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Angelo Pretolani – Costell’azione Godot
Ci sono artisti – nella cui lista si considera anche il sottoscritto – che una volta imboccata una strada, un cammino, il proprio autentico percorso scelto, non lo mollano più per il resto della vita. Così Angelo Pretolani
Comunicato stampa
Segnala l'evento
COMUNICATO STAMPA/INVITO
Inaugurazione Mercoledì 6 Marzo 2019 alle ore 19.00
Bibliothè Contemporary Art
Sesto appuntamento della rassegna
Signum
Un'opera unica di Angelo Pretolani
Costell’azione Godot
Testi di Marco Fioramanti e Cristina Palmieri
a cura di Francesco Gallo Mazzeo
con il coordinamento di Enzo Barchi
Signum
FrancescoGalloMazzeo
Nome è l’impronta maggiore che si possa dare ad ogni giusta, vera,
persona, per portarla fuori dalla negatività, dalla assenza,intesa
come dispersione, dissolvimento, dovuto alla mancata nascita o
alla morte, della leva vocativa capace di sollevare caos in mondo e
nel caso specifico di suscitare, la quiddità, la personalità, la spiritualità,
che sta sul verbo, senza di cui non è possibile la parola, il lievito
di un pensiero, l’innalzarsi metafisico, astrattivo, sulla folla visibile.
Un assolvimento cronologico, storico, necessario, per dare fondazione
per dare alimento ad ogni furore, che possa essere profetico, che
possa essere rituale, che possa essere poetico, che possa essere passionale,
permettendo quella generazione di idee e di forme, che possano essere
atto di nascita di invisibile che diventa visibile, di potenza che si fa atto.
Stile come cultura che è conoscenza e comprensione, come lo
sono storia e filosofia, unite insieme in una tensione asimmetrica,
a dare profondità nello stesso momento in cui s’aspira all’atto,
alla vocazione al gesto orientato, come premessa e conseguenza di
una conoscenza, che è confidenza verso l’ignoto, che continua ad
essere tale, anzi prosegue la sua distinzione in lungo e in largo,
tanto più, quanto più s’allunga un raggio di luce e il suo diametro.
Una conferma vale una lievitazione, che è una conseguenza della
vita e quindi della vitalità, che non cessa mai di dare segni, miti,
di quanto sia necessario avere radici, per innalzamento e per un
cammino, che deve diventare mappa, perché tutto ciò che è vuoto
deve sempre confrontare il noto con l’ignoto, perché poggia su entrambi
l’alternarsi di luce ed ombra, come essenzialità di ogni codice
che esige la forza tetragona dell’esegesi e la leggerezza dell’allegoria.
Poetica è affiancamento dell’effimero al sostanziale, lingua e parola,
più che mai essenziale, appartenente ad una metafisica delle conoscenze
che permette al contenitore spirituale di essere tale, diventando laboratorio
ideale e reale della fantasia, nelle sue oscillazioni sul bello che
è misura e simmetria, sul sublime che è infinitudine e ineffabilità,
ma che hanno in comune il tessuto stellare dell’armonia, che
permette al piccolo di stare col grande e allo sconfinato di colloquiare
con l’infinitesimale, in una misturazione alchemica e sapienziale.
Attualità come scorrimento, come temporalità, che per quanto
abbia virgole e punti e cronologia discontinua e non sistematica,
ha una sua propria scivolosità che fa percepire più come concettualità
che non come effettività, perché nel momento dell’accadimento non
è coscienza e quando diventa coscienza appartiene ad un passato,
appena accennato, ma ciò nonostante, inesorabile, all’imprescindibile.
Scoperta è la ribalta dell’inattesa, una illuminazione magica, altra,
nella misura temporale dell’ordinanza, originarietà di un cammino di idee
e continuità che sono coperte da polvere, da caligine, da colpe e chimere,
come le idee platoniche, vengono musicate, significate, visibilizzate,
tattilizzate, ammesse nel circolo delle virtù, che sono cardini per stare
nel mondo, da sole, nella verticalità della mistica e della leggerezza
come itineraria, nella orizzontalità, come salire montagne, andare
per stelle e incontrare se stessi in forma difforme, d’uno e di tutti.
E Pluribus unum, nel segno di una ricerca continua, di una scalare
immensa fede nell’universo, che contiene tutto e che muoviamo in
via psicologica, per aggiungerci ed affermare certezze, dell’hic et nunc,
mentre l’ignoto è in mezzo a noi, motore immobile, altro, oltre, di vita.
Nella confidenza che il tempo dei cicli stia concludendo, la rivoluzione
e alla fase di discente di Kali yuga nel segno dell’acquario e subentri
quello ascendente, verso l’intelligenza, la grazia, nel cuore del sapere.
Specchio, non significa immobilità, tutt’altro, vuol dire sguardo mobile,
magico, sulla transizione, sulla velocità di porta e trasporta, carro con
una carica di attualità, che spesso non permette una vera conoscenza,
ma una presentazione a mezzo ludico e tragico, in forma tremolante
di schemi che si affollano da tutte le parti, esaltando e deprimendo,
in forma plastica che non prevede assestamenti, perché lo spettacolo
continua, ma non è sempre lo stesso, non è più quello, uno qualsiasi.
L’unica cosa che sappiamo è appunto, che l’ignoto si espande, è grande,
sempre più grande e lo stesso concetto di perimetro diventa insignificante,
macinando teorie su teorie, metafore su metafore, annunciandoci
territorialità “assurde” energie oscure, rispetto a cui I tempi del cielo, della
volta celeste, del firmamento erano risposte a domande e non domande (…).
Enigma come universo sconosciuto che contiene imprevisti, forme e
contenuti instabili, di cui non conosciamo l’origine, né il destino,
lo vediamo solo un tratto di percorso, troppo breve per conoscerlo,
ammesso che ci convenga farlo nostro e non averlo sempre come
fascinoso orizzonte in grado di scatenare la nostra fantasia e
non farla rinchiudere in una monade, senza più porte, né finestre.
É stato oro, è stato argento, è stato bronzo, continua ad
essere ferro, anche se lo chiamiamo in modi diversi, perché tratta
sempre dello smarrimento, in un sublime che si espande, si espande
e ci lascia con sempre nuovi interrogativi, perché tutto tende a
scivolare, ma verrà un giorno, un mese, un anno, per alzare lo sguardo .
Verranno un giorno pensieri e forme, perfettamente espresse, come
la verità prima che le oscurità e le profondità la coprissero e
riprenderanno, in eterna primavera, con radici profonde di terra
e terra, fronde e fronde, fiori e fiori, imperturbabili come firmamenti.
L’esposizione resterà aperta fino al 26 Marzo 2019
Orario: dal lunedì al sabato: 11.00/23.00
Info: (+39) 06 6781427
https://www.facebook.com/events/305451570326549/
ANGELO PRETOLANI
(ovvero del lancio del sasso nello stagno per il perfezionamento di sé)
Tutto accade
se la spinta inizial
sboccia d'istinto.
(Marco Fioramanti - hai-K.O. del lasciarsi andare)
Ci sono artisti - nella cui lista si considera anche il sottoscritto - che una volta imboccata una strada, un cammino, il proprio autentico percorso scelto, non lo mollano più per il resto della vita. Così Angelo Pretolani in performance fin dai primi anni Settanta e che, dal 2008, registra su un social network “quel che sgorga qui ed ora”, ogni suo accadimento performativo, con tanto di orario, quasi fosse un evento sismico che si debba ricordare. Titolo: “Sotto il selciato c’è la spiaggia”; che ricorda uno degli slogan di rivolta del maggio Sessantotto francese, SOUS LE PAVES, LA PLAGE.
AncheCostell’azione Godot, l’opera unica creata appositamente per Bibliothè, rientra in quest’operazione. Essa si compone di sei dissegni, generati da performance dell’artista nel gennaio scorso.
“Angelo ogni volta che si accinge a dissegnare apre una tonda scatola nera piena di foglie di alloro; calmo, le annusa, le strofina sulle mani… dissegnare, significa dare luogo non solo all’aspetto processuale ma anche a ciò che resta, in un unicum performativo… intessere campi di luce, fuor da ogni idea di rappresentazione… in una ipnotica fitta texture talismanica. È l’evento che si dà forma, appare. Darsi, attraversarsi, dissegnare, dissomigliare”. Si tratta di una vera e propria pratica intesa come un'arte marziale descritta come immagine istantanea. Pretolani ogni volta entra nel proprio abisso e attraverso questa forma di consapevolezza dell'atto che sta compiendo (e che viene descritto in tempo reale) agisce in lui come un'illuminazione.
Marco Fioramanti
DISSEGNARE
Angelo Pretolani adotta il termine dissegnare anziché il canonico “disegnare”. Pregnante e significativa questa scelta. Un poeta è tale soprattutto quando ha l’ardire di modificare la lingua secondo le proprie necessità espressive e comunicative, di creare neologismi capaci di vestire meglio i panni del suo spirito. Le parole divengono necessarie e necessitanti, incisive. Sono asserzioni del proprio sé.
L’atto di dissegnare di cui parla Angelo ben racconta il senso della sua arte, dei minuziosi disegni in penna a biro e alcool che sono – insieme alle ekphrasis – parte delle performance che pubblica da tempo ogni venerdì sul web (“VENERDÌ in performance”. Sotto il selciato c’è la spiaggia).
Dissegnare è disseminare di segni, trovarli, lasciarli emergere. Costruire un disegno a partire dall’accostamento di piccole e minuscole tracce. Elementi che nel loro insieme compongono la totalità, come parti infinitesimali ma urgenti ed insostituibili. Porzioni di un universo infinito, ma in dondo “scomponibile” – o “composto” – in milioni di elementi, come il cosmo, come noi, esseri umani. Non per nulla la forma principe, per eccellenza, quella che ricorre in ogni sua opera, è il cerchio. Una sorta di mandala junghiano in cui l’artista, appunto, sparpaglia i propri segni.
Cristina Palmieri
BIOGRAFIA
Angelo Pretolani è nato a Genova il 15 agosto 1953. Artista di estrazione concettuale, è attivo sul versante della Performance fin dai primi anni Settanta, all'interno di quella tendenza che veniva chiamata Arte del Comportamento, parallela alla Body Art. Dopo le prime azioni (1973) alcune delle quali vengono esposte a Roma (X Quadriennale, 1975), l’artista attraversa con eventi performativi (le apparizioni) “l’identità di un io imprendibile e metaforizzato: L’Angelo… figura teatrale e insieme alchemica” (G. Beringheli).
Ha esposto in Italia e all’estero ottenendo notevoli riconoscimenti; si segnalano le seguenti mostre: Fundaciò J.Mirò, Barcellona, 1977; II Festival Internazionale della Performance, Cavriago, 1978; Remont Gallery, Varsavia, 1979; Galleria d’Arte Moderna, Bologna, 1981; Galleria R. Rotta, Genova, 1987, 1991, 1997; Juliet’s Room, Trieste, 1987; XIX Festival di Santarcangelo di Romagna, 1989; Galleria Spazia, Bologna, 1995; Just Doing, con Allan Kaprow, Museo di Villa Croce, Genova, 1998; The Beginning, opere sul linguaggio del corpo dal 1962 al 1976, prima ancora che nascesse la Body Art, Galleria L. Inga-Pin, Milano, 1999; Il corporinato, Galleria C. Gualco, Genova, 2000; Sono un produttore di senso, non di significati, Teatro Miela, Trieste, 2003; Attraversare Genova. Percorsi e linguaggi internazionali del contemporaneo, Museo di Villa Croce, Genova, 2004-2005; Third International Film & Video Festival, Museum of New Art, Detroit, 2005; Incontri con la videoarte,Lattuada Studio, Milano, 2006; Festival Off, Avignone, 2006; 5th International Performance Art Festival, Villa Reale, Monza, 2007; Catodica, Teatro Miela, Trieste, 2009; Mutazioni profane, Body Performance Art Festival, Roma, 2009; 54.Biennale di Venezia. Padiglione Italia, 2011; Segrete, Palazzo Ducale, Genova, 2016; Situazioni,Logiche performative a Genova negli anni ’70, Galleria Entr’acte, Genova, 2016; Galleria Capoverso, Genova, 2018; Museo MACRO, Roma, 2018; Bibliothè, Roma, 2019.
Sue performance sono state trasmesse da Performance Art TV.
Dal 2008 conduce su Facebook un’operazione a carattere performativo denominata Sotto il selciato c’è la spiaggia; le prime 163 performance sono state pubblicate nell’omonimo libro edito da Fiorina Edizioni, 2011. È presente in Italian Performance Art, percorsi e protagonisti della Action Art Italiana, Sagep Edizioni, 2015
Inaugurazione Mercoledì 6 Marzo 2019 alle ore 19.00
Bibliothè Contemporary Art
Sesto appuntamento della rassegna
Signum
Un'opera unica di Angelo Pretolani
Costell’azione Godot
Testi di Marco Fioramanti e Cristina Palmieri
a cura di Francesco Gallo Mazzeo
con il coordinamento di Enzo Barchi
Signum
FrancescoGalloMazzeo
Nome è l’impronta maggiore che si possa dare ad ogni giusta, vera,
persona, per portarla fuori dalla negatività, dalla assenza,intesa
come dispersione, dissolvimento, dovuto alla mancata nascita o
alla morte, della leva vocativa capace di sollevare caos in mondo e
nel caso specifico di suscitare, la quiddità, la personalità, la spiritualità,
che sta sul verbo, senza di cui non è possibile la parola, il lievito
di un pensiero, l’innalzarsi metafisico, astrattivo, sulla folla visibile.
Un assolvimento cronologico, storico, necessario, per dare fondazione
per dare alimento ad ogni furore, che possa essere profetico, che
possa essere rituale, che possa essere poetico, che possa essere passionale,
permettendo quella generazione di idee e di forme, che possano essere
atto di nascita di invisibile che diventa visibile, di potenza che si fa atto.
Stile come cultura che è conoscenza e comprensione, come lo
sono storia e filosofia, unite insieme in una tensione asimmetrica,
a dare profondità nello stesso momento in cui s’aspira all’atto,
alla vocazione al gesto orientato, come premessa e conseguenza di
una conoscenza, che è confidenza verso l’ignoto, che continua ad
essere tale, anzi prosegue la sua distinzione in lungo e in largo,
tanto più, quanto più s’allunga un raggio di luce e il suo diametro.
Una conferma vale una lievitazione, che è una conseguenza della
vita e quindi della vitalità, che non cessa mai di dare segni, miti,
di quanto sia necessario avere radici, per innalzamento e per un
cammino, che deve diventare mappa, perché tutto ciò che è vuoto
deve sempre confrontare il noto con l’ignoto, perché poggia su entrambi
l’alternarsi di luce ed ombra, come essenzialità di ogni codice
che esige la forza tetragona dell’esegesi e la leggerezza dell’allegoria.
Poetica è affiancamento dell’effimero al sostanziale, lingua e parola,
più che mai essenziale, appartenente ad una metafisica delle conoscenze
che permette al contenitore spirituale di essere tale, diventando laboratorio
ideale e reale della fantasia, nelle sue oscillazioni sul bello che
è misura e simmetria, sul sublime che è infinitudine e ineffabilità,
ma che hanno in comune il tessuto stellare dell’armonia, che
permette al piccolo di stare col grande e allo sconfinato di colloquiare
con l’infinitesimale, in una misturazione alchemica e sapienziale.
Attualità come scorrimento, come temporalità, che per quanto
abbia virgole e punti e cronologia discontinua e non sistematica,
ha una sua propria scivolosità che fa percepire più come concettualità
che non come effettività, perché nel momento dell’accadimento non
è coscienza e quando diventa coscienza appartiene ad un passato,
appena accennato, ma ciò nonostante, inesorabile, all’imprescindibile.
Scoperta è la ribalta dell’inattesa, una illuminazione magica, altra,
nella misura temporale dell’ordinanza, originarietà di un cammino di idee
e continuità che sono coperte da polvere, da caligine, da colpe e chimere,
come le idee platoniche, vengono musicate, significate, visibilizzate,
tattilizzate, ammesse nel circolo delle virtù, che sono cardini per stare
nel mondo, da sole, nella verticalità della mistica e della leggerezza
come itineraria, nella orizzontalità, come salire montagne, andare
per stelle e incontrare se stessi in forma difforme, d’uno e di tutti.
E Pluribus unum, nel segno di una ricerca continua, di una scalare
immensa fede nell’universo, che contiene tutto e che muoviamo in
via psicologica, per aggiungerci ed affermare certezze, dell’hic et nunc,
mentre l’ignoto è in mezzo a noi, motore immobile, altro, oltre, di vita.
Nella confidenza che il tempo dei cicli stia concludendo, la rivoluzione
e alla fase di discente di Kali yuga nel segno dell’acquario e subentri
quello ascendente, verso l’intelligenza, la grazia, nel cuore del sapere.
Specchio, non significa immobilità, tutt’altro, vuol dire sguardo mobile,
magico, sulla transizione, sulla velocità di porta e trasporta, carro con
una carica di attualità, che spesso non permette una vera conoscenza,
ma una presentazione a mezzo ludico e tragico, in forma tremolante
di schemi che si affollano da tutte le parti, esaltando e deprimendo,
in forma plastica che non prevede assestamenti, perché lo spettacolo
continua, ma non è sempre lo stesso, non è più quello, uno qualsiasi.
L’unica cosa che sappiamo è appunto, che l’ignoto si espande, è grande,
sempre più grande e lo stesso concetto di perimetro diventa insignificante,
macinando teorie su teorie, metafore su metafore, annunciandoci
territorialità “assurde” energie oscure, rispetto a cui I tempi del cielo, della
volta celeste, del firmamento erano risposte a domande e non domande (…).
Enigma come universo sconosciuto che contiene imprevisti, forme e
contenuti instabili, di cui non conosciamo l’origine, né il destino,
lo vediamo solo un tratto di percorso, troppo breve per conoscerlo,
ammesso che ci convenga farlo nostro e non averlo sempre come
fascinoso orizzonte in grado di scatenare la nostra fantasia e
non farla rinchiudere in una monade, senza più porte, né finestre.
É stato oro, è stato argento, è stato bronzo, continua ad
essere ferro, anche se lo chiamiamo in modi diversi, perché tratta
sempre dello smarrimento, in un sublime che si espande, si espande
e ci lascia con sempre nuovi interrogativi, perché tutto tende a
scivolare, ma verrà un giorno, un mese, un anno, per alzare lo sguardo .
Verranno un giorno pensieri e forme, perfettamente espresse, come
la verità prima che le oscurità e le profondità la coprissero e
riprenderanno, in eterna primavera, con radici profonde di terra
e terra, fronde e fronde, fiori e fiori, imperturbabili come firmamenti.
L’esposizione resterà aperta fino al 26 Marzo 2019
Orario: dal lunedì al sabato: 11.00/23.00
Info: (+39) 06 6781427
https://www.facebook.com/events/305451570326549/
ANGELO PRETOLANI
(ovvero del lancio del sasso nello stagno per il perfezionamento di sé)
Tutto accade
se la spinta inizial
sboccia d'istinto.
(Marco Fioramanti - hai-K.O. del lasciarsi andare)
Ci sono artisti - nella cui lista si considera anche il sottoscritto - che una volta imboccata una strada, un cammino, il proprio autentico percorso scelto, non lo mollano più per il resto della vita. Così Angelo Pretolani in performance fin dai primi anni Settanta e che, dal 2008, registra su un social network “quel che sgorga qui ed ora”, ogni suo accadimento performativo, con tanto di orario, quasi fosse un evento sismico che si debba ricordare. Titolo: “Sotto il selciato c’è la spiaggia”; che ricorda uno degli slogan di rivolta del maggio Sessantotto francese, SOUS LE PAVES, LA PLAGE.
AncheCostell’azione Godot, l’opera unica creata appositamente per Bibliothè, rientra in quest’operazione. Essa si compone di sei dissegni, generati da performance dell’artista nel gennaio scorso.
“Angelo ogni volta che si accinge a dissegnare apre una tonda scatola nera piena di foglie di alloro; calmo, le annusa, le strofina sulle mani… dissegnare, significa dare luogo non solo all’aspetto processuale ma anche a ciò che resta, in un unicum performativo… intessere campi di luce, fuor da ogni idea di rappresentazione… in una ipnotica fitta texture talismanica. È l’evento che si dà forma, appare. Darsi, attraversarsi, dissegnare, dissomigliare”. Si tratta di una vera e propria pratica intesa come un'arte marziale descritta come immagine istantanea. Pretolani ogni volta entra nel proprio abisso e attraverso questa forma di consapevolezza dell'atto che sta compiendo (e che viene descritto in tempo reale) agisce in lui come un'illuminazione.
Marco Fioramanti
DISSEGNARE
Angelo Pretolani adotta il termine dissegnare anziché il canonico “disegnare”. Pregnante e significativa questa scelta. Un poeta è tale soprattutto quando ha l’ardire di modificare la lingua secondo le proprie necessità espressive e comunicative, di creare neologismi capaci di vestire meglio i panni del suo spirito. Le parole divengono necessarie e necessitanti, incisive. Sono asserzioni del proprio sé.
L’atto di dissegnare di cui parla Angelo ben racconta il senso della sua arte, dei minuziosi disegni in penna a biro e alcool che sono – insieme alle ekphrasis – parte delle performance che pubblica da tempo ogni venerdì sul web (“VENERDÌ in performance”. Sotto il selciato c’è la spiaggia).
Dissegnare è disseminare di segni, trovarli, lasciarli emergere. Costruire un disegno a partire dall’accostamento di piccole e minuscole tracce. Elementi che nel loro insieme compongono la totalità, come parti infinitesimali ma urgenti ed insostituibili. Porzioni di un universo infinito, ma in dondo “scomponibile” – o “composto” – in milioni di elementi, come il cosmo, come noi, esseri umani. Non per nulla la forma principe, per eccellenza, quella che ricorre in ogni sua opera, è il cerchio. Una sorta di mandala junghiano in cui l’artista, appunto, sparpaglia i propri segni.
Cristina Palmieri
BIOGRAFIA
Angelo Pretolani è nato a Genova il 15 agosto 1953. Artista di estrazione concettuale, è attivo sul versante della Performance fin dai primi anni Settanta, all'interno di quella tendenza che veniva chiamata Arte del Comportamento, parallela alla Body Art. Dopo le prime azioni (1973) alcune delle quali vengono esposte a Roma (X Quadriennale, 1975), l’artista attraversa con eventi performativi (le apparizioni) “l’identità di un io imprendibile e metaforizzato: L’Angelo… figura teatrale e insieme alchemica” (G. Beringheli).
Ha esposto in Italia e all’estero ottenendo notevoli riconoscimenti; si segnalano le seguenti mostre: Fundaciò J.Mirò, Barcellona, 1977; II Festival Internazionale della Performance, Cavriago, 1978; Remont Gallery, Varsavia, 1979; Galleria d’Arte Moderna, Bologna, 1981; Galleria R. Rotta, Genova, 1987, 1991, 1997; Juliet’s Room, Trieste, 1987; XIX Festival di Santarcangelo di Romagna, 1989; Galleria Spazia, Bologna, 1995; Just Doing, con Allan Kaprow, Museo di Villa Croce, Genova, 1998; The Beginning, opere sul linguaggio del corpo dal 1962 al 1976, prima ancora che nascesse la Body Art, Galleria L. Inga-Pin, Milano, 1999; Il corporinato, Galleria C. Gualco, Genova, 2000; Sono un produttore di senso, non di significati, Teatro Miela, Trieste, 2003; Attraversare Genova. Percorsi e linguaggi internazionali del contemporaneo, Museo di Villa Croce, Genova, 2004-2005; Third International Film & Video Festival, Museum of New Art, Detroit, 2005; Incontri con la videoarte,Lattuada Studio, Milano, 2006; Festival Off, Avignone, 2006; 5th International Performance Art Festival, Villa Reale, Monza, 2007; Catodica, Teatro Miela, Trieste, 2009; Mutazioni profane, Body Performance Art Festival, Roma, 2009; 54.Biennale di Venezia. Padiglione Italia, 2011; Segrete, Palazzo Ducale, Genova, 2016; Situazioni,Logiche performative a Genova negli anni ’70, Galleria Entr’acte, Genova, 2016; Galleria Capoverso, Genova, 2018; Museo MACRO, Roma, 2018; Bibliothè, Roma, 2019.
Sue performance sono state trasmesse da Performance Art TV.
Dal 2008 conduce su Facebook un’operazione a carattere performativo denominata Sotto il selciato c’è la spiaggia; le prime 163 performance sono state pubblicate nell’omonimo libro edito da Fiorina Edizioni, 2011. È presente in Italian Performance Art, percorsi e protagonisti della Action Art Italiana, Sagep Edizioni, 2015
06
marzo 2019
Angelo Pretolani – Costell’azione Godot
Dal 06 al 26 marzo 2019
arte contemporanea
Location
BIBLIOTHE’ CONTEMPORARY ART GALLERY
Roma, Via Celsa, 4/5, (ROMA)
Roma, Via Celsa, 4/5, (ROMA)
Orario di apertura
dal lunedì al sabato: 11.00 alle 23.00
Vernissage
6 Marzo 2019, ore 19.00
Autore
Curatore