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Angelo Plessas – Every website is a monument
Gloria Maria Gallery e’ lieta di ospitare la prima personale italiana di Angelo Plessas, artista italogreco, che attualmente vive e lavora ad Atene.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Gloria Maria Gallery e’ lieta di ospitare la prima personale italiana di Angelo Plessas, artista italogreco, che attualmente
vive e lavora ad Atene.
Nel suo lavoro Plessas combina animazioni a nomi di domini arrivando così a creare dei websites, mosso dalla
convinzione che i siti web siano dei luoghi da abitare e vivere, in quanto oggetti esperienziali, all’interno e attraverso i
quali immaginare significati e, così come nel reale, poter ammirare opere e sculture site in spazi pubblici.
Visitare un website è un’esperienza pubblica tanto quanto lo è visitare un tradizionale monumento. Parallelamente al
fascino esercitato dalla rete Plessas è molto attento alle opere più classiche che coinvolgono lo spettatore in un sistema
di simboli e tensioni nostalgiche. I websites da lui creati, nella dimensione qui intesa, ci suggeriscono un nuovo modo di
approcciare e di pensare al “Monumento” mettendo in discussione le stesse nozioni di spazio e tempo come intese nel
senso più stretto.
Every website is a monument è un progetto particolarmente significativo in un momento in cui gran parte della nostra
esistenza trascorre letteralmente on line, portandoci spesso a domandarci cosa resti privato e cosa possa, invece,
essere reso pubblico. Il progetto di Angelo Plessas si sviluppa attraverso l’installazione di un website e, in modo
complementare, di segnaletiche e cartoline. In galleria verra' installata una segnaletica sulla quale sara' proiettato un
website ideato dallʼartista. La segnaletica di grandi dimensioni diventera cosi schermo di proiezione di un monumento,
costringendoci ad una riflessione rispetto a cosa sia reale, cosa sia solamente proposto e cosa, ancora, fintamente
riprodotto. La mostra propone, inoltre, una serie di cartoline, realizzate estraendo dei fotogrammi da Google Maps Street
View, ritraenti alcuni luoghi della citta di Milano e sulle quali sono stati apposti dei monumenti virtuali. Interpretate
secondo il linguaggio visuale dell'artista queste rappresentazioni gia di per se considerate monumenti, diventano delle
versioni tridimensionali e scultoree delle sue opere realizzate in rete. La galleria stessa diviene, così, apparato di una
sorta di realtà virtuale proprio come un computer.
Inotre, il website di Angelo Plessas AllDayDoingNothing.com sara' ospitato e proiettato, dall'1 al 13 febbraio 2011, sulla
facciata interna al piazzale di Triennale Bovisa, via Lambruschini 31.
Per ulteriori informazioni e la biografia dellʼartista si prega di contattare la galleria: pr@gloriamariagallery.com
Ringraziamenti a:
Angelidakis Architecture Studio per la collaborazione
Centro Ellenico di Cultura ed Arte Da Mangiare per concessione Patrocinio
NABA Scuola di Media Design e Arti Multimediali per la collaborazione
La Triennale di Milano per l'ospitalita IL MONUMENTO E’ MORTO. VIVA IL MONUMENTO!
L’ultima volta che sono stata a New York la finestra della mia stanza d’albergo si affacciava sull’Hudson.
Sarebbe stata anche una vista meravigliosa se in fondo, sulla riva destra, eretta sulla sua isoletta, non ci fosse
stata la Statua della Libertà. Eccola lì con la sua fantasmatica presenza. Niente a che fare con le innocue
riproduzioni per turisti. Per fortuna è scesa presto sul fiume una densa foschia, altrimenti avrei dovuto accostare
le tende. È un’immagine che mi risulta quasi insostenibile, anche per colpa del cinema che ha conficcato nel
mio immaginario scene come quella finale de Il Pianeta delle Scimmie (1968) dove, gli umani protagonisti
trovano su una spiaggia la testa e altri frammenti dell’ iconico monumento, segni di una civiltà che si è
autodistrutta, estinguendosi. Stessa simbologia per la testa mozzata della signora della liberta che campeggia
sul poster di un altro film di fantascienza cult come 1997 Fuga da New York (1981). Il monumento ridotto in
cocci, specie se antropomorfico, è una delle immagini più potentemente distopiche che esista. Il monumento,
nel bene e nel male, incarna un’immagine collettiva, ideale, utopica. Le sequenze delle distruzioni delle statue di
Saddam Hussein come di Ceausescu, per nominarne solo un paio di una lunga serie, forniscono la
testimonianza più efficace non solo di un cambio di potere repentino ma anche di una diversa
autorappresentazione di una società.
Noi fortunati che non dobbiamo liberarci di un potere così oppressivo (e sembriamo ancora lontani, ma non
lontanissimi, dall’autodistruzione) nutriamo un sentimento ambivalente nei confronti dei monumenti e della loro
funzione tradizionale di collettori di valori condivisi, sia politici che estetici. Siamo individualisti sfrenati ed è
impossibile trovarci d’accordo all’ombra di un monumento. Paradossolmente però si verifica un momento di
unione nel dibattito collettivo sulle opere pubbliche. Sono brutte e/o discutibili (quindi rimuovibili) anche quando
firmate da nomi prestigiosi. Tanto per rimanere in zona con gli esempi, vedi il monumento a Pertini di Aldo Rossi
e, più recentemente, L.O.V.E. di Maurizio Cattelan. Entrambe installate a Milano, ed entrambe, assai
significativamente, in transito. Il primo, dopo ventidue anni di contestata presenza a ridosso di via Manzoni, è in
fase di trasferimento ancora non si sa dove, e forse per fare spazio ad un’attività commerciale. E solo adesso
che un nastro bianco e rosso ne cinge mollemente la cubitale stazza, viene difeso a spada tratta da molti. Il
secondo -intenzionalmente controverso- doveva rimanere al centro di Piazza Affari per irriderne gli ambigui
scambi soltanto un mese, ovvero fino al 24 ottobre scorso. Ma è ancora lì, mentre scrivo questi pensieri, in
attesa che se ne decida la collocazione finale, con l’artista che, spalleggiato da sondaggi" diffusi in rete, vuole
donarlo alla città ma solo se rimane in quella piazza. Insomma il dibattito intorno ai monumenti è caldo. Molto
della delicatezza dell’argomento sta nella sua intrinseca dimensione pubblica: infatti, un conto è andare a
cercare l’arte in" galleria o al museo (dove, in linea di massima,si preferisce ragionare intorno al concetto di
antimonumentalità, o più precisamente, a-monumentalità, nozione quanto mai vaga che tenta di rappresentare il
presente coi suoi desideri multidirezionati), un altro è trovarsela davanti al naso passeggiando per strada. Allora
lì si scatenano partigianerie che sembravano ormai estinte. Appunto, le polemiche intorno ai monumenti
contemporanei pensati per pubbliche piazze sembrano anacronistiche. Ma in qualche modo sono corroboranti.
Fanno capire che nel nostro eterno presente consumistico, dove la conservazione della memoria e la
progettazione del futuro sono degradate a merci o strategie di marketing, c’è ancora voglia di opere pubbliche
che rappresentino le società che le producono ed esibiscono. E tra i vari tentavi sperimentati negli ultimi anni, si
evidenziano due orientamenti. Il primo è quello della transitorietà seguito, ad esempio, dal progetto del quarto
plinto in Trafalgar Square a Londra: rimasto sguarnito di una statua a lungo, è ora occupato a rotazione dalla
opere commissionate a noti artisti. Una scelta salomonica che fa della temporaneità un’efficace arma di
discussione. L’altra tendenza è quella della virtualità, esplorata in modo esemplare dall’artista Angelo Plessas.
Dopo una profonda immersione in rete, che per Angelo equivale ad un ambiente “reale” quanto quello di una
galleria d’arte (e col vantaggio di una visibilità esasperata), l’artista propone una traduzione fisica, tangibile di
alcuni dei siti web che ha realizzato nel corso degli ultimi dieci anni (che, nella loro diversità, potremmo definire
come delle poetiche animazioni interattive impreziosite da titoli che enfatizzano la profonda intenzione
umanistica di tutto il progetto). Ognuno di questi siti è già un monumento nel senso più attuale del termine,
perché è un’opera che sta in un territorio pubblico nuovo come la rete e non impone significati dall’alto, ma si
propone come collettore di interpretazioni diverse, anche opposte. Per rendere più denso il suo ragionamento,
arricchendolo di una deliberata ambiguità tra realtà e virtualità, che è ormai caratteristica delle vite di milioni di
persone che non solo ordinano la spesa online ma in rete intessono relazioni di vario genere, Angelo ha ideato,
appunto, gli “offline monuments”. MeLookingAtYou.com, DoubleFaced.com, ZigZagPhilosophy.com sono alcuni
dei loro titoli tratti dai siti di cui costituiscono la versione urbana e tridimensionale. Sculture ludiche e
partecipatorie, come gli “orginali” da cui derivano, da installare per le strade di Milano in luoghi coerentemente
scelti con Google StreetView. Progetti che possiedono due livelli di utenza (locale e globale) e di fruizione (reale
e virtuale) che spesso si intrecciano generando interessanti quesiti, e non prese di posizione!, sulla natura del
Gloria Maria Gallery Via Watt 32 20143 Milano T +39 02 8708 8548 www.gloriamariagallery.com
monumento contemporaneo. Per confondere ulteriormente le acque, Angelo Plessas incrementa la struttura
della mostra con dei cartelloni che “pubblicizzano” la realizzazione dei monumenti, opere d’arte vere e proprie in
cui elementi reali e illusori si sincronizzano in una nuova dimensione estetica. Inoltre, l’unico monumento
fisicamente presente in mostra “The Monument to An Online Persona” appare"bidimensionale come l’icona di un
computer. Ne lasciamo la descrizione all’artista: « Ho preso in prestito la “faccia” di un personaggio immaginario
che chiamo Leo Sky, che ho inventato come membro della Angelo Foundation, la mia Fondazione immaginaria.
La stella rappresenta l’idea che ognuno con internet puo’ diventare famoso, una star. Ad esempio puoi fare un
blog interessante e diventare famoso in modo semplice anche se sei nel posto piu’ remoto della terra. Ci sono
anche ulteriori connotazioni in questo monumento, come la corona/bocca, che ricorda il “www”, e che puo’
anche essere inteso come rappresentazione del fatto che in internet ognuno regna nel proprio castello. Ho
scelto questo anche perche la stella e’ il simbolo nazionale dell’ Italia». Si sarà accorto Angelo che il suo Leo a
forma di stella ricorda anche la silhouette della testa della Statua della Libertà? Essendosi dichiarato interessato
ad esplorare un nuovo genere di monumentalità dove le nozioni classiche di tempo e spazio vengono messe in
discussione, immagino proprio di si.
Caroline Corbetta, Milano, dicembre 2010
vive e lavora ad Atene.
Nel suo lavoro Plessas combina animazioni a nomi di domini arrivando così a creare dei websites, mosso dalla
convinzione che i siti web siano dei luoghi da abitare e vivere, in quanto oggetti esperienziali, all’interno e attraverso i
quali immaginare significati e, così come nel reale, poter ammirare opere e sculture site in spazi pubblici.
Visitare un website è un’esperienza pubblica tanto quanto lo è visitare un tradizionale monumento. Parallelamente al
fascino esercitato dalla rete Plessas è molto attento alle opere più classiche che coinvolgono lo spettatore in un sistema
di simboli e tensioni nostalgiche. I websites da lui creati, nella dimensione qui intesa, ci suggeriscono un nuovo modo di
approcciare e di pensare al “Monumento” mettendo in discussione le stesse nozioni di spazio e tempo come intese nel
senso più stretto.
Every website is a monument è un progetto particolarmente significativo in un momento in cui gran parte della nostra
esistenza trascorre letteralmente on line, portandoci spesso a domandarci cosa resti privato e cosa possa, invece,
essere reso pubblico. Il progetto di Angelo Plessas si sviluppa attraverso l’installazione di un website e, in modo
complementare, di segnaletiche e cartoline. In galleria verra' installata una segnaletica sulla quale sara' proiettato un
website ideato dallʼartista. La segnaletica di grandi dimensioni diventera cosi schermo di proiezione di un monumento,
costringendoci ad una riflessione rispetto a cosa sia reale, cosa sia solamente proposto e cosa, ancora, fintamente
riprodotto. La mostra propone, inoltre, una serie di cartoline, realizzate estraendo dei fotogrammi da Google Maps Street
View, ritraenti alcuni luoghi della citta di Milano e sulle quali sono stati apposti dei monumenti virtuali. Interpretate
secondo il linguaggio visuale dell'artista queste rappresentazioni gia di per se considerate monumenti, diventano delle
versioni tridimensionali e scultoree delle sue opere realizzate in rete. La galleria stessa diviene, così, apparato di una
sorta di realtà virtuale proprio come un computer.
Inotre, il website di Angelo Plessas AllDayDoingNothing.com sara' ospitato e proiettato, dall'1 al 13 febbraio 2011, sulla
facciata interna al piazzale di Triennale Bovisa, via Lambruschini 31.
Per ulteriori informazioni e la biografia dellʼartista si prega di contattare la galleria: pr@gloriamariagallery.com
Ringraziamenti a:
Angelidakis Architecture Studio per la collaborazione
Centro Ellenico di Cultura ed Arte Da Mangiare per concessione Patrocinio
NABA Scuola di Media Design e Arti Multimediali per la collaborazione
La Triennale di Milano per l'ospitalita IL MONUMENTO E’ MORTO. VIVA IL MONUMENTO!
L’ultima volta che sono stata a New York la finestra della mia stanza d’albergo si affacciava sull’Hudson.
Sarebbe stata anche una vista meravigliosa se in fondo, sulla riva destra, eretta sulla sua isoletta, non ci fosse
stata la Statua della Libertà. Eccola lì con la sua fantasmatica presenza. Niente a che fare con le innocue
riproduzioni per turisti. Per fortuna è scesa presto sul fiume una densa foschia, altrimenti avrei dovuto accostare
le tende. È un’immagine che mi risulta quasi insostenibile, anche per colpa del cinema che ha conficcato nel
mio immaginario scene come quella finale de Il Pianeta delle Scimmie (1968) dove, gli umani protagonisti
trovano su una spiaggia la testa e altri frammenti dell’ iconico monumento, segni di una civiltà che si è
autodistrutta, estinguendosi. Stessa simbologia per la testa mozzata della signora della liberta che campeggia
sul poster di un altro film di fantascienza cult come 1997 Fuga da New York (1981). Il monumento ridotto in
cocci, specie se antropomorfico, è una delle immagini più potentemente distopiche che esista. Il monumento,
nel bene e nel male, incarna un’immagine collettiva, ideale, utopica. Le sequenze delle distruzioni delle statue di
Saddam Hussein come di Ceausescu, per nominarne solo un paio di una lunga serie, forniscono la
testimonianza più efficace non solo di un cambio di potere repentino ma anche di una diversa
autorappresentazione di una società.
Noi fortunati che non dobbiamo liberarci di un potere così oppressivo (e sembriamo ancora lontani, ma non
lontanissimi, dall’autodistruzione) nutriamo un sentimento ambivalente nei confronti dei monumenti e della loro
funzione tradizionale di collettori di valori condivisi, sia politici che estetici. Siamo individualisti sfrenati ed è
impossibile trovarci d’accordo all’ombra di un monumento. Paradossolmente però si verifica un momento di
unione nel dibattito collettivo sulle opere pubbliche. Sono brutte e/o discutibili (quindi rimuovibili) anche quando
firmate da nomi prestigiosi. Tanto per rimanere in zona con gli esempi, vedi il monumento a Pertini di Aldo Rossi
e, più recentemente, L.O.V.E. di Maurizio Cattelan. Entrambe installate a Milano, ed entrambe, assai
significativamente, in transito. Il primo, dopo ventidue anni di contestata presenza a ridosso di via Manzoni, è in
fase di trasferimento ancora non si sa dove, e forse per fare spazio ad un’attività commerciale. E solo adesso
che un nastro bianco e rosso ne cinge mollemente la cubitale stazza, viene difeso a spada tratta da molti. Il
secondo -intenzionalmente controverso- doveva rimanere al centro di Piazza Affari per irriderne gli ambigui
scambi soltanto un mese, ovvero fino al 24 ottobre scorso. Ma è ancora lì, mentre scrivo questi pensieri, in
attesa che se ne decida la collocazione finale, con l’artista che, spalleggiato da sondaggi" diffusi in rete, vuole
donarlo alla città ma solo se rimane in quella piazza. Insomma il dibattito intorno ai monumenti è caldo. Molto
della delicatezza dell’argomento sta nella sua intrinseca dimensione pubblica: infatti, un conto è andare a
cercare l’arte in" galleria o al museo (dove, in linea di massima,si preferisce ragionare intorno al concetto di
antimonumentalità, o più precisamente, a-monumentalità, nozione quanto mai vaga che tenta di rappresentare il
presente coi suoi desideri multidirezionati), un altro è trovarsela davanti al naso passeggiando per strada. Allora
lì si scatenano partigianerie che sembravano ormai estinte. Appunto, le polemiche intorno ai monumenti
contemporanei pensati per pubbliche piazze sembrano anacronistiche. Ma in qualche modo sono corroboranti.
Fanno capire che nel nostro eterno presente consumistico, dove la conservazione della memoria e la
progettazione del futuro sono degradate a merci o strategie di marketing, c’è ancora voglia di opere pubbliche
che rappresentino le società che le producono ed esibiscono. E tra i vari tentavi sperimentati negli ultimi anni, si
evidenziano due orientamenti. Il primo è quello della transitorietà seguito, ad esempio, dal progetto del quarto
plinto in Trafalgar Square a Londra: rimasto sguarnito di una statua a lungo, è ora occupato a rotazione dalla
opere commissionate a noti artisti. Una scelta salomonica che fa della temporaneità un’efficace arma di
discussione. L’altra tendenza è quella della virtualità, esplorata in modo esemplare dall’artista Angelo Plessas.
Dopo una profonda immersione in rete, che per Angelo equivale ad un ambiente “reale” quanto quello di una
galleria d’arte (e col vantaggio di una visibilità esasperata), l’artista propone una traduzione fisica, tangibile di
alcuni dei siti web che ha realizzato nel corso degli ultimi dieci anni (che, nella loro diversità, potremmo definire
come delle poetiche animazioni interattive impreziosite da titoli che enfatizzano la profonda intenzione
umanistica di tutto il progetto). Ognuno di questi siti è già un monumento nel senso più attuale del termine,
perché è un’opera che sta in un territorio pubblico nuovo come la rete e non impone significati dall’alto, ma si
propone come collettore di interpretazioni diverse, anche opposte. Per rendere più denso il suo ragionamento,
arricchendolo di una deliberata ambiguità tra realtà e virtualità, che è ormai caratteristica delle vite di milioni di
persone che non solo ordinano la spesa online ma in rete intessono relazioni di vario genere, Angelo ha ideato,
appunto, gli “offline monuments”. MeLookingAtYou.com, DoubleFaced.com, ZigZagPhilosophy.com sono alcuni
dei loro titoli tratti dai siti di cui costituiscono la versione urbana e tridimensionale. Sculture ludiche e
partecipatorie, come gli “orginali” da cui derivano, da installare per le strade di Milano in luoghi coerentemente
scelti con Google StreetView. Progetti che possiedono due livelli di utenza (locale e globale) e di fruizione (reale
e virtuale) che spesso si intrecciano generando interessanti quesiti, e non prese di posizione!, sulla natura del
Gloria Maria Gallery Via Watt 32 20143 Milano T +39 02 8708 8548 www.gloriamariagallery.com
monumento contemporaneo. Per confondere ulteriormente le acque, Angelo Plessas incrementa la struttura
della mostra con dei cartelloni che “pubblicizzano” la realizzazione dei monumenti, opere d’arte vere e proprie in
cui elementi reali e illusori si sincronizzano in una nuova dimensione estetica. Inoltre, l’unico monumento
fisicamente presente in mostra “The Monument to An Online Persona” appare"bidimensionale come l’icona di un
computer. Ne lasciamo la descrizione all’artista: « Ho preso in prestito la “faccia” di un personaggio immaginario
che chiamo Leo Sky, che ho inventato come membro della Angelo Foundation, la mia Fondazione immaginaria.
La stella rappresenta l’idea che ognuno con internet puo’ diventare famoso, una star. Ad esempio puoi fare un
blog interessante e diventare famoso in modo semplice anche se sei nel posto piu’ remoto della terra. Ci sono
anche ulteriori connotazioni in questo monumento, come la corona/bocca, che ricorda il “www”, e che puo’
anche essere inteso come rappresentazione del fatto che in internet ognuno regna nel proprio castello. Ho
scelto questo anche perche la stella e’ il simbolo nazionale dell’ Italia». Si sarà accorto Angelo che il suo Leo a
forma di stella ricorda anche la silhouette della testa della Statua della Libertà? Essendosi dichiarato interessato
ad esplorare un nuovo genere di monumentalità dove le nozioni classiche di tempo e spazio vengono messe in
discussione, immagino proprio di si.
Caroline Corbetta, Milano, dicembre 2010
14
gennaio 2011
Angelo Plessas – Every website is a monument
Dal 14 gennaio al 10 marzo 2011
arte contemporanea
Location
GLORIA MARIA GALLERY
Milano, Via Giacomo Watt, 32, (Milano)
Milano, Via Giacomo Watt, 32, (Milano)
Orario di apertura
da Lunedi a Venerdi 10-13 e 15-18 o su appuntamento
Vernissage
14 Gennaio 2011, dalle 19 alle 21
Autore