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Angela Pampolini – Altre Metamorfosi
Il fiume vi apparirà come un nastro d’argento che attraversa la grande pianura con le acque, o di un blu profondo o color argento o grigio, a seconda dell’angolo della vostra visuale, del colore del cielo, del vento, delle nuvole.
Comunicato stampa
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Il mese di maggio è forse il più bello per attraversare il Po dalla parte ferrarese verso Rovigo, o dalla parte di Rovigo verso Ferrara. Bello da percorrerne in bicicletta o a piedi o anche in automobile ma a bassa velocità, gli alti argini.
Il fiume vi apparirà come un nastro d’argento che attraversa la grande pianura con le acque, o di un blu profondo o color argento o grigio, a seconda dell’angolo della vostra visuale, del colore del cielo, del vento, delle nuvole.
Se il cielo è di azzurro intenso e qualche nube appare, a nord, bianca, vuol dire che siamo proprio già nel Veneto, nel Veneto di Guardi, del Canaletto, di Ciardi, dei film di Visconti. Le rive degli argini, sempre accompagnati da boschi cedui, ci appariranno un miscuglio di colori, il verde di qualche erba che sta nascendo, dei rossi ruggini della terra; vi troverete sassi e ghiaie, e pozze d’acqua, e alberi che stanno marcendo, o venature di ferro, di marron e rossi misteriosi. Questi sono per me e molti altri i colori del Po.
Anche in questi nuovi lavori che Angela Pampolini presenta qui alla Galleria del Carbone, i colori del Po sono gli stessi che lei utilizza. Nei primi quattro: Prima del mare e della terra e del cielo..., Terra, Mare, Cielo, i colori, le terre, i blu profondi, i marron e i ruggine sono gli stessi. Caduta di Fetonte, una tecnica mista su carta ricoperta di tela con stoffe, acquerello, matite, terracotta con dorature, cera e fil di ferro, pare essere una summa del percorso del nostro grande fiume. Usa gli stessi colori e gli stessi materiali, identifica questo fiume e il suo cielo per raccontare storie antichissime di mitologia.
Mentre percorriamo gli argini del Po fermiamoci per un poco nell’assolata piazza di Crespino; la chiesa con le sue statue sulla facciata, la villa veneta presa a modello per il municipio.
In un angolo una casa borghese ottocentesca con qualche pretesa nobiliare e una piccola costruzione che è stata restaurata distruggendo l’antico. È ancora un restauro minimo che alla fin fine risulta essere poetico anziché patetico. La piazza è dedicata a Fetonte perché la tradizione vuole che qui egli sia stato fatto precipitare nel Po dal fulmine di Zeus.
Nel pomeriggio assolato la radio del bar trasmette notizie improbabili: forse una partita, un telegiornale. È solo rumore di sottofondo perché nessuno ascolta sul serio le notizie, e da questa radio pare si spargano anche le mitologie che ci racconta la Pampolini; prima di tutto quella di Crespino e la Caduta di Fetonte, e poi il Ratto d’Europa, e poi Apollo e Dafne.
In Danae, un “teatrino” di stoffa su carta con dorature, bianco e oro, abbagliante, vi sono i colori del sole, del cielo di mezzo pomeriggio. Questi suoi lavori sono evocativi e pieni di passione, ma per chi vive in queste terre facilmente riconoscibili nei colori, nei materiali. Essi sono gli stessi dei palazzi nobili di Ferrara, dei marmi degli angoli dei quadrivi o che circondano i grandi portoni; mattoni per costruire le sue case, dal rosso ruggine della polvere delle pietre che lentamente si distruggono. Pietre costruite col fango mescolato alla terra del Po, degli altri fiumi, delle lagune.
Memorie. Memorie di mitologie che paiono lontane e che invece ancora riaffiorano nelle pietre e nel marmo della vecchia Ferrara, piccoli brani di poesia come vi sono anche nella chiesa di fronte alla galleria ove questi lavori sono esposti.
Materie di cui sono fatti i sogni.
In Deucalione e Pirra Angela Pampolini ci narra tutto questo: nel blu del cielo e delle acque, nelle terrecotte, nel legno che serve a costruire quest’opera. Ferrara è una città magica, in cui sono stati inventati miti che ancora oggi sono fondamentali per raccontare la nostra civiltà, dall’Orlando Furioso a Boldini a De Pisis. Qui De Chirico assieme a Carrà inventarono la metafisica, rinverdendo la magia della città e di tutto il suo territorio. L’Orlando Furioso è figlio della Caduta di Fetonte e del Ratto d’Europa, come le piazze d’Italia o le ciminiere di mattoni rossi sono figlie dell’aura misteriosa delle cittadine ferraresi, dei mattoni del suo castello, del sole a picco di mezzogiorno.
Una città magica, fantastica, eppure solida, costruita di fianco al grande fiume, ma con materiale forte come le pietre e il marmo. È da questa forza che è nato e continua ancora oggi a nascere il volo della fantasia e della poesia, dal Tasso a Corrado Govoni. È questa stessa poetica che Angela Pampolini mette in questi suoi piccoli lavori, che in così poco spazio ci danno tanto, nella memoria, nel sentimento, nella poesia.
________Graziano Campanini, aprile 2013
Il fiume vi apparirà come un nastro d’argento che attraversa la grande pianura con le acque, o di un blu profondo o color argento o grigio, a seconda dell’angolo della vostra visuale, del colore del cielo, del vento, delle nuvole.
Se il cielo è di azzurro intenso e qualche nube appare, a nord, bianca, vuol dire che siamo proprio già nel Veneto, nel Veneto di Guardi, del Canaletto, di Ciardi, dei film di Visconti. Le rive degli argini, sempre accompagnati da boschi cedui, ci appariranno un miscuglio di colori, il verde di qualche erba che sta nascendo, dei rossi ruggini della terra; vi troverete sassi e ghiaie, e pozze d’acqua, e alberi che stanno marcendo, o venature di ferro, di marron e rossi misteriosi. Questi sono per me e molti altri i colori del Po.
Anche in questi nuovi lavori che Angela Pampolini presenta qui alla Galleria del Carbone, i colori del Po sono gli stessi che lei utilizza. Nei primi quattro: Prima del mare e della terra e del cielo..., Terra, Mare, Cielo, i colori, le terre, i blu profondi, i marron e i ruggine sono gli stessi. Caduta di Fetonte, una tecnica mista su carta ricoperta di tela con stoffe, acquerello, matite, terracotta con dorature, cera e fil di ferro, pare essere una summa del percorso del nostro grande fiume. Usa gli stessi colori e gli stessi materiali, identifica questo fiume e il suo cielo per raccontare storie antichissime di mitologia.
Mentre percorriamo gli argini del Po fermiamoci per un poco nell’assolata piazza di Crespino; la chiesa con le sue statue sulla facciata, la villa veneta presa a modello per il municipio.
In un angolo una casa borghese ottocentesca con qualche pretesa nobiliare e una piccola costruzione che è stata restaurata distruggendo l’antico. È ancora un restauro minimo che alla fin fine risulta essere poetico anziché patetico. La piazza è dedicata a Fetonte perché la tradizione vuole che qui egli sia stato fatto precipitare nel Po dal fulmine di Zeus.
Nel pomeriggio assolato la radio del bar trasmette notizie improbabili: forse una partita, un telegiornale. È solo rumore di sottofondo perché nessuno ascolta sul serio le notizie, e da questa radio pare si spargano anche le mitologie che ci racconta la Pampolini; prima di tutto quella di Crespino e la Caduta di Fetonte, e poi il Ratto d’Europa, e poi Apollo e Dafne.
In Danae, un “teatrino” di stoffa su carta con dorature, bianco e oro, abbagliante, vi sono i colori del sole, del cielo di mezzo pomeriggio. Questi suoi lavori sono evocativi e pieni di passione, ma per chi vive in queste terre facilmente riconoscibili nei colori, nei materiali. Essi sono gli stessi dei palazzi nobili di Ferrara, dei marmi degli angoli dei quadrivi o che circondano i grandi portoni; mattoni per costruire le sue case, dal rosso ruggine della polvere delle pietre che lentamente si distruggono. Pietre costruite col fango mescolato alla terra del Po, degli altri fiumi, delle lagune.
Memorie. Memorie di mitologie che paiono lontane e che invece ancora riaffiorano nelle pietre e nel marmo della vecchia Ferrara, piccoli brani di poesia come vi sono anche nella chiesa di fronte alla galleria ove questi lavori sono esposti.
Materie di cui sono fatti i sogni.
In Deucalione e Pirra Angela Pampolini ci narra tutto questo: nel blu del cielo e delle acque, nelle terrecotte, nel legno che serve a costruire quest’opera. Ferrara è una città magica, in cui sono stati inventati miti che ancora oggi sono fondamentali per raccontare la nostra civiltà, dall’Orlando Furioso a Boldini a De Pisis. Qui De Chirico assieme a Carrà inventarono la metafisica, rinverdendo la magia della città e di tutto il suo territorio. L’Orlando Furioso è figlio della Caduta di Fetonte e del Ratto d’Europa, come le piazze d’Italia o le ciminiere di mattoni rossi sono figlie dell’aura misteriosa delle cittadine ferraresi, dei mattoni del suo castello, del sole a picco di mezzogiorno.
Una città magica, fantastica, eppure solida, costruita di fianco al grande fiume, ma con materiale forte come le pietre e il marmo. È da questa forza che è nato e continua ancora oggi a nascere il volo della fantasia e della poesia, dal Tasso a Corrado Govoni. È questa stessa poetica che Angela Pampolini mette in questi suoi piccoli lavori, che in così poco spazio ci danno tanto, nella memoria, nel sentimento, nella poesia.
________Graziano Campanini, aprile 2013
23
aprile 2013
Angela Pampolini – Altre Metamorfosi
Dal 23 aprile al primo maggio 2013
arte moderna e contemporanea
Location
GALLERIA DEL CARBONE
Ferrara, Via Del Carbone, 18, (Ferrara)
Ferrara, Via Del Carbone, 18, (Ferrara)
Orario di apertura
dal lunedì al venerdì 17.00-20.00; sabato e festivi 11.00-12.30 /17.00-20.00
Vernissage
23 Aprile 2013, ore 18.00
Autore
Curatore