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Angela Dufresne – Floating Weeds
Quasi tre anni dopo Written in the Wind, che inaugurò l’attività espositiva della galleria, Angela Dufresne torna a Torino con Floating weeds, una ventina di lavori realizzati apposta per l’occasione.
Comunicato stampa
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“I want to title to be "Floating Weeds" after Ozu's color masterpiece.
It's the story of actors touring rural
japan living on the teetering line between their professional fiction
and their real life which is somewhat obsolete, at best, but rather
pedestrian at worst." Angela Dufresne
La Galleria Glance è lieta di presentare la seconda personale italiana dell’artista americana Angela Dufresne (Hartford, 1969. Vive e lavora a New York).
Quasi tre anni dopo Written in the Wind, che inaugurò l’attività espositiva della galleria, Angela Dufresne torna a Torino con Floating weeds, una ventina di lavori realizzati apposta per l’occasione.
Appassionata di cinema, letteratura, storia dell’arte e dell’architettura, Angela Dufresne fonde in modo inaspettato e originale le citazioni più varie. Le sue tele somigliano all’opera di un montatore cinematografico che, armato di pennello, unisce sullo stesso livello realtà e finzione creando una personale rilettura di fatti, personaggi e luoghi. Ecco così che, da qualche parte in Irlanda, spunta lo studio immaginario del regista tedesco Werner Herzog e che il Grande Dittatore di Charlie Chaplin assume i tratti dell’artista americano Eric McNatt.
Il debito di questi nuovi lavori verso il mondo e l’iconografia cinematografica è reso esplicito fin dal titolo della mostra Floating weeds, uno dei capolavori del regista giapponese Yasujiro Ozu. Oltre ai già citati Herzog e Chaplin, nei lavori in mostra, segnati da pennellate potenti e colori quasi espressionisti, compaiono sequenze di Viridiana di Buñuel e ritratti di attrici come Anne Wiazemsky, musa di Godard e Pasolini, e Isabelle Hupper, ma anche opere dagli scenari cupi. Come spiega l’artista, sia i paesaggi che i ritratti segnano, proprio come fa il cinema, «l’intersezione tra la realtà dell’apparenza e la costruzione culturale di luoghi e persone».
Riguardo al rapporto con la settima arte Dufresne dice: «Il mio primo lavoro basato su un film è del 2002, ma quello con il cinema è un relazione che ho sentito, non solo nei miei lavori ma anche nelle opere di Vuillard, Antonioni, Haneke, Bacon, Ozu». Proprio Ozu, nel lungometraggio che dà il titolo alla mostra, indaga il tema fondamentale di ogni tipo di rappresentazione: il confine tra realtà e finzione, tra verità e verosimiglianza. Un confine la cui analisi è cominciata, in reazione all’Astrattismo, nell’arte degli anni ’50 e ’60 e che continua ancora oggi nei lavori di Marlene Dumas, Peter Doig, Nicole Eisenman, John Currin, Dana Schutz.
A loro si aggiunge anche l’artista newyorkese, che sul rapporto tra arte, realtà e rappresentazione dice: «Credo che lo scopo della pittura sia guardare alla riproduzione mediatica della realtà senza però dimenticare quello che ci sta di fronte. Considero la mia arte basata sul reale, ma uso immagini filmiche perché nella mia vita il cinema si è spesso dimostrato più rivelatore di tante “verità” fornite dalla società e dai media».
Come in un gioco di scatole cinesi, Angela Dufresne crea un fitto groviglio di rimandi reali e fantastici. Nei suoi lavori il riconoscimento di volti, luoghi e storie citate introduce la profonda riflessione sul ricordo e sulla costruzione della memoria. L’artista, liberato di ogni intento politico l’orwelliano “Chi controlla il presente controlla il passato. Chi controlla il passato controlla il futuro”, raffigura, non la storia dei vincitori o quella dei vinti, ma quella che ciascuno di noi può modellare attraverso la fantasia. Quel meccanismo creativo, cioè, che altera la realtà, il suo ricordo o la sua rappresentazione e che Dufresne usa per dipingere un universo popolato di «illusioni a due dimensioni, in cui l’artista è in grado di imprimere il suo potere sulla storia».
Angela Dufresne (1969, Hartford) vive e lavora a Brooklyn, New York. Tra le più significative mostre collettive a cui ha partecipato a New York ricordiamo: Greater New York al PS1 (2005); Spectrum alla LeLong Gallery ; Fresh paint alla galleria Lehmann Maupin e a Endangered Wasteland al CRG. Mentre a Los Angeles ha partecipato a Warhol &... al Kantor&Feuer. Nel 2008 ha esposto alla Yale Art Gallery e all'Aldrich Contemporay Art Museum nella mostra itinerante Painting the Glass House.
Tra le mostre personali vanno citate quella all'Hammer Museum di Los Angeles (2006), e quelle presso le gallerie Monya Rowe di New York, Miller Block di Boston e Kinkead di Los Angeles. I suoi lavori sono nella collezione di Charles Saatchi.
Questa è la seconda mostra personale di Angela alla galleria Glance.
It's the story of actors touring rural
japan living on the teetering line between their professional fiction
and their real life which is somewhat obsolete, at best, but rather
pedestrian at worst." Angela Dufresne
La Galleria Glance è lieta di presentare la seconda personale italiana dell’artista americana Angela Dufresne (Hartford, 1969. Vive e lavora a New York).
Quasi tre anni dopo Written in the Wind, che inaugurò l’attività espositiva della galleria, Angela Dufresne torna a Torino con Floating weeds, una ventina di lavori realizzati apposta per l’occasione.
Appassionata di cinema, letteratura, storia dell’arte e dell’architettura, Angela Dufresne fonde in modo inaspettato e originale le citazioni più varie. Le sue tele somigliano all’opera di un montatore cinematografico che, armato di pennello, unisce sullo stesso livello realtà e finzione creando una personale rilettura di fatti, personaggi e luoghi. Ecco così che, da qualche parte in Irlanda, spunta lo studio immaginario del regista tedesco Werner Herzog e che il Grande Dittatore di Charlie Chaplin assume i tratti dell’artista americano Eric McNatt.
Il debito di questi nuovi lavori verso il mondo e l’iconografia cinematografica è reso esplicito fin dal titolo della mostra Floating weeds, uno dei capolavori del regista giapponese Yasujiro Ozu. Oltre ai già citati Herzog e Chaplin, nei lavori in mostra, segnati da pennellate potenti e colori quasi espressionisti, compaiono sequenze di Viridiana di Buñuel e ritratti di attrici come Anne Wiazemsky, musa di Godard e Pasolini, e Isabelle Hupper, ma anche opere dagli scenari cupi. Come spiega l’artista, sia i paesaggi che i ritratti segnano, proprio come fa il cinema, «l’intersezione tra la realtà dell’apparenza e la costruzione culturale di luoghi e persone».
Riguardo al rapporto con la settima arte Dufresne dice: «Il mio primo lavoro basato su un film è del 2002, ma quello con il cinema è un relazione che ho sentito, non solo nei miei lavori ma anche nelle opere di Vuillard, Antonioni, Haneke, Bacon, Ozu». Proprio Ozu, nel lungometraggio che dà il titolo alla mostra, indaga il tema fondamentale di ogni tipo di rappresentazione: il confine tra realtà e finzione, tra verità e verosimiglianza. Un confine la cui analisi è cominciata, in reazione all’Astrattismo, nell’arte degli anni ’50 e ’60 e che continua ancora oggi nei lavori di Marlene Dumas, Peter Doig, Nicole Eisenman, John Currin, Dana Schutz.
A loro si aggiunge anche l’artista newyorkese, che sul rapporto tra arte, realtà e rappresentazione dice: «Credo che lo scopo della pittura sia guardare alla riproduzione mediatica della realtà senza però dimenticare quello che ci sta di fronte. Considero la mia arte basata sul reale, ma uso immagini filmiche perché nella mia vita il cinema si è spesso dimostrato più rivelatore di tante “verità” fornite dalla società e dai media».
Come in un gioco di scatole cinesi, Angela Dufresne crea un fitto groviglio di rimandi reali e fantastici. Nei suoi lavori il riconoscimento di volti, luoghi e storie citate introduce la profonda riflessione sul ricordo e sulla costruzione della memoria. L’artista, liberato di ogni intento politico l’orwelliano “Chi controlla il presente controlla il passato. Chi controlla il passato controlla il futuro”, raffigura, non la storia dei vincitori o quella dei vinti, ma quella che ciascuno di noi può modellare attraverso la fantasia. Quel meccanismo creativo, cioè, che altera la realtà, il suo ricordo o la sua rappresentazione e che Dufresne usa per dipingere un universo popolato di «illusioni a due dimensioni, in cui l’artista è in grado di imprimere il suo potere sulla storia».
Angela Dufresne (1969, Hartford) vive e lavora a Brooklyn, New York. Tra le più significative mostre collettive a cui ha partecipato a New York ricordiamo: Greater New York al PS1 (2005); Spectrum alla LeLong Gallery ; Fresh paint alla galleria Lehmann Maupin e a Endangered Wasteland al CRG. Mentre a Los Angeles ha partecipato a Warhol &... al Kantor&Feuer. Nel 2008 ha esposto alla Yale Art Gallery e all'Aldrich Contemporay Art Museum nella mostra itinerante Painting the Glass House.
Tra le mostre personali vanno citate quella all'Hammer Museum di Los Angeles (2006), e quelle presso le gallerie Monya Rowe di New York, Miller Block di Boston e Kinkead di Los Angeles. I suoi lavori sono nella collezione di Charles Saatchi.
Questa è la seconda mostra personale di Angela alla galleria Glance.
08
novembre 2008
Angela Dufresne – Floating Weeds
Dall'otto novembre al 20 dicembre 2008
arte contemporanea
Location
GALLERIA GLANCE
Torino, Via San Massimo, 45, (Torino)
Torino, Via San Massimo, 45, (Torino)
Orario di apertura
da martedì a sabato 15:30 - 19:30
Vernissage
8 Novembre 2008, h 20:00 - 23:00
Autore