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Another World Now
Another world now è un progetto d’arte contemporanea che attraverso performance, azioni urbane, cartoline postali, affissioni e proiezioni video diffusi nella città di Genova dal 18 al 28 luglio 2021, intende misurarsi con l’eredità dei movimenti no-global a vent’anni dal G8 di Genova
Comunicato stampa
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Another world now / Un altro mondo adesso è un progetto d’arte contemporanea che comprende performance,azioni urbane, cartoline postali, affissioni e proiezioni video diffusi nella città di Genova dal 18 al 28 luglio 2021, tra le strade cittadine, l’ex Cinema Gioiello, lo spazio CHAN. Il progetto è a cura di Anna Daneri, Francesca Guerisoli e Carlotta Pezzolo, organizzato dall’associazione CHAN, e vede la partecipazione di:
Giorgio Andreotta Calò, Simona Barbera, Ruth Beraha, Gabriella Ciancimino, Ronny Faber Dahl, Elena Bellantoni, Chto Delat, Circolo Bergman, Dora García, Domenico Antonio Mancini, Elena Mazzi/Eduardo Molinari, Marzia Migliora, Chiara Mu, Giuseppe Stampone, Serena Porrati, Oliver Ressler, Beto Shwafati, The Cool Couple.
Another world now nasce dalla necessità di avviare un confronto collettivo attraverso l’arte nella consapevolezza di trovarci in un momento storico di estrema fragilità globale aggravata dalla pandemia da Covid-19. Il progetto intende misurarsi con l’eredità dei movimenti no-global a vent’anni dal G8 di Genova con lo sguardo rivolto all’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, perché questa non resti solo una “bella promessa” ma un insieme di azioni concrete.
Vent’anni fa, lo slogan “Un altro mondo è possibile” segnava la distanza tra ciò che era e ciò che avrebbe dovuto essere. Tra lo status quo e l’orizzonte di un mondo diverso. Una polarità talmente ambiziosa che rischiava di creare un solco tra realisti e sognatori, tra un mondo che in fondo avremmo dovuto accettare e un altro impossibile da costruire. Quelle stesse tesi che hanno informato i movimenti no-global, che erano considerate il frutto del pensiero di irriducibili visionari, oggi occupano il cuore dell’agenda mondiale.
Sull’idea di un mondo diverso si basa l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, descritta come “programma d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità”, sottoscritta il 25 settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri delle Nazioni Unite e approvata dall’Assemblea Generale dell’ONU, che comprende 17 goal suddivisi in 169 traguardi da raggiungere in ambito ambientale, economico, sociale e istituzionale entro il 2030. Tali obiettivi, se realmente perseguiti, rappresenterebbero una base comune da cui partire per costruire un mondo diverso – come recita l’Agenda – e dare a tutte e tutti la possibilità di vivere su un pianeta sostenibile. Il programma coinvolge ogni componente della società e mira a porre fine alla povertà, a lottare contro ogni forma di ineguaglianza, di discriminazione razziale e a ridurre il gap di genere. L’Agenda si propone di garantire modelli sostenibili di produzione e di consumo incentivando uno sviluppo economico inclusivo e assicurando un utilizzo sostenibile delle risorse e dell’ecosistema terrestre.
Questi traguardi auspicati paiono guardare, seppur da lontano, a certe istanze dei movimenti no-global; un’integrazione istituzionalizzata delle suggestioni di autori e autrici (quali, ad esempio, Naomi Klein o Vandana Shiva) che hanno ispirato le ideologie del movimento. Compito della società civile sarà quello di monitorare che questi obiettivi ambiziosi e al tempo stesso perseguibili vengano raggiunti, nella consapevolezza che un altro mondo non è più solo possibile, ma necessario e praticabile.
Another World Now si pone dunque tra la possibilità e la praticabilità; è la maturazione e la maturità di un processo e dice della necessità di una messa a terra, politica, istituzionale, culturale, del cambiamento. Chi meglio degli artisti, che fanno della possibilità la propria stella, può pensare altri mondi? Attraverso performance, installazioni, cartoline postali, video, azioni e affissioni urbane che contrastano la standardizzazione del mondo nell’epoca della globalizzazione gli artisti si calano nella città di Genova interrogando la possibilità e la necessità di cambiamento.
Lo scarto, gli elementi senza valore di mercato, la riscrittura della storia ammettendo esclusioni fatte sulla base del genere e/o dell’etnia, il nuovo regime relazionale instaurato dalla pandemia, la delocalizzazione dei luoghi, la riflessione sulle tecnologie e i loro risvolti “oscuri”, le temporalità diffuse di un pianeta interconnesso sono tra i temi che guidano gli artisti e le artiste di questo progetto.
Another World Now è parte di “Genova 2001 vent’anni dopo: un altro mondo è necessario”, programma organizzato da oltre 30 organizzazioni e associazioni della società civile, nazionali e locali. Il palinsesto delle iniziative, che si svolgeranno tra il 18 e il 22 luglio, interessa luoghi diversi della città, valorizzando centro e periferie: da Palazzo Ducale, al Circolo dell’Autorità Portuale, dai Giardini Luzzati a Music for Peace, dove ci saranno anche interventi legati al progetto di arte diffusa.
I dettagli relativi alle opere dei singoli artisti e la programmazione dello screening video e degli interventi urbani verranno forniti in comunicati stampa successivi e tramite il sito Web di CHAN e i canali social di Another World Now.
Giorgio Andreotta Calò, Simona Barbera, Ruth Beraha, Gabriella Ciancimino, Ronny Faber Dahl, Elena Bellantoni, Chto Delat, Circolo Bergman, Dora García, Domenico Antonio Mancini, Elena Mazzi/Eduardo Molinari, Marzia Migliora, Chiara Mu, Giuseppe Stampone, Serena Porrati, Oliver Ressler, Beto Shwafati, The Cool Couple.
Another world now nasce dalla necessità di avviare un confronto collettivo attraverso l’arte nella consapevolezza di trovarci in un momento storico di estrema fragilità globale aggravata dalla pandemia da Covid-19. Il progetto intende misurarsi con l’eredità dei movimenti no-global a vent’anni dal G8 di Genova con lo sguardo rivolto all’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, perché questa non resti solo una “bella promessa” ma un insieme di azioni concrete.
Vent’anni fa, lo slogan “Un altro mondo è possibile” segnava la distanza tra ciò che era e ciò che avrebbe dovuto essere. Tra lo status quo e l’orizzonte di un mondo diverso. Una polarità talmente ambiziosa che rischiava di creare un solco tra realisti e sognatori, tra un mondo che in fondo avremmo dovuto accettare e un altro impossibile da costruire. Quelle stesse tesi che hanno informato i movimenti no-global, che erano considerate il frutto del pensiero di irriducibili visionari, oggi occupano il cuore dell’agenda mondiale.
Sull’idea di un mondo diverso si basa l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, descritta come “programma d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità”, sottoscritta il 25 settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri delle Nazioni Unite e approvata dall’Assemblea Generale dell’ONU, che comprende 17 goal suddivisi in 169 traguardi da raggiungere in ambito ambientale, economico, sociale e istituzionale entro il 2030. Tali obiettivi, se realmente perseguiti, rappresenterebbero una base comune da cui partire per costruire un mondo diverso – come recita l’Agenda – e dare a tutte e tutti la possibilità di vivere su un pianeta sostenibile. Il programma coinvolge ogni componente della società e mira a porre fine alla povertà, a lottare contro ogni forma di ineguaglianza, di discriminazione razziale e a ridurre il gap di genere. L’Agenda si propone di garantire modelli sostenibili di produzione e di consumo incentivando uno sviluppo economico inclusivo e assicurando un utilizzo sostenibile delle risorse e dell’ecosistema terrestre.
Questi traguardi auspicati paiono guardare, seppur da lontano, a certe istanze dei movimenti no-global; un’integrazione istituzionalizzata delle suggestioni di autori e autrici (quali, ad esempio, Naomi Klein o Vandana Shiva) che hanno ispirato le ideologie del movimento. Compito della società civile sarà quello di monitorare che questi obiettivi ambiziosi e al tempo stesso perseguibili vengano raggiunti, nella consapevolezza che un altro mondo non è più solo possibile, ma necessario e praticabile.
Another World Now si pone dunque tra la possibilità e la praticabilità; è la maturazione e la maturità di un processo e dice della necessità di una messa a terra, politica, istituzionale, culturale, del cambiamento. Chi meglio degli artisti, che fanno della possibilità la propria stella, può pensare altri mondi? Attraverso performance, installazioni, cartoline postali, video, azioni e affissioni urbane che contrastano la standardizzazione del mondo nell’epoca della globalizzazione gli artisti si calano nella città di Genova interrogando la possibilità e la necessità di cambiamento.
Lo scarto, gli elementi senza valore di mercato, la riscrittura della storia ammettendo esclusioni fatte sulla base del genere e/o dell’etnia, il nuovo regime relazionale instaurato dalla pandemia, la delocalizzazione dei luoghi, la riflessione sulle tecnologie e i loro risvolti “oscuri”, le temporalità diffuse di un pianeta interconnesso sono tra i temi che guidano gli artisti e le artiste di questo progetto.
Another World Now è parte di “Genova 2001 vent’anni dopo: un altro mondo è necessario”, programma organizzato da oltre 30 organizzazioni e associazioni della società civile, nazionali e locali. Il palinsesto delle iniziative, che si svolgeranno tra il 18 e il 22 luglio, interessa luoghi diversi della città, valorizzando centro e periferie: da Palazzo Ducale, al Circolo dell’Autorità Portuale, dai Giardini Luzzati a Music for Peace, dove ci saranno anche interventi legati al progetto di arte diffusa.
I dettagli relativi alle opere dei singoli artisti e la programmazione dello screening video e degli interventi urbani verranno forniti in comunicati stampa successivi e tramite il sito Web di CHAN e i canali social di Another World Now.
18
luglio 2021
Another World Now
18 luglio 2021
collettiva
Location
CHAN
Genova, Via Di Sant'agnese, 19 r, (Genova)
Genova, Via Di Sant'agnese, 19 r, (Genova)
Orario di apertura
10-22
Sito web
Curatore
Progetto grafico
Produzione organizzazione
Sponsor