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Angoli d’arte 2009
Per la seconda volta il giardino Peyron si arricchisce di un nuovo percorso di visita.
Comunicato stampa
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ANGOLI D’ARTE
VILLA PEYRON
al BOSCO di FONTE LUCENTE
Per la seconda volta il giardino Peyron si arricchisce di un nuovo percorso di visita, di “una nuova possibilità di visita dell’architettura del parco”, come disse l’Avv. Michele Gremigni, Presidente CARICENTRO e Segretario Generale della Fondazione Parchi Monumentali Bardini e Peyron, nell’edizione passata di “Angoli d’arte 2008” che riuscì a creare, come scrisse Siliano Simoncini, “un’armonia metafisica, senza imporsi alla vista - Di fatto le installazioni costituiscono un’ integrazione del percorso, un festoso e piacevole scenario che intende dialogare con l’esistente focalizzandone vedute per niente conflittuali.” Questo è potuto avvenire grazie alla collaborazione con i responsabili del giardino e soprattutto con il suo curatore Dott. Saverio Lastrucci, che è lieto di presentare gli artisti 2009:
Giuliano Anzuini, Filippo Basetti, Andrea Dami, Hastrid Hjort, Stacee Kalmanovsky, Dario Longo e Silvio Magrini, che “con i loro lavori valorizzano, senza alterare, il senso del luogo”.
Angoli d’arte al Bosco di Fontelucente - ha detto Lastrucci - è una mostra d’arte contemporanea, le cui opere dialogano con le sculture della villa, le geometrie del giardino all’italiana e le stesse piante sempreverdi, dalle quali gli artisti hanno tratto stimoli per i loro lavori.
Le opere d’arte, come nel 2008, rimarranno nel Bosco di Fontelucente per tutto il periodo d’apertura del giardino Peyron.
Ogni artista, seguendo le indicazioni dell’edizione passata, ha lavorato non venendo meno al proprio percorso creativo, alla propria poetica, secondo i diversi linguaggi artistici, che vanno dalle installazioni minimali alle sculture sonore.
Il giardino si articola su vari terrazzamenti degradanti; fu voluto dallo stesso Angelo Peyron e, come lo vediamo oggi, dal figlio Paolo, con i suoi ornati verdi, le piante ad alto fusto, i sentieri e i vialetti ingentiliti da statue che creano angoli “romantici”, simili ai giardini di fine ottocento, che gli artisti Giuliano Anzuini, Filippo Basetti, Andrea Dami, Hastrid Hjort, Stacee Kalmanovsky, Dario Longo e Silvio Magrini con i loro lavori artistici hanno voluto riattualizzare, riportandoli nel loro tempo, perché “la storia non si deve interrompere”, come ha detto il curatore del giardino Saverio Lastrucci.
ANGOLI D’ARTE
VILLA PEYRON al BOSCO di FONTE LUCENTE
Brevi cenni sulle opere che sono in lavorazione e sul percorso artistico degli autori.
Dalla strada che da Fiesole porta a Vincigliata si arriva alla villa Peyron.
L’ingresso è protetto dal Bosco di Fontelucente, mentre gli ulivi, che degradano ordinatamente come in un anfiteatro, ci invitano ad entrare. In questo scenario, guardando in basso verso est, c’è il lago, con il luccichio dei riflessi ora del sole, ora delle nuvole. Nell’acqua l’opera “PENSIERI EMERGENTI”, cinque forme di Dario Longo.
Dalla piazza della musica, risalendo verso la villa, tra gli ulivi, sulla destra, “scritture di ombra e di luce, di pieni e di vuoti, un intreccio da decodificare... gesti, impronte, accenni...”, dice Hastrid Hjort, autrice dell’opera: "LUOGHI DI SCRITTURA".
Le scale ci portano in alto e vicino al grande terrazzamento della villa, lungo uno stretto passaggio, c’è l’opera sonora di Andrea Dami: “LUCENTE”, una “barca” per condurre il visitatore lungo il sentiero d’acqua alla sua fonte generatrice. Un viaggio senza tempo e i suoni, testimonianza del navigatore, potranno scandire il suo procedere tra i tronchi degli alberi che, con le loro fronde, chiudono la vista del cielo. Poco lontano, verso il pozzo della rana, due graziosi puttini vigilano su un vaso di pietra che è diventato la base dell’opera “COMPOSIZIONE” di Filippo Basetti, realizzata assemblando oggetti di uso comune e tipici dell'ambiente domestico; “decontestualizzandoli hanno trovato in modo ironico una nuova simbologia”.
Salendo pochi scalini si arriva al piano della villa e si incontra, sulla destra, “TERRITORIO” di Stacee Kalmanovsky, un frammento di terra distaccato dal suolo per suggerire: proprietà, orgoglio, identità, diritto, ma anche “cosa significano per noi le parole terra o paese”?
Davanti il giardino all’italiana, sulla sinistra lo spettacolo della natura, in fondo alla valle Firenze con le sue famose architetture. Sul parapetto di pietra, che divide dal primo grande terrazzamento leggermente inclinato e caratterizzato dalle geometrie di bossolo, “METRONOMI IN SILENZIO”, quattro elementi di Dario Longo che “seguono lo scorrere degli anni, all'interno del tempo” e ondeggiano alla brezza come i vicini cipressi, mentre sotto l’alto muro, ai “piedi” del glicine, quasi nascosta c’è l’opera “FORGIA DELLA NATURA”.
Guardando verso il fondovalle, sulla balaustrata che separa dal secondo terrazzamento appare “PAESAGGIO” di Andrea Dami, che incornicia con un filo rosso la grande vasca, il bosco con i neri cipressi, poi le case attorno alla cupola del Brunelleschi e in fondo alla piana i monti azzurrini e il cielo. Il segmento aureo del rettangolo, se colpito con un piccolo martello, suonerà come una campana di quei vecchi campanili toscani a vela.
Da questa balaustra si vede, alla fine del piano inclinato, l’uomo di Giuliano Anzuini e Silvio Magrini (“DIVING IN BEAUTY”), “oppresso dal caos del mondo moderno” che sta per lanciarsi nella vasca, una grande fontana che delimita il terzo terrazzamento e il bosco, “per raggiungere il sereno equilibrio”.
Subito sotto, in equilibrio precario, “AFFETTALBERO”, l’altra opera a due mani di Anzuini e Magrini che, come suggerisce il titolo, obbliga il visitatore ad una riflessione sulla natura martoriata dall’uomo, “che con i suoi interventi dissennati turba spesso l'equilibrio naturale”; quali le conseguenze?
Chi vorrà continuare a percorrere i sentieri del giardino e del Bosco di Fontelucente potrà trovare l’ultima opera: “ARS EFFIMERA” di Anzuini, Basetti e Magrini, che “nasce, vive e muore nel fugace tempo della mostra “Angoli d’arte”, con la data di inizio e di fine dell'installazione, metaforizzando la transitorietà delle cose della vita” tra le luci e le ombre degli alberi d’alto fusto che isolano il grande complesso architettonico, che è il giardino Peyron, dalle nevrosi del mondo, facendo rivivere armonie, odori, sensazioni, come l’antica Fiesole ci ricorda attraverso la storia delle sue pietre.
PAESAGGIO - Andrea Dami
VILLA PEYRON
al BOSCO di FONTE LUCENTE
Per la seconda volta il giardino Peyron si arricchisce di un nuovo percorso di visita, di “una nuova possibilità di visita dell’architettura del parco”, come disse l’Avv. Michele Gremigni, Presidente CARICENTRO e Segretario Generale della Fondazione Parchi Monumentali Bardini e Peyron, nell’edizione passata di “Angoli d’arte 2008” che riuscì a creare, come scrisse Siliano Simoncini, “un’armonia metafisica, senza imporsi alla vista - Di fatto le installazioni costituiscono un’ integrazione del percorso, un festoso e piacevole scenario che intende dialogare con l’esistente focalizzandone vedute per niente conflittuali.” Questo è potuto avvenire grazie alla collaborazione con i responsabili del giardino e soprattutto con il suo curatore Dott. Saverio Lastrucci, che è lieto di presentare gli artisti 2009:
Giuliano Anzuini, Filippo Basetti, Andrea Dami, Hastrid Hjort, Stacee Kalmanovsky, Dario Longo e Silvio Magrini, che “con i loro lavori valorizzano, senza alterare, il senso del luogo”.
Angoli d’arte al Bosco di Fontelucente - ha detto Lastrucci - è una mostra d’arte contemporanea, le cui opere dialogano con le sculture della villa, le geometrie del giardino all’italiana e le stesse piante sempreverdi, dalle quali gli artisti hanno tratto stimoli per i loro lavori.
Le opere d’arte, come nel 2008, rimarranno nel Bosco di Fontelucente per tutto il periodo d’apertura del giardino Peyron.
Ogni artista, seguendo le indicazioni dell’edizione passata, ha lavorato non venendo meno al proprio percorso creativo, alla propria poetica, secondo i diversi linguaggi artistici, che vanno dalle installazioni minimali alle sculture sonore.
Il giardino si articola su vari terrazzamenti degradanti; fu voluto dallo stesso Angelo Peyron e, come lo vediamo oggi, dal figlio Paolo, con i suoi ornati verdi, le piante ad alto fusto, i sentieri e i vialetti ingentiliti da statue che creano angoli “romantici”, simili ai giardini di fine ottocento, che gli artisti Giuliano Anzuini, Filippo Basetti, Andrea Dami, Hastrid Hjort, Stacee Kalmanovsky, Dario Longo e Silvio Magrini con i loro lavori artistici hanno voluto riattualizzare, riportandoli nel loro tempo, perché “la storia non si deve interrompere”, come ha detto il curatore del giardino Saverio Lastrucci.
ANGOLI D’ARTE
VILLA PEYRON al BOSCO di FONTE LUCENTE
Brevi cenni sulle opere che sono in lavorazione e sul percorso artistico degli autori.
Dalla strada che da Fiesole porta a Vincigliata si arriva alla villa Peyron.
L’ingresso è protetto dal Bosco di Fontelucente, mentre gli ulivi, che degradano ordinatamente come in un anfiteatro, ci invitano ad entrare. In questo scenario, guardando in basso verso est, c’è il lago, con il luccichio dei riflessi ora del sole, ora delle nuvole. Nell’acqua l’opera “PENSIERI EMERGENTI”, cinque forme di Dario Longo.
Dalla piazza della musica, risalendo verso la villa, tra gli ulivi, sulla destra, “scritture di ombra e di luce, di pieni e di vuoti, un intreccio da decodificare... gesti, impronte, accenni...”, dice Hastrid Hjort, autrice dell’opera: "LUOGHI DI SCRITTURA".
Le scale ci portano in alto e vicino al grande terrazzamento della villa, lungo uno stretto passaggio, c’è l’opera sonora di Andrea Dami: “LUCENTE”, una “barca” per condurre il visitatore lungo il sentiero d’acqua alla sua fonte generatrice. Un viaggio senza tempo e i suoni, testimonianza del navigatore, potranno scandire il suo procedere tra i tronchi degli alberi che, con le loro fronde, chiudono la vista del cielo. Poco lontano, verso il pozzo della rana, due graziosi puttini vigilano su un vaso di pietra che è diventato la base dell’opera “COMPOSIZIONE” di Filippo Basetti, realizzata assemblando oggetti di uso comune e tipici dell'ambiente domestico; “decontestualizzandoli hanno trovato in modo ironico una nuova simbologia”.
Salendo pochi scalini si arriva al piano della villa e si incontra, sulla destra, “TERRITORIO” di Stacee Kalmanovsky, un frammento di terra distaccato dal suolo per suggerire: proprietà, orgoglio, identità, diritto, ma anche “cosa significano per noi le parole terra o paese”?
Davanti il giardino all’italiana, sulla sinistra lo spettacolo della natura, in fondo alla valle Firenze con le sue famose architetture. Sul parapetto di pietra, che divide dal primo grande terrazzamento leggermente inclinato e caratterizzato dalle geometrie di bossolo, “METRONOMI IN SILENZIO”, quattro elementi di Dario Longo che “seguono lo scorrere degli anni, all'interno del tempo” e ondeggiano alla brezza come i vicini cipressi, mentre sotto l’alto muro, ai “piedi” del glicine, quasi nascosta c’è l’opera “FORGIA DELLA NATURA”.
Guardando verso il fondovalle, sulla balaustrata che separa dal secondo terrazzamento appare “PAESAGGIO” di Andrea Dami, che incornicia con un filo rosso la grande vasca, il bosco con i neri cipressi, poi le case attorno alla cupola del Brunelleschi e in fondo alla piana i monti azzurrini e il cielo. Il segmento aureo del rettangolo, se colpito con un piccolo martello, suonerà come una campana di quei vecchi campanili toscani a vela.
Da questa balaustra si vede, alla fine del piano inclinato, l’uomo di Giuliano Anzuini e Silvio Magrini (“DIVING IN BEAUTY”), “oppresso dal caos del mondo moderno” che sta per lanciarsi nella vasca, una grande fontana che delimita il terzo terrazzamento e il bosco, “per raggiungere il sereno equilibrio”.
Subito sotto, in equilibrio precario, “AFFETTALBERO”, l’altra opera a due mani di Anzuini e Magrini che, come suggerisce il titolo, obbliga il visitatore ad una riflessione sulla natura martoriata dall’uomo, “che con i suoi interventi dissennati turba spesso l'equilibrio naturale”; quali le conseguenze?
Chi vorrà continuare a percorrere i sentieri del giardino e del Bosco di Fontelucente potrà trovare l’ultima opera: “ARS EFFIMERA” di Anzuini, Basetti e Magrini, che “nasce, vive e muore nel fugace tempo della mostra “Angoli d’arte”, con la data di inizio e di fine dell'installazione, metaforizzando la transitorietà delle cose della vita” tra le luci e le ombre degli alberi d’alto fusto che isolano il grande complesso architettonico, che è il giardino Peyron, dalle nevrosi del mondo, facendo rivivere armonie, odori, sensazioni, come l’antica Fiesole ci ricorda attraverso la storia delle sue pietre.
PAESAGGIO - Andrea Dami
26
giugno 2009
Angoli d’arte 2009
Dal 26 giugno al 31 ottobre 2009
arte contemporanea
Location
VILLA PEYRON
Fiesole, Via Di Vincigliata, 2, (Firenze)
Fiesole, Via Di Vincigliata, 2, (Firenze)
Biglietti
euro 10
Orario di apertura
ore 9-12 e 13-17; sabato e festivi solo su prenotazione (o in occasione di eventi)
Vernissage
26 Giugno 2009, ore 19.30
Autore