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Anna Maria Angelini Chiarvetto – Anagramma, forma e colori
fotografie
Comunicato stampa
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“Le fotografie non restituiscono ciò che è stato, piuttosto ripropongono in una sorta di lancinante presente ciò che non è più…Il sapore del ricordo è proprio lì, nella sensazione acuta, lancinante, che si prova quando il passato torna a sfiorarci, quando si ritrovano tempi e luoghi che ci sono appartenuti diventando la memoria che ci fa essere quello che siamo”.
Avevo pensato abbastanza casualmente di servirmi di queste parole di Ferdinando Scianna come incipit per la presentazione di questa mostra fotografica di Anna Maria Angelini Chiarvetto, professione fotografa viaggiatrice, e ne sono contento: perché la qualifica di viaggiatrice, che pure le sta a pennello in senso fisico, motorio, è anche quella che metaforicamente la identifica meglio di ogni altra: cioè altresì indagatrice, scopritrice di quella ricchezza di sensi e di significati, negati ai più, che sta celata dietro e all’interno dei fenomeni più decisamente apparenti.
Dunque: posso benissimo dire, anche per lei, che, se la fotografia ha inventato un alfabeto, è per ciò stesso un modo di dialogare e di narrare che contrasta e nega il “senso comune addormentato nelle abitudini del vedere e del parlare”, usando questa fulminante espressione di G. Bachelard.
E’ così infatti che nel “dire” fotograficamente di A. M. Angelini Chiarvetto coesistono la luce dell’invenzione e la scoperta di realtà imprevedibili, appannaggio dell’utopia e dell’ucronia, evitando la banalizzazione degli eventi ove si annida il germe della banalizzazione delle cose della vita: anche pericolosamente rasentando il grado zero della vita, giusto confinante con la morte e comunque a diretto contatto con la nausea dei modi dell’essere.
(Pier Giulio Bonifacio, Genova, Maggio 2006)
Avevo pensato abbastanza casualmente di servirmi di queste parole di Ferdinando Scianna come incipit per la presentazione di questa mostra fotografica di Anna Maria Angelini Chiarvetto, professione fotografa viaggiatrice, e ne sono contento: perché la qualifica di viaggiatrice, che pure le sta a pennello in senso fisico, motorio, è anche quella che metaforicamente la identifica meglio di ogni altra: cioè altresì indagatrice, scopritrice di quella ricchezza di sensi e di significati, negati ai più, che sta celata dietro e all’interno dei fenomeni più decisamente apparenti.
Dunque: posso benissimo dire, anche per lei, che, se la fotografia ha inventato un alfabeto, è per ciò stesso un modo di dialogare e di narrare che contrasta e nega il “senso comune addormentato nelle abitudini del vedere e del parlare”, usando questa fulminante espressione di G. Bachelard.
E’ così infatti che nel “dire” fotograficamente di A. M. Angelini Chiarvetto coesistono la luce dell’invenzione e la scoperta di realtà imprevedibili, appannaggio dell’utopia e dell’ucronia, evitando la banalizzazione degli eventi ove si annida il germe della banalizzazione delle cose della vita: anche pericolosamente rasentando il grado zero della vita, giusto confinante con la morte e comunque a diretto contatto con la nausea dei modi dell’essere.
(Pier Giulio Bonifacio, Genova, Maggio 2006)
16
giugno 2006
Anna Maria Angelini Chiarvetto – Anagramma, forma e colori
Dal 16 giugno al 15 luglio 2006
fotografia
Location
STUDIO B2
Genova, Via San Luca, 1/9a, (Genova)
Genova, Via San Luca, 1/9a, (Genova)
Orario di apertura
festivi e lunedì esclusi, dalle ore 16 alle 19
Vernissage
16 Giugno 2006, ore 18
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