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Angelo Accardi – Myday myday
Un viaggio tra spazi noti dove l’inconsueto è rappresentato dalla presenza di altro, dal colore. Niente di scontato. Routine al bando. Evasione, sogno, leggerezza, allegria. Oggetti in movimento contro la staticità dell’architettura che … a tratti sembra muoversi e vivere in assoluta simbiosi con
Comunicato stampa
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ANGELO ACCARDI
testo critico di: GUSTAVO DELGADO
Eravamo abituati a vivere attraverso le immagini di paesaggi, borghi, boschi e colline il clima della campagna, del verde, della natura e del passato, magari un “angolo” di scuola napoletana o pugliese; con Accardi abbiamo scoperto che anche le città hanno un’anima, pur se le strade sono deserte e la segnaletica sostituisce l’uomo, esprimendo orientamenti e destinazioni.
La sua forte impronta coloristica, i suoi contrasti, il vigore delle sue linee, per quanto indistinte o sfumate, la fuga dei suoi viali e dei suoi palazzi imprimono al paesaggio urbano vibrazioni e sensazioni ricche di vita e di vitalità, rivelatrici della presenza umana con in più un magico tocco di curiosità e di mistero, di attesa e di ignoto, accenti dell’esistenza di ognuno di noi.
Le atmosfere di Accardi ti coinvolgono; corri sulle strade al confine tra realtà e fantasia, attualità e futuro, sogno ed illusione. Ti turbano i suoi cieli; i suoi asfalti sanno di moderno, di civiltà e di destino: sono lo specchio di una vita comune, di una marcia collettiva verso il domani di tutti.
E’ il rovescio della solitudine apparente. Non ricordiamo di avere visto tanta filosofia umana e descrittiva in altre interpretazioni degli alveari umani. La gente è lì, dentro questi stabili che si rincorrono, chiusa magari nelle sue occupazioni, nelle sue liturgie quotidiane, in un’ora di riposo e ti viene di pensare alla tua città in un grigio pomeriggio domenicale, con il vuoto per le vie; eppure Accardi ti fa capire che la vita scorre comunque e anche un tunnel ha un richiamo, un valore esistenziale e poetico; è un buio percorso verso nuove scoperte. Un cartello, un segnale, una traccia ti mantengono a contatto con la realtà, un chiaro orientamento per le tappe del mondo che ti aspetta.
Accardi diventa così con il suo iperrealismo un urbanista del pensiero e dell’ideale, lontano da ogni artificio e capace di nobilitare anche ciò che a prima vista può sembrare arido ed inespressivo.
La sua tecnica è movimentata e cangiante: esplode in “rossi” e “bianchi” abbaglianti; si impegna in “gialli” che sublimano il paesaggio con una luce irreale; “neri” e “grigi” fanno da sfondo o di contorno, oppure riproducono sapientemente i riflessi, accompagnati da segmenti verticali, che hanno un ruolo preciso, efficace; talvolta il colore aggredisce l’ambiente, lo trasfigura e fa un timido salto verso l’astratto comunque verso una meta tanto ideale quanto irreale; virtuosismi di un maestro del colore e di una fantasia terrestre.
Semmai viene da pensare a certi pittori veneti che nel tempo hanno dipinto la città di San Marco con toni cromaticamente più liquidi e sfumati, come nebbiosi romantici sortilegi.
Abbiano scelto le città di Accardi come primo simbolo della sua tavolozza, ma ce ne sono altri che illustrano alla pari il suo linguaggio estetico, quadri in cui il pittore fa sua la realtà, imprimendovi le sue emozioni e generando un messaggio che stimola a sua volta la fantasia e la sensibilità del fruire.
Guardate le tecniche miste dedicate agli aeroplani, siamo lontani sia dall’impressionismo, pittura all’aria libera, come dal futurismo, progetto intellettuale ispirato dalla dinamica della furia e del divenire: ci troviamo invece di fronte a creature tecnologiche che si ammantano di una poetica da tempi moderni. Anche qui l’arida metallica materia viene trasfigurata, sublimata ammorbidita: sembra già di volare verso mondi sconosciuti ed incantati. I mostri rombanti diventano speranze alate, promessa di avventure celesti e di emozioni azzurre.
La gamma dei colori è sempre varia e molteplice: “Rossi”, “bianchi”, “neri”, “grigi”, timidi “verdi”, ombre di “blu” e di “gialli-rosa”. Questi giganti dell’aria sono lì, carichi di trasvolate,di proposte invitanti, ma la loro massiccia imponenza è piegata dall’artista che li soggioga e da insegne di una assorbente civiltà del “3000” li trasforma in strumenti di liriche emozioni.
Come sempre, Accardi fa a meno della figura umana, ma il suo intento non è un deserto: l’uomo, padrone della terra e del cielo, è presente, sorride e si compiace dietro il pennello ed il pentagramma coloristico di Accardi; ammicca all’osservatore e prende il volo sugli itinerari della fantasia.
E’ l’immaginario di Accardi che si rivela proprietario di un linguaggio tutto suo, è un disegno che vale per le sue navi, legate al fascino degli oceani e dei mari, ed alle altre creazioni della sua pittura unica più che signorile, protagonista di un universo di fantasie e di coraggiose alchimie cromatiche, che ne fanno un artista in cammino su di un percorso esclusivo e seducente.
BIOGRAFIA
Angelo Accardi nasce a Sapri (Salerno) nel 1964.
Il suo percorso artistico siconcretizza con la perenne ricerca delle nuove sensazioni da scoprire. Gli esordi artistici sono fortemente caratterizzati dalla “figura”, dalla dimensione pittorica e simbolica. Una parentesi brevissima all’Accademia delle Belle Arti di Napoli, segna l’inizio di una crisi d’identità artistica che dura alcuni anni e in questo periodo le opere sono di matrice astratta. Agli inizi degli anni Novanta, Accardi apre un suo studio a Sapri ed inizia una ricerca sulla figurazione a sfondo sociale; nello stesso periodo mostre in gallerie prestigiose italiane ed estere (Rossetti e Pini di Roma, Manzoni Arte Studio di Milano - Klaus Lea di Monaco di Baviera). Il ciclo Human Collection, atmosfere ovattate dove le figure sono magistralmente velate da una patina di umidità, segna un passaggio fondamentale del suo percorso artistico. Espone le opere di questo ciclo per la prima volta a Vancouver. La mostra da inizio ad una collaborazione con il gallerista coreano Robert Kwon che dura 5 anni. Il 2001 è l’anno in cui inizia il connubio con tre gallerie prestigiose: Verrengia di Salerno, Spazio Arte di Rovereto e Battaglia di Milano. Seguono diverse personali e collettive, tra cui Speed Generation e Vicious, che proiettano Accardi in ambienti artistici più interessanti. E’ in queste circostanze che incontra il gallerista fiorentino Rolando Giovannini, promotore di una mostra itinerante, nella quale 15 tele del ciclo “Enjoy the Silence” sono esposte nelle città di Firenze, Innsbruck, Barcellona e Budapest. Con il gruppo di nuove avanguardie "Tantarte", partecipa a Shanghai nel 2006 a: “Galleria Italia”. Dal 2007 lavora con “Miniaci Art Gallery Milano” di Antonio Miniaci. Nel 2008 comincia una proficua collaborazione con Guido Migheli promotore di importanti iniziative artistiche nell’Italia meridionale. Nello stesso anno il
Gruppo Petit Prince inizia a distribuire le sue opere in Italia e all’estero e il 2009 segna l’inizio del rapporto con Arte Ferraro di Roma.
testo critico di: GUSTAVO DELGADO
Eravamo abituati a vivere attraverso le immagini di paesaggi, borghi, boschi e colline il clima della campagna, del verde, della natura e del passato, magari un “angolo” di scuola napoletana o pugliese; con Accardi abbiamo scoperto che anche le città hanno un’anima, pur se le strade sono deserte e la segnaletica sostituisce l’uomo, esprimendo orientamenti e destinazioni.
La sua forte impronta coloristica, i suoi contrasti, il vigore delle sue linee, per quanto indistinte o sfumate, la fuga dei suoi viali e dei suoi palazzi imprimono al paesaggio urbano vibrazioni e sensazioni ricche di vita e di vitalità, rivelatrici della presenza umana con in più un magico tocco di curiosità e di mistero, di attesa e di ignoto, accenti dell’esistenza di ognuno di noi.
Le atmosfere di Accardi ti coinvolgono; corri sulle strade al confine tra realtà e fantasia, attualità e futuro, sogno ed illusione. Ti turbano i suoi cieli; i suoi asfalti sanno di moderno, di civiltà e di destino: sono lo specchio di una vita comune, di una marcia collettiva verso il domani di tutti.
E’ il rovescio della solitudine apparente. Non ricordiamo di avere visto tanta filosofia umana e descrittiva in altre interpretazioni degli alveari umani. La gente è lì, dentro questi stabili che si rincorrono, chiusa magari nelle sue occupazioni, nelle sue liturgie quotidiane, in un’ora di riposo e ti viene di pensare alla tua città in un grigio pomeriggio domenicale, con il vuoto per le vie; eppure Accardi ti fa capire che la vita scorre comunque e anche un tunnel ha un richiamo, un valore esistenziale e poetico; è un buio percorso verso nuove scoperte. Un cartello, un segnale, una traccia ti mantengono a contatto con la realtà, un chiaro orientamento per le tappe del mondo che ti aspetta.
Accardi diventa così con il suo iperrealismo un urbanista del pensiero e dell’ideale, lontano da ogni artificio e capace di nobilitare anche ciò che a prima vista può sembrare arido ed inespressivo.
La sua tecnica è movimentata e cangiante: esplode in “rossi” e “bianchi” abbaglianti; si impegna in “gialli” che sublimano il paesaggio con una luce irreale; “neri” e “grigi” fanno da sfondo o di contorno, oppure riproducono sapientemente i riflessi, accompagnati da segmenti verticali, che hanno un ruolo preciso, efficace; talvolta il colore aggredisce l’ambiente, lo trasfigura e fa un timido salto verso l’astratto comunque verso una meta tanto ideale quanto irreale; virtuosismi di un maestro del colore e di una fantasia terrestre.
Semmai viene da pensare a certi pittori veneti che nel tempo hanno dipinto la città di San Marco con toni cromaticamente più liquidi e sfumati, come nebbiosi romantici sortilegi.
Abbiano scelto le città di Accardi come primo simbolo della sua tavolozza, ma ce ne sono altri che illustrano alla pari il suo linguaggio estetico, quadri in cui il pittore fa sua la realtà, imprimendovi le sue emozioni e generando un messaggio che stimola a sua volta la fantasia e la sensibilità del fruire.
Guardate le tecniche miste dedicate agli aeroplani, siamo lontani sia dall’impressionismo, pittura all’aria libera, come dal futurismo, progetto intellettuale ispirato dalla dinamica della furia e del divenire: ci troviamo invece di fronte a creature tecnologiche che si ammantano di una poetica da tempi moderni. Anche qui l’arida metallica materia viene trasfigurata, sublimata ammorbidita: sembra già di volare verso mondi sconosciuti ed incantati. I mostri rombanti diventano speranze alate, promessa di avventure celesti e di emozioni azzurre.
La gamma dei colori è sempre varia e molteplice: “Rossi”, “bianchi”, “neri”, “grigi”, timidi “verdi”, ombre di “blu” e di “gialli-rosa”. Questi giganti dell’aria sono lì, carichi di trasvolate,di proposte invitanti, ma la loro massiccia imponenza è piegata dall’artista che li soggioga e da insegne di una assorbente civiltà del “3000” li trasforma in strumenti di liriche emozioni.
Come sempre, Accardi fa a meno della figura umana, ma il suo intento non è un deserto: l’uomo, padrone della terra e del cielo, è presente, sorride e si compiace dietro il pennello ed il pentagramma coloristico di Accardi; ammicca all’osservatore e prende il volo sugli itinerari della fantasia.
E’ l’immaginario di Accardi che si rivela proprietario di un linguaggio tutto suo, è un disegno che vale per le sue navi, legate al fascino degli oceani e dei mari, ed alle altre creazioni della sua pittura unica più che signorile, protagonista di un universo di fantasie e di coraggiose alchimie cromatiche, che ne fanno un artista in cammino su di un percorso esclusivo e seducente.
BIOGRAFIA
Angelo Accardi nasce a Sapri (Salerno) nel 1964.
Il suo percorso artistico siconcretizza con la perenne ricerca delle nuove sensazioni da scoprire. Gli esordi artistici sono fortemente caratterizzati dalla “figura”, dalla dimensione pittorica e simbolica. Una parentesi brevissima all’Accademia delle Belle Arti di Napoli, segna l’inizio di una crisi d’identità artistica che dura alcuni anni e in questo periodo le opere sono di matrice astratta. Agli inizi degli anni Novanta, Accardi apre un suo studio a Sapri ed inizia una ricerca sulla figurazione a sfondo sociale; nello stesso periodo mostre in gallerie prestigiose italiane ed estere (Rossetti e Pini di Roma, Manzoni Arte Studio di Milano - Klaus Lea di Monaco di Baviera). Il ciclo Human Collection, atmosfere ovattate dove le figure sono magistralmente velate da una patina di umidità, segna un passaggio fondamentale del suo percorso artistico. Espone le opere di questo ciclo per la prima volta a Vancouver. La mostra da inizio ad una collaborazione con il gallerista coreano Robert Kwon che dura 5 anni. Il 2001 è l’anno in cui inizia il connubio con tre gallerie prestigiose: Verrengia di Salerno, Spazio Arte di Rovereto e Battaglia di Milano. Seguono diverse personali e collettive, tra cui Speed Generation e Vicious, che proiettano Accardi in ambienti artistici più interessanti. E’ in queste circostanze che incontra il gallerista fiorentino Rolando Giovannini, promotore di una mostra itinerante, nella quale 15 tele del ciclo “Enjoy the Silence” sono esposte nelle città di Firenze, Innsbruck, Barcellona e Budapest. Con il gruppo di nuove avanguardie "Tantarte", partecipa a Shanghai nel 2006 a: “Galleria Italia”. Dal 2007 lavora con “Miniaci Art Gallery Milano” di Antonio Miniaci. Nel 2008 comincia una proficua collaborazione con Guido Migheli promotore di importanti iniziative artistiche nell’Italia meridionale. Nello stesso anno il
Gruppo Petit Prince inizia a distribuire le sue opere in Italia e all’estero e il 2009 segna l’inizio del rapporto con Arte Ferraro di Roma.
11
marzo 2011
Angelo Accardi – Myday myday
Dall'undici marzo al 10 aprile 2011
arte contemporanea
Location
SPAZIO NESSUNDORMA
Bari, Via Fiume, 3, (Bari)
Bari, Via Fiume, 3, (Bari)
Orario di apertura
da lunedì a sabato dalle ore 11 alle 16 e dalle 19 alle 24
domenica dalle 18 alle 24
Vernissage
11 Marzo 2011, 19.30
Autore
Curatore