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Andrea Crosa – Tempo fuori di sesto. Dolcefarniente
Adottato il concetto di “tempo fuori di sesto” come idea guida per il lavoro a seguire Crosa continua la sua elaborazione attorno all’attimo congelato in uno spazio-tempo parallelo che può produrre una catastrofe silenziosa come uno stato di benessere o felicità bloccati: concetto già sviluppato nel
Comunicato stampa
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Si inaugura il giorno venerdì 24 settembre la personale di Andrea Crosa”tempo fuori di sesto-dolcefarniente”. Quando Crosa nell’agosto del 2006 prende visione del romanzo, scritto da Philip Dick nel 1958 “Tempo fuor di Sesto”, sta ultimando la sua installazione tridimensionale chiamata “suburban Gulliver” - ovvero Gulliver di periferia - che sarà oggetto di una mostra al centro Arte Contemporanea del Ticino.
Installazione raffigurante una lottizzazione in scala 1:46 di 26 villette unifamiliari “dipinte in rassicuranti colori pastello”. Il libro di Dick descrive un luogo imprecisato degli Stati Uniti verso la metà degli anni cinquanta, nella piccola città di Old Town dalle villette unifamiliari dipinte in rassicuranti colori pastello, vivono Vic Nielsen (gestore di supermercato) sua moglie Margo Gumm (casalinga) e il loro figlioletto Sammy. I membri della famiglia, senza alcun legame di sangue tra di loro, sono stati privati della loro memoria e vengono fatti vivere in un mondo parallelo - appunto un tempo fuori di sesto - dove ogni cosa è fittizia, compresi i vicini di casa, i colleghi di lavoro cosi come tutti gli abitanti di Old Town, attori pagati per svolgere in modo assolutamente convincente i loro rispettivi ruoli.
Adottato il concetto di “tempo fuori di sesto” come idea guida per il lavoro a seguire Crosa continua la sua elaborazione attorno all’attimo congelato in uno spazio-tempo parallelo che può produrre una catastrofe silenziosa come uno stato di benessere o felicità bloccati: concetto già sviluppato nel ciclo “tsunami” fin dal 1998.
Come scrive Renato Barilli in “Crosa: un esempio estremo di flatness” (nella presentazione della mostra Il Nuovo Futurismo - Fondazione Bandera per l’Arte Busto Arsizio 2010) (…)con lui sembrerebbe proprio di essere in presenza del bravo geometra che allestisce una vetrina di progetti, casette per le vacanze, villini unifamiliari, con i rispettivi arredi, sedie a sdraio, salottini confortevoli il tutto da redigere su scala ridotta e da esporre alla vista di un qualche voglioso compratore. Ma intanto, nel caso suo, funziona l’effetto estetico della variazione di scala, si sa che colpisce l’ingigantimento, secondo il grande modello offerto dalla Pop statunitense con Oldemburg in prima persona.(…) Ma anche il far più piccolo è un modo per straniare, l’importante è saltar fuori da una scala ovvia e abitudinaria che ottunde i riflessi.(…) Crosa, viceversa, fa dei prodotti dell’architettura e del design delle sorte di ciondoli, di medaglie, dei brevi monogrammi, pronti quasi per un uso tascabile e ubiquitario, in ogni caso celebrando un inno alla gloria verso la “superflatness”, proprio come fa il grande Murakami.
Installazione raffigurante una lottizzazione in scala 1:46 di 26 villette unifamiliari “dipinte in rassicuranti colori pastello”. Il libro di Dick descrive un luogo imprecisato degli Stati Uniti verso la metà degli anni cinquanta, nella piccola città di Old Town dalle villette unifamiliari dipinte in rassicuranti colori pastello, vivono Vic Nielsen (gestore di supermercato) sua moglie Margo Gumm (casalinga) e il loro figlioletto Sammy. I membri della famiglia, senza alcun legame di sangue tra di loro, sono stati privati della loro memoria e vengono fatti vivere in un mondo parallelo - appunto un tempo fuori di sesto - dove ogni cosa è fittizia, compresi i vicini di casa, i colleghi di lavoro cosi come tutti gli abitanti di Old Town, attori pagati per svolgere in modo assolutamente convincente i loro rispettivi ruoli.
Adottato il concetto di “tempo fuori di sesto” come idea guida per il lavoro a seguire Crosa continua la sua elaborazione attorno all’attimo congelato in uno spazio-tempo parallelo che può produrre una catastrofe silenziosa come uno stato di benessere o felicità bloccati: concetto già sviluppato nel ciclo “tsunami” fin dal 1998.
Come scrive Renato Barilli in “Crosa: un esempio estremo di flatness” (nella presentazione della mostra Il Nuovo Futurismo - Fondazione Bandera per l’Arte Busto Arsizio 2010) (…)con lui sembrerebbe proprio di essere in presenza del bravo geometra che allestisce una vetrina di progetti, casette per le vacanze, villini unifamiliari, con i rispettivi arredi, sedie a sdraio, salottini confortevoli il tutto da redigere su scala ridotta e da esporre alla vista di un qualche voglioso compratore. Ma intanto, nel caso suo, funziona l’effetto estetico della variazione di scala, si sa che colpisce l’ingigantimento, secondo il grande modello offerto dalla Pop statunitense con Oldemburg in prima persona.(…) Ma anche il far più piccolo è un modo per straniare, l’importante è saltar fuori da una scala ovvia e abitudinaria che ottunde i riflessi.(…) Crosa, viceversa, fa dei prodotti dell’architettura e del design delle sorte di ciondoli, di medaglie, dei brevi monogrammi, pronti quasi per un uso tascabile e ubiquitario, in ogni caso celebrando un inno alla gloria verso la “superflatness”, proprio come fa il grande Murakami.
24
settembre 2010
Andrea Crosa – Tempo fuori di sesto. Dolcefarniente
Dal 24 settembre al 16 ottobre 2010
arte contemporanea
Location
MUSEO NUOVA ERA
Bari, Strada Dei Gesuiti, 13, (Bari)
Bari, Strada Dei Gesuiti, 13, (Bari)
Biglietti
ingresso libeero
Orario di apertura
da lunedì al sabato 17.00 - 20.00
Vernissage
24 Settembre 2010, ore 19.00
Autore