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Andrea De Bonis – Scie Luminose
La mostra mette in evidenza un aspetto rilevante del lavoro di Andrea De Bonis: luci e ombre della vita urbana colta nei suoi molteplici aspetti, strade, monumenti storici, geometrie contemporanee riprese con taglio vertiginoso che invitano lo spettatore a inseguire una prspettiva inconsueta
Comunicato stampa
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La mostra Scie Luminose mette in evidenza un aspetto rilevante della produzione fotografica di Andrea De Bonis: luci e ombre della vita urbana colta nei suoi molteplici aspetti, strade, monumenti storici, geometrie contemporanee riprese con taglio vertiginoso che invitano lo spettatore a inseguire una prospettiva inconsueta. Ed è proprio su questo punto che l’artista pone l’accento, sullo spartiacque tra noto e ignoto, solito e insolito, tranquillante e perturbante lasciando a noi la possibilità di interrogarci non soltanto sul dato contingente di scenari conosciuti, vissuti ma su ciò che non è visibile o almeno non a prima vista.
Il linguaggio di De Bonis è asciutto, fermo, ma vivificato da una luce forte e incisiva che taglia le superfici, ricerca la geometria delle forme plasmate dal forte dialogo del bianco e del nero, congela un frammento temporale innescando un istantaneo scambio tra lo statico e il dinamico.
Ma al centro di tutto è la presenza umana, solo apparentemente esclusa da uno sguardo lontano e nascosto, di fatto onnipresente anche sottoforma di un’ombra percepita in lontananza.
Il punto di vista di De Bonis, a volte alzato a volte molto ribassato, non si focalizza sulla folla che colma le strade ma si concentra verso quelle prospettive più silenziose, quella dimensione in cui è possibile ancora ascoltare il rumore di una bicicletta, il suono dei passi veloci sull’asfalto, la quiete dei pensieri nascosti di un uomo, inquadrati in atmosfere di sottile rarefazione che trasformano scenari reali in suggestioni metafisiche.
Il suo sguardo non incrocia mai quello dei suoi soggetti che anzi rifugge ponendosi nel ruolo di osservatore silente. Come uno zoom, le visioni di De Bonis variano e si interrogano dapprima sul macro e il microcosmo urbano, poi gradualmente si avvicinano all’uomo, ne seguono i passi, gli atteggiamenti, fino ad essere così vicini da restituire dei veri e propri ritratti.
Persone sempre in movimento, e dunque la vita che crea e costruisce la dinamica stessa dell’immagine, il contrasto tra la severità delle architetture, di linee sfuggenti e impalpabili e la presenza umana, pur così piccola rispetto alla proporzione delle strutture; l’uomo si misura e si confronta con ciò che lui stesso ha creato ripopolando questi luoghi solitari: grazie a questi interventi De Bonis vuole direzionare il nostro sguardo fuori dall’immagine. Il taglio della fotografia infatti ci permettere quasi di seguire le persone che camminano, di rincorrere il senso dello sguardo di un uomo seduto al tavolo, di percepire una realtà al di là del riflesso su uno specchio. L’artista inserisce dei soggetti umani e di questi si serve per farci intuire altre presenze senza lasciarcele vedere, fendendo appositamente l’immagine proprio nel punto cruciale della nostra osservazione: a questo punto la sua fotografia sconfina oltre i parametri normali e si proietta in una prospettiva infinita, che è quella della nostra immaginazione.
Andrea De Bonis nasce nel 1951 a Roma, dove vive e lavora come architetto.
Il suo interesse per la fotografia comincia in età giovanile e già nel 1968 comincia a realizzare i suoi primi scatti. Interessato ad indagare il rapporto tra l’uomo e l’architettura, De Bonis passa per diverse esperienze fino ad esplorare le nuove tecniche del digitale.
Le venti opere in mostra, di formati diversi, eseguite con tecnica digitale sono realizzate su stampa analogica.
Il linguaggio di De Bonis è asciutto, fermo, ma vivificato da una luce forte e incisiva che taglia le superfici, ricerca la geometria delle forme plasmate dal forte dialogo del bianco e del nero, congela un frammento temporale innescando un istantaneo scambio tra lo statico e il dinamico.
Ma al centro di tutto è la presenza umana, solo apparentemente esclusa da uno sguardo lontano e nascosto, di fatto onnipresente anche sottoforma di un’ombra percepita in lontananza.
Il punto di vista di De Bonis, a volte alzato a volte molto ribassato, non si focalizza sulla folla che colma le strade ma si concentra verso quelle prospettive più silenziose, quella dimensione in cui è possibile ancora ascoltare il rumore di una bicicletta, il suono dei passi veloci sull’asfalto, la quiete dei pensieri nascosti di un uomo, inquadrati in atmosfere di sottile rarefazione che trasformano scenari reali in suggestioni metafisiche.
Il suo sguardo non incrocia mai quello dei suoi soggetti che anzi rifugge ponendosi nel ruolo di osservatore silente. Come uno zoom, le visioni di De Bonis variano e si interrogano dapprima sul macro e il microcosmo urbano, poi gradualmente si avvicinano all’uomo, ne seguono i passi, gli atteggiamenti, fino ad essere così vicini da restituire dei veri e propri ritratti.
Persone sempre in movimento, e dunque la vita che crea e costruisce la dinamica stessa dell’immagine, il contrasto tra la severità delle architetture, di linee sfuggenti e impalpabili e la presenza umana, pur così piccola rispetto alla proporzione delle strutture; l’uomo si misura e si confronta con ciò che lui stesso ha creato ripopolando questi luoghi solitari: grazie a questi interventi De Bonis vuole direzionare il nostro sguardo fuori dall’immagine. Il taglio della fotografia infatti ci permettere quasi di seguire le persone che camminano, di rincorrere il senso dello sguardo di un uomo seduto al tavolo, di percepire una realtà al di là del riflesso su uno specchio. L’artista inserisce dei soggetti umani e di questi si serve per farci intuire altre presenze senza lasciarcele vedere, fendendo appositamente l’immagine proprio nel punto cruciale della nostra osservazione: a questo punto la sua fotografia sconfina oltre i parametri normali e si proietta in una prospettiva infinita, che è quella della nostra immaginazione.
Andrea De Bonis nasce nel 1951 a Roma, dove vive e lavora come architetto.
Il suo interesse per la fotografia comincia in età giovanile e già nel 1968 comincia a realizzare i suoi primi scatti. Interessato ad indagare il rapporto tra l’uomo e l’architettura, De Bonis passa per diverse esperienze fino ad esplorare le nuove tecniche del digitale.
Le venti opere in mostra, di formati diversi, eseguite con tecnica digitale sono realizzate su stampa analogica.
19
ottobre 2009
Andrea De Bonis – Scie Luminose
Dal 19 ottobre al 18 dicembre 2009
fotografia
Location
GALLERIA LUXARDO
Roma, Via Di Tor Di Nona, 39, (Roma)
Roma, Via Di Tor Di Nona, 39, (Roma)
Orario di apertura
da martedì a sabato: 16 - 19.30
Vernissage
19 Ottobre 2009, ore 18.30
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