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Andrea Vizzini – Mithos
La mostra a cura di Ferdinanmdo Creta raccoglie un ciclo di circa trenta opere dell’artista Andrea Vizzini. Vizzini, orientato verso un ritorno alla Pittura, con i principali esponenti del nucleo storico della Nuova Figurazione degli anni settanta, ha contribuito all’affermazione del movimento.
Comunicato stampa
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Vizzini. Il mito e l’enigma della bellezza
Quando Michele Loria mi ha proposto di realizzare al Museo Arcos una mostra dell’artista Andrea Vizzini, non so perché, ma la prima cosa che mi è venuta in mente è stata la citazione di Andy Warhol: “Un artista è uno che produce cose di cui la gente non ha bisogno, ma che egli - per qualche ragione - pensa sia una buona idea darle”. Chissà! Forse perché ho visto in Vizzini l’artista tout court, consapevole e prodigo, che pur sapendo che con la sua pittura non potrebbe soddisfare i bisogni della gente, con convinzione non ci rinuncia. Sarà perché, come scrive Leon Battista Alberti nel Libro II del suo De Pictura, “tiene in sé la pittura forza divina non solo quanto si dice dell’amicizia, quale fa gli uomini assenti essere presenti, ma più i morti dopo molti secoli essere quasi vivi...”, che l’artista siciliano, tenace e inesauribile, continua a produrre. “Le sue opere – scrive Alberto Fiz nel 1988 – non pretendono di essere nient’altro che un omaggio all’arte e alla sua storia”. Il titolo Mythos, che Andrea affida alla mostra beneventana, oltre a solleticare l’immaginazione, in qualche modo, ce ne anticipa la visione. Una visione, dove l’accostamento del classico al contemporaneo, basilare nel linguaggio pittorico dell’artista, attraverso tutte le stagioni della pittura, ci riporta ai miti della classicità. Una classicità che già vive gli spazi di Arcos celebrando il mito più famoso della mitologia egizia con i reperti archeologici del Tempio di Iside. È con questo recupero della memoria classica che Vizzini può riconsiderare il mito in chiave enigmatica, rappresentando l’idea dell’arte nel presente “in una riconsiderazione del passato inteso non tanto come citazione, ma come necessità di rileggere una realtà storica che ci appartiene”. La sua è “una pittura – scrive Leonardo Sciascia nel 1987 – che si potrebbe anche dire, nei motivi cui si ispira, da biblioteca; borgesianamente; una pittura che rivive, miticamente assumendola, la storia della pittura, in cui il talento dell’occhio e della mano, la capacità mimetica, si intridono di una specie di delirio, - ma quieto, ma appagato – a restituire, in sintesi mitiche, la storia della pittura”. Ecco, per dirla con Domenico Rea, la sua abilità: con una immagine ci porta indietro di migliaia di anni proponendoci nel contempo l’epoca nella quale viviamo. Vizzini vive il suo mito attraverso l’immaginazione del classico che materializza nei suoi dipinti con immagini accattivanti: il mito è la sua arte, forse per questo si domanda “Che cosa c’è di più mistico dell’arte stessa?”. “Il mito dell’arte, piuttosto che l’arte come necessità e come linguaggio capace di rappresentare il mondo” (Enzo Di Martino, 1987). Per Vizzini l’arte è l’unica realtà a disposizione del pittore. Come De Chirico, ritenuto il padre degli artisti “anacronisti” o “citazionisti”, Vizzini interpreta l’idea del classico per scoprire nuovi linguaggi, rappresentando in chiave contemporanea l’enigma della bellezza, chissà che non voglia farci cogliere nella bellezza, come Dostoevskij, una possibile salvezza del mondo o – come Sgarbi – la salvezza del mondo se il mondo salverà la bellezza. Per Vizzini – scrive Matteo Rampin – il Bello torna a parlare da sé, e se questo accade, è la Verità che a sua volta può tornare a farlo: Verità e Bellezza coincidono, tornano a coincidere, e ogni persona che si soffermi a contemplare le opere di questo ciclo può raggiungere la convinzione razionale che se la bellezza salverà il mondo è perché questo, per essere salvato, ha bisogno della Verità. Certo è che “tutto l’estro visionario di Andrea Vizzini, così come scrive Pierre Restany, è senza dubbio lì, in quel frammento iconico nato da un io profondo per fissare finalmente sulla tela la linea di contorno sublimata di una istantanea visiva della memoria”. (Ferdinando Creta)
Quando Michele Loria mi ha proposto di realizzare al Museo Arcos una mostra dell’artista Andrea Vizzini, non so perché, ma la prima cosa che mi è venuta in mente è stata la citazione di Andy Warhol: “Un artista è uno che produce cose di cui la gente non ha bisogno, ma che egli - per qualche ragione - pensa sia una buona idea darle”. Chissà! Forse perché ho visto in Vizzini l’artista tout court, consapevole e prodigo, che pur sapendo che con la sua pittura non potrebbe soddisfare i bisogni della gente, con convinzione non ci rinuncia. Sarà perché, come scrive Leon Battista Alberti nel Libro II del suo De Pictura, “tiene in sé la pittura forza divina non solo quanto si dice dell’amicizia, quale fa gli uomini assenti essere presenti, ma più i morti dopo molti secoli essere quasi vivi...”, che l’artista siciliano, tenace e inesauribile, continua a produrre. “Le sue opere – scrive Alberto Fiz nel 1988 – non pretendono di essere nient’altro che un omaggio all’arte e alla sua storia”. Il titolo Mythos, che Andrea affida alla mostra beneventana, oltre a solleticare l’immaginazione, in qualche modo, ce ne anticipa la visione. Una visione, dove l’accostamento del classico al contemporaneo, basilare nel linguaggio pittorico dell’artista, attraverso tutte le stagioni della pittura, ci riporta ai miti della classicità. Una classicità che già vive gli spazi di Arcos celebrando il mito più famoso della mitologia egizia con i reperti archeologici del Tempio di Iside. È con questo recupero della memoria classica che Vizzini può riconsiderare il mito in chiave enigmatica, rappresentando l’idea dell’arte nel presente “in una riconsiderazione del passato inteso non tanto come citazione, ma come necessità di rileggere una realtà storica che ci appartiene”. La sua è “una pittura – scrive Leonardo Sciascia nel 1987 – che si potrebbe anche dire, nei motivi cui si ispira, da biblioteca; borgesianamente; una pittura che rivive, miticamente assumendola, la storia della pittura, in cui il talento dell’occhio e della mano, la capacità mimetica, si intridono di una specie di delirio, - ma quieto, ma appagato – a restituire, in sintesi mitiche, la storia della pittura”. Ecco, per dirla con Domenico Rea, la sua abilità: con una immagine ci porta indietro di migliaia di anni proponendoci nel contempo l’epoca nella quale viviamo. Vizzini vive il suo mito attraverso l’immaginazione del classico che materializza nei suoi dipinti con immagini accattivanti: il mito è la sua arte, forse per questo si domanda “Che cosa c’è di più mistico dell’arte stessa?”. “Il mito dell’arte, piuttosto che l’arte come necessità e come linguaggio capace di rappresentare il mondo” (Enzo Di Martino, 1987). Per Vizzini l’arte è l’unica realtà a disposizione del pittore. Come De Chirico, ritenuto il padre degli artisti “anacronisti” o “citazionisti”, Vizzini interpreta l’idea del classico per scoprire nuovi linguaggi, rappresentando in chiave contemporanea l’enigma della bellezza, chissà che non voglia farci cogliere nella bellezza, come Dostoevskij, una possibile salvezza del mondo o – come Sgarbi – la salvezza del mondo se il mondo salverà la bellezza. Per Vizzini – scrive Matteo Rampin – il Bello torna a parlare da sé, e se questo accade, è la Verità che a sua volta può tornare a farlo: Verità e Bellezza coincidono, tornano a coincidere, e ogni persona che si soffermi a contemplare le opere di questo ciclo può raggiungere la convinzione razionale che se la bellezza salverà il mondo è perché questo, per essere salvato, ha bisogno della Verità. Certo è che “tutto l’estro visionario di Andrea Vizzini, così come scrive Pierre Restany, è senza dubbio lì, in quel frammento iconico nato da un io profondo per fissare finalmente sulla tela la linea di contorno sublimata di una istantanea visiva della memoria”. (Ferdinando Creta)
22
gennaio 2023
Andrea Vizzini – Mithos
Dal 22 gennaio al 26 febbraio 2023
personale
Location
ARCOS – MUSEO DI ARTE CONTEMPORANEA DEL SANNIO
Benevento, Corso Giuseppe Garibaldi, 1, (Benevento)
Benevento, Corso Giuseppe Garibaldi, 1, (Benevento)
Orario di apertura
da martedì a domenica ore 9-19
Vernissage
22 Gennaio 2023, ore 10,30
Editore
OmniaBook
Ufficio stampa
Provincia di Benevento
Autore
Curatore
Autore testo critico