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Andrea Scopetta / Driant Zeneli
Doppia personale di Andrea Scopetta e Driant Zeneli. Andrea Scopetta: Afelio o linearità del tempo nell’organizzazione politica / Aphelion or linearity of time in political organization e Driant Zeneli: This will be my space!
Comunicato stampa
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Andrea Scopetta : Afelio o linearità del tempo nell’organizzazione politica / Aphelion or linearity of time in political organization
Driant Zeneli: This will be my space!
a cura di / curated by Francesca Referza
Opening 28 novembre_ 2009 7-9 PM
La galleria White Project presenta come seconda mostra della stagione 2009-2010 la doppia personale di Andrea Scopetta e Driant Zeneli,
La contemporaneità delle due personali all’interno della galleria,immediatamente successive alla mostra dedicata al lavoro del padre dell’arte concettuale italiana,Vincenzo Agnetti,sottolinea l’attenzione che White Project ha per la ricerca dei giovani artisti.
Quelle di Andrea Scopetta sono riflessioni sul senso dell’essere in quanto essere "storico", che muovono dallo studio di alcune dinamiche socio-politiche moderne. Sono lavori che dialogano con la contemporaneita' pur non trattandola direttamente ed e' anche per facilitare questo attraversamento temporale che i lavori in mostra non hanno titolo.
Secondo l’artista il concetto di tempo con uno sviluppo lineare va messo in relazione all’uomo organizzato in una societ‡ regolata da leggi e gestita dalla comunit‡ attraverso la politica;al contrario,Ë proprio la non linearit‡ del tempo che permette di attraversare eventi passati e futuri e di avere una visione trasversale e libera degli accadimenti. Il tutto prende la forma di un’ occupazione ìpoliticaî dello spazio per mezzo di due documenti fotografici, di due aste con bandiere e di una colonna di fogli di carta bianchi e neri, vero e proprio totem visivo.
Driant Zeneli presenta due progetti:uno fotografico “Beind the sun”,ed un video “This will be my space”.
Il primo è stato realizzato mediante un programma ”Google street view”che permette di vedere e attraversare le diverse vie del mondo virtualmente. L’artista ha scelto di fotografare dei luoghi in cui compare soltanto il riverbero del sole,creando così dei punti vuoti grigi,che rendono praticamente illeggibile gran parte dell’immagine:quello che viene registrato da Zeneli attraverso “Google Map” non è tanto un luogo geografico,quanto piuttosto la sua accessibilità attraverso un programma. Il suo è dunque un discorso legato all’accessibilità e alla penetrabilità virtuale dei vari paesi del mondo.
Con il video,realizzato con due telecamere nascoste all’interno del suo appartamento un mese prima di lasciarlo,l’artista ha ripreso tutte le persone che sono transitate nella casa per visitarla. Zeneli ci trasporta così in una dimensione apparentemente privata,ma delicata dal punto di vista sociale,essendo una riflessione sui luoghi del vivere che,nella contemporaneità,risultano essere spazi transitori,zone di sosta temporanea;questo perché,in realtà,lo spazio non è mai realmente posseduto.
The White Project Gallery presents the second exhibition of the 2009-2010 season the duble show of Andrea Scopetta and Driant Zeneli,
The simultaneity of the two show’s inside the program, immediately following the exhibition dedicated to work of the father of conceptual art Italian, Vincenzo Agnetti underlines the attention that White Project has for the young artists research.
Those Andrea Scopetta are reflections on the meaning of being and some socio-political dynamics of the contemporary, which, however, is not called into question, is why the works are all deliberately untitled.
According to the artist, the concept of time with a linear relationship exists in humans organized in a society governed by laws and managed by the community through politics: it is the nonlinearity of time that allows to cross past and future events and have a cross-sectional view of events. All this takes shape through employment "policy" of the space of two photographs, two poles with flags, and a column of sheets of paper, a real visual totem.
Driant Zeneli has two projects: a photographic "Beind the sun", and a video "This will be my space."
The first was achieved through a program "Google Street View" that lets you see and go through different routes of the virtual world. The artist chose to photograph the places where it appears only the glare of the sun, thus creating blank spots of gray, which makes it virtually unreadable most of the picture: what is logged by Zeneli through "Google Map" is less a geographical location, but rather it will be accessible through a program. His speech is thus a virtual tied to accessibility and permeability of the various countries of the world.
With the video, made with two hidden cameras inside his apartment a month before leaving, the artist has taken over all the people who passed through the house to visit. Zeneli takes us so in a seemingly private, but the delicate social point of view, being a reflection on the place of good living in contemporary, spaces appear to be transient, temporary staging areas, and this because, in reality, the space is not never really possessed.
afelio o linearità del tempo nell’organizzazione politica - Andrea Scopetta
this will be my space! - Driant Zeneli
a cura di francesca referza
Una colonna alta due metri circa composta di fogli A4 perfettamente incolonnati è visibile fin dall’esterno della White Project di Mauro Bianchini. Si tratta di una sorta di totem visivo composto dalla sovrapposizione di semplici fogli di carta che, a partire da terra, seguono una scala di grigio. Il monocromo nero a terra infatti, via via, salendo, scolorisce e sfuma fino al bianco della parte alta della colonna. Il lavoro, che in realtà è direttamente collegato ad uno studio sulla stratificazione sul senso del tempo condotto da Andrea Scopetta (Macerata, 1977), parla anche di altro.. di progressiva assenza di luce, di profondità, di storia e di potere.
In un suo personale archivio cartaceo di riflessioni e ricerche l’artista, già facente parte del duo Nardi e Scopetta, ha raccolto nell’ultimo anno stampe, disegni e testi, vera e propria cronologia visiva di uno studio sul tempo. Il tempo come evento fenomenologico da studiare, ma anche come idea astratta/utopia e solida convenzione sociale. E’ questa zona liminare tra idea e costruzione della realtà che mi interessa – scrive l’artista - tra la poiesis e la praxis, tra l’ideazione e la prassi... Le relazioni fra questi due poli umani, astrazione - poiesis/praxis - agire, costruire la realtà. Andrea Scopetta ha in questa mostra personale sintetizzato con due installazioni di forte impatto fisico ed una documentazione fotografica data da tre fotografie, la sua personale idea di tempo. Il concetto di tempo con uno sviluppo lineare esiste in relazione all’uomo organizzato in una società regolata da leggi e gestita dalla comunità attraverso la politica. Ma in effetti il tempo non e' lineare – precisa l’artista - ed e' proprio la non linearità del tempo che permette di attraversare eventi passati e futuri, di avere una visione trasversale degli accadimenti. La riflessione dell’artista, prendendo spunto dal trattato Sull' utilità e il danno della storia per la vita, in cui Nietzsche polemizza contro la storia che, con il suo peso, finisce per opprimere il presente e la vita, insiste sulla relazione tra società civile e politica nel tempo, a partire dalla cronaca della storia inglese recente. Le sue sono, in fondo, riflessioni sulle capacità umane di vivere in modo storico o meno il proprio mondo... sono quindi, più in generale, riflessioni sul senso dell’essere.
Due foto in bianco e nero, semplici immagini recuperate dalla rete, dai siti che documentano gli scioperi e le lotte sindacali dei minatori inglesi contro le riforme della Thatcher, si riferiscono in particolare agli scioperi dei minatori inglesi avvenuti intorno al 1985. Oltre che come documenti storici – scrive Andrea Scopetta - io le interpreto come "risorse umane" sia in chiave politica, che biostratigrafia. La stratigrafia, nell'ambito delle scienze geologiche, è la disciplina che studia la datazione delle rocce ed i rapporti reciproci fra unità rocciose distinte. Il primo stratigrafo fu William Smith, ingegnere minerario inglese, che lavorando nelle miniere di carbone inglesi, fu capace di riconoscerne le sequenze stratigrafiche ed utilizzarne per correlazioni a scala regionale. Quello dei minatori inglesi contro la Thatcher fu uno sciopero durissimo, ma alla fine comunque le miniere di carbone chiusero e gli sconfitti non furono solo i minatori, ma anche una certa idea storica di lavoro, di organizzazione e di società. Da qui il nesso che collega il tempo alla politica e la scelta di usare come metafora il sole. Già nel Medioevo si ricorreva al sole come metafora per il potere. Lo stesso Dante nel De Monarchia si fa portavoce della teoria dei due Soli secondo cui il potere papale e quello imperiale hanno pari dignità. L’afelio, in astronomia, è il punto di massima distanza di un corpo dal Sole, dunque, nel titolo della mostra, l’afelio è inteso come assenza o massima lontananza della politica dalla società reale. Strumento nato per tutelare e regolamentare la vita dei cittadini all’interno della società, spesso se ne allontana irrimediabilmente. Partendo da questi tre documenti fotografici, che hanno una forte connotazione politica, oltre che evidentemente storica, nel loro testimoniare le tensioni della società nell’Inghilterra di quegli anni, Andrea Scopetta ha costruito il resto della mostra attraverso due installazioni che occupano lo spazio in modo ‘politico’. La colonna di fogli all’ingresso a destra e due aste con bandiere fissate alla stessa altezza sulla parete di sinistra. Il materiale di cui sono composte le bandiere, solitamente in tessuto, è, in questo caso, alluminio. Più precisamente si tratta di coperte isotermiche di soccorso in film poliestere con copertura in alluminio/alluminio dorato. Utilizzate comunemente nel primo soccorso in caso di alterazioni della temperatura, queste coperte hanno la funzione di isolare termicamente l’infortunato in funzione del lato esterno utilizzato. Il lato in argento protegge infatti dal caldo, quello dorato dal freddo.
Nel caso dell’installazione presso la White Project di Pescara si tratta di due bandiere ottenute utilizzando la dimensione totale delle coperte isotermiche, che è di cm 210x160, per ottenerne una ‘fredda’ ed una ‘calda’, cucendo insieme due teli con lo stesso colore esterno. Dunque se la prima bandiera è color argento, la seconda è d’oro. Private della loro originaria funzionalità le coperte isotermiche assumono un evidente valore simbolico che, unitamente alle fotografie dei minatori e alla colonna di fogli, tutte opere volutamente ‘senza titolo’, creano un cortocircuito semantico attorno ai temi del tempo e della storia e dunque si pongono come una inedita riflessione su alcune dinamiche socio-politiche della contemporaneità senza tuttavia chiamarla in causa.
this will be my space! - Driant Zeneli
a cura di francesca referza
Driant Zeneli (Shkoder, Albania, 1983), vincitore per il 2009 del Premio Giovane Emergente Europeo, assegnato annualmente dal Comitato Trieste Contemporanea ad un giovane artista e dell’Onufri International Contemporary Art Prize di Tirana nel 2008, utilizza soprattutto il video e la fotografia, spesso come mezzi di documentazione delle operazioni che realizza. Alla White Project di Pescara il giovane albanese presenta due lavori behind the sun (2009) e this will be my space! (2008).
Nel caso di behind the sun Driant Zeneli mette in atto un interessante cortocircuito tra la provenienza delle immagini in mostra e la loro modalità di visione attraverso un proiettore per diapositive. Dal presente al passato, infatti, il filo conduttore diventa la luce che invece di svelare in questo caso cela, come sottolineato dal titolo stesso del lavoro. Le immagini – spiega l’artista - sono state catturate dal programma Google street view. Questo programma mi permette di vedere e attraversare le diverse vie del mondo, spostandomi virtualmente nei luoghi che fisicamente non potrei mai raggiungere, per un semplice fattore geo - politico. Gli Stati che concedono la visibilità del loro territorio tramite Google street view sono pochi, censurando così anche la nostra vista. I punti che cerco e che successivamente catturo sono luoghi dove compare soltanto il riverbero del sole, creando così dei punti vuoti grigi. 636 Avenue of the Americas, New York, United States, Cahill Expy, Millsons Point, NSW, Australia, Passo Caporale Pietro Barsanti, Genoa, Liguria, Italia, Castle St / New Rd, Oxford, England, United Kingdom, 20 Krokussenstraat, Edam, North Holland, Nederland, 2911 US-27, Frostproof, FL, United States, 204 W 24th St, New York, NY, United States, sono solo alcuni dei luoghi ‘fotografati’ dall’artista con l’occhio indiscreto di Google street view. Sotto ciascuna indicazione geografica viene naturalmente sempre precisato che l’indirizzo è approssimativo. Anche in questo caso, in effetti, si può parlare di afelio, punto di massima distanza di un corpo dal Sole, ma in senso più esplicitamente politico e contemporaneo perché quello che viene registrato dall’artista attraverso google map, non è tanto un luogo geografico, quanto piuttosto la sua accessibilità attraverso un programma. Quello che si vede dei vari luoghi è infatti ben poco, anche perché l’artista sceglie volutamente angoli e dettagli colpiti da raggi di sole che dunque, con il loro riverbero, rendono praticamente illeggibile gran parte dell’immagine. Con behind the sun Driant Zeneli dunque non intende portare avanti una documentazione fotografica, né tantomeno geografica. Come suggerito dal titolo del lavoro, quello che a lui interessa è scoprire quello che sta dietro al sole, la cui incidentale presenza nelle immagini è del tutto pretestuosa, un modo ‘abbagliante’ per riflettere sul fatto che quello che ci viene concesso di vedere in realtà è comunque e sempre filtrato… Quello di Driant Zeneli è dunque un discorso legato all’accessibilità e alla penetrabilità virtuale ( e comunque fittizia) dei vari paesi del mondo. Tra le nazioni ci sono infatti barriere invisibili che nemmeno gli strumenti tecnologici più aggiornati riescono ad attraversare. Anzi proprio questi ultimi mettono in evidenza il silenzioso e pervasivo controllo esercitato dalla politica sulla vita di ciascuno. Con il video this will be my space!, affermazione perentoria scelta anche come titolo della mostra, l’artista ci trasporta in una dimensione apparentemente più privata rispetto a quella indagata con la serie di stampe fotografiche, ma altrettanto delicata dal punto di vista sociale, essendo, a tutti gli effetti una riflessione sui luoghi del vivere che, nella contemporaneità risultano essere, sempre di più spazi transitori, zone di sosta temporanea. Da qui l’ironia malinconica sottesa all’affermazione this will be my space! Lo spazio in effetti non è mai realmente posseduto perché transitorietà e non proprietà rendono illusoria ogni velleità di stabilità. Direttamente collegato a questa sempre più frequente situazione di incertezza, indagata dall’artista con lucidità ed un certo divertito compatimento, nel susseguirsi di personaggi che attraversano l’abitazione fino alla grottesca scena del ‘saldo’ finale con il proprietario di casa, è il tema dell’identità più esplicitamente affrontato dall’artista in altri lavori. Il progetto – spiega l’artista a proposito di this will be my space! - mette in evidenza una situazione personale, quella del vivere in spazi diversi, situazioni diverse. Il video è stato realizzato nell’ultima casa in cui ho vissuto in affitto.
Un mese prima di lasciarla, il proprietario si stava interessando a trovare altre persone per occuparla.
Il lavoro è stato realizzato con due telecamere nascoste che registravano il passaggio, i discorsi, i commenti e le richieste delle persone in visita.
Il video documenta così l’andare e venire di gente sempre diversa. Lo spazio vissuto da me per un breve periodo veniva occupato da altre persone. […]
Un andare e venire di situazioni diverse, di passaggi, di modifiche, che fanno dello spazio in cui si è vissuti e che illusoriamente tendiamo a considerare “nostro” una sorta di scala mobile in cui tanti passano, ma nessuno poi si ferma.
Driant Zeneli: This will be my space!
a cura di / curated by Francesca Referza
Opening 28 novembre_ 2009 7-9 PM
La galleria White Project presenta come seconda mostra della stagione 2009-2010 la doppia personale di Andrea Scopetta e Driant Zeneli,
La contemporaneità delle due personali all’interno della galleria,immediatamente successive alla mostra dedicata al lavoro del padre dell’arte concettuale italiana,Vincenzo Agnetti,sottolinea l’attenzione che White Project ha per la ricerca dei giovani artisti.
Quelle di Andrea Scopetta sono riflessioni sul senso dell’essere in quanto essere "storico", che muovono dallo studio di alcune dinamiche socio-politiche moderne. Sono lavori che dialogano con la contemporaneita' pur non trattandola direttamente ed e' anche per facilitare questo attraversamento temporale che i lavori in mostra non hanno titolo.
Secondo l’artista il concetto di tempo con uno sviluppo lineare va messo in relazione all’uomo organizzato in una societ‡ regolata da leggi e gestita dalla comunit‡ attraverso la politica;al contrario,Ë proprio la non linearit‡ del tempo che permette di attraversare eventi passati e futuri e di avere una visione trasversale e libera degli accadimenti. Il tutto prende la forma di un’ occupazione ìpoliticaî dello spazio per mezzo di due documenti fotografici, di due aste con bandiere e di una colonna di fogli di carta bianchi e neri, vero e proprio totem visivo.
Driant Zeneli presenta due progetti:uno fotografico “Beind the sun”,ed un video “This will be my space”.
Il primo è stato realizzato mediante un programma ”Google street view”che permette di vedere e attraversare le diverse vie del mondo virtualmente. L’artista ha scelto di fotografare dei luoghi in cui compare soltanto il riverbero del sole,creando così dei punti vuoti grigi,che rendono praticamente illeggibile gran parte dell’immagine:quello che viene registrato da Zeneli attraverso “Google Map” non è tanto un luogo geografico,quanto piuttosto la sua accessibilità attraverso un programma. Il suo è dunque un discorso legato all’accessibilità e alla penetrabilità virtuale dei vari paesi del mondo.
Con il video,realizzato con due telecamere nascoste all’interno del suo appartamento un mese prima di lasciarlo,l’artista ha ripreso tutte le persone che sono transitate nella casa per visitarla. Zeneli ci trasporta così in una dimensione apparentemente privata,ma delicata dal punto di vista sociale,essendo una riflessione sui luoghi del vivere che,nella contemporaneità,risultano essere spazi transitori,zone di sosta temporanea;questo perché,in realtà,lo spazio non è mai realmente posseduto.
The White Project Gallery presents the second exhibition of the 2009-2010 season the duble show of Andrea Scopetta and Driant Zeneli,
The simultaneity of the two show’s inside the program, immediately following the exhibition dedicated to work of the father of conceptual art Italian, Vincenzo Agnetti underlines the attention that White Project has for the young artists research.
Those Andrea Scopetta are reflections on the meaning of being and some socio-political dynamics of the contemporary, which, however, is not called into question, is why the works are all deliberately untitled.
According to the artist, the concept of time with a linear relationship exists in humans organized in a society governed by laws and managed by the community through politics: it is the nonlinearity of time that allows to cross past and future events and have a cross-sectional view of events. All this takes shape through employment "policy" of the space of two photographs, two poles with flags, and a column of sheets of paper, a real visual totem.
Driant Zeneli has two projects: a photographic "Beind the sun", and a video "This will be my space."
The first was achieved through a program "Google Street View" that lets you see and go through different routes of the virtual world. The artist chose to photograph the places where it appears only the glare of the sun, thus creating blank spots of gray, which makes it virtually unreadable most of the picture: what is logged by Zeneli through "Google Map" is less a geographical location, but rather it will be accessible through a program. His speech is thus a virtual tied to accessibility and permeability of the various countries of the world.
With the video, made with two hidden cameras inside his apartment a month before leaving, the artist has taken over all the people who passed through the house to visit. Zeneli takes us so in a seemingly private, but the delicate social point of view, being a reflection on the place of good living in contemporary, spaces appear to be transient, temporary staging areas, and this because, in reality, the space is not never really possessed.
afelio o linearità del tempo nell’organizzazione politica - Andrea Scopetta
this will be my space! - Driant Zeneli
a cura di francesca referza
Una colonna alta due metri circa composta di fogli A4 perfettamente incolonnati è visibile fin dall’esterno della White Project di Mauro Bianchini. Si tratta di una sorta di totem visivo composto dalla sovrapposizione di semplici fogli di carta che, a partire da terra, seguono una scala di grigio. Il monocromo nero a terra infatti, via via, salendo, scolorisce e sfuma fino al bianco della parte alta della colonna. Il lavoro, che in realtà è direttamente collegato ad uno studio sulla stratificazione sul senso del tempo condotto da Andrea Scopetta (Macerata, 1977), parla anche di altro.. di progressiva assenza di luce, di profondità, di storia e di potere.
In un suo personale archivio cartaceo di riflessioni e ricerche l’artista, già facente parte del duo Nardi e Scopetta, ha raccolto nell’ultimo anno stampe, disegni e testi, vera e propria cronologia visiva di uno studio sul tempo. Il tempo come evento fenomenologico da studiare, ma anche come idea astratta/utopia e solida convenzione sociale. E’ questa zona liminare tra idea e costruzione della realtà che mi interessa – scrive l’artista - tra la poiesis e la praxis, tra l’ideazione e la prassi... Le relazioni fra questi due poli umani, astrazione - poiesis/praxis - agire, costruire la realtà. Andrea Scopetta ha in questa mostra personale sintetizzato con due installazioni di forte impatto fisico ed una documentazione fotografica data da tre fotografie, la sua personale idea di tempo. Il concetto di tempo con uno sviluppo lineare esiste in relazione all’uomo organizzato in una società regolata da leggi e gestita dalla comunità attraverso la politica. Ma in effetti il tempo non e' lineare – precisa l’artista - ed e' proprio la non linearità del tempo che permette di attraversare eventi passati e futuri, di avere una visione trasversale degli accadimenti. La riflessione dell’artista, prendendo spunto dal trattato Sull' utilità e il danno della storia per la vita, in cui Nietzsche polemizza contro la storia che, con il suo peso, finisce per opprimere il presente e la vita, insiste sulla relazione tra società civile e politica nel tempo, a partire dalla cronaca della storia inglese recente. Le sue sono, in fondo, riflessioni sulle capacità umane di vivere in modo storico o meno il proprio mondo... sono quindi, più in generale, riflessioni sul senso dell’essere.
Due foto in bianco e nero, semplici immagini recuperate dalla rete, dai siti che documentano gli scioperi e le lotte sindacali dei minatori inglesi contro le riforme della Thatcher, si riferiscono in particolare agli scioperi dei minatori inglesi avvenuti intorno al 1985. Oltre che come documenti storici – scrive Andrea Scopetta - io le interpreto come "risorse umane" sia in chiave politica, che biostratigrafia. La stratigrafia, nell'ambito delle scienze geologiche, è la disciplina che studia la datazione delle rocce ed i rapporti reciproci fra unità rocciose distinte. Il primo stratigrafo fu William Smith, ingegnere minerario inglese, che lavorando nelle miniere di carbone inglesi, fu capace di riconoscerne le sequenze stratigrafiche ed utilizzarne per correlazioni a scala regionale. Quello dei minatori inglesi contro la Thatcher fu uno sciopero durissimo, ma alla fine comunque le miniere di carbone chiusero e gli sconfitti non furono solo i minatori, ma anche una certa idea storica di lavoro, di organizzazione e di società. Da qui il nesso che collega il tempo alla politica e la scelta di usare come metafora il sole. Già nel Medioevo si ricorreva al sole come metafora per il potere. Lo stesso Dante nel De Monarchia si fa portavoce della teoria dei due Soli secondo cui il potere papale e quello imperiale hanno pari dignità. L’afelio, in astronomia, è il punto di massima distanza di un corpo dal Sole, dunque, nel titolo della mostra, l’afelio è inteso come assenza o massima lontananza della politica dalla società reale. Strumento nato per tutelare e regolamentare la vita dei cittadini all’interno della società, spesso se ne allontana irrimediabilmente. Partendo da questi tre documenti fotografici, che hanno una forte connotazione politica, oltre che evidentemente storica, nel loro testimoniare le tensioni della società nell’Inghilterra di quegli anni, Andrea Scopetta ha costruito il resto della mostra attraverso due installazioni che occupano lo spazio in modo ‘politico’. La colonna di fogli all’ingresso a destra e due aste con bandiere fissate alla stessa altezza sulla parete di sinistra. Il materiale di cui sono composte le bandiere, solitamente in tessuto, è, in questo caso, alluminio. Più precisamente si tratta di coperte isotermiche di soccorso in film poliestere con copertura in alluminio/alluminio dorato. Utilizzate comunemente nel primo soccorso in caso di alterazioni della temperatura, queste coperte hanno la funzione di isolare termicamente l’infortunato in funzione del lato esterno utilizzato. Il lato in argento protegge infatti dal caldo, quello dorato dal freddo.
Nel caso dell’installazione presso la White Project di Pescara si tratta di due bandiere ottenute utilizzando la dimensione totale delle coperte isotermiche, che è di cm 210x160, per ottenerne una ‘fredda’ ed una ‘calda’, cucendo insieme due teli con lo stesso colore esterno. Dunque se la prima bandiera è color argento, la seconda è d’oro. Private della loro originaria funzionalità le coperte isotermiche assumono un evidente valore simbolico che, unitamente alle fotografie dei minatori e alla colonna di fogli, tutte opere volutamente ‘senza titolo’, creano un cortocircuito semantico attorno ai temi del tempo e della storia e dunque si pongono come una inedita riflessione su alcune dinamiche socio-politiche della contemporaneità senza tuttavia chiamarla in causa.
this will be my space! - Driant Zeneli
a cura di francesca referza
Driant Zeneli (Shkoder, Albania, 1983), vincitore per il 2009 del Premio Giovane Emergente Europeo, assegnato annualmente dal Comitato Trieste Contemporanea ad un giovane artista e dell’Onufri International Contemporary Art Prize di Tirana nel 2008, utilizza soprattutto il video e la fotografia, spesso come mezzi di documentazione delle operazioni che realizza. Alla White Project di Pescara il giovane albanese presenta due lavori behind the sun (2009) e this will be my space! (2008).
Nel caso di behind the sun Driant Zeneli mette in atto un interessante cortocircuito tra la provenienza delle immagini in mostra e la loro modalità di visione attraverso un proiettore per diapositive. Dal presente al passato, infatti, il filo conduttore diventa la luce che invece di svelare in questo caso cela, come sottolineato dal titolo stesso del lavoro. Le immagini – spiega l’artista - sono state catturate dal programma Google street view. Questo programma mi permette di vedere e attraversare le diverse vie del mondo, spostandomi virtualmente nei luoghi che fisicamente non potrei mai raggiungere, per un semplice fattore geo - politico. Gli Stati che concedono la visibilità del loro territorio tramite Google street view sono pochi, censurando così anche la nostra vista. I punti che cerco e che successivamente catturo sono luoghi dove compare soltanto il riverbero del sole, creando così dei punti vuoti grigi. 636 Avenue of the Americas, New York, United States, Cahill Expy, Millsons Point, NSW, Australia, Passo Caporale Pietro Barsanti, Genoa, Liguria, Italia, Castle St / New Rd, Oxford, England, United Kingdom, 20 Krokussenstraat, Edam, North Holland, Nederland, 2911 US-27, Frostproof, FL, United States, 204 W 24th St, New York, NY, United States, sono solo alcuni dei luoghi ‘fotografati’ dall’artista con l’occhio indiscreto di Google street view. Sotto ciascuna indicazione geografica viene naturalmente sempre precisato che l’indirizzo è approssimativo. Anche in questo caso, in effetti, si può parlare di afelio, punto di massima distanza di un corpo dal Sole, ma in senso più esplicitamente politico e contemporaneo perché quello che viene registrato dall’artista attraverso google map, non è tanto un luogo geografico, quanto piuttosto la sua accessibilità attraverso un programma. Quello che si vede dei vari luoghi è infatti ben poco, anche perché l’artista sceglie volutamente angoli e dettagli colpiti da raggi di sole che dunque, con il loro riverbero, rendono praticamente illeggibile gran parte dell’immagine. Con behind the sun Driant Zeneli dunque non intende portare avanti una documentazione fotografica, né tantomeno geografica. Come suggerito dal titolo del lavoro, quello che a lui interessa è scoprire quello che sta dietro al sole, la cui incidentale presenza nelle immagini è del tutto pretestuosa, un modo ‘abbagliante’ per riflettere sul fatto che quello che ci viene concesso di vedere in realtà è comunque e sempre filtrato… Quello di Driant Zeneli è dunque un discorso legato all’accessibilità e alla penetrabilità virtuale ( e comunque fittizia) dei vari paesi del mondo. Tra le nazioni ci sono infatti barriere invisibili che nemmeno gli strumenti tecnologici più aggiornati riescono ad attraversare. Anzi proprio questi ultimi mettono in evidenza il silenzioso e pervasivo controllo esercitato dalla politica sulla vita di ciascuno. Con il video this will be my space!, affermazione perentoria scelta anche come titolo della mostra, l’artista ci trasporta in una dimensione apparentemente più privata rispetto a quella indagata con la serie di stampe fotografiche, ma altrettanto delicata dal punto di vista sociale, essendo, a tutti gli effetti una riflessione sui luoghi del vivere che, nella contemporaneità risultano essere, sempre di più spazi transitori, zone di sosta temporanea. Da qui l’ironia malinconica sottesa all’affermazione this will be my space! Lo spazio in effetti non è mai realmente posseduto perché transitorietà e non proprietà rendono illusoria ogni velleità di stabilità. Direttamente collegato a questa sempre più frequente situazione di incertezza, indagata dall’artista con lucidità ed un certo divertito compatimento, nel susseguirsi di personaggi che attraversano l’abitazione fino alla grottesca scena del ‘saldo’ finale con il proprietario di casa, è il tema dell’identità più esplicitamente affrontato dall’artista in altri lavori. Il progetto – spiega l’artista a proposito di this will be my space! - mette in evidenza una situazione personale, quella del vivere in spazi diversi, situazioni diverse. Il video è stato realizzato nell’ultima casa in cui ho vissuto in affitto.
Un mese prima di lasciarla, il proprietario si stava interessando a trovare altre persone per occuparla.
Il lavoro è stato realizzato con due telecamere nascoste che registravano il passaggio, i discorsi, i commenti e le richieste delle persone in visita.
Il video documenta così l’andare e venire di gente sempre diversa. Lo spazio vissuto da me per un breve periodo veniva occupato da altre persone. […]
Un andare e venire di situazioni diverse, di passaggi, di modifiche, che fanno dello spazio in cui si è vissuti e che illusoriamente tendiamo a considerare “nostro” una sorta di scala mobile in cui tanti passano, ma nessuno poi si ferma.
28
novembre 2009
Andrea Scopetta / Driant Zeneli
Dal 28 novembre 2009 al 31 gennaio 2010
arte contemporanea
Location
WHITE PROJECT
Pescara, Piazza Garibaldi, 7, (Pescara)
Pescara, Piazza Garibaldi, 7, (Pescara)
Orario di apertura
Tuesday – friday 11:00 – 19:00
saturday 16:00 – 21:30
Vernissage
28 Novembre 2009, ore 19-21
Autore
Curatore