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Angiolo Volpe – Al cuore della luce
Comunicato stampa
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Al cuore della luce
Giovanni Faccenda
Mi fosse chiesto di indicare il più sorprendente mutamento espressivo, a cui ho assistito
negli ultimi dieci anni, non esiterei a citare quello che ha caratterizzato, di recente, l’opera
di Angiolo Volpe. In coincidenza con la maggiore frequentazione che egli ha avuto del pastello,
una cospicua essenzialità, figurativa e cromatica, è infatti intervenuta a sostanziare
l’intera genesi di un lavoro, il suo, oggi straordinariamente ricco di suggestioni immateriali,
di un’aura metafisica che pervade, in ogni ambito, quanto astratto più che rappresentato.
La natura, come esautorata delle proprie forme da una sorta di potente sortilegio, si rivela,
ora, in impressioni di luci conquistate fra l’alba e il far della sera: seducenti chiarori e
barbagli crepuscolari diventano pretesti di pittura nel rapido volgere di palpitazioni che
riecheggiano nel tempo. Chi ha modo di vedere queste tele e queste carte, peculiari nell’ormai
lunga epifania poetica di Volpe, non può che rimanere attonito per tanta sublime
partecipazione, quasi l’originale ispirazione resistesse e dunque si manifestasse, con identica
intensità, in un perpetuo idillio interiore, esteso, naturalmente, ad una più vasta dimensione
collettiva.
Il mare, al solito generoso di improvvise folgorazioni, è l’intrigante diaframma che separa
il visibile dall’invisibile. Lo preferisce, Volpe, in quegli aurorali abbandoni nei quali si confessa
sottovoce a pochi intimi, alludendo a verità esistenziali, sepolte nel mistero degli
abissi, con la stessa stupefacente calma olimpica che ne trattiene i primi, mattutini fremiti
delle onde in superficie. Bisogna esserci: l’antico rito non attende oltre. Chiunque conosca
l’impareggiabile estasi suscitata da tale apogeo di bellezza non vi può rinunciare.
Molti pastelli, che hanno elevato la figura di Volpe ai vertici dello scenario artistico contemporaneo,
sono stati realizzati portando a compimento, in studio, l’abbozzo ricavato
da queste fuggevoli visioni. Il pigmento, fissato sulla carta con ripetute sovrapposizioni,
come a placare un’urgenza germinata in recondite stanze memoriali, ha infine acquistato
una consistenza, fisica e lirica, di rilevante valore. Nell’azzurro monocromo, dove mare e
cielo finiscono per congiungersi e per confondersi, per essere una sola entità percettibile,
stanno, in realtà, una moltitudine di luoghi del pensiero in cui è possibile smarrirsi eterei,
sulla scia di remote illusioni destinate altrimenti a insecchire nell’anima come salsedine.
Miracoli della pittura… Mentre ancora godi di precipizi sospesi su spiagge nascoste, di litorali
autunnali abitati da ombre frondose, di dune inchinate all’imminente maestrale,
ecco Volpe dischiuderci altri angoli di natura incontaminata. Nelle narici, già ebbre di pino
marino e cortecce di sughero bagnato, si fanno ora strada nuove fragranze: insistono per
campi di lavanda in fiore, sconfinate distese di grano, verdi colline screziate di bianco e di
giallo quando è tempo di margherite e mimose. Là dove le stagioni hanno il volto della
bruma che avvolge la campagna d’inverno e del sole abbacinante in certi meriggi d’estate,
Volpe manifesta una vocazione per la natura e per la luce sempre sorretta da un eccezionale
talento: quello di pittore.
Non stupisca, dunque, che dopo anni trascorsi a cercare cromie che non appartengono a
nessuna tavolozza, albori immacolati accesi da bave madreperlacee, incanti spirituali da
vivere e da dipingere, Volpe sia oggi pervenuto a riflessioni che ampliano ulteriormente i
termini del proprio percorso creativo. L’apparizione surreale di gru da lavoro in contesti
edenici, a simboleggiare l’estrema anomalia rappresentata da simili icone del progresso industriale
nell’ordine e nella magnificenza secolare del paesaggio, ha aggiunto, di fatto,
qualcosa di disorientante all’interno di queste organiche composizioni. È come se nella
consueta armonia delle immagini si fosse insinuato un corpo estraneo, capace, tuttavia, di
infondere un imprevisto senso di sorpresa nella mente di chi osserva, rapito, l’affascinante
eleganza dei pastelli e, insieme, quella dei dipinti.
In questi due versanti del lavoro di Volpe c’è, ormai, una tale simmetria, da non riuscire a
distinguere, se non dal vero, quali siano gli uni e quali gli altri. La ricerca condotta in modo
illuminato ha sapientemente adeguato alle rispettive tecniche le varie intuizioni: così, l’olio,
tende a risaltare per una maggiore leggerezza d’impasto, una voluta fluidità necessaria
alle attuali campiture; mentre il pastello, divenuto, della pittura, aristocratica quintessenza,
continua a nobilitarsi con eloquenti gradazioni.
Forse, fra qualche anno, si dirà di una seconda vita iniziata, per Volpe, dopo la mostra alla
Biblioteca Marciana di Venezia, quando, fra i tepori di una primavera appena anticipata,
ebbe a fiorire non solo il suo più grande successo, ma anche la consapevolezza di essere
finalmente arrivato a dipingere quello che mai avrebbe immaginato.
Fiesole, marzo 2008.
Finito di stampare nel mese di maggio 2008
per conto delle Edizioni Masso delle Fate
presso la NOVA ARTI GRAFICHE
Via Cavalcanti, 9/D - 50058 Signa (Fi)
www.massodellefate.it
Biografia
Angiolo Volpe è nato a Livorno nel 1943. Ha iniziato a dipingere giovanissimo e si è subito
orientato verso la pittura come unica attività professionale. I suoi primi lavori risentono
della lezione apportata dai Macchiaioli, pur evidenziando una propria linea espressiva
originale che avrà modo di imporsi sempre più con il trascorrere del tempo.
Negli anni Settanta ha compiuto numerosi viaggi, sia in Italia che all’estero, per vivere
nuove esperienze umane e per dipingere realtà naturali, ambientali ed architettoniche tra
loro diverse. Indomito, ha comunque continuato ad affinare la propria ricerca, che è
elemento essenziale del suo divenire espressivo. Numerose mostre personali nelle più
importanti gallerie italiane lo hanno imposto negli anni, all’attenzione pubblica, che ha
avuto modo di apprezzarlo anche in America e in Giappone. Di carattere piuttosto mite
e riservato, egli riesce tenacemente a portare avanti le proprie convinzioni ed i propri
intendimenti con meditate, a volte sofferte, ferme decisioni. Vive a Castiglioncello (Li), a
contatto con il mare e la natura, dove opera in un poetico raccoglimento.
Giovanni Faccenda
Mi fosse chiesto di indicare il più sorprendente mutamento espressivo, a cui ho assistito
negli ultimi dieci anni, non esiterei a citare quello che ha caratterizzato, di recente, l’opera
di Angiolo Volpe. In coincidenza con la maggiore frequentazione che egli ha avuto del pastello,
una cospicua essenzialità, figurativa e cromatica, è infatti intervenuta a sostanziare
l’intera genesi di un lavoro, il suo, oggi straordinariamente ricco di suggestioni immateriali,
di un’aura metafisica che pervade, in ogni ambito, quanto astratto più che rappresentato.
La natura, come esautorata delle proprie forme da una sorta di potente sortilegio, si rivela,
ora, in impressioni di luci conquistate fra l’alba e il far della sera: seducenti chiarori e
barbagli crepuscolari diventano pretesti di pittura nel rapido volgere di palpitazioni che
riecheggiano nel tempo. Chi ha modo di vedere queste tele e queste carte, peculiari nell’ormai
lunga epifania poetica di Volpe, non può che rimanere attonito per tanta sublime
partecipazione, quasi l’originale ispirazione resistesse e dunque si manifestasse, con identica
intensità, in un perpetuo idillio interiore, esteso, naturalmente, ad una più vasta dimensione
collettiva.
Il mare, al solito generoso di improvvise folgorazioni, è l’intrigante diaframma che separa
il visibile dall’invisibile. Lo preferisce, Volpe, in quegli aurorali abbandoni nei quali si confessa
sottovoce a pochi intimi, alludendo a verità esistenziali, sepolte nel mistero degli
abissi, con la stessa stupefacente calma olimpica che ne trattiene i primi, mattutini fremiti
delle onde in superficie. Bisogna esserci: l’antico rito non attende oltre. Chiunque conosca
l’impareggiabile estasi suscitata da tale apogeo di bellezza non vi può rinunciare.
Molti pastelli, che hanno elevato la figura di Volpe ai vertici dello scenario artistico contemporaneo,
sono stati realizzati portando a compimento, in studio, l’abbozzo ricavato
da queste fuggevoli visioni. Il pigmento, fissato sulla carta con ripetute sovrapposizioni,
come a placare un’urgenza germinata in recondite stanze memoriali, ha infine acquistato
una consistenza, fisica e lirica, di rilevante valore. Nell’azzurro monocromo, dove mare e
cielo finiscono per congiungersi e per confondersi, per essere una sola entità percettibile,
stanno, in realtà, una moltitudine di luoghi del pensiero in cui è possibile smarrirsi eterei,
sulla scia di remote illusioni destinate altrimenti a insecchire nell’anima come salsedine.
Miracoli della pittura… Mentre ancora godi di precipizi sospesi su spiagge nascoste, di litorali
autunnali abitati da ombre frondose, di dune inchinate all’imminente maestrale,
ecco Volpe dischiuderci altri angoli di natura incontaminata. Nelle narici, già ebbre di pino
marino e cortecce di sughero bagnato, si fanno ora strada nuove fragranze: insistono per
campi di lavanda in fiore, sconfinate distese di grano, verdi colline screziate di bianco e di
giallo quando è tempo di margherite e mimose. Là dove le stagioni hanno il volto della
bruma che avvolge la campagna d’inverno e del sole abbacinante in certi meriggi d’estate,
Volpe manifesta una vocazione per la natura e per la luce sempre sorretta da un eccezionale
talento: quello di pittore.
Non stupisca, dunque, che dopo anni trascorsi a cercare cromie che non appartengono a
nessuna tavolozza, albori immacolati accesi da bave madreperlacee, incanti spirituali da
vivere e da dipingere, Volpe sia oggi pervenuto a riflessioni che ampliano ulteriormente i
termini del proprio percorso creativo. L’apparizione surreale di gru da lavoro in contesti
edenici, a simboleggiare l’estrema anomalia rappresentata da simili icone del progresso industriale
nell’ordine e nella magnificenza secolare del paesaggio, ha aggiunto, di fatto,
qualcosa di disorientante all’interno di queste organiche composizioni. È come se nella
consueta armonia delle immagini si fosse insinuato un corpo estraneo, capace, tuttavia, di
infondere un imprevisto senso di sorpresa nella mente di chi osserva, rapito, l’affascinante
eleganza dei pastelli e, insieme, quella dei dipinti.
In questi due versanti del lavoro di Volpe c’è, ormai, una tale simmetria, da non riuscire a
distinguere, se non dal vero, quali siano gli uni e quali gli altri. La ricerca condotta in modo
illuminato ha sapientemente adeguato alle rispettive tecniche le varie intuizioni: così, l’olio,
tende a risaltare per una maggiore leggerezza d’impasto, una voluta fluidità necessaria
alle attuali campiture; mentre il pastello, divenuto, della pittura, aristocratica quintessenza,
continua a nobilitarsi con eloquenti gradazioni.
Forse, fra qualche anno, si dirà di una seconda vita iniziata, per Volpe, dopo la mostra alla
Biblioteca Marciana di Venezia, quando, fra i tepori di una primavera appena anticipata,
ebbe a fiorire non solo il suo più grande successo, ma anche la consapevolezza di essere
finalmente arrivato a dipingere quello che mai avrebbe immaginato.
Fiesole, marzo 2008.
Finito di stampare nel mese di maggio 2008
per conto delle Edizioni Masso delle Fate
presso la NOVA ARTI GRAFICHE
Via Cavalcanti, 9/D - 50058 Signa (Fi)
www.massodellefate.it
Biografia
Angiolo Volpe è nato a Livorno nel 1943. Ha iniziato a dipingere giovanissimo e si è subito
orientato verso la pittura come unica attività professionale. I suoi primi lavori risentono
della lezione apportata dai Macchiaioli, pur evidenziando una propria linea espressiva
originale che avrà modo di imporsi sempre più con il trascorrere del tempo.
Negli anni Settanta ha compiuto numerosi viaggi, sia in Italia che all’estero, per vivere
nuove esperienze umane e per dipingere realtà naturali, ambientali ed architettoniche tra
loro diverse. Indomito, ha comunque continuato ad affinare la propria ricerca, che è
elemento essenziale del suo divenire espressivo. Numerose mostre personali nelle più
importanti gallerie italiane lo hanno imposto negli anni, all’attenzione pubblica, che ha
avuto modo di apprezzarlo anche in America e in Giappone. Di carattere piuttosto mite
e riservato, egli riesce tenacemente a portare avanti le proprie convinzioni ed i propri
intendimenti con meditate, a volte sofferte, ferme decisioni. Vive a Castiglioncello (Li), a
contatto con il mare e la natura, dove opera in un poetico raccoglimento.
02
agosto 2008
Angiolo Volpe – Al cuore della luce
Dal 02 al 31 agosto 2008
arte contemporanea
Location
BASILICA DI SANT’ALESSANDRO
Fiesole, Via San Francesco, (Firenze)
Fiesole, Via San Francesco, (Firenze)
Orario di apertura
10.30-12.30 / 16.30-18.30 sabato e domenica compresi. Chiuso il martedì
Autore
Curatore