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Andrea Zucchi – White Lines
Arroccato in una posizione d’ostinato isolamento, Andrea Zucchi, artista milanese (classe 1964), prosegue, mostra dopo mostra, serie dopo serie, a frapporre tra se e l’immagine pittorica degli elementi di disturbo, invocando, sempre, l’equilibrio di una visione lucida e disincantata
Comunicato stampa
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Arroccato in una posizione d’ostinato isolamento, Andrea Zucchi, artista milanese (classe 1964), prosegue, mostra dopo mostra, serie dopo serie, a frapporre tra se e l’immagine pittorica degli elementi di disturbo, invocando, sempre, l’equilibrio di una visione lucida e disincantata.
Con un rispetto profondo della storia dell’arte occidentale, Zucchi vuole recuperare la tradizione pittorica basata sull’osservazione e la mimesi del reale, ma allo stesso tempo, è consapevole che la realtà, oggi, è composta anche dall’infinità d’immagini che ci circondano.
Per sua stessa ammissione, egli si serve d’immagini fotografiche rubate ai libri e alle riviste, dove sceglie quelle che più colpiscono la sua immaginazione. La sua ricerca si abbevera così da un lato alle fonti della pittura classica e dall’altro ai nonsense creativi e alle pratiche decontestualizzanti del Dadaismo. E’ una pittura ready made, che attinge all’immenso serbatoio iconografico della modernità, ad un patrimonio d’immagini pronte all’uso, che attendono solo di essere trasformate, mistificate e riportate a nuova vita.
“Certo, per molti versi il mio lavoro nasce da un’appropriazione indebita, – scrive l’artista nelle sue note – ma in cuor mio trovo ormai, con tutti i talenti creativi attualmente in circolazione, quasi fastidiosa e inutilmente prolissa la possibilità di generare nuove forme o immagini. Preferisco così sforzarmi, attraverso la pittura, di dare una diversa risonanza a quelle che già esistono…”.
Nel momento stesso in cui un’immagine fotografica viene trasposta sulla tela, soprattutto se è dipinta – come fa Zucchi – con una materia pittorica ricca e stratificata, essa perde i suoi connotati originari. La pittura, talvolta, ha il potere metamorfico di cambiare il segno dell’immagine e di trasfondere nuova energia sulle rovine di un’iconografia logora.
Nella serie intitolata White Llines, Zucchi torna alle sue ossessioni visive, concentrandosi sulla definizione di un solo soggetto e accantonando, per un momento, quella magia combinatoria, fatta di arditi accostamenti visivi e di stranianti giustapposizioni, che in fondo è sempre stata una delle prerogative del suo stile. In queste nuove opere, Zucchi ricorre ancora ad uno stratagemma visivo per allontanarsi dalla nudità del dipinto. Questa volta, però, la gabbia si assottiglia, si riduce ad una fine maglia di linee orizzontali o verticali, che quasi lasciano l’immagine intatta.
Le tele non sono più ingombre di figure, anzi, queste ultime si stagliano solitarie sulla superficie del quadro, come se l’artista volesse verificarne la forza e l’autonomia.
Con un rispetto profondo della storia dell’arte occidentale, Zucchi vuole recuperare la tradizione pittorica basata sull’osservazione e la mimesi del reale, ma allo stesso tempo, è consapevole che la realtà, oggi, è composta anche dall’infinità d’immagini che ci circondano.
Per sua stessa ammissione, egli si serve d’immagini fotografiche rubate ai libri e alle riviste, dove sceglie quelle che più colpiscono la sua immaginazione. La sua ricerca si abbevera così da un lato alle fonti della pittura classica e dall’altro ai nonsense creativi e alle pratiche decontestualizzanti del Dadaismo. E’ una pittura ready made, che attinge all’immenso serbatoio iconografico della modernità, ad un patrimonio d’immagini pronte all’uso, che attendono solo di essere trasformate, mistificate e riportate a nuova vita.
“Certo, per molti versi il mio lavoro nasce da un’appropriazione indebita, – scrive l’artista nelle sue note – ma in cuor mio trovo ormai, con tutti i talenti creativi attualmente in circolazione, quasi fastidiosa e inutilmente prolissa la possibilità di generare nuove forme o immagini. Preferisco così sforzarmi, attraverso la pittura, di dare una diversa risonanza a quelle che già esistono…”.
Nel momento stesso in cui un’immagine fotografica viene trasposta sulla tela, soprattutto se è dipinta – come fa Zucchi – con una materia pittorica ricca e stratificata, essa perde i suoi connotati originari. La pittura, talvolta, ha il potere metamorfico di cambiare il segno dell’immagine e di trasfondere nuova energia sulle rovine di un’iconografia logora.
Nella serie intitolata White Llines, Zucchi torna alle sue ossessioni visive, concentrandosi sulla definizione di un solo soggetto e accantonando, per un momento, quella magia combinatoria, fatta di arditi accostamenti visivi e di stranianti giustapposizioni, che in fondo è sempre stata una delle prerogative del suo stile. In queste nuove opere, Zucchi ricorre ancora ad uno stratagemma visivo per allontanarsi dalla nudità del dipinto. Questa volta, però, la gabbia si assottiglia, si riduce ad una fine maglia di linee orizzontali o verticali, che quasi lasciano l’immagine intatta.
Le tele non sono più ingombre di figure, anzi, queste ultime si stagliano solitarie sulla superficie del quadro, come se l’artista volesse verificarne la forza e l’autonomia.
28
ottobre 2005
Andrea Zucchi – White Lines
Dal 28 ottobre al 23 dicembre 2005
giovane arte
Location
ANNOVI ARTE CONTEMPORANEA
Sassuolo, Via Radici In Piano, 121, (Modena)
Sassuolo, Via Radici In Piano, 121, (Modena)
Orario di apertura
da martedì a sabato 9-13 e 16-19
Vernissage
28 Ottobre 2005, ore 18
Autore
Curatore