Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Andrea Rosset / Marina Fornasier – Still Life
La Fusion – Inaudita presenta la mostra Still Life di Rosset e Fornasier. Still life è un’installazione fotografica, realizzata con le immagini di Elisa, 107 anni, e Marina, sua nipote, 28 anni. La mostra rientra nell’ambito della prima edizione di Fo.To. Fotografi a Torino promossa dal MEF.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
La Fusion Art Gallery - Inaudita presenta la mostra Still Life di Andrea Rosset in collaborazione con Marina Fornasier. Still life è un’installazione fotografica, realizzata con le immagini di Elisa, 107 anni, e Marina, sua nipote, 28 anni. Il lavoro ruota intorno ai corpi delle due donne, confrontati secondo una struttura antinomica di contrasti e assonanze. In sede d’inaugurazione e il 12 maggio in occasione della Notte bianca della Fotografia, sarà presentata l’edizione limitata Still Life edita da Edizioni Inaudite.
La mostra rientra nell'ambito della prima edizione di Fo.To. Fotografi a Torino, che si svolge dal 3 maggio al 29 luglio 2018 ed è promossa e realizzata dal MEF - Museo Ettore Fico in collaborazione con le realtà aderenti all'iniziativa, la kermesse è stata ideata dal direttore del MEF, Andrea Busto.
Fusion/Inaudita è parte dei circuiti NEsxT – Indepentent Art Festival, COLLA e di ContemporaryArt Torino e Piemonte.
Il giudice immobile del manifesto ciclico
di Barbara Fragogna
"C'è un tempo e un luogo giusto perché qualsiasi cosa abbia principio e fine." - Miranda
da Picnic ad Hanging Rock di Peter Weir
Tempo. Inquieta dimensione. Giovane, vecchio, prima e dopo, futuro nel presente, presenza del passato. Inizio, fine, continuum. Alterco palpabile d’ingannevole tensione. Circolo, matassa, vortice, ritorno. Uroboro in potenza. Stadio primordiale di rigenerazione effimera. Archeologia del guscio, uovo cosmico.
Nel progetto Still Life di Andrea Rosset e Marina Fornasier il flusso del tempo incarnato nell’età delle protagoniste degli scatti (107, Elisa e 28 Marina) mette in atto il perpetuo movimento che penetra lo spazio curvo permeandone i pori e irrorandolo di materia vitale alchemica e liquida. La pelle è la superficie/paesaggio in cui lo sguardo va e torna, si ritrova, cammina sicuro riconoscendone codici, tappe e meccanismi, la nostra banale vita, la sua decadenza, il suo fiorire. Il contesto è il luogo delle contraddizioni che si completano. Oggetti, figure, textures, sensazioni complementari che predicono un quotidiano ineluttabile. Nell’antitesi si genera una silenziosa fusione, la tensione delle forze coinvolte sbatacchia tra la gola e lo stomaco, sono i sensi ad esserne travolti, prima di tutto, prima di pensare, prima di capire. L’ovvio empirico dell’esperienza diretta si manifesta in ricordi famigliari amorevoli o dolorosi, passiamo attraverso questo flashback per inoltrarci nelle più profonde memorie archetipiche. E’ un forte impatto emotivo, un’esperienza condivisa, una psicosi collettiva. Terribile, commovente e necessaria.
L’occhio della macchina registra oggettivamente la scena (il film con quelle due donne, l’una e l’altra Sé), l’occhio di Rosset, il suo filtro perfetto, restituisce un’immagine mistica della verità*, un’immagine prismatica del movimento vitale. I passi “still” consapevoli e inconsapevoli di Marina ed Elisa sono uno specchio dimensionale, i codici di un portale vibrante e instabile ottenuto attraverso il bilanciamento di due contrapposti stati di coscienza. Sconosciuto vuoto della percezione umana. Contrappunto morfologico, fervido abbandono.
Ma non si dovrebbe star sempre a spiegare, impunemente sciogliere l’opportunità di imbastire un pensiero personale innocente, un primo sguardo candido, senza sovrastrutture e regole. Non si dovrebbe, in questo lavoro che è carico di livelli concettuali che gli artisti stessi, con i loro testi guida, ci sanno raccontare nel modo più corretto ed efficace, tradirne la fiducia smascherandone gli obiettivi. Non è possibile ed è del tutto arbitrario. So già tutto, m’illudo? So già tutto, credo… non so.
__
* L’unità mistica di McTaggart dove tale misticismo afferma una maggiore unità dell’universo rispetto a quella riconosciuta dalla scienza e dall’esperienza comune.
Still Life
Di Rosset e Fornasier
Still Life è una installazione fotografica, realizzata con le immagini di Elisa, 107 anni, e Marina, sua nipote, 28 anni.
Il lavoro ruota intorno ai corpi delle due donne, quello di Marina attivo e cosciente nella sua autorappresentazione, e quello di Elisa passivo e quasi inconsapevole, confrontati secondo una struttura antinomica di contrasti e assonanze, sia a livello tematico che formale.
La loro immagine è potente e nitida, l’una nella sua maturità acerba, l’altra in una vecchiezza estenuata, ma attraverso il lavoro di si verifica uno slittamento continuo della presenza della nipote nella presenza assenza della nonna, uno scorrimento temporale dilatato e ricorsivo - tra presente passato e futuro - attraverso il corpo, la postura, gli atteggiamenti.
È un “album familiare” problematico e inaccettabile, per l’irruzione socialmente scandalosa dell’immagine di una quasi morte, di un fine-vita non filtrato in un ambito, quello delle foto di famiglia, volto invece a esorcizzare lo scorrere inesorabile del tempo e a fare da raccordo tra la dimensione privata e quella pubblica del nucleo familiare attraverso una rappresentazione idealizzata che ne certifichi la continuità, l’appartenenza e l’identità sociale. Qui non si esorcizza. Qui si ha un rito di passaggio circolare, nel quale le due identità e il loro rapporto biologico vengono fusi e condivisi: identità è ciò che rende due cose la stessa cosa oppure ciò che le rende differenti.
Andrea Rosset (Vicenza, 1967).
Diplomato all'Istituto sperimentale tecnico artistico Boscardin di Vicenza nel 1986, ha studiato pittura all'Accademia di Belle Arti di Venezia e Lettere Moderne all'Università di Padova integrando progressivamente la fotografia, il cinema e il video nei propri lavori. Ha lavorato con il Circolo del Cinema Fahrenheit 451° di Montecchio Maggiore (VI) (1994-1999), poi con il centro culturale Passoridotto di Vicenza (1997-1998) e infine con il collettivo Solaris (2000-2007), realizzando installazioni multimediali, cortometraggi sperimentali e curando rassegne di cinema d'essai. È fotografo professionista dal 1995.
Dal 2010 fa parte del collettivo di arte visiva e performativa Jennifer rosa, attivo in Italia e all'estero, al quale partecipa come autore di progetti video, fotografici e performativi.
Come fotografo proveniente dalle arti visive, interessato principalmente a una ricerca sul corpo, il volto umano, l'identità, la rappresentazione della presenza, privilegia uno stile diretto, antinarrativo, non sentimentale e fortemente processuale; il suo lavoro, svolto prevalentemente in studio, si pone così in un confine: tra una modalità operativa lucida, non impulsiva, e l'irriducibilità della memoria, la densità del tempo, la profondità del vissuto. Vive e lavora a Vicenza.
10 artists in the light of Caravaggio, Larnaca (Cipro) (2018); Still Life (Fo.To - Fotografi a Torino), Fusion Art Gallery, Torino (2018); Terrestri, Teatro Astra, Vicenza (2017); Progetto 021UP, Le Laite, Conco (VI) (2017); Intra, Fusion Art Gallery, Torino (2016); Da-A, Incipit, Vicenza (2016); Alter Logos (Jennifer rosa), Fusion Art Gallery, Torino (2015); Here you are (Jennifer rosa), Palazzo Fogazzaro, Schio (VI) (2015); Arturo a Pelle (residenza), Pellestrina (VE) (2015); Here you are (Jennifer rosa), Spazio Bixio, Vicenza (2015); Impersonal solo show, Laconia Gallery, Boston (USA) (2014); Presenze contemporanee (con Penzo+Fiore), Museo del paesaggio di Torre di Mosto (TV) (2014); F4 / un’idea di fotografia (Jennifer rosa) Pieve di Soligo (TV) (2014); Boston-Como, Como (2013); Pulsart restart (Jennifer rosa) Schio (VI) (2013); Buongiorno/Arrivederci (con Jennifer rosa, Greta Bisandola), Emerson Gallery, Berlin (DE) (2012); Still Life, Tacheles, Berlin (DE) (2011); Madri e Figlie (Jennifer rosa), Tacheles, Berlin (DE) (2011); Forze conservative (con Andrea Penzo, Cristina Fiore, Elisa Dal Corso, Fiorenzo Zancan), Abnormals Gallery e Tacheles, Berlin (DE) (2010); Walking Freedom Fort 2010, Forte Marghera, Venezia (2010) Festival Sguardi Sonori 2008, Schio (Vicenza), Bomarzo (Viterbo), Tivoli (Roma) (2008); Dalla parte di Bartleby, Azioni Inclementi, Schio (VI) (2007)
Marina Fornasier (Vicenza, 1981)
Lavora in Cooperativa Sociale Insieme di Vicenza, di cui è attualmente presidente, dove si trasforma il rifiuto in risorsa, cose e persone. Ha collaborato con il collettivo artistico Jennifer rosa in: Madri e Figlie (2011), Everyone (2012), A different you (2014), L'ora (2013), Here You Are (2014), MOB | mobile vulgus_massa (2014), MOB | mobile vulgus_mischia (2015). Dal 2009 collabora con Andrea Rosset in progetti fotografici - Still Life (2009), Restrain (2016), Enduring (2016), Blank (2016), La Cifra (2016) - e in qualsiasi cosa passi per la testa di Andrea, in quanto sua vicina di casa.
In collaborazione con Edizioni Inaudite.
La mostra rientra nell'ambito della prima edizione di Fo.To. Fotografi a Torino, che si svolge dal 3 maggio al 29 luglio 2018 ed è promossa e realizzata dal MEF - Museo Ettore Fico in collaborazione con le realtà aderenti all'iniziativa, la kermesse è stata ideata dal direttore del MEF, Andrea Busto.
Fusion/Inaudita è parte dei circuiti NEsxT – Indepentent Art Festival, COLLA e di ContemporaryArt Torino e Piemonte.
Il giudice immobile del manifesto ciclico
di Barbara Fragogna
"C'è un tempo e un luogo giusto perché qualsiasi cosa abbia principio e fine." - Miranda
da Picnic ad Hanging Rock di Peter Weir
Tempo. Inquieta dimensione. Giovane, vecchio, prima e dopo, futuro nel presente, presenza del passato. Inizio, fine, continuum. Alterco palpabile d’ingannevole tensione. Circolo, matassa, vortice, ritorno. Uroboro in potenza. Stadio primordiale di rigenerazione effimera. Archeologia del guscio, uovo cosmico.
Nel progetto Still Life di Andrea Rosset e Marina Fornasier il flusso del tempo incarnato nell’età delle protagoniste degli scatti (107, Elisa e 28 Marina) mette in atto il perpetuo movimento che penetra lo spazio curvo permeandone i pori e irrorandolo di materia vitale alchemica e liquida. La pelle è la superficie/paesaggio in cui lo sguardo va e torna, si ritrova, cammina sicuro riconoscendone codici, tappe e meccanismi, la nostra banale vita, la sua decadenza, il suo fiorire. Il contesto è il luogo delle contraddizioni che si completano. Oggetti, figure, textures, sensazioni complementari che predicono un quotidiano ineluttabile. Nell’antitesi si genera una silenziosa fusione, la tensione delle forze coinvolte sbatacchia tra la gola e lo stomaco, sono i sensi ad esserne travolti, prima di tutto, prima di pensare, prima di capire. L’ovvio empirico dell’esperienza diretta si manifesta in ricordi famigliari amorevoli o dolorosi, passiamo attraverso questo flashback per inoltrarci nelle più profonde memorie archetipiche. E’ un forte impatto emotivo, un’esperienza condivisa, una psicosi collettiva. Terribile, commovente e necessaria.
L’occhio della macchina registra oggettivamente la scena (il film con quelle due donne, l’una e l’altra Sé), l’occhio di Rosset, il suo filtro perfetto, restituisce un’immagine mistica della verità*, un’immagine prismatica del movimento vitale. I passi “still” consapevoli e inconsapevoli di Marina ed Elisa sono uno specchio dimensionale, i codici di un portale vibrante e instabile ottenuto attraverso il bilanciamento di due contrapposti stati di coscienza. Sconosciuto vuoto della percezione umana. Contrappunto morfologico, fervido abbandono.
Ma non si dovrebbe star sempre a spiegare, impunemente sciogliere l’opportunità di imbastire un pensiero personale innocente, un primo sguardo candido, senza sovrastrutture e regole. Non si dovrebbe, in questo lavoro che è carico di livelli concettuali che gli artisti stessi, con i loro testi guida, ci sanno raccontare nel modo più corretto ed efficace, tradirne la fiducia smascherandone gli obiettivi. Non è possibile ed è del tutto arbitrario. So già tutto, m’illudo? So già tutto, credo… non so.
__
* L’unità mistica di McTaggart dove tale misticismo afferma una maggiore unità dell’universo rispetto a quella riconosciuta dalla scienza e dall’esperienza comune.
Still Life
Di Rosset e Fornasier
Still Life è una installazione fotografica, realizzata con le immagini di Elisa, 107 anni, e Marina, sua nipote, 28 anni.
Il lavoro ruota intorno ai corpi delle due donne, quello di Marina attivo e cosciente nella sua autorappresentazione, e quello di Elisa passivo e quasi inconsapevole, confrontati secondo una struttura antinomica di contrasti e assonanze, sia a livello tematico che formale.
La loro immagine è potente e nitida, l’una nella sua maturità acerba, l’altra in una vecchiezza estenuata, ma attraverso il lavoro di si verifica uno slittamento continuo della presenza della nipote nella presenza assenza della nonna, uno scorrimento temporale dilatato e ricorsivo - tra presente passato e futuro - attraverso il corpo, la postura, gli atteggiamenti.
È un “album familiare” problematico e inaccettabile, per l’irruzione socialmente scandalosa dell’immagine di una quasi morte, di un fine-vita non filtrato in un ambito, quello delle foto di famiglia, volto invece a esorcizzare lo scorrere inesorabile del tempo e a fare da raccordo tra la dimensione privata e quella pubblica del nucleo familiare attraverso una rappresentazione idealizzata che ne certifichi la continuità, l’appartenenza e l’identità sociale. Qui non si esorcizza. Qui si ha un rito di passaggio circolare, nel quale le due identità e il loro rapporto biologico vengono fusi e condivisi: identità è ciò che rende due cose la stessa cosa oppure ciò che le rende differenti.
Andrea Rosset (Vicenza, 1967).
Diplomato all'Istituto sperimentale tecnico artistico Boscardin di Vicenza nel 1986, ha studiato pittura all'Accademia di Belle Arti di Venezia e Lettere Moderne all'Università di Padova integrando progressivamente la fotografia, il cinema e il video nei propri lavori. Ha lavorato con il Circolo del Cinema Fahrenheit 451° di Montecchio Maggiore (VI) (1994-1999), poi con il centro culturale Passoridotto di Vicenza (1997-1998) e infine con il collettivo Solaris (2000-2007), realizzando installazioni multimediali, cortometraggi sperimentali e curando rassegne di cinema d'essai. È fotografo professionista dal 1995.
Dal 2010 fa parte del collettivo di arte visiva e performativa Jennifer rosa, attivo in Italia e all'estero, al quale partecipa come autore di progetti video, fotografici e performativi.
Come fotografo proveniente dalle arti visive, interessato principalmente a una ricerca sul corpo, il volto umano, l'identità, la rappresentazione della presenza, privilegia uno stile diretto, antinarrativo, non sentimentale e fortemente processuale; il suo lavoro, svolto prevalentemente in studio, si pone così in un confine: tra una modalità operativa lucida, non impulsiva, e l'irriducibilità della memoria, la densità del tempo, la profondità del vissuto. Vive e lavora a Vicenza.
10 artists in the light of Caravaggio, Larnaca (Cipro) (2018); Still Life (Fo.To - Fotografi a Torino), Fusion Art Gallery, Torino (2018); Terrestri, Teatro Astra, Vicenza (2017); Progetto 021UP, Le Laite, Conco (VI) (2017); Intra, Fusion Art Gallery, Torino (2016); Da-A, Incipit, Vicenza (2016); Alter Logos (Jennifer rosa), Fusion Art Gallery, Torino (2015); Here you are (Jennifer rosa), Palazzo Fogazzaro, Schio (VI) (2015); Arturo a Pelle (residenza), Pellestrina (VE) (2015); Here you are (Jennifer rosa), Spazio Bixio, Vicenza (2015); Impersonal solo show, Laconia Gallery, Boston (USA) (2014); Presenze contemporanee (con Penzo+Fiore), Museo del paesaggio di Torre di Mosto (TV) (2014); F4 / un’idea di fotografia (Jennifer rosa) Pieve di Soligo (TV) (2014); Boston-Como, Como (2013); Pulsart restart (Jennifer rosa) Schio (VI) (2013); Buongiorno/Arrivederci (con Jennifer rosa, Greta Bisandola), Emerson Gallery, Berlin (DE) (2012); Still Life, Tacheles, Berlin (DE) (2011); Madri e Figlie (Jennifer rosa), Tacheles, Berlin (DE) (2011); Forze conservative (con Andrea Penzo, Cristina Fiore, Elisa Dal Corso, Fiorenzo Zancan), Abnormals Gallery e Tacheles, Berlin (DE) (2010); Walking Freedom Fort 2010, Forte Marghera, Venezia (2010) Festival Sguardi Sonori 2008, Schio (Vicenza), Bomarzo (Viterbo), Tivoli (Roma) (2008); Dalla parte di Bartleby, Azioni Inclementi, Schio (VI) (2007)
Marina Fornasier (Vicenza, 1981)
Lavora in Cooperativa Sociale Insieme di Vicenza, di cui è attualmente presidente, dove si trasforma il rifiuto in risorsa, cose e persone. Ha collaborato con il collettivo artistico Jennifer rosa in: Madri e Figlie (2011), Everyone (2012), A different you (2014), L'ora (2013), Here You Are (2014), MOB | mobile vulgus_massa (2014), MOB | mobile vulgus_mischia (2015). Dal 2009 collabora con Andrea Rosset in progetti fotografici - Still Life (2009), Restrain (2016), Enduring (2016), Blank (2016), La Cifra (2016) - e in qualsiasi cosa passi per la testa di Andrea, in quanto sua vicina di casa.
In collaborazione con Edizioni Inaudite.
05
maggio 2018
Andrea Rosset / Marina Fornasier – Still Life
Dal 05 maggio al 02 giugno 2018
fotografia
arte contemporanea
presentazione
arte contemporanea
presentazione
Location
FUSION ART GALLERY
Torino, Piazza Amedeo Peyron, 9G, (Torino)
Torino, Piazza Amedeo Peyron, 9G, (Torino)
Orario di apertura
da giovedì a sabato ore 16 - 19.30
Vernissage
5 Maggio 2018, ore 19
Autore
Curatore