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Annabella Cuomo – C’è un Posto dietro l’Angolo dove Vivono
Dal profondo della coscienza e dagli ultimi momenti di un secolo in crisi che tutto pone a verifica, provengono fortissime le immagini di Annabella Cuomo, eclettica e impeccabile nell’esecuzione che mette in discussione la credenza per cui l’immagine fotografica sostituisce il reale.
Comunicato stampa
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La nascita della fotografia si fonda su un’ambiguità che ha a che fare con la sua doppia natura di arte meccanica: quella di essere uno strumento preciso ed infallibile come una scienza, e insieme inesatto e falso come l’arte.
Dal profondo della coscienza e dagli ultimi momenti di un secolo in crisi che tutto pone a verifica, provengono fortissime le immagini di Annabella Cuomo, eclettica e impeccabile nell’esecuzione che mette in discussione la credenza per cui l’immagine fotografica sostituisce il reale.
Giunta a noi dopo un lungo periodo di residenza a Rotterdam, l’artista ritrova negli album di famiglia i suoi protagonisti, che utilizza come paradigma della cultura visiva occidentale; porzioni di passato che improvvisamente si rovesciano con tutta la loro cortina di emozioni e affetti, introducono la visione d’immagini falsificate dall’intervento della grafite, sconfessando il valore reale-documentario della fotografia.
Nelle sue opere tutto è in movimento, dalle facce disfatte al dissolversi delle forme; le presenze inquadrate in cieli claustrofobici, divengono unità di misura e d’affezione che non lasciano alcuna via di fuga allo spettatore. L’atmosfera, incisa come il ricordo più indelebile, vive l’epoca in cui il ritratto d’occasione era asservito al valore etico del tempo: il grande evento, ora risolto in segni sottilissimi e neri come le stanze della memoria.
Il qui e il là perdono ogni senso e direzione e il prima e il dopo si fondono, come in sogno. Il tutto voluto, diretto e creato da una volontà filologica del ricordo, in cui i vuoti della memoria divengono il problema kierkegaardiano della necessità, per l'uomo, di ritrovare la propria autenticità ripetendo, ovvero svolgendo nuovamente, la ricerca dell'essere. Percorso che si tramuta nella liberazione di pathos e ansie vere; grafite e vita sono qui combinate in un’atmosfera, dove la memoria sa sempre di peccato.
Le opere suggeriscono i limiti per cui la mente può sviluppare i nessi logici solo fino a un determinato punto, raggiunto il quale la prova del passato deve cedere il passo all'evidenza del presente. Lì occorre compiere il salto nel mistero del tempo.
I punti di confine sono i luoghi di ritrovamenti, dove la danza iconografica della pittrice segna l'orizzonte della parola «origine»; la memoria è nell'uomo e insieme la sua storia e la sua preistoria, in lui è il labirinto, in lui è la sfinge che Annabella Cuomo interroga.
Dal profondo della coscienza e dagli ultimi momenti di un secolo in crisi che tutto pone a verifica, provengono fortissime le immagini di Annabella Cuomo, eclettica e impeccabile nell’esecuzione che mette in discussione la credenza per cui l’immagine fotografica sostituisce il reale.
Giunta a noi dopo un lungo periodo di residenza a Rotterdam, l’artista ritrova negli album di famiglia i suoi protagonisti, che utilizza come paradigma della cultura visiva occidentale; porzioni di passato che improvvisamente si rovesciano con tutta la loro cortina di emozioni e affetti, introducono la visione d’immagini falsificate dall’intervento della grafite, sconfessando il valore reale-documentario della fotografia.
Nelle sue opere tutto è in movimento, dalle facce disfatte al dissolversi delle forme; le presenze inquadrate in cieli claustrofobici, divengono unità di misura e d’affezione che non lasciano alcuna via di fuga allo spettatore. L’atmosfera, incisa come il ricordo più indelebile, vive l’epoca in cui il ritratto d’occasione era asservito al valore etico del tempo: il grande evento, ora risolto in segni sottilissimi e neri come le stanze della memoria.
Il qui e il là perdono ogni senso e direzione e il prima e il dopo si fondono, come in sogno. Il tutto voluto, diretto e creato da una volontà filologica del ricordo, in cui i vuoti della memoria divengono il problema kierkegaardiano della necessità, per l'uomo, di ritrovare la propria autenticità ripetendo, ovvero svolgendo nuovamente, la ricerca dell'essere. Percorso che si tramuta nella liberazione di pathos e ansie vere; grafite e vita sono qui combinate in un’atmosfera, dove la memoria sa sempre di peccato.
Le opere suggeriscono i limiti per cui la mente può sviluppare i nessi logici solo fino a un determinato punto, raggiunto il quale la prova del passato deve cedere il passo all'evidenza del presente. Lì occorre compiere il salto nel mistero del tempo.
I punti di confine sono i luoghi di ritrovamenti, dove la danza iconografica della pittrice segna l'orizzonte della parola «origine»; la memoria è nell'uomo e insieme la sua storia e la sua preistoria, in lui è il labirinto, in lui è la sfinge che Annabella Cuomo interroga.
18
maggio 2013
Annabella Cuomo – C’è un Posto dietro l’Angolo dove Vivono
Dal 18 maggio all'otto giugno 2013
arte contemporanea
Location
GALLERIA 291 EST
Roma, Viale Dello Scalo San Lorenzo, 45, (Roma)
Roma, Viale Dello Scalo San Lorenzo, 45, (Roma)
Orario di apertura
da martedì a venerdì 11,00/19,30 - sabato 16,00/22,00
Vernissage
18 Maggio 2013, h 19,00
Autore
Curatore