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Andrea Rosset – Intra
La Fusion Art Gallery presenta “INTRA”, mostra personale di Andrea Rosset, fotografo vicentino già conosciuto come membro del collettivo artistico Jennifer rosa in occasione della mostra Alter Logos (settembre-ottobre 2015).
Comunicato stampa
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“INTRA” presuppone interno, introspezione, costrizione, rigidità, chiusura ma anche vicinanza, contatto, comprensione, presenza, confronto, amalgama, silenzio. Il processo, nella pratica dell’artista, è specifico: un luogo, due soggetti umani, IL momento. Nello studio/laboratorio/camera obscura lo spazio si de-materializza e si ri-struttura in un luogo peculiare di cui le pareti e i volumi (ma anche i protagonisti coinvolti) si riempiono di buio, diventano buio, medium ideale da scavare con la luce. Luce che è pennello, scalpello, mano-sguardo.
Uno sguardo che non vede per catturare, che non ruba, che non aggredisce ma piuttosto cerca, scopre, porta in superficie e trova quello che può essere trovato solo in quel preciso momento (e mai più) costruendo un’immagine mai vista. Si tratta dell’impronta ottenuta nella tensione di un lungo momento, il tempo della durata della posa. In quel momento tutto accade, il sentire buio/oscuro cova, fermenta, esplode, dirada, sedimenta, comprime, distilla luce tenue che, spenta ogni passione, illumina un orizzonte epurato, quasi anodino, il gesto metabolizza l’intento ed è proprio in quel momento che si realizza l’opera, che si concretizza l’afflato. Il lavoro di ricerca di Andrea Rosset si sviluppa per mezzo di un apparato complesso di preparativi/dispositivi tecnici e concettuali necessari alla sospensione e, proprio come a trattenere il fiato e a rilasciarlo, alla creazione di un rapporto uno a due, il fotografo e il s/oggetto fotografato, di un rapporto uno a uno, lo scienziato che pondera, l’anatomofotografo che indaga la natura del confronto, del gesto, che scruta e scopre l’immagine.
Il lavoro di Andrea Rosset non è sintetizzabile. Se è vero che gli strumenti che utilizza sono apparentemente scarni (buio, nero, luce fioca, un volto, un corpo, il gesto, il momento) è altrettanto vero che gli strumenti stessi sono contenitori universali di simboli, concetti, filosofie e conoscenze ancestrali. Ogni elemento è detonatore di immagini, idee, sensazioni, mondi. Ogni assunto si avviluppa nel suo contrario e viceversa. Passione imbrigliata lasciata scalciare, equazione che quadra in una quarta dimensione improbabile, analisi illogica di un discorso “grammaticato”. E’ così che Andrea Rosset ci incanta, confonde e illude, proiettandoci nel suo spazio. Lo spazio di azione tra se stesso e il s/oggetto diventa lo spazio che esiste tra noi e la sua opera (quel se stesso concettuale?). Ora quindi, di ciò che abbiamo davanti agli occhi in questo esatto momento, che è l’altro momento sfalsato, che non ci appartiene ma che è inevitabilmente nostro, cosa decideremo di fare?
Uno sguardo che non vede per catturare, che non ruba, che non aggredisce ma piuttosto cerca, scopre, porta in superficie e trova quello che può essere trovato solo in quel preciso momento (e mai più) costruendo un’immagine mai vista. Si tratta dell’impronta ottenuta nella tensione di un lungo momento, il tempo della durata della posa. In quel momento tutto accade, il sentire buio/oscuro cova, fermenta, esplode, dirada, sedimenta, comprime, distilla luce tenue che, spenta ogni passione, illumina un orizzonte epurato, quasi anodino, il gesto metabolizza l’intento ed è proprio in quel momento che si realizza l’opera, che si concretizza l’afflato. Il lavoro di ricerca di Andrea Rosset si sviluppa per mezzo di un apparato complesso di preparativi/dispositivi tecnici e concettuali necessari alla sospensione e, proprio come a trattenere il fiato e a rilasciarlo, alla creazione di un rapporto uno a due, il fotografo e il s/oggetto fotografato, di un rapporto uno a uno, lo scienziato che pondera, l’anatomofotografo che indaga la natura del confronto, del gesto, che scruta e scopre l’immagine.
Il lavoro di Andrea Rosset non è sintetizzabile. Se è vero che gli strumenti che utilizza sono apparentemente scarni (buio, nero, luce fioca, un volto, un corpo, il gesto, il momento) è altrettanto vero che gli strumenti stessi sono contenitori universali di simboli, concetti, filosofie e conoscenze ancestrali. Ogni elemento è detonatore di immagini, idee, sensazioni, mondi. Ogni assunto si avviluppa nel suo contrario e viceversa. Passione imbrigliata lasciata scalciare, equazione che quadra in una quarta dimensione improbabile, analisi illogica di un discorso “grammaticato”. E’ così che Andrea Rosset ci incanta, confonde e illude, proiettandoci nel suo spazio. Lo spazio di azione tra se stesso e il s/oggetto diventa lo spazio che esiste tra noi e la sua opera (quel se stesso concettuale?). Ora quindi, di ciò che abbiamo davanti agli occhi in questo esatto momento, che è l’altro momento sfalsato, che non ci appartiene ma che è inevitabilmente nostro, cosa decideremo di fare?
09
aprile 2016
Andrea Rosset – Intra
Dal 09 aprile al 07 maggio 2016
fotografia
arte contemporanea
arte contemporanea
Location
FUSION ART GALLERY
Torino, Piazza Amedeo Peyron, 9G, (Torino)
Torino, Piazza Amedeo Peyron, 9G, (Torino)
Orario di apertura
giovedì - sabato ore 16 - 19.30
Vernissage
9 Aprile 2016, ore 19
Autore
Curatore