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Andrea Jemolo – Casa Malaparte
In occasione del Salone del Mobile di Milano 2014, Photology presenta la selezione di 15 opere vintage – 11 cibachromes e 4 B/N – realizzate da Andrea Jemolo nel 1988 a Casa Malaparte a Capri.
Comunicato stampa
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Le fotografie di architettura in mostra hanno il taglio tipico di Jemolo, capace di raccontare nella sequenza dei dettagli immortalati la complessità e armoniosità dell’insieme architettonico.
Di Casa Malaparte, Jemolo riesce ad offrire un’immagine non convenzionale, coniugando in una perfetta sintesi struttura architettonica e contesto naturale, che dialogano, restituendo all’osservatore l’ideale culturale – “Casa come me” - di Curzio Malaparte che volle la sua dimora a Capri in cima ad uno scoglio a picco sul mare.
Oltre alla sezione di fotografie vintage sarà in mostra un’opera di Jemolo fino ad ora mai prodotta, appartenete alla stessa serie del 1984. L’opera è stampata dal prestigioso laboratorio tedesco Grieger attraverso l’uso della tecnica Diasec.
L’insieme delle fotografie in mostra riflette un’attenzione estrema alla pulizia delle linee architettoniche così come alla concretezza dei materiali e al conflitto fra la luce e le superfici che la riflettono.
La mostra comprende anche un’interpretazione artistica delle riprese cinematografiche realizzate nel 1963 a Casa Malaparte dal regista francese Jean-Luc Godard per il film Il Disprezzo. Il film è un adattamento cinematografico del romanzo che Alberto Moravia scrisse dieci anni prima. Il risultato è un film in cui ogni scena è una composizione in termini di colore, proporzioni, e contrasto. Casa Malaparte diventa protagonista indiscussa del film, indimenticabili rimangono infatti le scene e gli scorci realizzati nella terrazza ma anche all’interno della Casa.
Completerà l’esposizione un’installazione: la riproduzione in scala 1:1 delle piastrelle delle pareti e dei pavimenti di Casa Malaparte realizzate da Andrea Jemolo, che vengono assemblate cosi da ricreare l’aspetto delle decorazioni originali.
La mostra è pensata per essere itinerante. Nel corso dell’anno 2014 potrà infatti essere riallestita in spazi sia pubblici che privati.
CASA MALAPARTE
Casa Malaparte, è un'abitazione privata situata nell'isola di Capri su un irto e stretto promontorio roccioso, che sembra sorgere dal mare. Progettata inizialmente da Adalberto Libera ma in gran parte rivista e corretta dallo stesso Malaparte, è considerata uno dei capolavori dell'architettura moderna, rappresentando un meraviglioso esempio di integrazione tra modernità razionalista e ambiente naturale.
La sua semplice struttura ricorda le abitazioni locali e possiede note chiaramente razionaliste come il tetto a terrazza con un paravento ondeggiante. Vi si riconoscono inoltre certi segni della scuola di Le Corbusier.
La sua forma di parallelepipedo rotto dalla gradonata, che sale ampliandosi sulla terrazza solare della copertura, ha una semplice armonia, che diviene parte della struttura naturale della roccia e crea un eccezionale ambiente costruito.
Secondo recenti acquisizioni di documenti e lettere il progetto della villa è in realtà interamente attribuibile allo stesso Malaparte; Libera aveva presentato prima della rottura con Malaparte un progetto diverso e mai realizzato. Tutto ciò emerge da lettere dell'architetto viareggino Uberto Bonetti, che si occupò della realizzazione del progetto e che scrive appunto che: «la realizzazione materiale dell'edificio è stata effettuata su disegni propri ma dietro Vostro indirizzo estetico e costruttivo: piante, sezioni ecc.». Questo spiegherebbe anche la modestia della parcella presentata da Bonetti, riferita al puro lavoro tecnico-esecutivo.
Secondo il testamento la Casa alla morte del proprietario doveva essere concessa ai cinesi, Malaparte descrisse con le seguenti parole le proprie intenzioni:
« Mosso da sentimenti di riconoscenza verso il popolo cinese ed allo scopo di rafforzare i
rapporti tra Oriente ed Occidente istituisco una fondazione denominata "Curzio Malaparte"
al fine di creare una casa di ospitalità, di studio e di lavoro per gli artisti cinesi in Capri »
Gli eredi, scontenti della decisione del congiunto, impugnarono il testamento. Ne nacque una battaglia giudiziaria al termine della quale, contro le ultime volontà del Malaparte, la proprietà venne attribuita agli eredi i quali hanno in seguito assegnato la proprietà alla Fondazione Ronchi, veste giuridica degli eredi Malaparte.
Casa Malaparte è oggi un centro di produzione culturale promossa dalla Fondazione Ronchi, sede di incontri di architettura e design.
La villa non è aperta al pubblico. Essa, infatti, risulta di proprietà della Fondazione Giorgio Ronchi
CURZIO MALAPARTE - BIOGRAFIA
Curzio Malaparte, pseudonimo del giornalista e scrittore italiano Curzio Suckert (Prato 1898 - Roma 1957). Personalità poliedrica, indipendente e controversa, passò dall'adesione al fascismo, all'antifascismo al filocomunismo. Scrisse acuti testi politico-letterari, tra cui Italia barbara (1925), e romanzi quali Kaputt (1944) e La pelle (1950), crude testimonianze sulle atrocità della guerra.
Durante la prima guerra mondiale si arruolò nella legione garibaldina delle Argonne; quindi combatté, come soldato semplice, sul fronte italiano e come ufficiale di nuovo in Francia, dove fu decorato al valore. Da allora, il suo intenso vitalismo e uno spirito dannunziano d'avventura lo sospinsero di esperienza in esperienza, dal giovanile repubblicanesimo al fascismo, dalla fronda antifascista (che gli procurò, nel 1933, la condanna, peraltro blanda, al confino) al filocomunismo e, in extremis, alla conversione al cattolicesimo. Fondò alcuni periodici politico-letterarî (La conquista dello Stato, 1924; Prospettive, 1939); fu condirettore della Fiera, poi Italia letteraria (1928-33), direttore della Stampa di Torino (1929-31), collaboratore del Corriere della sera, anche con lo pseudonimo di "Candido", e corrispondente, durante la seconda guerra mondiale, dai vari fronti
Il suo amore per Capri iniziò nel 1936 quando, recatosi a far visita all'amico Axel Munthe, ne rimase entusiasta. Grazie all'interessamento dell'amico Galeazzo Ciano, acquistò da un isolano, Antonio Vuotto, un pezzo di terra a picco sul mare, in una posizione impervia e selvaggia, a pochi passi dai faraglioni. Da uomo sensibile alla natura e al dramma, come Tiberio che viveva sulla rupe più alta, scelse una roccia a picco sul mare, vicinissima ai faraglioni.
Fu lui stesso a progettare quella che, in seguito, fu considerata un capolavoro del Razionalismo italiano. La villa, battezzata dallo scrittore "Casa come me" è costituita da un grande salone, sulle cui pareti si aprono quattro grandi finestroni, costruiti in modo da offrire in ognuno un panorama diverso. Vi sono poi lo studio, la stanza da letto, un piccolo appartamento per gli ospiti, chiamato "l'ospizio" e "la Favorita", la camera da letto della compagna del momento.
Morì prima di compiere sessant'anni tornato da un lungo viaggio in Cina (che lo portò a conoscere anche Mao). Passò gli ultimi giorni della sua esistenza asserragliato da commenti di ogni genere perché, prima di spirare aveva chiesto i conforti della fede cattolica. La sua abitazione fu lasciata in eredità ai cinesi ma i suoi parenti impugnarono il testamento.
ANDREA JEMOLO - BIOGRAFIA
Andrea Jemolo – Roma 1957 - è considerato uno dei più noti fotografi di architettura. Le sue foto fanno parte delle collezioni del MAXXI e della Fondazione Unicredit. Lavora per molti altri architetti internazionali come Richard Meier, Odil Decq, Tadao Ando, Zaha Hadid .
“Il lavoro di Jemolo, pur attraverso un’interpretazione assolutamente soggettiva, mira a ritrarre l’architettura (…) cogliendone, da una parte, gli elementi, astratti, geometrizzanti, di pura astrazione formale, dall’altro ne evidenzia gli aspetti strutturali, interpretando e traducendo i motivi stilistici essenziali dell’opera. Le immagini diventano eloquenti attraverso un commento critico puramente visivo, quasi che il fotografo, dopo una profonda assimilazione del percorso intellettuale dell’architetto, riuscisse a proporre la propria personale interpretazione.”
Federica Pirani 2009
“Del lavoro di Jemolo, capace di “dare vita” con i suoi ritratti alle pietre delle statue romane come a quelle degli edifici, colpiscono da un lato la capacità di astrazione, che fa di ogni visione un'immagine compiuta e perfetta, potente quanto la somma di tutte le immagini dell'edificio, e dall'altro una sensibilità che sembra consentirgli di guardare sempre l'edificio con l'occhio dell'autore, sia esso Giulio Romano o Richard Meier, riscoprendone i significati più importanti e mettendone in luce visioni e prospettive cruciali. Le foto (…) rivelano fino in fondo il processo seguito da Jemolo, sempre pronto a isolare una “visione” perfetta, senza far perdere il senso complesso dell'edificio in questione, del suo significato storico, delle mille scelte e decisioni che si nascondono in una semplice superficie liscia, in una sequenza prospettica, in uno scorcio”.
Pippo Ciorra 2004.
Photology ha rappresentato Andrea Jemolo dal 2009 presentando sue opere fotografiche al Artfairs ( Bologna e Torino). Ha inoltre organizzato nel 2010, nei suoi spazi di Milano, la mostra “Maxxi by Zaha Hadid”. Nel 2012 la mostra “Punta della Dogana by Tadao Ando” è stata presentata a Fabriano e nello stesso anno, presso lo studio BEP a Milano, è stata inaugurata la mostra “I luoghi dell’Arte”.
MOSTRE PRINCIPALI
- 2012 I luoghi dell’Arte. Studio BEP, Milano
- 2012 Punta della Dogana by Tadao Ando. Festival Poiesis, Fabriano
- 2011 MAXXI by Zaha Hadid. Studio Geddes, Roma
- 2010 MAXXI by Zaha Hadid. Photology, Milano
- 2010 Le Città di Roma. Museo Ara Pacis, Roma
- 2006 Architetture a Roma, oggi. Casa dell'Architettura, Roma
- 2004 Il segno di Roma. V Biennale della fotografia di Mosca
- 2004 Sguardi Contemporanei, 50 anni di architettura italiana - Biennale di architettura, Venezia
- 2003 Cantiere d’autore – Il cantiere del MAXXI - Biennale di architettura, Venezia
Di Casa Malaparte, Jemolo riesce ad offrire un’immagine non convenzionale, coniugando in una perfetta sintesi struttura architettonica e contesto naturale, che dialogano, restituendo all’osservatore l’ideale culturale – “Casa come me” - di Curzio Malaparte che volle la sua dimora a Capri in cima ad uno scoglio a picco sul mare.
Oltre alla sezione di fotografie vintage sarà in mostra un’opera di Jemolo fino ad ora mai prodotta, appartenete alla stessa serie del 1984. L’opera è stampata dal prestigioso laboratorio tedesco Grieger attraverso l’uso della tecnica Diasec.
L’insieme delle fotografie in mostra riflette un’attenzione estrema alla pulizia delle linee architettoniche così come alla concretezza dei materiali e al conflitto fra la luce e le superfici che la riflettono.
La mostra comprende anche un’interpretazione artistica delle riprese cinematografiche realizzate nel 1963 a Casa Malaparte dal regista francese Jean-Luc Godard per il film Il Disprezzo. Il film è un adattamento cinematografico del romanzo che Alberto Moravia scrisse dieci anni prima. Il risultato è un film in cui ogni scena è una composizione in termini di colore, proporzioni, e contrasto. Casa Malaparte diventa protagonista indiscussa del film, indimenticabili rimangono infatti le scene e gli scorci realizzati nella terrazza ma anche all’interno della Casa.
Completerà l’esposizione un’installazione: la riproduzione in scala 1:1 delle piastrelle delle pareti e dei pavimenti di Casa Malaparte realizzate da Andrea Jemolo, che vengono assemblate cosi da ricreare l’aspetto delle decorazioni originali.
La mostra è pensata per essere itinerante. Nel corso dell’anno 2014 potrà infatti essere riallestita in spazi sia pubblici che privati.
CASA MALAPARTE
Casa Malaparte, è un'abitazione privata situata nell'isola di Capri su un irto e stretto promontorio roccioso, che sembra sorgere dal mare. Progettata inizialmente da Adalberto Libera ma in gran parte rivista e corretta dallo stesso Malaparte, è considerata uno dei capolavori dell'architettura moderna, rappresentando un meraviglioso esempio di integrazione tra modernità razionalista e ambiente naturale.
La sua semplice struttura ricorda le abitazioni locali e possiede note chiaramente razionaliste come il tetto a terrazza con un paravento ondeggiante. Vi si riconoscono inoltre certi segni della scuola di Le Corbusier.
La sua forma di parallelepipedo rotto dalla gradonata, che sale ampliandosi sulla terrazza solare della copertura, ha una semplice armonia, che diviene parte della struttura naturale della roccia e crea un eccezionale ambiente costruito.
Secondo recenti acquisizioni di documenti e lettere il progetto della villa è in realtà interamente attribuibile allo stesso Malaparte; Libera aveva presentato prima della rottura con Malaparte un progetto diverso e mai realizzato. Tutto ciò emerge da lettere dell'architetto viareggino Uberto Bonetti, che si occupò della realizzazione del progetto e che scrive appunto che: «la realizzazione materiale dell'edificio è stata effettuata su disegni propri ma dietro Vostro indirizzo estetico e costruttivo: piante, sezioni ecc.». Questo spiegherebbe anche la modestia della parcella presentata da Bonetti, riferita al puro lavoro tecnico-esecutivo.
Secondo il testamento la Casa alla morte del proprietario doveva essere concessa ai cinesi, Malaparte descrisse con le seguenti parole le proprie intenzioni:
« Mosso da sentimenti di riconoscenza verso il popolo cinese ed allo scopo di rafforzare i
rapporti tra Oriente ed Occidente istituisco una fondazione denominata "Curzio Malaparte"
al fine di creare una casa di ospitalità, di studio e di lavoro per gli artisti cinesi in Capri »
Gli eredi, scontenti della decisione del congiunto, impugnarono il testamento. Ne nacque una battaglia giudiziaria al termine della quale, contro le ultime volontà del Malaparte, la proprietà venne attribuita agli eredi i quali hanno in seguito assegnato la proprietà alla Fondazione Ronchi, veste giuridica degli eredi Malaparte.
Casa Malaparte è oggi un centro di produzione culturale promossa dalla Fondazione Ronchi, sede di incontri di architettura e design.
La villa non è aperta al pubblico. Essa, infatti, risulta di proprietà della Fondazione Giorgio Ronchi
CURZIO MALAPARTE - BIOGRAFIA
Curzio Malaparte, pseudonimo del giornalista e scrittore italiano Curzio Suckert (Prato 1898 - Roma 1957). Personalità poliedrica, indipendente e controversa, passò dall'adesione al fascismo, all'antifascismo al filocomunismo. Scrisse acuti testi politico-letterari, tra cui Italia barbara (1925), e romanzi quali Kaputt (1944) e La pelle (1950), crude testimonianze sulle atrocità della guerra.
Durante la prima guerra mondiale si arruolò nella legione garibaldina delle Argonne; quindi combatté, come soldato semplice, sul fronte italiano e come ufficiale di nuovo in Francia, dove fu decorato al valore. Da allora, il suo intenso vitalismo e uno spirito dannunziano d'avventura lo sospinsero di esperienza in esperienza, dal giovanile repubblicanesimo al fascismo, dalla fronda antifascista (che gli procurò, nel 1933, la condanna, peraltro blanda, al confino) al filocomunismo e, in extremis, alla conversione al cattolicesimo. Fondò alcuni periodici politico-letterarî (La conquista dello Stato, 1924; Prospettive, 1939); fu condirettore della Fiera, poi Italia letteraria (1928-33), direttore della Stampa di Torino (1929-31), collaboratore del Corriere della sera, anche con lo pseudonimo di "Candido", e corrispondente, durante la seconda guerra mondiale, dai vari fronti
Il suo amore per Capri iniziò nel 1936 quando, recatosi a far visita all'amico Axel Munthe, ne rimase entusiasta. Grazie all'interessamento dell'amico Galeazzo Ciano, acquistò da un isolano, Antonio Vuotto, un pezzo di terra a picco sul mare, in una posizione impervia e selvaggia, a pochi passi dai faraglioni. Da uomo sensibile alla natura e al dramma, come Tiberio che viveva sulla rupe più alta, scelse una roccia a picco sul mare, vicinissima ai faraglioni.
Fu lui stesso a progettare quella che, in seguito, fu considerata un capolavoro del Razionalismo italiano. La villa, battezzata dallo scrittore "Casa come me" è costituita da un grande salone, sulle cui pareti si aprono quattro grandi finestroni, costruiti in modo da offrire in ognuno un panorama diverso. Vi sono poi lo studio, la stanza da letto, un piccolo appartamento per gli ospiti, chiamato "l'ospizio" e "la Favorita", la camera da letto della compagna del momento.
Morì prima di compiere sessant'anni tornato da un lungo viaggio in Cina (che lo portò a conoscere anche Mao). Passò gli ultimi giorni della sua esistenza asserragliato da commenti di ogni genere perché, prima di spirare aveva chiesto i conforti della fede cattolica. La sua abitazione fu lasciata in eredità ai cinesi ma i suoi parenti impugnarono il testamento.
ANDREA JEMOLO - BIOGRAFIA
Andrea Jemolo – Roma 1957 - è considerato uno dei più noti fotografi di architettura. Le sue foto fanno parte delle collezioni del MAXXI e della Fondazione Unicredit. Lavora per molti altri architetti internazionali come Richard Meier, Odil Decq, Tadao Ando, Zaha Hadid .
“Il lavoro di Jemolo, pur attraverso un’interpretazione assolutamente soggettiva, mira a ritrarre l’architettura (…) cogliendone, da una parte, gli elementi, astratti, geometrizzanti, di pura astrazione formale, dall’altro ne evidenzia gli aspetti strutturali, interpretando e traducendo i motivi stilistici essenziali dell’opera. Le immagini diventano eloquenti attraverso un commento critico puramente visivo, quasi che il fotografo, dopo una profonda assimilazione del percorso intellettuale dell’architetto, riuscisse a proporre la propria personale interpretazione.”
Federica Pirani 2009
“Del lavoro di Jemolo, capace di “dare vita” con i suoi ritratti alle pietre delle statue romane come a quelle degli edifici, colpiscono da un lato la capacità di astrazione, che fa di ogni visione un'immagine compiuta e perfetta, potente quanto la somma di tutte le immagini dell'edificio, e dall'altro una sensibilità che sembra consentirgli di guardare sempre l'edificio con l'occhio dell'autore, sia esso Giulio Romano o Richard Meier, riscoprendone i significati più importanti e mettendone in luce visioni e prospettive cruciali. Le foto (…) rivelano fino in fondo il processo seguito da Jemolo, sempre pronto a isolare una “visione” perfetta, senza far perdere il senso complesso dell'edificio in questione, del suo significato storico, delle mille scelte e decisioni che si nascondono in una semplice superficie liscia, in una sequenza prospettica, in uno scorcio”.
Pippo Ciorra 2004.
Photology ha rappresentato Andrea Jemolo dal 2009 presentando sue opere fotografiche al Artfairs ( Bologna e Torino). Ha inoltre organizzato nel 2010, nei suoi spazi di Milano, la mostra “Maxxi by Zaha Hadid”. Nel 2012 la mostra “Punta della Dogana by Tadao Ando” è stata presentata a Fabriano e nello stesso anno, presso lo studio BEP a Milano, è stata inaugurata la mostra “I luoghi dell’Arte”.
MOSTRE PRINCIPALI
- 2012 I luoghi dell’Arte. Studio BEP, Milano
- 2012 Punta della Dogana by Tadao Ando. Festival Poiesis, Fabriano
- 2011 MAXXI by Zaha Hadid. Studio Geddes, Roma
- 2010 MAXXI by Zaha Hadid. Photology, Milano
- 2010 Le Città di Roma. Museo Ara Pacis, Roma
- 2006 Architetture a Roma, oggi. Casa dell'Architettura, Roma
- 2004 Il segno di Roma. V Biennale della fotografia di Mosca
- 2004 Sguardi Contemporanei, 50 anni di architettura italiana - Biennale di architettura, Venezia
- 2003 Cantiere d’autore – Il cantiere del MAXXI - Biennale di architettura, Venezia
07
aprile 2014
Andrea Jemolo – Casa Malaparte
Dal 07 aprile al 30 maggio 2014
architettura
design
fotografia
arte contemporanea
design
fotografia
arte contemporanea
Location
GALLERIA PHOTOLOGY
Milano, Via Della Moscova, 25, (Milano)
Milano, Via Della Moscova, 25, (Milano)
Orario di apertura
Da lunedì a venerdì dalle 11.00 alle 19.00
Vernissage
7 Aprile 2014, Dalle 19.00 alle 21.00
Autore