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Andrea Marchesini – Pop Surreal
L’unire elementi artistici del Surrealismo con la Pop Art, lungo un iter di ricerca personale, rappresenta il focus espositivo. Forti cromie e mondi pseudo celebrali portano le opere e di conseguenza lo spettatore verso mondi introspettivi contemporanei.
Comunicato stampa
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La storica sede museale di Casa dei Carraresi a Treviso, ospita per la prima volta l’artista vicentino Andrea Marchesini. Il titolo della personale “Pop Surreal” è il concept che il critico e curatore d’arte dr Alain Chivilò ha posto come filo conduttore all’iter espressivo del pittore.
Gli universi artistici delineati dalla mano da Marchesini possono essere sintetizzati nel termine Pop Surreal in quanto il suo linguaggio espressivo si alimenta grazie a disamine moderne rapportate alla contemporaneità.
Lungo l’esposizione, divisa nelle aree del piano terra e della sala Architettura posta alla fine del primo piano, i visitatori potranno ammirare una ricerca che trae spunto dall’unione della forza cromatica all’interno di composizioni mentali.
Andrea Marchesini, nella personale originalità artistica elabora astrazioni surreali dal forte impatto visivo. Universi creativi che, nel reciproco rimando tra tesi e ipotesi, specificano percorsi di unità biologici e nervosi determinati in narrazioni artistiche dell’inconscio.
Il linguaggio pittorico dell’artista Andrea Marchesini è indubbiamente enigmatico, ma allo stesso tempo, vive di una vitalità propria che riesce ad attrarre l’interesse e gli animi umani. Intorno alle sue opere si origina una forza apparente di mutua attrazione che, parafrasando la proprietà gravitazionale, in modo direttamente e inversamente proporzionale alla distanza e all’energia espressa accende occhio, mente e cuore per viaggi che superano la realtà naturale.
L’iter di Marchesini nel suo approfondire l'oltre, partendo da disamine poste lungo il Novecento, specifica una pseudo scienza che, sovrapponendosi alla metafisica, s’irradia attraverso continue leggi delle eccezioni. Si ottiene dunque un collegamento con il poeta e scrittore francese Alfred Jarry che in «Gesta e opinioni del dottor Faustroll» identificò nel 1911 una “scienza delle soluzioni immaginarie” che in modo simbolico potesse associare “le proprietà degli oggetti descritti per la loro virtualità”. Siamo di fronte a una pseudo disciplina lungi da essere definita: la patafisica. In quest’ambito, il viaggio di Jarry non è altro che un’esplorazione attuata a livello pittorico da Andrea Marchesini che parafrasa in modo diretto una presenza umana suddividendo ogni situazione vitale tra aree liriche e oniriche.
Nasce così una gioia seduttiva che, grazie a efficaci accostamenti cromatici, permette la nascita di mondi psicologici atti a paesaggi della nostra anima sempre vissuti o ancora da esserlo.
Marchesini compone così delle quinte teatrali, sempre incessanti, che racchiudono costellazioni di significati. Fin dalla loro ideazione, l’unione di tessuti diversi entrano in un’unica trama atta a formare, pur nella loro diversità, un supporto a cui tutto si genera, grazie anche all’azione del pittore che in diversi passaggi di colore annulla il puzzle costruttivo. Tale tecnica, pur essendo apprezzata dal vero cultore d’arte che visiona il retro delle opere, apre per definizione all’elemento dell’arredo teatrale contenente la scena pittorica.
Assistiamo, dunque, alla sovrapposizione di storie su storie partendo da un racconto che lo stesso Andrea Marchesini produce ex novo, lungo un’architettura concettuale definitiva.
Come scrisse André Breton il Surrealismo individuò liberamente “il funzionamento reale del pensiero”: una base concettuale vera e propria fondamenta del vocabolario formale di Marchesini, utile a riprendere spunti da uno dei suoi principali riferimenti artistici, Joan Mirò.
Nel maestro spagnolo, Andrea Marchesini non scopre il personale modo ideativo “in un sol colpo”. Tra movimenti che non si arrestano, ma vivono in simil immobilità e in deformazioni rette da rapporti reali e irreali, i nostri sensi si accendono all’interno di deformazioni immaginarie che il pittore dipinge in accostamenti inconsueti.
A dimostrazione di quanto indicato, suo scopo è di rendere narrativi stati del pensiero per una realtà biologica indefinita laddove il macro diventa micro. L’azione pittorica evidenzia unità morfologiche e fisiologiche elementari per stati primordiali cellulari. Ecco che “minuscole forme in grandi spazi vuoti” riprendono un espressione di Mirò che riecheggia nelle opere di Marchesini per costanti reti neurali contemporanee.
L’utilizzo del colore irrompe a livello visivo, nella quasi totalità delle opere, grazie a tonalità dal rimando Pop Art, rappresentando un mondo chiassoso sempre retto da toni alti. In diversi passaggi di colore contrappone ed equilibra nuance calde e fredde non abbassando mai l’intero ritmo compositivo percepito da e nell’opera.
Gli stessi richiami figurativi, fatti di sezioni, porzioni o semplici percezioni rimandano alla ricerca del maestro Concetto Pozzati, sempre in grado di unire all’iconografia della figura italiana la cultura neo Pop.
Gli universi artistici delineati dalla mano da Marchesini possono essere sintetizzati nel termine Pop Surreal in quanto il suo linguaggio espressivo si alimenta grazie a disamine moderne rapportate alla contemporaneità.
Lungo l’esposizione, divisa nelle aree del piano terra e della sala Architettura posta alla fine del primo piano, i visitatori potranno ammirare una ricerca che trae spunto dall’unione della forza cromatica all’interno di composizioni mentali.
Andrea Marchesini, nella personale originalità artistica elabora astrazioni surreali dal forte impatto visivo. Universi creativi che, nel reciproco rimando tra tesi e ipotesi, specificano percorsi di unità biologici e nervosi determinati in narrazioni artistiche dell’inconscio.
Il linguaggio pittorico dell’artista Andrea Marchesini è indubbiamente enigmatico, ma allo stesso tempo, vive di una vitalità propria che riesce ad attrarre l’interesse e gli animi umani. Intorno alle sue opere si origina una forza apparente di mutua attrazione che, parafrasando la proprietà gravitazionale, in modo direttamente e inversamente proporzionale alla distanza e all’energia espressa accende occhio, mente e cuore per viaggi che superano la realtà naturale.
L’iter di Marchesini nel suo approfondire l'oltre, partendo da disamine poste lungo il Novecento, specifica una pseudo scienza che, sovrapponendosi alla metafisica, s’irradia attraverso continue leggi delle eccezioni. Si ottiene dunque un collegamento con il poeta e scrittore francese Alfred Jarry che in «Gesta e opinioni del dottor Faustroll» identificò nel 1911 una “scienza delle soluzioni immaginarie” che in modo simbolico potesse associare “le proprietà degli oggetti descritti per la loro virtualità”. Siamo di fronte a una pseudo disciplina lungi da essere definita: la patafisica. In quest’ambito, il viaggio di Jarry non è altro che un’esplorazione attuata a livello pittorico da Andrea Marchesini che parafrasa in modo diretto una presenza umana suddividendo ogni situazione vitale tra aree liriche e oniriche.
Nasce così una gioia seduttiva che, grazie a efficaci accostamenti cromatici, permette la nascita di mondi psicologici atti a paesaggi della nostra anima sempre vissuti o ancora da esserlo.
Marchesini compone così delle quinte teatrali, sempre incessanti, che racchiudono costellazioni di significati. Fin dalla loro ideazione, l’unione di tessuti diversi entrano in un’unica trama atta a formare, pur nella loro diversità, un supporto a cui tutto si genera, grazie anche all’azione del pittore che in diversi passaggi di colore annulla il puzzle costruttivo. Tale tecnica, pur essendo apprezzata dal vero cultore d’arte che visiona il retro delle opere, apre per definizione all’elemento dell’arredo teatrale contenente la scena pittorica.
Assistiamo, dunque, alla sovrapposizione di storie su storie partendo da un racconto che lo stesso Andrea Marchesini produce ex novo, lungo un’architettura concettuale definitiva.
Come scrisse André Breton il Surrealismo individuò liberamente “il funzionamento reale del pensiero”: una base concettuale vera e propria fondamenta del vocabolario formale di Marchesini, utile a riprendere spunti da uno dei suoi principali riferimenti artistici, Joan Mirò.
Nel maestro spagnolo, Andrea Marchesini non scopre il personale modo ideativo “in un sol colpo”. Tra movimenti che non si arrestano, ma vivono in simil immobilità e in deformazioni rette da rapporti reali e irreali, i nostri sensi si accendono all’interno di deformazioni immaginarie che il pittore dipinge in accostamenti inconsueti.
A dimostrazione di quanto indicato, suo scopo è di rendere narrativi stati del pensiero per una realtà biologica indefinita laddove il macro diventa micro. L’azione pittorica evidenzia unità morfologiche e fisiologiche elementari per stati primordiali cellulari. Ecco che “minuscole forme in grandi spazi vuoti” riprendono un espressione di Mirò che riecheggia nelle opere di Marchesini per costanti reti neurali contemporanee.
L’utilizzo del colore irrompe a livello visivo, nella quasi totalità delle opere, grazie a tonalità dal rimando Pop Art, rappresentando un mondo chiassoso sempre retto da toni alti. In diversi passaggi di colore contrappone ed equilibra nuance calde e fredde non abbassando mai l’intero ritmo compositivo percepito da e nell’opera.
Gli stessi richiami figurativi, fatti di sezioni, porzioni o semplici percezioni rimandano alla ricerca del maestro Concetto Pozzati, sempre in grado di unire all’iconografia della figura italiana la cultura neo Pop.
11
maggio 2019
Andrea Marchesini – Pop Surreal
Dall'undici al 20 maggio 2019
arte contemporanea
Location
CA’ DEI CARRARESI
Treviso, Via Palestro, 33, (Treviso)
Treviso, Via Palestro, 33, (Treviso)
Orario di apertura
MOSTRA APERTA DAL 6 MAGGIO.
Da martedì a venerdì: 10 - 19
Sabato, domenica e festivi: 10 - 20
Lunedì aperto solo con prenotazione gruppo per mostre Giappone. Terra di geisha e samurai e Inge Morath. La vita, la fotografia. Telefonare per informazioni allo 0422/513150.
Vernissage
11 Maggio 2019, ore 18
Autore
Curatore