se ne siete capaci, le pubblicità delle saponette o dei telefonini o di chissà che altra seducente diavoleria che ci propinano sera dopo sera quei gran pezzi d’arredo che passano sotto il nome di modelle. Dimenticatevi di tutto questo: e piazzatevi belli comodi sui cubotti pitturati di giornata da quel folle arredatore del pensiero diagonale che è il palermitano Andrea Buglisi, a godervi lo spettacolo della fine del design tradizionale, e dell’inizio della nuova era dell’arredo cosmico e mentale. Arredatore, il Buglisi, sia chiaro, lo è al cento per cento, in quanto consapevole del valore simbolico, estetico e politico dell’arredare: intendendo con l’arredare, oltre che il salottino buono con tanto di puff, tappezzeria aggiornata alla bisogna e tavolini à la page, anche il mostrarsi all’esterno, ovvero l’arredare, sì, la propria tana, ma anche il proprio volto, il proprio corpo, infine la propria povera anima.
Buglisi lavora da qualche anno su, e con, le stoffe: stoffe stracariche di segni e di colori, ricamate, damascate, rigate o fiorellate, a seconda dei casi e la bisogna, stoffe optical e panoptical: stoffe con le quali arreda la propria casa, i propri quadri, la propria vita interiore ed esteriore. La stoffa è, per Buglisi, la materia prima ed elementare dell’operare artistico, così come la terra lo è per lo scultore: perché è dalla superficie della stoffa, dagli incroci dei materiali e dei colori, che nasce la texture del suo lavoro. Ma è anche e soprattutto, se mi si concede il termine, il valore concettuale nascosto tra le pieghe della stoffa a sedurre Andrea Buglisi, immaginario arredatore di un mondo folle e stralunato, paradossale enfatizzatore delle debolezze e delle vanità della moderna infima borghesia da tinello trash televisivo, nonché artista dalla vena insieme comica e grottesca, intima e pubblicitaria, fantastica e realista, giocosa e sottilmente tragica: giacché la stoffa è, innanzitutto, la seconda pelle con cui l’uomo (e la donna) si travestono, si mascherano, con cui celano ciò che vorrebbero non si vedesse e con cui imbellettano, al contrario, ciò che invece tengono a mettere in risalto. Ecco allora non più solo gli sfondi, i vestiti, le poltrone e i mobili costituiti da seducenti e coloratissime stoffe ricamate, ma anche le bocche, gli occhi, le mani, le natiche, insomma i corpi e i volti di donne e uomini qualsiasi trasformati dalla folle foga arredatrice del Buglisi in nuovi, tribalissimi protagonisti di un grottesco e mai sopito reality-show televisivo che pare coniugare ipermodernità da piccola provincia disperata e antichi riti tribali, scarnificazioni rituali e moderna vanità televisiva, dove il tentativo disperato di mascherare la propria tragica desolazione umana si coniuga all’ormai completa perdita di ogni possibile privacy, di ogni reale individualità, di ogni vano tentativo di umanizzare gesti e comportamenti umani, sociali e finanche sessuali.
Il principio attivo di Buglisi, quel misterioso oggetto del desiderio che ci viene spacciato nei più disparati prodotti commerciali come tra i fiori della cannabis senza che si sappia mai realmente cosa sia e dove si trovi, né che diavolo contenga, è la sua fatale capacità di trasmetterci un leggero ma inesorabile stato d’ansia nascosto tra le pieghe di una sempre più dozzinale ed inquietante normalità domestica: quello stato di agitazione permanente che si cela, sotterraneo, tra le pieghe spiegazzate di un vestito, tra i fili intrecciati di una stoffa colorata, o tra i gemiti e i vagiti di una normale e comunissima fellatio rintracciabile, con un semplice gesto della mano, tra i mille anfratti della rete.
Alessandro Riva
04
giugno 2004
Andrea Buglisi – Principio Attivo
Dal 04 giugno al 15 luglio 2004
arte contemporanea
Location
FRANCESCO PANTALEONE ARTECONTEMPORANEA (sede chiusa)
Palermo, Piazzetta Garraffello, 25, (Palermo)
Palermo, Piazzetta Garraffello, 25, (Palermo)
Orario di apertura
la galleria è aperta il giovedì dalle 16.00
alle 20.00 gli altri giorni su appuntamento
Vernissage
4 Giugno 2004, ore 19:00. InsaneP arty - dj Bug a mezzanotte
Autore
Curatore