Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Andrea Kvas – OpenWork, a focus on painting
6° APPUNTAMENTO di OPENWORK, a focus on Painting
5 Giugno: L’artista sarà presente per lavorare alla realizzazione dell’opera. Lo spazio è aperto al pubblico negli orari indicati.
6 Giugno: Alle ore 18.30 ci sarà il TALK con il pubblico.
7 Giugno: Lo spazio è aperto al pubblico negli orari indicati
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Logica/Pittura
Non avevo mai visto dal vero il lavoro di Andrea Kvas prima di SenzaBagno. Io a Roma, lui a Milano, per varie vicissitudini non siamo riusciti ad incontrarci.
Ho pensato che la mancanza di un riscontro visivo potesse costituire un gap, un ostacolo alla buona riuscita di un’introduzione alle sue opere.
Eppure forse proprio l’incontro mentale e discorsivo con la logica pittorica a fondamento della sua produzione, che Andrea mi illustra telefonicamente passaggio dopo passaggio, come in un articolato procedimento matematico, può essere una delle chiavi di lettura più immediate per entrare nel vivo del suo modus operandi.
Quello che mi colpisce è la pragmatica necessità che determina ogni risvolto tecnico. Se Andrea inizia a dipingere in orizzontale durante gli anni dell’accademia, è per ragioni pratiche di spazio e di tempo: lavora ai grandi formati verticalmente, mentre i piccoli, che presto prendono il sopravvento, vengono elaborati orizzontalmente sul pavimento, dove l’artista può gestire con maggiore padronanza la lavorazione; se Andrea ben presto sperimenta l’uso della tela non intelata, le potenzialità operative con le quali può comporre l’opera aumentano; e se la tela che Andrea adopera non è intelata, la tensione superficiale dello schermo pittorico diminuisce e il colore trapassa il cotone da parte a parte dipingendo la tela sul retro e incollandola al pavimento, che a sua volta si colora: il gesto del dipingere si arricchisce in questo modo di ripercussioni che sconfinano nel campo esteso della scultura, perché anche il pavimento-pianale si fa opera.
L’attitudine creativa di Andrea cresce organicamente seguendo la strada tracciata da un continuo compromesso di necessità e tecnica, lungo dei nessi di casualità di stampo analitico. Se ogni gesto pittorico dell’artista comporta delle conseguenze non solo a livello cromatico sulla tela, ma anche sul piano di appoggio di quest’ultima, la sua azione assume giocoforza una risonanza ambientale. Tale risonanza ambientale, a sua volta, è ricca di implicazioni che riguardano il medium da un lato, esteso e reinventato dalla pratica, quindi la valenza concettuale del processo mentale che precede il suo operare dall’altro. Acquisisce importanza anche la scelta dei materiali, da quelli tecnico-pittorici a quelli di supporto: cosa accadrà quando la tela in cotone impregnata di colore verrà strappata (come afferma Andrea) dal piano d’appoggio in linoleum? Cosa invece da una tavola in compensato?
“Nel procedimento che ho strutturato negli anni non c’è mai scarto. Non ci sono prove, tutto si svolge su elementi che possono sempre diventare lavori, sempre e comunque”.
Per Andrea, mi dice, non è possibile prevedere cosa succederà in questi giorni che ci aspettano insieme a Pescara.
“Ho scelto solo i materiali. Quello che sto cercando ora è convogliare tutta l'esperienza 'extra tela' sul classico supporto tela. Voglio vedere che succede lavorando in un contesto pubblico, assimilando spunti e riflessioni portate dalle persone che visiteranno lo spazio nei giorni in cui si svolgerà il progetto. Allo stesso tempo mi lascerò suggestionare dal lavoro degli artisti che hanno lavorato in questi spazi primi di me. Sono sempre più consapevole del fatto che tela e colori sono materiali per prima cosa e poi un' infinità di immagini”.
Quel che è certo, aggiunge, è che il suo interesse alla fine si sofferma sempre su quegli aspetti di un lavoro che hanno al proprio interno qualcosa di ancora sconosciuto, che non saprebbe ripetere e ricreare, di cui non ha il controllo. Sono quelli i lavori che lo interessano, che prefigurano il seguito della sua ricerca, sui quali si sofferma il suo sguardo. E sono sicura, anche il mio.
testo di Giulia Pollicita
Non avevo mai visto dal vero il lavoro di Andrea Kvas prima di SenzaBagno. Io a Roma, lui a Milano, per varie vicissitudini non siamo riusciti ad incontrarci.
Ho pensato che la mancanza di un riscontro visivo potesse costituire un gap, un ostacolo alla buona riuscita di un’introduzione alle sue opere.
Eppure forse proprio l’incontro mentale e discorsivo con la logica pittorica a fondamento della sua produzione, che Andrea mi illustra telefonicamente passaggio dopo passaggio, come in un articolato procedimento matematico, può essere una delle chiavi di lettura più immediate per entrare nel vivo del suo modus operandi.
Quello che mi colpisce è la pragmatica necessità che determina ogni risvolto tecnico. Se Andrea inizia a dipingere in orizzontale durante gli anni dell’accademia, è per ragioni pratiche di spazio e di tempo: lavora ai grandi formati verticalmente, mentre i piccoli, che presto prendono il sopravvento, vengono elaborati orizzontalmente sul pavimento, dove l’artista può gestire con maggiore padronanza la lavorazione; se Andrea ben presto sperimenta l’uso della tela non intelata, le potenzialità operative con le quali può comporre l’opera aumentano; e se la tela che Andrea adopera non è intelata, la tensione superficiale dello schermo pittorico diminuisce e il colore trapassa il cotone da parte a parte dipingendo la tela sul retro e incollandola al pavimento, che a sua volta si colora: il gesto del dipingere si arricchisce in questo modo di ripercussioni che sconfinano nel campo esteso della scultura, perché anche il pavimento-pianale si fa opera.
L’attitudine creativa di Andrea cresce organicamente seguendo la strada tracciata da un continuo compromesso di necessità e tecnica, lungo dei nessi di casualità di stampo analitico. Se ogni gesto pittorico dell’artista comporta delle conseguenze non solo a livello cromatico sulla tela, ma anche sul piano di appoggio di quest’ultima, la sua azione assume giocoforza una risonanza ambientale. Tale risonanza ambientale, a sua volta, è ricca di implicazioni che riguardano il medium da un lato, esteso e reinventato dalla pratica, quindi la valenza concettuale del processo mentale che precede il suo operare dall’altro. Acquisisce importanza anche la scelta dei materiali, da quelli tecnico-pittorici a quelli di supporto: cosa accadrà quando la tela in cotone impregnata di colore verrà strappata (come afferma Andrea) dal piano d’appoggio in linoleum? Cosa invece da una tavola in compensato?
“Nel procedimento che ho strutturato negli anni non c’è mai scarto. Non ci sono prove, tutto si svolge su elementi che possono sempre diventare lavori, sempre e comunque”.
Per Andrea, mi dice, non è possibile prevedere cosa succederà in questi giorni che ci aspettano insieme a Pescara.
“Ho scelto solo i materiali. Quello che sto cercando ora è convogliare tutta l'esperienza 'extra tela' sul classico supporto tela. Voglio vedere che succede lavorando in un contesto pubblico, assimilando spunti e riflessioni portate dalle persone che visiteranno lo spazio nei giorni in cui si svolgerà il progetto. Allo stesso tempo mi lascerò suggestionare dal lavoro degli artisti che hanno lavorato in questi spazi primi di me. Sono sempre più consapevole del fatto che tela e colori sono materiali per prima cosa e poi un' infinità di immagini”.
Quel che è certo, aggiunge, è che il suo interesse alla fine si sofferma sempre su quegli aspetti di un lavoro che hanno al proprio interno qualcosa di ancora sconosciuto, che non saprebbe ripetere e ricreare, di cui non ha il controllo. Sono quelli i lavori che lo interessano, che prefigurano il seguito della sua ricerca, sui quali si sofferma il suo sguardo. E sono sicura, anche il mio.
testo di Giulia Pollicita
05
giugno 2019
Andrea Kvas – OpenWork, a focus on painting
Dal 05 al 07 giugno 2019
arte contemporanea
incontro - conferenza
incontro - conferenza
Location
SENZABAGNO
Pescara, Via Silvio Spaventa, 26, (Pescara)
Pescara, Via Silvio Spaventa, 26, (Pescara)
Orario di apertura
ore 10-13 e 15-19
Vernissage
5 Giugno 2019, ore 16
Autore
Curatore